Tino Bonanomi
Quando il Cinema incontra il Balletto:
Il sogno si avvera. Audrey Hepburn Prima Ballerina
Chiunque abbia letto, seppur sommariamente, una qualsiasi biografia relativa agli anni giovanili di Audrey Hepburn ha avuto modo di scoprire la sua grande passione per la danza classica e la caparbietà nell’inseguire il sogno di diventare un giorno una ballerina. La scintilla di questa passione travolgente si accende nel cuore d’Audrey la sera del 9 maggio 1940, quando, emozionatissima, sale dopo uno spettacolo sul palco del teatro d’Arnhem ad omaggiare con un gran mazzo di fiori la famosissima Ninette de Valois, direttrice della compagnia del Sadler’s Wells Ballet in tournée in Olanda.
In un’atmosfera di sogno, illuminata dai proiettori di scena, sommersa dagli applausi e circondata da graziosissime ed eleganti ballerine, Audrey prende una grande decisione: diventare una ballerina di danza classica.
Ma la notte stessa, appena poche ore dopo questa serata di sogno, le truppe del terzo Reich di sorpresa varcano i confini d’Olanda e Belgio mettendo in atto il piano d’invasione verso ovest che, da lì a poche settimane, si concludeva con la drammatica occupazione della Francia. Già nel primo mattino la città d’Arnhem è occupata dalle truppe naziste. Per la giovanissima Audrey e i suoi sogni di ballerina si prospettano quattro lunghi anni di privazioni fisiche e morali. Durante la relativa calma dei primi mesi d’occupazione la vita sembra scorrere ancora normale e Audrey riesce, pur con molti sacrifici, a frequentare, nel Conservatorio della città, lezioni di danza, sotto la guida di Winja Marova. In seguito metterà a frutto questi insegnamenti, danzando e coreografando piccoli spettacoli clandestini, con lo scopo di raccogliere fondi per aiutare la Resistenza olandese (1).
Negli ultimi mesi di guerra, la fame, i problemi di salute, gli sfollamenti forzati e la quotidiana paura per i bombardamenti e le rappresaglie verso i civili segnano profondamente il fisico e il carattere d’Audrey, che tuttavia riesce tenacemente a mantenere vivo il suo sogno. Solo pochi mesi dopo la tanto attesa liberazione, grazie ad una raccomandazione della sua insegnante, senza denaro ma con il prezioso supporto della madre che l’accompagna, si trasferisce ad Amsterdam per seguire le lezioni di danza di Sonia Gaskell.
Dopo tre anni passati ad Amsterdam, Audrey è pronta a dare una svolta professionale alla sua carriera. Il suo sogno è danzare un giorno al Covent Garden e diventare una grande ballerina, come il suo idolo Margot Fonteyn (2). Con la madre si trasferisce a Londra, dove sostiene un'audizione davanti a Madame Marie Rambert che, favorevolmente impressionata, concede ad Audrey l’opportunità di una borsa di studio per la prestigiosa Rambert Ballet School. Purtroppo questa è sufficiente solo a pagare la retta della scuola e, a causa delle ristrettezze economiche, Audrey è costretta a rinviare di qualche mese il trasferimento presso Madame Rambert. Non rimane però inattiva in questi mesi; la costante pratica della danza negli anni aveva trasformato quella ragazza dal fisico debilitato da fame e privazioni in una donna dall’alta e snella figura e modi eleganti e raffinati.
Queste qualità vengono presto notate e danno ad Audrey l’opportunità di guadagnare qualcosa, lavorando come modella per la pubblicità e apparire sporadicamente in qualche piccolo film come comparsa (3).
Audrey affronta con dedizione le severe lezioni di danza di Madame Rambert, inseguendo costantemente il sogno di entrare stabilmente nella compagnia; ma qualche mese dopo, è proprio l’insegnante che prendendola da parte le dice chiaramente che, pur avendo delle ottime doti tecniche ed espressive, non sarebbe mai diventata una Prima Ballerina; al massimo poteva aspirare a diventare ballerina di fila o a lavorare in qualche musical.
In un’atmosfera di sogno, illuminata dai proiettori di scena, sommersa dagli applausi e circondata da graziosissime ed eleganti ballerine, Audrey prende una grande decisione: diventare una ballerina di danza classica.
