Luigi Manzotti
Excelsior
11-01-1881 - Milano, Teatro alla Scala
Azione coreografica storica-allegorica-fantastica in sei parti e undici quadri
Coreografia: Luigi Manzotti
Musica: Romualdo Marenco
Libretto: Luigi Manzotti
Scene e costumi: Alfredo Edel
CAST
La Luce, ossia il Genio dell’umanità: Bice Vergani
L’Oscurantismo, ossia il Genio del male: Carlo Montanara
La Civiltà: Rosina Viale
Denis Papin, inventore del battello a vapore: Carlo Coppi
Alessandro Volta, inventore della pila elettrica: Angelo Cuccoli
L'oste: Cesare Razzani
La moglie dell'oste: Giuseppina Geninazzi
Valentino, il battelliere: Cesare Coppini
La sorella di Valentino: Gilda May
Fanny, fidanzata di Valentino: Giulia Hofschüller
Un agricoltore: Luigi Radice
Fritz, un barcaiolo: Achille Balbiani
Due ingegneri italiani: Carlo Coppi e Angelo Cuccoli
Due ingegneri francesi: Cesare Razzini e Cesare Vismara
Un caposquadra minatore italiano: Achille Balbiani
Un caposquadra minatore francese: Luigi Radice
Lo Schiavo:
La Folgore:
La Scienza:
Il Progresso:
La Fratellanza:
L’Amore:
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Coreografia: Luigi Manzotti
Musica: Romualdo Marenco
Libretto: Luigi Manzotti
Scene e costumi: Alfredo Edel
CAST
La Luce, ossia il Genio dell’umanità: Bice Vergani
L’Oscurantismo, ossia il Genio del male: Carlo Montanara
La Civiltà: Rosina Viale
Denis Papin, inventore del battello a vapore: Carlo Coppi
Alessandro Volta, inventore della pila elettrica: Angelo Cuccoli
L'oste: Cesare Razzani
La moglie dell'oste: Giuseppina Geninazzi
Valentino, il battelliere: Cesare Coppini
La sorella di Valentino: Gilda May
Fanny, fidanzata di Valentino: Giulia Hofschüller
Un agricoltore: Luigi Radice
Fritz, un barcaiolo: Achille Balbiani
Due ingegneri italiani: Carlo Coppi e Angelo Cuccoli
Due ingegneri francesi: Cesare Razzini e Cesare Vismara
Un caposquadra minatore italiano: Achille Balbiani
Un caposquadra minatore francese: Luigi Radice
Lo Schiavo:
La Folgore:
La Scienza:
Il Progresso:
La Fratellanza:
L’Amore:
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
TRAMA
La prima metà del ballo (parte prima, seconda e terza), partendo dall’evento storico dell’Inquisizione spagnola e dai prodigi scientifici (le invenzioni del battello a vapore e della pila elettrica, entrambe del Settecento), conduce agli effetti tecnici che ne sono derivati (le navi, il telegrafo, la lampadina di Thomas Edison), collegando idealmente il vecchio e il nuovo mondo, ossia l’Europa con l’America.
La seconda metà del ballo (parte quarta, quinta e sesta), raffigurando l’apertura del canale di Suez, il traforo del Moncenisio e la Concordia delle nazioni, pone il concetto di “progresso” su un piano politico, umano e sociale, ossia la concordia tra le nazioni e l’armonia tra i popoli, che oltre a essere celebrate solennemente nell’apoteosi finale, vengono suggerite anche in altri momenti, come nel pas de deux della Civiltà con lo Schiavo, che simboleggiando l’abolizione della schiavitù, allude alla questione dell’emancipazione sociale e della parità delle razze.
La seconda metà del ballo (parte quarta, quinta e sesta), raffigurando l’apertura del canale di Suez, il traforo del Moncenisio e la Concordia delle nazioni, pone il concetto di “progresso” su un piano politico, umano e sociale, ossia la concordia tra le nazioni e l’armonia tra i popoli, che oltre a essere celebrate solennemente nell’apoteosi finale, vengono suggerite anche in altri momenti, come nel pas de deux della Civiltà con lo Schiavo, che simboleggiando l’abolizione della schiavitù, allude alla questione dell’emancipazione sociale e della parità delle razze.
Parte prima, primo quadro
Prologo: l’Oscurantismo.
Prologo: l’Oscurantismo.
