Roland Petit
L'Éloge de la folie
09-03-1966 - Parigi, Théâtre des Champs-Élysées
Balletto in nove quadri
Coreografia: Roland Petit
Musica: Marius Constant
Direttore d'orchestra: Antonio de Almeida
Libretto: Jean Cau da L'Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam
Scene: Jean Tinguely, Niki de Saint-Phalle e Martial Raysse
Costumi: Niki de Saint-Phalle
CAST
Thérèse Thoreux, Annie Sevestre, Sylviane Siobud, Sylvie Guy, Vera Filatov, Danièle Jossi, Félix Blaska, Robert Bestonso, Jacques Dombrowski, Alyosa Gorki, Gilbert Maillot, Philippe Pique, Nicolas Muller, Louis Bouvran, Romy Leal, Olivier Clementiev
Le Ballet Roland Petit
Coreografia: Roland Petit
Musica: Marius Constant
Direttore d'orchestra: Antonio de Almeida
Libretto: Jean Cau da L'Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam
Scene: Jean Tinguely, Niki de Saint-Phalle e Martial Raysse
Costumi: Niki de Saint-Phalle
CAST
Thérèse Thoreux, Annie Sevestre, Sylviane Siobud, Sylvie Guy, Vera Filatov, Danièle Jossi, Félix Blaska, Robert Bestonso, Jacques Dombrowski, Alyosa Gorki, Gilbert Maillot, Philippe Pique, Nicolas Muller, Louis Bouvran, Romy Leal, Olivier Clementiev
Le Ballet Roland Petit
TRAMA
GALLERY
APPROFONDIMENTO
L'Éloge de la folie, 1966
(...) Durante la ricerca di nuove forme, nel 1965/66 Petit maturò l'idea di coreografare un balletto basato su L'Elogio della follia (titolo latino originale: Laus Stultitiae) di Erasmo da Rotterdam (1469-1536). Chiese al suo amico, autore e giornalista - ed ex segretario di Jean-Paul Sartre - Jean Cau (1925-1993) di scrivere il libretto. Cau, nato un anno dopo Petit, si trovo d'accordo: 'Volevamo mettere alla gogna tutti i mali dell'età moderna.' Solo il titolo è stato preso in prestito da Erasmo. L'obiettivo era quello di creare un balletto contemporaneo, 'realizzato nel 1966', in cui le follie moderne fossero visualizzate e rese tangibili, non solamente attraverso la danza. Come dimostra il programma elaborato, in stile collage, gli artisti Saint Phalle, Raysse e Tinguely non solo progettarono scenografie e costumi nel senso classico, ma portarono anche le loro idee e immagini, che divennero parte del concetto generale. (...) Cau spiega i contesti nel programma di accompagnamento al balletto. Secondo le sue osservazioni, i ballerini dovevano danzare 'la lode della follia', che, come la vita e il mondo in generale, è piena di contrasti. (...) Sebbene ci siano stati attriti tra gli artisti e Petit durante la realizzazione, secondo Niki de Saint Phalle il progetto congiunto equivaleva ad una vera collaborazione. E' stato, ha detto, un lavoro di squadra fin dall'inizio, sia con i tre scenografi ed artisti, sia con Roland Petit e Jean Cau, insieme a Maurice Constant. Per l'artista, questa collaborazione è stata l'aspetto più interessante. Inoltre, l'impresario Petit ha ingaggiato nuovi ballerini per realizzare la sintesi voluta di musica, danza, colori e forme. Nacque un'impresa costosa; alla fine, Petit fu costretto ad attingere a nuovi flussi di denaro per poterla finanziare. Anche il sipario per l'ouverture era monumentale. Tinguely ha progettato una scultura in rilievo di 3,5 x 6 metri, che poteva essere spostata e sollevata attraverso i pedali della bicicletta incorporati. La costruzione meccanica, composta da ruote in legno e cinghie di trasmissione in alluminio verniciato di nero, funzionava come un gioco di ombre. Il rilievo è stato costruito dietro una superficie bianca e illuminata, e la silhouette del ballerino che pedalava sulla bicicletta durante le esibizioni era anch'essa una componente del lavoro. Non appena il sipario è stato messo in movimento, delle sfere rotolarono verso il basso all'interno della scultura, nel percorso gli scivoli si inclinavano a ogni passaggio, e - per segnare la chiusura - alla fine è scesa una ghigliottina. Raysse, responsabile della colorazione, ha progettato la seconda, la terza e l'ottava scena in maniera non meno elaborata. Per 'La Publicité', ha realizzato un'immagine gigante del volto di una donna, disegnata con luci al neon. Ha inserito i suoi elementi di scenografia preferiti di palme, sole, onde e cielo blu ne 'L'Interrogatoire' come finta architettura. Il danzatore ha interagito con la scena aprendo la palma e accendendo la luna. Per l'atto che raffigura l'amore, l'artista ha scelto la Metropolitana come scenografia: tra un soffitto riflettente, un pavimento fluorescente color arancio e una parete di acciaio cromato, due danzatori vestiti d'arancione sono stati legati ad un palo verticale. Niki de Saint Phalle ha creato il quarto, quinto e sesto atto del balletto diviso in nove parti, nonché il manifesto, la copertina e una