Ma la notte stessa, appena poche ore dopo questa serata di sogno, le truppe del terzo Reich di sorpresa varcano i confini d’Olanda e Belgio mettendo in atto il piano d’invasione verso ovest che, da lì a poche settimane, si concludeva con la drammatica occupazione della Francia. Già nel primo mattino la città d’Arnhem è occupata dalle truppe naziste. Per la giovanissima Audrey e i suoi sogni di ballerina si prospettano quattro lunghi anni di privazioni fisiche e morali. Durante la relativa calma dei primi mesi d’occupazione la vita sembra scorrere ancora normale e Audrey riesce, pur con molti sacrifici, a frequentare, nel Conservatorio della città, lezioni di danza, sotto la guida di Winja Marova. In seguito metterà a frutto questi insegnamenti, danzando e coreografando piccoli spettacoli clandestini, con lo scopo di raccogliere fondi per aiutare la Resistenza olandese (1).
Negli ultimi mesi di guerra, la fame, i problemi di salute, gli sfollamenti forzati e la quotidiana paura per i bombardamenti e le rappresaglie verso i civili segnano profondamente il fisico e il carattere d’Audrey, che tuttavia riesce tenacemente a mantenere vivo il suo sogno. Solo pochi mesi dopo la tanto attesa liberazione, grazie ad una raccomandazione della sua insegnante, senza denaro ma con il prezioso supporto della madre che l’accompagna, si trasferisce ad Amsterdam per seguire le lezioni di danza di Sonia Gaskell.
Dopo tre anni passati ad Amsterdam, Audrey è pronta a dare una svolta professionale alla sua carriera. Il suo sogno è danzare un giorno al Covent Garden e diventare una grande ballerina, come il suo idolo Margot Fonteyn (2). Con la madre si trasferisce a Londra, dove sostiene un'audizione davanti a Madame Marie Rambert che, favorevolmente impressionata, concede ad Audrey l’opportunità di una borsa di studio per la prestigiosa Rambert Ballet School. Purtroppo questa è sufficiente solo a pagare la retta della scuola e, a causa delle ristrettezze economiche, Audrey è costretta a rinviare di qualche mese il trasferimento presso Madame Rambert. Non rimane però inattiva in questi mesi; la costante pratica della danza negli anni aveva trasformato quella ragazza dal fisico debilitato da fame e privazioni in una donna dall’alta e snella figura e modi eleganti e raffinati.
Queste qualità vengono presto notate e danno ad Audrey l’opportunità di guadagnare qualcosa, lavorando come modella per la pubblicità e apparire sporadicamente in qualche piccolo film come comparsa (3).
Audrey affronta con dedizione le severe lezioni di danza di Madame Rambert, inseguendo costantemente il sogno di entrare stabilmente nella compagnia; ma qualche mese dopo, è proprio l’insegnante che prendendola da parte le dice chiaramente che, pur avendo delle ottime doti tecniche ed espressive, non sarebbe mai diventata una Prima Ballerina; al massimo poteva aspirare a diventare ballerina di fila o a lavorare in qualche musical.
Audrey purtroppo è, per i canoni estetici e tecnici del tempo, troppo alta ed è difficile trovare partner adatti a lei. Inoltre, costretta a studiare seriamente danza molto tardi, si rende conto che la sua abilità tecnica non può reggere il confronto con quella delle altre ballerine che non avevano sofferto come lei le privazioni della guerra.
Sicuramente delusa ma non sconfortata, decide di continuare la sua avventura nel mondo dello spettacolo e riesce con una certa regolarità ad ottenere ingaggi come ballerina nelle svariate commedie musicali che animano le serate londinesi nell’immediato dopoguerra.
Frequenti sono pure le occasioni di posare per riviste di moda, così come le opportunità di comparire in qualche film in ruoli poco a poco sempre più importanti ma comunque marginali.
Nel 1950 il regista e sceneggiatore inglese Thorold Dickinson ha intenzione di realizzare un thriller politico con un cast internazionale di tutto rispetto, in cui tra i ruoli principali, spicca quello di una ballerina di danza classica: The Secret People.