La scena si svolge in Spagna al tempo dell’Inquisizione e rappresenta una città in rovina avvolta in un’atmosfera notturna e lugubre. L’Oscurantismo, metafora del Regresso, tiene prigioniera la Luce, metafora del Progresso, rappresentata come una donna bellissima incatenata ai suoi piedi. Ma all’improvviso la Luce si rianima, una forza misteriosa le dona una nuova vita e il suo viso si illumina. Ella si alza, spezza le sue catene e mostra all’Oscurantismo i Geni che illuminano l’umanità con le loro opere. La scena si trasforma e la Luce e la Civiltà si uniscono sul globo terrestre, nel palazzo del Genio e della Scienza.
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Entrata de L'Oscurantismo
Duetto della Luce e l'Oscurantismo |
Parte prima, secondo quadro
La Luce, dimora del Genio e della Scienza.
La Luce, dimora del Genio e della Scienza.
In questo palazzo, abbagliante di ricchezze e di splendori, sono riunite le Glorie di tutte le epoche. Compaiono le figure allegoriche della Scienza, della Forza, dell’Industria, dell’Amore, della Civiltà, dell’Unione, della Costanza, della Concordia, del Valore, della Gloria, dell’Invenzione, delle Belle Arti, dell’Agricoltura, del Commercio e danzano un gran valzer seguito da un galop.
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La Luce (Andante grandioso)
La Fama (Danza) (Allegretto) Entrata della civiltà (Polketta e tempo di Valzer) Il Risorgimento (Gran Valzer) Il Risorgimento (Galop) |
Parte seconda, terzo quadro
Il primo battello a vapore.
Il primo battello a vapore.
La scena è ambientata in un villaggio sulle rive del fiume Weser, presso Brema (Germania). Sulla sinistra, una taverna con i suoi tavoli, a destra, l’ufficio postale. Si illustra l’invenzione del battello a vapore da parte del matematico e fisico francese Denis Papin, avvenuta nel 1707, e le rimostranze da parte dei rematori delle imbarcazioni tradizionali, che, temendo di perdere il loro lavoro, lo distruggono.
Il battelliere Valentino è di ritorno dopo aver vinto una regata. I suoi genitori, la fidanzata Fanny e i suoi amici sono tutti riuniti per festeggiarlo. Valentino e Fanny danzano una polka e poi tutti brindano in onore del vincitore. Mentre fervono i festeggiamenti sopraggiungono i vinti, che non vogliono accettare la sconfitta e si tengono in disparte, perché la gioia del vincitore li irrita. Valentino li invita alla festa con cortesia, ma loro rifiutano. Sta per nascere una disputa, quando arrivano i postiglioni e le persone del villaggio che distraggono tutti danzando una mazurka, la cui musica in seguito è divenuta talmente celebre da trasformarsi in una canzone popolare intitolata Sulle rive del Weser. Tuttavia il capitano del battello che ha perso la regata sfida ancora una volta Valentino, invitandolo a gareggiare da solo contro di lui per poterlo vincere. Intanto, sulla riva del fiume, l’Oscurantismo guarda tutti con aria sardonica e si beffa della sfida. Poi indica ai battellieri un’imbarcazione che sta risalendo il fiume, ovvero il battello a vapore inventato da Denis Papin, e avvertendoli che questo causerà loro la perdita del lavoro, li incita a distruggerlo. Tutti corrono a cercare armi di ogni tipo mentre l’Oscurantismo eccita il loro furore. Quando il battello guidato da Papin è vicino alla riva viene preso d’assalto, in breve viene affondato e Papin precipita tra i flutti. L’Oscurantismo esulta, ma appare la Luce che soccorre Papin e gli dice: «hanno distrutto la tua opera, hanno attentato alla tua vita, ma tu sarai benedetto dall’umanità. Ecco le meraviglie che hai creato» (1). |
Il primo battello a vapore
(Allegretto-Allegro) Polka di Valentino e Fanny Sulle rive del Weser (Mazurka) Ritorno dell'Oscurantismo |
Parte seconda, quarto quadro
Prodigi dell’invenzione.
Prodigi dell’invenzione.
La Luce mostra i futuri prodigi della scoperta di Papin: a New York, sul mare che si stende fra due promontori che formano un golfo e collegati tra loro da un ponte sul quale passano due treni che si incrociano, avanza, trionfante e rapido, un battello a vapore. È la superba realizzazione dell’americano Robert Fulton (1807), resa possibile dall’invenzione di Papin. Ancora una volta l’Oscurantismo è stato vinto dal Progresso.