pagina interna del programma. Per l'atto 'La Femme au pouvoir' (Potere alla donna), ha sviluppato sei figure di Nana completamente scultoree in diversi colori e forme. Saint Phalle ha anche sfruttato l'occasione per realizzare le sue idee per il palcoscenico su larga scala e ha creato una Nana incinta e delle figure danzanti, che erano più grandi dei ballerini che le reggevano, insieme a una Nana oversize con una borsetta. Le gigantesche bambole di gommapiuma dipinte in modo sgargiante, con i loro fianchi larghi che si muovevano delicatamente al suono di Chopin come 'simboli grossolani del femminile', alienarono alcuni recensori della stampa tedesca. Le prime cinque Nanas sono apparse sul palco in una zona buia e nera, disposte in cerchio ed illuminate. Il film omonimo, prodotto da Petit nel 1966, registra la coreografia scenica delle voluttuose Nanas, portate e rette da cinque ballerini in calzamaglia grigia e body neri. Ognuno degli uomini ruotava lentamente e variamente a tempo di musica una delle cinque Nanas di grandi dimensioni. (...) La Nana in costume da balletto bianco e nero recante il testo 'MOI' stava su una gamba sola. L'altra gamba era piegata all'indietro e le braccia oscillavano avanti e indietro. Con un ampio gesto, il ballerino la invitò a ballare e la prese in circolo fino a portare la Nana-ballet attraverso il palco. Mentre camminava, gli altri ballerini continuarono a muovere le loro sculture. Una volta che 'MOI' è tornata alla sua posizione, tutte le Nanas sono state sollevate. Mentre quattro Nana si sono riunite in un unico gruppo, 'MOI', anch'essa ancora sollevata, si muoveva in solitario. Raysse commenta così: 'I ballerini portano parti delle figure femminili. Seni, glutei o un ginocchio in plastica particolarmente leggera. Danzano e infine si uniscono per formare una donna gigante. Quella è la donna come la vede la donna, l'opposto del sogno maschile, della donna immobile, estatica, consenziente. È carne femminile, che invade il mondo. Alla fine dell'atto, con un brusco passaggio dalle suite di Chopin a stridula musica elettronica, una Nana più grande e multicolore in un abito fiorito con una borsa nera e scarpe rosse con tacco alto è stata calata dall'alto sul palco e sembrava schiacciare i ballerini. Gli uomini prima tesero le braccia verso di lei, poi si prostrarono sotto di lei. Con un forte accordo di chiusura, una gigantesca Nana è salita sul palco. Mentre la stampa tedesca era rimasta un po' in sordina nella sua reazione alla scenografia del balletto di Saint Phalle, a Parigi il successo del balletto fu manifesto proprio per le nuove scenografie create. Il monumentale palco allestito per l'atto 'La Guerre' della Saint Phalle ha avuto un'ampia quota di recensioni positive. Al fine di tradurre l'orrore della guerra, Saint Phalle ha sviluppato una scenografia con fondale e pavimento rossi, insieme a grandi draghi sul bordo sinistro e destro e un sole al centro. Durante lo spettacolo, sei ballerine in abiti bianchi stazionavano sotto il sole; uomini in calzamaglia grigia, body neri e passamontagna neri marciavano verso di loro. Questi ballerini formavano la coreografia di un plotone d'esecuzione, e miravano gestualmente alle donne (interpretate come 'dee greche' o 'sacerdotesse innocenti'), che erano 'tack - tack - tack - falciate' a tempo di musica e cadevano una dopo l'altra. Il colpo finale ha colpito una scultura bianca di una donna in piedi all'estremità della fila di donne, una variazione della Venere di Milo, dal cui addome è poi fuoriuscita della vernice. (...) Beate Kemfert in Niki de Saint Phalle. Alla fine ho trovato il tesoro ©2016 Kehrer Verlag traduzione di Alexandra Cox Molto meno conosciuto di molti altri brani, questo affresco di 50 minuti, in nove parti che stigmatizza le follie del nostro tempo (pubblicità, amore, guerra, ecc.), e per il quale Marius Constant ha composto una ragguardevole partitura, si è imposto tra le produzioni di quest'epoca. Nonstante questo, ha avuto solo quindici rappresentazioni. È, tuttavia, un passo importante nella carriera del coreografo perché questo balletto segna un netto cambiamento nel suo lavoro, nel suo interesse per altre fonti di ispirazione plastica e nuovi collaboratori. Troviamo lì il fior fiore di quegli artisti che cominciano a essere chiamati i Nouveaux Réalistes. Jean Tinguely firma uno stupefacente sipario meccanico, Niki de Saint-Phalle, improbabili costumi e Martial Raysse degli elementi di scenografia il cui spirito ritroveremo in un'altra piéce (sempre con Jean Cau e Marius Constant), Paradise Lost (1967) che Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev balleranno al Covent Garden.