Maria Brentano e la sua sorellina Nora, prima della guerra, si rifugiano a Londra per sfuggire al dittatore di destra di un paese straniero che ha fatto assassinare il loro padre. Anni dopo, mentre è in viaggio a Parigi con il parente che le ha ospitate e con Nora ormai cresciuta, Maria incontra Louis, il suo fidanzato di un tempo. Il dittatore straniero sta per arrivare in visita ufficiale a Londra e Louis, attivo nei gruppi di sinistra che lo combattono, chiede a Maria di aiutarlo in un attentato. Nora, che studia danza classica, è stata scritturata per una rappresentazione alla quale il dittatore assisterà. Maria dovrebbe portare con sé un ordigno esplosivo. Nonostante sia contraria alla violenza, Maria accetta. Ma la bomba uccide una cameriera invece del dittatore. Durante uno scontro con Louis, Maria viene ferita. Creduta morta da tutti, in realtà è ricoverata in ospedale, dove, una volta guarita, viene convinta dalla polizia a collaborare nella ricerca del gruppo terroristico. Con la fisionomia modificata, segue Nora, che nel frattempo è stata avvicinata dal gruppo, ad un incontro notturno con Louis e altri. Mentre Maria tenta di convincere Nora della disumanità comunque insita della violenza, la polizia si avvicina. Maria viene accoltellata da un sicario e muore sotto gli occhi di Nora e Louis, che è stato catturato (4).
Per i due ruoli principali, Dickinson sceglie due star del cinema internazionale: il francese Serge Reggiani e l’italiana Valentina Cortese (5), mentre è ancora incerto su chi affidare l’interpretazione di Nora, la sorella.
Dickinson aveva già avuto modo di vedere Audrey in “Sauce Tartar”, la rivista musicale in cui si esibiva, e n’era stato così favorevolmente impressionato da proporle un provino per l’imminente film in progetto.
La parte di Nora è rilevante, è il trait d’union di tutto il film: oltre ad alcune sequenze danzate, il personaggio deve affrontare alcune scene d’intensità drammatica che, pur non particolarmente complesse sul piano della recitazione, richiedono doti interpretative molto convincenti. Audrey, riconoscendo la sua poca esperienza come attrice, intelligentemente si prepara in tempo; nei mesi precedenti l’audizione prende con profitto lezioni di recitazione dall’attore britannico Felix Aylmer.
La prova convince il regista e lo staff, ma rimane ancora un problema. Audrey è troppo alta, ed è usuale che l’altezza degli attori comprimari non superi quella degli attori principali, inoltre (strano a dirsi) lo sguardo di Audrey non convinceva: “Her eyes are too espressive”.
Come da Madame Rambert, a causa della sua altezza, Audrey rischia di perdere un'altra occasione importante per la sua carriera. Vengono provinate per il ruolo altre undici ragazze, ma nessuna convince veramente.
Decisivo è l’intervento di Valentina Cortese che intuisce che in questa esile figura dallo sguardo vivace si può nascondere un grande talento, e con insistenza riesce a convincere Dickinson che Audrey è la persona ideale per interpretare il ruolo della sorella ballerina. Audrey Hepburn è ufficialmente Nora (6).
Sicuramente delusa ma non sconfortata, decide di continuare la sua avventura nel mondo dello spettacolo e riesce con una certa regolarità ad ottenere ingaggi come ballerina nelle svariate commedie musicali che animano le serate londinesi nell’immediato dopoguerra.
Frequenti sono pure le occasioni di posare per riviste di moda, così come le opportunità di comparire in qualche film in ruoli poco a poco sempre più importanti ma comunque marginali.
Nel 1950 il regista e sceneggiatore inglese Thorold Dickinson ha intenzione di realizzare un thriller politico con un cast internazionale di tutto rispetto, in cui tra i ruoli principali, spicca quello di una ballerina di danza classica: The Secret People.
Maria Brentano e la sua sorellina Nora, prima della guerra, si rifugiano a Londra per sfuggire al dittatore di destra di un paese straniero che ha fatto assassinare il loro padre. Anni dopo, mentre è in viaggio a Parigi con il parente che le ha ospitate e con Nora ormai cresciuta, Maria incontra Louis, il suo fidanzato di un tempo. Il dittatore straniero sta per arrivare in visita ufficiale a Londra e Louis, attivo nei gruppi di sinistra che lo combattono, chiede a Maria di aiutarlo in un attentato. Nora, che studia danza classica, è stata scritturata per una rappresentazione alla quale il dittatore assisterà. Maria dovrebbe portare con sé un ordigno esplosivo. Nonostante sia contraria alla violenza, Maria accetta. Ma la bomba uccide una cameriera invece del dittatore. Durante uno scontro con Louis, Maria viene ferita. Creduta morta da tutti, in realtà è ricoverata in ospedale, dove, una volta guarita, viene convinta dalla polizia a collaborare nella ricerca del gruppo terroristico. Con la fisionomia modificata, segue Nora, che nel frattempo è stata avvicinata dal gruppo, ad un incontro notturno con Louis e altri. Mentre Maria tenta di convincere Nora della disumanità comunque insita della violenza, la polizia si avvicina. Maria viene accoltellata da un sicario e muore sotto gli occhi di Nora e Louis, che è stato catturato (4).