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Parte terza, quinto quadro
Scoperta dell’elettricità.
Scoperta dell’elettricità.
La scena si svolge nel laboratorio di Alessandro Volta, a Como. Lo scienziato, malinconico e pensieroso, è seduto davanti alla sua pila. Lavora, ricerca, ma non riesce a perfezionarla, perciò dubita della riuscita della sua invenzione. Intanto l’Oscurantismo gioisce nell’ombra, pregustando il proprio trionfo. Ma all’improvviso un nuovo pensiero balena nella mente di Volta, che si avvicina alla pila, vi aggiunge qualcosa, unisce due fili e immediatamente scocca una scintilla elettrica. Lo scienziato cade in ginocchio e ringrazia Dio. Allora l’Oscurantismo si lancia verso la pila per distruggerla, ma riceve una forte scossa elettrica che lo fa indietreggiare. Resta un momento confuso, quasi paralizzato, poi si lancia di nuovo, ma la Luce interviene e con gesto maestoso mostra al suo nemico gli effetti dell’elettricità.
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Parte terza, sesto quadro
Effetti dell’elettricità: nella piazza del Telegrafo, a Washington.
Effetti dell’elettricità: nella piazza del Telegrafo, a Washington.
Grazie all’invenzione dell’elettricità, la piazza degli uffici del Telegrafo di Washington è affollata di fattorini, guidati dalla Civiltà, che ballano un allegro galop. Alla danza dei fattorini segue quella della luce elettrica che porta al trionfo della Luce come metafora del Progresso, mentre l’Oscurantismo fugge via lanciando maledizioni.
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Ballo dei fattorini del telegrafo (Galop)
Assolo della Folgore e Danza della luce elettrica |
Parte quarta, settimo quadro
Il Simun, vento del deserto.
Il Simun, vento del deserto.
La scena si svolge nel deserto. Una carovana di uomini, donne e bambini avanza a fatica, intuendo il pericolo che si sta avvicinando. Inizia a soffiare il Simun, il terribile vento che solleva nuvole di sabbia, trascina via persone e animali e sommerge tutto nell’oscurità. Una banda di briganti approfitta della confusione e attacca la carovana, fuggendo poi carica di bottino. I malcapitati viaggiatori, perduti nel deserto, cercano la loro strada e lottano contro la tormenta, mentre l’oscurità aumenta sempre di più. Durante questa scena di desolazione compare l’Oscurantismo, che esulta di gioia e raggiante sfida la Luce a cantare la gloria dell’umanità di fronte a quelle tenebre e a quel sudario di morte. Allora la Luce appare e gli indica un punto all’orizzonte: è la via lungo la quale gli uomini possono raggiungere le loro mete senza incorrere nei pericoli del deserto.
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Il Simun del deserto (Adagio-Allegro vivo)
Duetto della luce con lo schiavo Terzetto con l'Oscurantismo, lo Schiavo e la Luce |
Parte quarta, ottavo quadro
L’istmo di Suez.
L’istmo di Suez.
Della scena di desolazione non resta più nulla e al posto del deserto si può vedere un ampio canale che scorre fra due rive sabbiose, e un immenso panorama. È il canale di Suez, che consente un migliore collegamento tra l’Europa e l’Asia sud-occidentale. Qui tutta la civiltà europea e asiatica è riunita, affratellata dalla scienza, e si sta preparando a una grande festa. L’unione tra i popoli porta all’abolizione della schiavitù, che viene danzata con un pas de deux della Civiltà con lo Schiavo. Diverse navi attraversano il canale e gente di ogni razza danza e suona in letizia, guidata dalla Civiltà esultante. Scende la sera e appare la Luce in mezzo al popolo in festa, a significare che con la conquista della civiltà anche di notte non sarà mai buio. È un altro trionfo del Progresso, un’altra vittoria della Luce sull’Oscurantismo.
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Passo a cinque della Civiltà:
Danza con il Cinese Danza con il Turco Danza con il Messicano (Bolero) Danza con l'Inglese (Inglesina) Divertissement di danze esotiche La Mora indiana (Danza caratteristica) Pas de deux della Civiltà con lo Schiavo Omaggio a Lesseps (Danza caratteristica) Assolo della Luce |
Parte quinta, nono quadro
L’ultima mina. Il traforo del Moncenisio.
