William Forsythe
Steptext
11-01-1985 - Reggio Emilia, Teatro Ariosto
Pièce in un atto per quattro danzatori, tre uomini e una donna
Coreografia: William Forsythe
Musica: Johan Sebastian Bach (Chaconne per violino solo in Partita No. 2 in Re minore, BWV1004)
Libretto:
Scene: William Forsythe
Costumi: William Forsythe
Luci: William Forsythe
CAST
Elisabetta Terabust, Mauro Bigonzetti, Alessandro Molin, Marc Renuard
Aterballetto
Coreografia: William Forsythe
Musica: Johan Sebastian Bach (Chaconne per violino solo in Partita No. 2 in Re minore, BWV1004)
Libretto:
Scene: William Forsythe
Costumi: William Forsythe
Luci: William Forsythe
CAST
Elisabetta Terabust, Mauro Bigonzetti, Alessandro Molin, Marc Renuard
Aterballetto
TRAMA
Il balletto, un distillato del lavoro a serata intera Artifact, il primo creato da Forsythe per il Frankfurt Ballet dopo averne assunto la direzione, mette a confronto una ballerina in accademico rosso e tre danzatori in accademico nero in un ambiente essenziale, decorato da una sola pittura astratta: segmenti neri su fondo bianco. La coreografia sembra voler indagare il ruolo della ballerina nella danza e, in special modo, nel passo a due. In questo il partner la sostiene, senza mascherare la forza necessaria, in posizioni che vanno ben oltre l'asse di equilibrio della ballerina, generando, grazie al continuo spostamento del baricentro, immagini plastiche e poderose, che trasformano un convenzionale pas de deux in un confronto tra i partner non lontano dalla lotta e dall'esercizio di forza.
Sul silenzio, un danzatore inizia un assolo in cui muove le sole braccia; un brandello di note dalla Ciaccona di Bach rompe il silenzio per un istante, il danzatore termina la sequenza ed esce; poi, ancora sul silenzio, entra il secondo danzatore per ripetere i movimenti appena visti, poi il terzo e infine la danzatrice da destra. Dopo un brevissimo, vigoroso passo a due maschile sul silenzio, la coppia restante inizia a danzare sulla Ciaccona di Bach, che ha ormai ripreso a fluire sonora, mentre gli altri due uomini slittano, scivolano, eseguono frammenti di assoli. I tre danzatori si susseguono rapidamente come successivi partner della donna e proseguono brani di passi a due uomo-donna contrappuntati da assoli dei due restanti, a volte identici, ma ballati a distanza di una battuta musicale. A volte due maschi si fronteggiano mostrandosi a vicenda una rapida sequenza eseguita con mani e braccia, una sorta di muta conversazione gestuale. Torna il silenzio e un uomo attende immobile la partner. Il silenzio è interrotto da monconi di frasi musicali estratte dalla Ciaccona; la donna appare e si dispone tra le braccia del partner, pronta a scatenarsi in un'ulteriore, potente sequenza a due, ma il loro partnering inizierà, brusco e improvviso, solo dopo lunghi istanti che la musica avrà ripreso a fluire pienamente.
Così prosegue la coreografia costruita con un uso del corpo ben diverso da quello dell'impostazione accademica, con bacino, spalle e articolazioni sempre in movimento: si susseguono passaggi plastici e poderosi, interazioni quasi ginniche, figure dalle linee allungatissime rotte da inaspettate inclinazioni delle articolazioni, che, nel creare i cosiddetti off-balance, producono immagini vive, energiche e decise, che trasmettono una forza e una tensione visivamente percepibilissima.
I quattro danzatori si distribuiscono per danzare singolarmente o in coppia secondo un gran numero di combinazioni possibili, che, richiamandosi, contrapponendosi, facendo le une da sfondo alle altre, rendono evidente che la creazione è organizzata secondo una complessa impalcatura basata su contrappunti e canoni.
La visione delle potenti immagini plastiche in movimento è troncata da improvvisi blackout, che sembrano il rimando visivo alle brusche interruzioni sonore della Ciaccona. Allorché è la musica ad interrompersi, anche i danzatori si fermano come se si prendessero una pausa, dopo aver provato un passaggio di un futuro spettacolo. Le intermittenze della visione o del sonoro, generalmente in momenti diversi, ma a volte anche in simultanea, esaltano in modo particolarmente efficace lo stile vigoroso che caratterizza tutti i lavori di Forsythe degli anni '80, esasperando l'impatto forte degli off balances e delle conseguenti e necessarie controforze.
Marino Palleschi
Balletto.net
Sul silenzio, un danzatore inizia un assolo in cui muove le sole braccia; un brandello di note dalla Ciaccona di Bach rompe il silenzio per un istante, il danzatore termina la sequenza ed esce; poi, ancora sul silenzio, entra il secondo danzatore per ripetere i movimenti appena visti, poi il terzo e infine la danzatrice da destra. Dopo un brevissimo, vigoroso passo a due maschile sul silenzio, la coppia restante inizia a danzare sulla Ciaccona di Bach, che ha ormai ripreso a fluire sonora, mentre gli altri due uomini slittano, scivolano, eseguono frammenti di assoli. I tre danzatori si susseguono rapidamente come successivi partner della donna e proseguono brani di passi a due uomo-donna contrappuntati da assoli dei due restanti, a volte identici, ma ballati a distanza di una battuta musicale. A volte due maschi si fronteggiano mostrandosi a vicenda una rapida sequenza eseguita con mani e braccia, una sorta di muta conversazione gestuale. Torna il silenzio e un uomo attende immobile la partner. Il silenzio è interrotto da monconi di frasi musicali estratte dalla Ciaccona; la donna appare e si dispone tra le braccia del partner, pronta a scatenarsi in un'ulteriore, potente sequenza a due, ma il loro partnering inizierà, brusco e improvviso, solo dopo lunghi istanti che la musica avrà ripreso a fluire pienamente.