Per i due ruoli principali, Dickinson sceglie due star del cinema internazionale: il francese Serge Reggiani e l’italiana Valentina Cortese (5), mentre è ancora incerto su chi affidare l’interpretazione di Nora, la sorella.
Dickinson aveva già avuto modo di vedere Audrey in “Sauce Tartar”, la rivista musicale in cui si esibiva, e n’era stato così favorevolmente impressionato da proporle un provino per l’imminente film in progetto.
La parte di Nora è rilevante, è il trait d’union di tutto il film: oltre ad alcune sequenze danzate, il personaggio deve affrontare alcune scene d’intensità drammatica che, pur non particolarmente complesse sul piano della recitazione, richiedono doti interpretative molto convincenti. Audrey, riconoscendo la sua poca esperienza come attrice, intelligentemente si prepara in tempo; nei mesi precedenti l’audizione prende con profitto lezioni di recitazione dall’attore britannico Felix Aylmer.
La prova convince il regista e lo staff, ma rimane ancora un problema. Audrey è troppo alta, ed è usuale che l’altezza degli attori comprimari non superi quella degli attori principali, inoltre (strano a dirsi) lo sguardo di Audrey non convinceva: “Her eyes are too espressive”.
Come da Madame Rambert, a causa della sua altezza, Audrey rischia di perdere un'altra occasione importante per la sua carriera. Vengono provinate per il ruolo altre undici ragazze, ma nessuna convince veramente.
Decisivo è l’intervento di Valentina Cortese che intuisce che in questa esile figura dallo sguardo vivace si può nascondere un grande talento, e con insistenza riesce a convincere Dickinson che Audrey è la persona ideale per interpretare il ruolo della sorella ballerina. Audrey Hepburn è ufficialmente Nora (6).
Dickinson ha molto a cuore la realizzazione di questo film: alcune sequenze sono girate in maniera molto raffinata. Piene di ritmo e vivacità, sono supportate da un abile uso della fotografia e delle luci. Le convincenti interpretazioni di Valentina Cortese (splendida nella sequenza del portasigarette-bomba) e Serge Reggiani riescono a far passare in secondo piano certe debolezze di sceneggiatura e a mantenere coerenza stilistica a tutto il film. E’ interessante notare, in tutto il film, la costante presenza di scene e dettagli legati al mondo della danza classica che tradiscono, se non una vera e propria passione, perlomeno un non banale interesse verso questa disciplina.
L’approccio è decisamente professionale. La parte coreografica è affidata ad Andrée Howard, ballerina e coreografa di successo ed autrice di numerosi balletti che hanno animato la scena londinese dagli anni trenta ai cinquanta.
La sceneggiatura prevede tre sequenze di balletto: nella prima vediamo Nora impegnata nell’audizione che le permetterà di esibirsi in un importante spettacolo di gala dell’alta società. In una sala prove di teatro, sulla musica di una Valse di Chopin, è osservata attentamente dagli sguardi; quello ansioso ed orgoglioso della sorella e quello attento del manager e dell’altera padrona di casa della festa.
Nora danza con gran passione mostrando tutta una serie di passi rapidi e ritmati e vivaci pirouettes. Indimenticabile è lo sguardo di Audrey, tra il perplesso e il gioioso, al termine dell’esibizione felicemente conclusa (7).
Nella seconda sequenza vediamo Nora danzare, sulla musica della valse, sul palco di un teatrino allestito per il party in giardino della festa. Vestita in un grazioso costume bianco in stile vagamente “Arlequinade” esegue un assolo vivace e dal carattere spensierato che cinematograficamente ha la funzione d’introdurre da lì a poco la drammatica sequenza dell’attentato dinamitardo.
Più avanti nel racconto, c’è una scena con Maria in ospedale. Appena ristabilitasi dal ferimento subito da un attentato dei terroristi, apprende, leggendo una copia di “Dancing Times”, che la sorella Nora, protagonista di un articolo dal titolo “Ballet’s future stars”, si sta ormai affermando come ballerina di talento e dal futuro radioso. Il raggiungimento del successo di Nora assume una grande importanza simbolica nel racconto. Dickinson vede in Nora, affermata ballerina, un simbolo positivo. Il suo successo diventa una sorta di redenzione per Maria, per rimediare le scelte sbagliate del passato e, in seguito, la più gratificante giustificazione del sacrificio della sua vita (8).