L’ultima mina. Il traforo del Moncenisio.
Si sta per concludere la gigantesca opera del traforo del Moncenisio (2), che unirà tra loro l’Italia e la Francia, perciò l’Oscurantismo cerca una nuova occasione di rivincita.
Viene posta l’ultima mina che farà cadere la roccia finale e con molta ansia si attende l’evento. Gli ingegneri e gli operai italiani sono combattuti tra la speranza e la paura, perché questo è un momento decisivo. La mina viene accesa e subito dopo l’esplosione tutti si precipitano a spostare le macerie per ascoltare i colpi dei picconi dei francesi. Tuttavia non si avverte alcun rumore, perciò avanza il timore di aver sbagliato qualcosa e si comincia a dubitare del successo dell’impresa. All’improvviso si sente una detonazione in lontananza e subito dopo alcuni colpi di piccone provenire dall’altra parte della roccia. In breve tempo si vede aprire un varco, segno chiaro che l’opera è riuscita. Infatti gli operai francesi escono dalle brecce aperte nella roccia e si precipitano ad abbracciare i camerati italiani. Una festa generale celebra il trionfo di questo gigantesco lavoro e in mezzo alla scena si eleva maestoso il monumento eretto alla gloria del tunnel del Moncenisio e del Genio umano (3). |
Parte quinta, decimo quadro
Oscurantismo, Luce e Gloria.
Oscurantismo, Luce e Gloria.
Ora l’Oscurantismo è definitivamente sconfitto, vorrebbe fuggire, ma la Luce lo ferma e gli dice: «tu mi tenevi schiava, sei tu che adesso tremi davanti a me. Tutto è finito per te. Il Genio umano ha conquistato il mondo e il suo motto è per sempre Excelsior» (4). Attraverso le nuvole che avvolgono la scena si intravedono tutti i popoli che fraternizzano in una gioia universale, poi dietro a un cenno della Luce la terra si spalanca e inghiotte lo spirito delle tenebre.
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Duetto tra Oscurantismo e Luce
Trionfo della Luce |
Parte sesta, undicesimo quadro
Civiltà, Progresso, Concordia. Apoteosi della Luce e della Pace.
Civiltà, Progresso, Concordia. Apoteosi della Luce e della Pace.
L’Oscurantismo è stato definitivamente sconfitto, le nuvole scompaiono e inizia la grande festa delle nazioni con la trionfale marcia delle nazioni della terra. Nella gioia si trovano riuniti la Scienza, il Progresso, la Fraternità, l’Amore, per festeggiare la gloria del presente e soprattutto quella dell’avvenire. Si svolge quindi il gran ballo delle nazioni, accompagnato dalla musica di un galop. Infine la serie dei grandi avvenimenti viene suggellata dall’apoteosi della Luce e della Pace.
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Marcia delle nazioni della terra
Gran ballo delle nazioni (galop) |
NOTE
(1) Testo tradotto dall’autrice dal libretto stampato dalla Societé Anonyme Publications Périodiques nel 1882 per la rappresentazione di Excelsior all’Eden Théâtre di Parigi, in https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k317959p/f3.image, p. 11.
(2) In realtà si tratta del traforo del monte Frejus, inaugurato nel 1871, che veniva chiamato “traforo del Moncenisio” perché sostituiva la via di collegamento tra Italia e Francia molto più lunga e impervia che passava sopra al monte Cenisio.
(3) Il riferimento è al monumento eretto nel 1879 a Torino in piazza Statuto, che ha fornito lo spunto a Luigi Manzotti per creare il gran ballo Excelsior. Egli stesso nella prefazione del libretto dello spettacolo ha scritto: «Vidi il monumento innalzato a Torino in gloria del portentoso traforo del Cenisio ed immaginai la presente composizione coreografica» (ed. Ricordi, Milano 1881).
(4) Testo tradotto dall’autrice dal libretto della Societé Anonyme Publications Périodiques, op. cit., p. 16. Excelsior è un termine latino che significa “più in alto”.
Valeria Morselli
La danza e la sua storia
Dino Audino editore (2018)
(1) Testo tradotto dall’autrice dal libretto stampato dalla Societé Anonyme Publications Périodiques nel 1882 per la rappresentazione di Excelsior all’Eden Théâtre di Parigi, in https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k317959p/f3.image, p. 11.