L'Éloge de la folie ha messo in rilievo un giovane ballerino che ha anche presentato una sua coreografia nella prima parte (Octandre 1): Félix Blaska. Un film, realizzato più tardi (1973, produzione Comanico) testimonia questa ispirazione modernista inaspettata di Roland Petit e che, tuttavia, rappresenta un filone importante di un'opera più proteiforme di quanto si possa pensare. Philippe Verrière Roland Petit. Ses grands ballets in "Danser" n.312 Septembre 2011 Jean Tinguely : L’Éloge De La Folie
(...) Per il balletto l' Éloge de la folie, Jean Tinguely ha dato uno dei suoi più importanti contributi scenici e una delle sue opere più emblematiche degli anni 60. La sua macchina, intitolata l'Elogio della follia come il balletto, è costituita da un sistema di ingranaggi piatti, simile ad un rilievo traforato, che funge da sipario in fondo al palcoscenico. Delle grandi ruote piatte ricavate da pannelli di legno e dipinte di nero ruotano davanti ad un sipario bianco retroilluminato. Queste evocano i suoi primi Reliefs méta-mécaniques composti da sottili ruote metalliche ed elementi in lamiera colorati che cominciavano a danzare al ritmo della rotazione delle ruote. Un ballerino posizionato su una pedaliera simile a una bicicletta aziona le ruote dell'insieme grazie a una cinghia di trasmissione e un circuito di biglie che attraversano il rilievo. Con questa presentazione scenica di grandi dimensioni, Tinguely riprende vecchi temi e motivi, ma vi trova una nuova forma di espressione. La retroilluminazione evoca un gioco di ombre dando un'impressione di leggerezza. L'artista si era già interessato ai giochi di ombre prodotti dalle sue sculture, come spiega in una lettera indirizzata a Pontus Hultén: “Userò 3-4 proiettori cinematografici affinchè le opere producano ombre". In diverse opere successive, i giochi di ombre e la loro messa in scena diventano una componente essenziale delle sue riflessioni artistiche. Oggi, un motore elettrico aziona il movimento; quanto al danzatore che aziona il pedale, lo stesso Tinguely lo ha sostituito con una sagoma di forma umana. Balletto Roland Petit, coreografo e fondatore dei 'Ballets des Champs-Élysées', si ispira all'opera Éloge de la folie di Erasmo da Rotterdam per concepire un balletto contemporaneo. L'opera letteraria di Erasmo costituisce una lezione, uno specchio senza tempo che ingigantisce con ironia le debolezze umane e le loro vane aspirazioni. Lo scrittore Jean Cau nel redigere il libretto: “È un elogio della nostra vita e del nostro mondo. Un elogio in bianco e nero e di mille colori, contrastati di violenze e tenerezze. Rumori, suoni e musica. Corpi che si cercano e si interrogano...” Il compositore Marius Constant ha scritto la musica: una serie di strutture concertanti per 19 musicisti per diversi strumenti solisti. Roland Petit ingaggia Niki de Saint Phalle, Martial Raysse e Jean Tinguely per le scenografie delle nove scene del balletto. Ognuno ne realizza tre. Sono nell'ordine del libretto: 1. Le impronte 2. La pubblicità 3. L'amore 4. La donna al potere 5. Le pillole 6. La guerra 7. La macchina 8. L'Interrogatorio 9. Count Down. Jean Tinguely contribuisce alle scene 1, 7 e 9. Nel film realizzato durante lo spettacolo, il balletto inizia con 'La Machine', il primo set realizzato da Tinguely, e termina con 'Count Down', l'ultima scena. Sarà presentato per la prima volta il 7 marzo 1966 al Théâtre des Champs-Élysées. Sulla stampa francese sono soprattutto le nuove scenografie a riscuotere recensioni positive. Il film sarà presentato anche nell'ambito della nuova presentazione della collezione del Museo Tinguely inaugurata il 7 febbraio 2023. L'Éloge de la folie è stato presentato al pubblico l'ultima volta più di 20 anni fa nell'ambito della mostra The Spirit of Tinguely al Kunstmuseum di Wolfsburg (2000), poi al Tinguely Museum (2000-2001). Durante la sua permanenza a Basilea, l'opera era stata venduta ad una importante collezione privata. Ora è in possesso del Museo Tinguely, che l'ha acquisita nel quadro della successione di questa collezione. Elisabeth Itti https://elisabethitti.fr/2023/02/02/jean-tinguely-leloge-de-la-folie/ CURIOSITA'
Esiste un altro Eloge de la Folie creato dal compositore francese Henri Tomasi, lavoro teatrale per orchestra, corpo di ballo e tre voci che tuttavia non ha mai avuto trascrizione coreografica. Composto tra il 1964-1965, L' Eloge de la Folie (era nucleare) di Tomasi è stato presentato in anteprima e registrato alla Maison de la Radio di Parigi nel dicembre 1966.
https://www.henri-tomasi.fr/leloge-de-la-folie/ BALLETTI CORRELATI
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