Nella terza e ultima sequenza danzata, Nora, ormai già affermata Prima Ballerina, è protagonista principale di un balletto in costume dall’ambientazione agreste, che nella scenografia e costumi ha molti punti di contatto con balletti quali Giselle, Coppelia e la Fille mal gardée. A una sequenza danzante d’insieme, festeggiante l’avvenuta vendemmia, segue Nora che danza prima un assolo e poi un romanticissimo Pas de deux con il suo partner Fedor (9).
Pur riducendosi nel racconto del film a poco più di un minuto, questo balletto ricalca nella trama il classico tema dei due giovani che si amano e del padre della ragazza contrario a quest’unione. La musica del balletto, composta da Roberto Gerhard, è anche il tema musicale dominante di tutto il film. Impegnativa è la sequenza di danza: dal punto di vista registico per le particolari inquadrature, mentre ai danzatori viene richiesta particolare attenzione nell'eseguire le complesse variazioni e impegno costante per le innumerevoli ripetizioni che le esigenze registiche richiedono. Alla fine delle riprese il risultato soddisfa tutti, Audrey e il suo partner seppur stremati sono molto soddisfatti della loro esibizione (10).
L’approccio è decisamente professionale. La parte coreografica è affidata ad Andrée Howard, ballerina e coreografa di successo ed autrice di numerosi balletti che hanno animato la scena londinese dagli anni trenta ai cinquanta.
La sceneggiatura prevede tre sequenze di balletto: nella prima vediamo Nora impegnata nell’audizione che le permetterà di esibirsi in un importante spettacolo di gala dell’alta società. In una sala prove di teatro, sulla musica di una Valse di Chopin, è osservata attentamente dagli sguardi; quello ansioso ed orgoglioso della sorella e quello attento del manager e dell’altera padrona di casa della festa.
Nora danza con gran passione mostrando tutta una serie di passi rapidi e ritmati e vivaci pirouettes. Indimenticabile è lo sguardo di Audrey, tra il perplesso e il gioioso, al termine dell’esibizione felicemente conclusa (7).
Nella seconda sequenza vediamo Nora danzare, sulla musica della valse, sul palco di un teatrino allestito per il party in giardino della festa. Vestita in un grazioso costume bianco in stile vagamente “Arlequinade” esegue un assolo vivace e dal carattere spensierato che cinematograficamente ha la funzione d’introdurre da lì a poco la drammatica sequenza dell’attentato dinamitardo.
Più avanti nel racconto, c’è una scena con Maria in ospedale. Appena ristabilitasi dal ferimento subito da un attentato dei terroristi, apprende, leggendo una copia di “Dancing Times”, che la sorella Nora, protagonista di un articolo dal titolo “Ballet’s future stars”, si sta ormai affermando come ballerina di talento e dal futuro radioso. Il raggiungimento del successo di Nora assume una grande importanza simbolica nel racconto. Dickinson vede in Nora, affermata ballerina, un simbolo positivo. Il suo successo diventa una sorta di redenzione per Maria, per rimediare le scelte sbagliate del passato e, in seguito, la più gratificante giustificazione del sacrificio della sua vita (8).
Nella terza e ultima sequenza danzata, Nora, ormai già affermata Prima Ballerina, è protagonista principale di un balletto in costume dall’ambientazione agreste, che nella scenografia e costumi ha molti punti di contatto con balletti quali Giselle, Coppelia e la Fille mal gardée. A una sequenza danzante d’insieme, festeggiante l’avvenuta vendemmia, segue Nora che danza prima un assolo e poi un romanticissimo Pas de deux con il suo partner Fedor (9).
Pur riducendosi nel racconto del film a poco più di un minuto, questo balletto ricalca nella trama il classico tema dei due giovani che si amano e del padre della ragazza contrario a quest’unione. La musica del balletto, composta da Roberto Gerhard, è anche il tema musicale dominante di tutto il film. Impegnativa è la sequenza di danza: dal punto di vista registico per le particolari inquadrature, mentre ai danzatori viene richiesta particolare attenzione nell'eseguire le complesse variazioni e impegno costante per le innumerevoli ripetizioni che le esigenze registiche richiedono. Alla fine delle riprese il risultato soddisfa tutti, Audrey e il suo partner seppur stremati sono molto soddisfatti della loro esibizione (10).