(2) In realtà si tratta del traforo del monte Frejus, inaugurato nel 1871, che veniva chiamato “traforo del Moncenisio” perché sostituiva la via di collegamento tra Italia e Francia molto più lunga e impervia che passava sopra al monte Cenisio.
(3) Il riferimento è al monumento eretto nel 1879 a Torino in piazza Statuto, che ha fornito lo spunto a Luigi Manzotti per creare il gran ballo Excelsior. Egli stesso nella prefazione del libretto dello spettacolo ha scritto: «Vidi il monumento innalzato a Torino in gloria del portentoso traforo del Cenisio ed immaginai la presente composizione coreografica» (ed. Ricordi, Milano 1881).
(4) Testo tradotto dall’autrice dal libretto della Societé Anonyme Publications Périodiques, op. cit., p. 16. Excelsior è un termine latino che significa “più in alto”.
Valeria Morselli
La danza e la sua storia
Dino Audino editore (2018)
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APPROFONDIMENTO
“Excelsior”: la vittoria della luce sull’oscurantismo – Dalla creazione alla messa in scena: revisioni e curiosità
Creato dal coreografo Luigi Manzotti, questo storico balletto italiano, ispirato ai principi del progresso e della pace tra i popoli, esordì al Teatro alla Scala l’11 gennaio 1881. Vero e proprio kolossal, con scenografie imponenti, grandi masse di figuranti, comparse e una complessa articolazione di quadri che anticipava la futura arte cinematografica, fu il più grande successo popolare dell’epoca e venne esportato trionfalmente in tutto il mondo. La sua fortuna subì una battuta d’arresto nel corso della prima metà del XX secolo, quando terribili venti di guerra spegnevano le speranze di pace e fratellanza espressa dal balletto. A ridare vita e notorietà al “gran ballo popolare” di Manzotti fu l’edizione presentata a Firenze nel 1967, che si avvaleva della coreografia rinnovata di Ugo Dell’Ara e della revisione delle musiche operata da Fiorenzo Carpi e Bruno Nicolai. Oltre alle numerose rappresentazioni italiane, il balletto ha saputo conquistare anche il favore del raffinato pubblico dell’Opéra di Parigi. Un’allegoria del progresso La collaborazione tra il coreografo Luigi Manzotti (1835-1905) e il musicista Romualdo Marenco (1841-1907) era iniziata con la creazione di un singolare balletto, Sieba e La spada di Wotan, rappresentato nel 1878 al Teatro Regio di Torino. Lo spettacolo era un tentativo di rincorrere la moda wagneriana con un dramma a forti tinte, ordito sulle saghe nordiche, in cui non mancavano Valchirie, divinità maligne, pirati, catastrofi e tempeste; per la colossalità delle scene e il numero di interpreti coinvolti, rappresentò il primo esempio di “ballo grande” e una sorta di apripista del futuro Excelsior. Nel corso degli anni Settanta dell’Ottocento, lavorando per il Teatro alla Scala di Milano, Manzotti e Marenco avevano trovato un ambiente ricco di nuove fonti di ispirazione; la metropoli lombarda stava infatti diventando il centro dei commerci, dell’industria e della cultura italiana. Con la conclusione della guerra franco-prussiana (1871-1872) si era inoltre aperto in Europa un periodo di pace fra i più duraturi della sua storia: muoveva i primi passi un senso di solidarietà sociale e nasceva, fra i lavoratori, l’idea dell’Internazionale. Il sentire comune era improntato all’ottimismo e confidava nelle grandi possibilità della scienza e della tecnica di migliorare le condizioni di vita dell’uomo. Fu in questo contesto che nacque Excelsior. L’ “azione coreografica, storica, allegorica, fantastica in sei parti e undici quadri”, partendo dall’attività dell’Inquisizione di Spagna e passando in rassegna alcune importanti acquisizioni scientifiche, tecniche e sociali, raccontava la lotta fra il progresso e l’oscurantismo e si concludeva con la grande parata di tutti i popoli della Terra che inneggiano alla pace e alla fratellanza. Un successo internazionale interrotto dalla Grande Guerra La prima del balletto, eseguita al Teatro alla Scala l’11 gennaio 1881, fu accolta con vero entusiasmo. Le cronache dell’epoca ci raccontano che gli spettatori parteciparono all’evento con particolare calore, schierandosi dalla parte dei fautori del progresso e urlando di gioia per ogni sconfitta dell’Oscurantismo. Tra gli interpreti figuravano