Così prosegue la coreografia costruita con un uso del corpo ben diverso da quello dell'impostazione accademica, con bacino, spalle e articolazioni sempre in movimento: si susseguono passaggi plastici e poderosi, interazioni quasi ginniche, figure dalle linee allungatissime rotte da inaspettate inclinazioni delle articolazioni, che, nel creare i cosiddetti off-balance, producono immagini vive, energiche e decise, che trasmettono una forza e una tensione visivamente percepibilissima.
I quattro danzatori si distribuiscono per danzare singolarmente o in coppia secondo un gran numero di combinazioni possibili, che, richiamandosi, contrapponendosi, facendo le une da sfondo alle altre, rendono evidente che la creazione è organizzata secondo una complessa impalcatura basata su contrappunti e canoni.
La visione delle potenti immagini plastiche in movimento è troncata da improvvisi blackout, che sembrano il rimando visivo alle brusche interruzioni sonore della Ciaccona. Allorché è la musica ad interrompersi, anche i danzatori si fermano come se si prendessero una pausa, dopo aver provato un passaggio di un futuro spettacolo. Le intermittenze della visione o del sonoro, generalmente in momenti diversi, ma a volte anche in simultanea, esaltano in modo particolarmente efficace lo stile vigoroso che caratterizza tutti i lavori di Forsythe degli anni '80, esasperando l'impatto forte degli off balances e delle conseguenti e necessarie controforze.
Marino Palleschi
Balletto.net
GALLERY
APPROFONDIMENTO
Steptext è un opera-manifesto dello stile di Forsythe, una ricerca molto formale sui codici del balletto classico e il modo di giocarci. Così, da un catalogo di passi, fa un discorso, un "testo" che va oltre l'estetica per interrogare il principio della rappresentazione. Il codice del classico è trasfigurato nei movimenti. Arabesques, salti, alzate, sono spinti al massimo, in un gioco tra lo squilibrio e la tensione dei corpi.
Steptext riprende una delle sue precedenti opere, Artifact, cambiando il materiale musicale. Quattro interpreti, tre uomini e una donna, la donna vestita di rosso e i ballerini di nero, giocano con le limitazioni dello spazio scenico e la frammentazione della musica. Quest'ultima, la chaconne in re minore di Bach, si ferma a volte, riprende, viene spezzettata o accelerata, mostrando il movimento in un altra prospettiva e interpellando lo spettatore in continuazione. La luce gioca un ruolo primordiale, struttura la scena, creando effetti di apparizione e di scomparsa. La donna, grazie al suo costume rosso, rimane per la maggior parte del tempo visibile, ma gli uomini danzano ai margini, ballando in semioscurità, scomparendo appena fuori dalla zona dei riflettori. Su un muro, la luce si riflette per intermittenza, creando un alone intorno ai corpi, sempre in forme di duo o trio, talvolta di uno + tre: non abbiamo mai un quartetto all’unisono. Steptext è stato definito “balletto dell’ellisse”, tanto la composizione ci sembra in movimento, è anche un balletto d’eclissi musicale e visiva. “Fuga dalla meccanica del rituale teatrale, Steptext si concentra nel sospendere i meccanismi, tanto fondamentali che accessori, d'esecuzione della performance che hanno, tradizionalmente, determinato la struttura della rappresentazione teatrale. Ne risulta una serie di “suspense” musicali, scenografiche e coreografiche dislocate che creano un’atmosfera di narrazione impegnativa.” William Forsythe Ballet de l`Opéra de Lyon Dossier Pédagogique, 20eme Festival de Marseille Con Steptext, William Forsythe ha creato un breve pezzo che si riferisce in molti aspetti ad Artifact creato solo poche settimane dopo la prima del balletto completo, inizialmente chiamato Artifact II e che utilizzava la stessa musica della seconda parte dell'opera più grande: la Chaconne di Johann Sebastian Bach dalla Partita per violino solo n. 2 in re minore (1720) nell'interpretazione di Nathan Milstein. Altre analogie riguardano le interruzioni: se nel secondo movimento di Artifact la saracinesca di ferro scende ripetutamente, nella musica di Steptext viene interrotta più volte (le prime due volte dopo poche note) e inoltre il palcoscenico viene oscurato alcune volte per brevi momenti. Anche il materiale coreografico di base neoclassica fa riferimento ad Artifact: in Steptext si trovano rapidi movimenti dell'avambraccio che parafrasano i movimenti del braccio della ballerina solista in Artifact, e come in questo balletto, anche in Steptext i ports de bras hanno un significato marcato, presentati qui in modo più vario e concentrato. La danza in coppia della donna con uno dei tre uomini diventa progressivamente più virtuosa (fino a difficili sollevamenti, anche con rotazione); analogamente, i movimenti degli altri due uomini diventano più dinamici. Steptext sembra essere stato progettato in analogia ai principi compositivi musicali: Alla donna e l'uomo che la sostiene, gli altri uomini sembrano fornire un contrappunto che li accompagna, a volte più rigoroso, a volte più libero (e talvolta non c'è o è solo visibile).
Steptext è ancora nel repertorio dell'Aterballetto ed è stato adottato dal Ballett Frankfurt e da altre compagnie. Klaus Kieser e Katja Schneider Reclams Ballettführer Reclam, Stuttgart 2006 CURIOSITA'
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