Il film uscirà nell’agosto del 1952 e con gran delusione di Dickinson non otterrà purtroppo un gran successo di pubblico (11), tuttavia la performance di Audrey è notata dal grande regista americano William Wyler, che, non avendo la possibilità di condurre il provino di persona, chiede al regista inglese il favore di filmarlo in sua vece.
Dickinson, che ha compreso quanto talento ci sia in Audrey, a provino terminato, lascia in funzione la cinepresa e fa in modo di catturare, in un dialogo informale, tutta la naturalezza ed autenticità dell’attrice. Wyler rimane naturalmente incantato da Audrey, e da lì a pochi mesi nell’estate del 1952 i cittadini romani avranno modo di godersi in “Vacanze Romane” lo spettacolo di Gregory Peck e Audrey Hepburn, principessa in incognito, girare in Vespa per le strade di Roma.
Alla ballerina Audrey si aprono le porte del successo nel cinema, ma ottiene anche una non piccola soddisfazione danzante: In vista dell’uscita di “Secret People” nelle sale, il “Dancing Times” dedica la copertina del numero di marzo 1952 alla rivelazione Audrey Hepburn. Con la stessa rilevanza di tutte le grandi ballerine del tempo, Audrey è sulla copertina di un’importante rivista di danza. Il sogno, anche se cinematografico, si è avverato: Audrey è una Prima Ballerina.
THE SECRET PEOPLE
Regia: Thorold Dickinson
Produttore: Sidney Cole
Sceneggiatura: Thorold Dickinson e Wolfgang Wilhelm, da un soggetto di Thorold Dickinson e Joyce Carey
Fotografia: Gordon Dines
Operatore: Chic Waterson
Montaggio: Peter Tanner
Scenografia: William Kellner
Costumi: Anthony Mendleson
Musica: Roberto Gerhard, diretta da Ernest Irving
Coreografia: Andrée Howard
Cast: Valentina Cortese (Maria Brentano), Serge Reggiani (Louis), Audrey Hepburn (Nora Brentano), Charles Goldner (Anselmo), Megs Jenkins (Penny), Angela Fouldes (Nora bambina), Athene Seyler (Mrs. Reginald Kellick), Irene Worth (Miss Jackson), Reginald Tate (Inspector Eliot), Geoffrey Hibbert (Steenie), Sydney Tafler (Syd Burnett), John Ruddock (Daly), Michael Shepley (Manager British Pavillion), Michael Allan (Rodd), John Field (Fedor Luki), Norman Williams (Sgt. Newcombe), Bob Monkhouse (barbiere).
Produzione: Michael Balcon per Ealing Studios. UK 1952, durata: 96 min.
NOTE
(1) Audrey ricordando il periodo buio dell’occupazione nazista soleva dire spesso: “Il miglior pubblico che io abbia mai avuto non faceva il minimo rumore alla fine dello spettacolo”.
(2) Anche la grande ballerina russa Galina Ulanova rientrava tra i miti di Audrey Hepburn. Fino agli ultimi anni della sua vita, tra i libri amati che teneva sempre vicino al letto, vi era anche l’autobiografia dell’Ulanova “The Making of a Ballerina”.
(3) E’ in questo periodo che abbandona il cognome paterno, Ruston a favore di quello della bisnonna, Hepburn.
(4) trama e cast del film sono tratti da: “Thorold Dickinson”, catalogo della retrospettiva del Bergamo Film Meeting 1991 a cura di Emanuela Martini.
(5) nel cast (ed in altri film del periodo) è accreditata come Cortesa, suo reale nome all’anagrafe. E’ doveroso dire che nel periodo in questione, la Cortese era una delle poche attrici italiane che sapesse recitare in inglese e che poteva annoverare nel proprio curriculum una discreta esperienza cinematografica a Hollywood.
(6) Valentina Cortese ha un affettuoso e generosissimo ricordo di Audrey ballerina: “Quando ricordo Audrey che balla mi viene in mente Carla Fracci. In un certo senso, anche se solo in piccola parte, le accomuna lo stesso candore, la stessa levità nei movimenti, la stessa grazia. La luce del viso che, sia in Audrey allora, sia in Carla tuttora, illumina il volto. In scena come nella vita”
(7) appena terminata la sequenza danzante, la scena si sposta all’esterno del teatro, dove Maria e Louis lungo la via dialogano passeggiando davanti allo sfondo di un grande cartellone pubblicitario: “Porselli. Famous Milanese Toes Ballets Shoes”, famoso produttore di scarpette da ballo negli anni cinquanta, realmente esistito e molto probabilmente coinvolto direttamente come sponsor nella produzione del film.