Bice Vergani (Luce), Carlo Montanara (Oscurantismo), Rosina Viale (Civiltà), Carlo Coppi (Dionisio Papin), Angelo Cuccoli (Alessandro Volta), beniamini del pubblico milanese. Grande scalpore suscitò poi l’inusuale numero di artisti e figuranti impiegati (508 solo le comparse) e le sorprendenti scene e i costumi del giovane Alfredo Edel, che in seguito sarebbe diventato uno stretto collaboratore di Giuseppe Verdi. Il successo ottenuto fece sì che, nel solo anno del debutto, si contarono 103 repliche. Il balletto valicò presto i confini nazionali, rallegrando le platee di tutta Europa: Parigi (1883), Vienna, Praga e Londra (1885). Approdò persino in Russia e negli Stati Uniti e collezionò 330 rappresentazioni in trent’anni. L’avvento del primo conflitto mondiale, accompagnato da un clima di odio e sconforto, interruppe la sua ascesa. Con i venti di guerra che spiravano sul Vecchio Continente, non si potevano certo sventolare le bandiere dei nemici né inneggiare alla pace tra i popoli della Terra. Lo capì il critico teatrale Renato Simoni che, nel 1916, approntò per la Scala una versione rivista, in cui il patriottismo prendeva il posto del cosmopolitismo. Ancora più in linea con il mutato contesto storico fu la successiva ripresa di Giovanni Pratesi al San Carlo di Napoli (1931), dove Guglielmo Marconi sostituiva Alessandro Volta e si escludeva il quadro che celebrava l’inaugurazione del Canale di Suez. Nella sua versione originale il balletto continuò a sopravvivere solamente nel repertorio del Teatro delle marionette di Carlo Colla e Figli. La rinascita di un capolavoro All’inizio del 1967, l’impresario teatrale Remigio Paone, allora sovrintendente al Teatro Comunale di Firenze, cominciò ad accarezzare l’idea di recuperare e riallestire Excelsior, che conosceva solamente attraverso la versione per marionette della Compagnia Carlo Colla e Figli. Gli anni Sessanta sembravano un momento storico particolarmente favorevole alla ripresa di questo balletto: fra i giovani dominavano l’idea della pace e la fiducia ottimistica nel futuro, e le bandiere dei popoli della Terra, superata la fase più drammatica del Novecento, tornavano a sventolare l’una accanto all’altra. Un’edizione di grande successo Paone decise quindi di contattare il coreografo Ugo Dell’Ara e il regista milanese Filippo Crivelli, che accettarono la proposta. Le scene furono affidate a Giulio Coltellacci, uno dei più fantasiosi scenografi e costumisti degli anni Sessanta, mentre il pianista e compositore Fiorenzo Carpi, con la collaborazione di Bruno Nicolai, ebbe il compito di rielaborare e dare una veste più moderna alle musiche di Marenco. Rispetto all’edizione del 1881 furono inoltre introdotte due novità: per poter avere fra gli interpreti principali un danzatore di rilievo, venne aggiunto il personaggio dello Schiavo. Nel prologo si decise di affidare a una voce fuori campo il compito di leggere le parole che Manzotti aveva indirizzato per iscritto al pubblico. La versione rivisitata di Excelsior debuttò il 27 giugno 1967 in occasione del 30° Maggio Musicale Fiorentino. Il cast era eccellente: Ludmilla Tcherina (Luce), Ugo Dell’Ara (Oscurantismo), Carla Fracci (Civiltà), Attilio Labis (Schiavo); dirigeva l’orchestra Franco Mannino. Lo spettacolo ottenne grandi consensi e visse da allora un nuovo periodo di splendore, approdando negli anni Settanta al Teatro alla Scala di Milano, alle Terme di Caracalla e al Teatro dell’Opera di Roma, al San Carlo di Napoli, al Teatro Regio di Torino e all’Arena di Verona, dove Coltellacci realizzò una scenografia ad hoc. Un balletto sempre molto apprezzato Sia dal punto di vista musicale sia sotto il profilo della coreografia, il “ballo grande” di Manzotti continua a essere un prezioso documento di quella stagione della storia della danza in cui lo spettacolo si stava orientando verso il genere della moderna commedia musicale. Se i passi sono tutti classici, con le attese bravure accademiche di ogni spettacolo romantico, alla tradizione si contrappongono i balli popolari, con qualche galop e cenni di can-can. Excelsior è stato di nuovo messo in scena nel 1997 e 1999 a Roma, al Teatro all’aperto dell’Accademia Nazionale di Danza. La ripresa scaligera, avvenuta nella stagione 1999-2000, si segnala soprattutto per l’interpretazione di Roberto Bolle nel ruolo dello Schiavo. La stessa edizione, in cui Massimo Murru e Isabel Seabra si esibivano accanto al grande solista, è stata allestita nel 2001 all’Opéra di Parigi, dove ha ottenuto uno strepitoso successo. Manuela Rovatti da Il padiglione d'oro Il ballo Excelsior immagine di un'epoca
A cento anni dalla morte del coreografo Luigi Manzotti, Balletto.net vuole ricordarlo proponendo una differente lettura della sua opera più conosciuta, Excelsior. Grazie alla maestria registica e comunicativa del suo realizzatore, il ballo si fa immagine della cultura e società milanese di fine Ottocento. Questa é la chiave interpretativa suggerita dall'articolo seguente, sintesi di ricerche e studi compiuti da Aurora Nuvoli, che - con approccio diverso da quello puramente coreutico e coreografico - intende portare il lettore a riscoprire un importante documento di un'epoca: il ballo Excelsior”. Quale significato può avere, oggi, a più di cento anni dalla sua creazione, affrontare uno studio sul ballo Excelsior, ed in particolar modo sull’immaginario visivo che ruota attorno al ballo? Per quali ragioni ebbe allora un così gran successo, e perché, nonostante le polemiche che furono sollevate, esso continuò a riscuotere gli entusiasmi del pubblico alle successive riprese la prima delle quali a Firenze nel 1967? Il teatro delle marionette l’ha mantenuto ininterrottamente in repertorio dal 1895 ai giorni nostri, nell’estate 1997 è stato riproposto a Roma dall’Accademia Nazionale di Danza, nel giugno 1999 è andato in scena al teatro Eliseo di Roma in una rivisitazione del Teatro della Tosse ed infine nel 2000 è stato allestito alla Scala per celebrare la nascita del nuovo millennio. Sono i meccanismi intrinseci allo spettacolo stesso o certi nostri retaggi culturali che ne determinano il ripetuto successo? Senza entrare nel merito di problematiche sociali o psicologiche, ci si può soffermare su alcune considerazioni di carattere generale, forse necessarie per riferire quanto sarà esposto ad un contesto attuale. Attraversiamo un’epoca in cui sicuramente la componente “visiva” è parte dominante del nostro vivere quotidiano. Abbiamo assistito alla nascita ed allo sviluppo dei mass-media fino a poter essere collegati istantaneamente a tutto il mondo grazie ad Internet. I mezzi di comunicazione riversano su di noi ogni giorno un’infinità d’immagini che tanto catturano la nostra attenzione quanto più esse sono in grado di stupirci, meravigliarci e quanto più esse sono spettacolari nei loro contenuti, siano essi positivi o negativi. Grazie allo sviluppo tecnologico le immagini, gli eventi o gli spettacoli che scorrono davanti ai nostri occhi sono sempre più grandiosi e stupefacenti. Basti pensare ai modelli culturali che abbiamo importato dagli Stati Uniti per renderci conto che rimaniamo colpiti od impressionati quanto più ciò che vediamo ci stupisce per grandiosità, originalità e spettacolarità. Il punto focale è, a mio avviso, la capacità di comunicare, che risulta la chiave del successo dei balli di Manzotti, come oggi lo è degli eventi che rimangono impressi nella nostra memoria. E’, dunque, il caso di sorridere quando ripensiamo agli ingenui e stupiti entusiasmi dei nostri avi di fronte alle scoperte del “Genio Umano” o alle rappresentazioni quali il ballo Excelsior? Piuttosto si tratta di un sorriso forse un po’ ironico, ma che, tuttavia, soddisfa un certo gusto per il kitsch e per tutto ciò che classifichiamo come “retrò”; è meglio allora definire quello di oggi un sorridere ammiccante e compiaciuto. Le ragioni del grande successo di Excelsior si possono ricercare anche attraverso l’analisi del linguaggio, delle fonti interne ed esterne allo spettacolo, delle peculiarità culturali all’interno delle quali esso prese forma e nella convinzione che il suo ideatore abbia sapientemente individuato il canale giusto di comunicazione ed abbia saputo coordinare vari elementi in un risultato finale perfettamente riuscito. Dovendo dunque affrontare uno studio sull’immaginario visivo del ballo Excelsior è necessario soffermarsi su cosa si debba intendere per “immaginario”. La parola “immaginario” ha due significati fondamentali. Nel primo caso può