(8) Il particolare atteggiamento protettivo di Maria nei confronti della sorella e i sacrifici che fa per aiutarla ad inseguire il suo sogno di diventare ballerina, ha molte affinità con la figura di Ella, la madre di Audrey, importante nel raggiungimento del successo dell’attrice.
(9) Fedor è interpretato da John Field, famoso ballerino e coreografo del Sadler’s Wells Theatre Ballet, tra l’altro è stato per tre anni dal 1971 al 1974 Direttore Artistico del Balletto del Teatro alla Scala.
(10) Altro particolare interessante: All’uscita del teatro dopo lo spettacolo, dietro Nora che saluta i suoi ammiratori, si può leggere il manifesto col programma dello spettacolo: DORIC THEATRE DUBLIN. ARTHUR WALSH PRESENTS. BALLET MONDIAL. SYLPHIDES – SPECTRE DE LA ROSE – LADY INTO FOX – BAISEE DE LA FEE… e altro balletto non bene identificato.
(11) Curioso tra l’altro che questo film ancora oggi non abbia avuto una distribuzione in Italia. Oltre alla discreta qualità e presenza d’attori molto famosi, contiene, seppur non espliciti, molti riferimenti all’Italia: i nomi italianizzanti dei protagonisti, il ristorante con piatti a base di spaghetti, il riferimento ad un dittatore di uno stato europeo fascista e nondimeno la grande interpretazione di un’attrice italiana famosa come la Cortese che basta da sola a farne un prodotto interessante da commercializzare. Misteri della distribuzione…
FONTI
Lindsay Anderson, Making a Film. The Story of ‘Secret People’, George Allen and Unwin Ltd., London 1952.
Emanuela Martini, Thorold Dickinson, catalogo della retrospettiva del Bergamo Film Meeting 1991. Bergamo 1991.
Donald Spoto, Audrey Hepburn, Frassinelli 2006.
Ellen Erwin – Jessica Z. Diamond, Audrey Hepburn. Fotografie e ricordi di una vita di stile e impegno, Edizioni White Star 2006.
Stefania Ricci (a cura di), Audrey Hepburn. Una donna, lo stile, Museo Salvatore Ferragamo, Leonardo Arte 2003
Sean Hepburn Ferrer, Audrey Hepburn. un' anima elegante, TEA 2006.
Tino Bonanomi
Balletto.net
Dickinson, che ha compreso quanto talento ci sia in Audrey, a provino terminato, lascia in funzione la cinepresa e fa in modo di catturare, in un dialogo informale, tutta la naturalezza ed autenticità dell’attrice. Wyler rimane naturalmente incantato da Audrey, e da lì a pochi mesi nell’estate del 1952 i cittadini romani avranno modo di godersi in “Vacanze Romane” lo spettacolo di Gregory Peck e Audrey Hepburn, principessa in incognito, girare in Vespa per le strade di Roma.
Alla ballerina Audrey si aprono le porte del successo nel cinema, ma ottiene anche una non piccola soddisfazione danzante: In vista dell’uscita di “Secret People” nelle sale, il “Dancing Times” dedica la copertina del numero di marzo 1952 alla rivelazione Audrey Hepburn. Con la stessa rilevanza di tutte le grandi ballerine del tempo, Audrey è sulla copertina di un’importante rivista di danza. Il sogno, anche se cinematografico, si è avverato: Audrey è una Prima Ballerina.
THE SECRET PEOPLE
Regia: Thorold Dickinson
Produttore: Sidney Cole
Sceneggiatura: Thorold Dickinson e Wolfgang Wilhelm, da un soggetto di Thorold Dickinson e Joyce Carey
Fotografia: Gordon Dines
Operatore: Chic Waterson
Montaggio: Peter Tanner
Scenografia: William Kellner
Costumi: Anthony Mendleson
Musica: Roberto Gerhard, diretta da Ernest Irving
Coreografia: Andrée Howard
Cast: Valentina Cortese (Maria Brentano), Serge Reggiani (Louis), Audrey Hepburn (Nora Brentano), Charles Goldner (Anselmo), Megs Jenkins (Penny), Angela Fouldes (Nora bambina), Athene Seyler (Mrs. Reginald Kellick), Irene Worth (Miss Jackson), Reginald Tate (Inspector Eliot), Geoffrey Hibbert (Steenie), Sydney Tafler (Syd Burnett), John Ruddock (Daly), Michael Shepley (Manager British Pavillion), Michael Allan (Rodd), John Field (Fedor Luki), Norman Williams (Sgt. Newcombe), Bob Monkhouse (barbiere).
Produzione: Michael Balcon per Ealing Studios. UK 1952, durata: 96 min.
NOTE
(1) Audrey ricordando il periodo buio dell’occupazione nazista soleva dire spesso: “Il miglior pubblico che io abbia mai avuto non faceva il minimo rumore alla fine dello spettacolo”.
(2) Anche la grande ballerina russa Galina Ulanova rientrava tra i miti di Audrey Hepburn. Fino agli ultimi anni della sua vita, tra i libri amati che teneva sempre vicino al letto, vi era anche l’autobiografia dell’Ulanova “The Making of a Ballerina”.
(3) E’ in questo periodo che abbandona il cognome paterno, Ruston a favore di quello della bisnonna, Hepburn.
(4) trama e cast del film sono tratti da: “Thorold Dickinson”, catalogo della retrospettiva del Bergamo Film Meeting 1991 a cura di Emanuela Martini.
(5) nel cast (ed in altri film del periodo) è accreditata come Cortesa, suo reale nome all’anagrafe. E’ doveroso dire che nel periodo in questione, la Cortese era una delle poche attrici italiane che sapesse recitare in inglese e che poteva annoverare nel proprio curriculum una discreta esperienza cinematografica a Hollywood.
(6) Valentina Cortese ha un affettuoso e generosissimo ricordo di Audrey ballerina: “Quando ricordo Audrey che balla mi viene in mente Carla Fracci. In un certo senso, anche se solo in piccola parte, le accomuna lo stesso candore, la stessa levità nei movimenti, la stessa grazia. La luce del viso che, sia in Audrey allora, sia in Carla tuttora, illumina il volto. In scena come nella vita”
(7) appena terminata la sequenza danzante, la scena si sposta all’esterno del teatro, dove Maria e Louis lungo la via dialogano passeggiando davanti allo sfondo di un grande cartellone pubblicitario: “Porselli. Famous Milanese Toes Ballets Shoes”, famoso produttore di scarpette da ballo negli anni cinquanta, realmente esistito e molto probabilmente coinvolto direttamente come sponsor nella produzione del film.
(8) Il particolare atteggiamento protettivo di Maria nei confronti della sorella e i sacrifici che fa per aiutarla ad inseguire il suo sogno di diventare ballerina, ha molte affinità con la figura di Ella, la madre di Audrey, importante nel raggiungimento del successo dell’attrice.
(9) Fedor è interpretato da John Field, famoso ballerino e coreografo del Sadler’s Wells Theatre Ballet, tra l’altro è stato per tre anni dal 1971 al 1974 Direttore Artistico del Balletto del Teatro alla Scala.
(10) Altro particolare interessante: All’uscita del teatro dopo lo spettacolo, dietro Nora che saluta i suoi ammiratori, si può leggere il manifesto col programma dello spettacolo: DORIC THEATRE DUBLIN. ARTHUR WALSH PRESENTS. BALLET MONDIAL. SYLPHIDES – SPECTRE DE LA ROSE – LADY INTO FOX – BAISEE DE LA FEE… e altro balletto non bene identificato.
(11) Curioso tra l’altro che questo film ancora oggi non abbia avuto una distribuzione in Italia. Oltre alla discreta qualità e presenza d’attori molto famosi, contiene, seppur non espliciti, molti riferimenti all’Italia: i nomi italianizzanti dei protagonisti, il ristorante con piatti a base di spaghetti, il riferimento ad un dittatore di uno stato europeo fascista e nondimeno la grande interpretazione di un’attrice italiana famosa come la Cortese che basta da sola a farne un prodotto interessante da commercializzare. Misteri della distribuzione…
FONTI
Lindsay Anderson, Making a Film. The Story of ‘Secret People’, George Allen and Unwin Ltd., London 1952.
Emanuela Martini, Thorold Dickinson, catalogo della retrospettiva del Bergamo Film Meeting 1991. Bergamo 1991.
Donald Spoto, Audrey Hepburn, Frassinelli 2006.
Ellen Erwin – Jessica Z. Diamond, Audrey Hepburn. Fotografie e ricordi di una vita di stile e impegno, Edizioni White Star 2006.
Stefania Ricci (a cura di), Audrey Hepburn. Una donna, lo stile, Museo Salvatore Ferragamo, Leonardo Arte 2003
Sean Hepburn Ferrer, Audrey Hepburn. un' anima elegante, TEA 2006.
Tino Bonanomi
Balletto.net
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