significare qualcosa che sia privo di fondamento o di corrispondenza con la realtà; ciò che appartiene all’immaginazione o è prodotto da essa. Secondariamente per immaginario si può intendere il repertorio delle immagini elaborate da una cultura, da una scuola, da un singolo artista, il complesso delle immagini e dei simboli che ciascuna cultura elabora per rappresentare il proprio sistema di valori. Si considererà, in questo caso, il termine “immaginario” nella seconda accezione, anche se ci possono essere punti d’incontro tra i due significati, come testimoniano frequenti esempi nell’ambito della storia dell’arte. Dunque l’oggetto in questione è l’immaginario, inteso come insieme di ciò che si fa immagine nel “ballo grande” in generale, e nel ballo Excelsior in particolare (in quanto fenomeno artistico, estetico e culturale), insieme di ciò che diviene immagine o sussiste come tale, più o meno in stretta relazione con esso. Nel chiarire che cos’è l’immagine (dal latino imago, ginis) in tutti i possibili significati, risulta, comunque un dato inconfutabile: l’immagine non è fenomeno od entità che possa esistere di per sé. L’immagine rimanda a …o è rimando di…; essa genera un dinamismo, esiste in relazione all’uomo in quanto evoca od è evocata. Qui si pone l’accento su questo aspetto dell’immagine, nella sua funzione suggestiva ed evocativa. L’analisi – se svolta inizialmente sui binari di una ricerca storica per quanto riguarda il contesto storico, sociale e culturale italiano dell’ultimo Ottocento, con uno sguardo alla situazione europea nei suoi dati più significativi, e successivamente concentrata su un’indagine più circoscritta al fenomeno del “ballo grande” italiano ed in particolare a quell’evento artistico e culturale che è stato il Ballo Excelsior, - non fa altro che mettere in luce l’humus, l’ambito in cui il ballo nasce, unitamente alla genialità di alcuni artisti ed alla consapevolezza di una classe sociale e di un contesto culturale in cui ha potuto affermarsi. L’ambito, in cui il ballo nasce, si presenta alquanto complesso, ricco e contraddittorio nei suoi aspetti e nelle istanze conflittuali. Tuttavia ciò appartiene alla storia dell’Europa e dell’Italia della fine del secolo scorso; di fatto avanza il processo industriale, in Italia ci sono trasformazioni economiche significative, ad esempio la formazione del triangolo industriale, che coinvolge in maniera particolare Milano, capitale del Socialismo italiano ed allo stesso tempo, città-simbolo del Positivismo italiano. La scienza, il progresso, l’organizzazione scientifica e tecnica della società, dei sistemi economici e culturali diventano il dato preponderante. La fiducia nel progresso, lo sviluppo dell’industria, dei mezzi di trasporto, di comunicazione, l’illuminazione elettrica, dovettero essere avvenimenti straordinari anche da un punto di vista esistenziale e quindi culturale ed estetico. L’idea è sostituita con il fatto; al posto dell’idea del bello si pone l’opera d’arte, al posto della metafisica i fatti storici. E’ una società che comincia a trovare una propria identità all’interno degli eventi, soprattutto di quelli grandiosi come le Esposizioni Universali. Questi eventi cominciano a determinare un gusto, una classe sociale nelle sue espressioni di vita, in quelle artistiche, nel suo modo di essere, di concepirsi, di rapportarsi al mondo. La classe borghese trova nello spettacolo, nel pubblico, nella merce, i fondamenti della propria ideologia, ed in questi elementi si ritrova rappresentata, pur essendone al contempo attrice principale. In questo meccanismo di contemporaneità fra il ruolo di attore e quello di spettatore, diventa preponderante il “colpo d’occhio” che vuole aggredire, che vuole determinare. E’ qui che si possono ritrovare i germi stessi della consapevolezza e delle potenzialità di un immaginario visivo. Il teatro diventa luogo significativo dell’arte borghese, luogo prediletto di una società che ha bisogno di vedere e di farsi vedere. Come si diceva prima, però, non mancano contraddizioni che si manifestano in maniera evidente proprio in questi luoghi particolari, in apparenza marginali, come può essere l’ambito italiano, in cui l’emergere pressante di novità provenienti dall’Europa, s’incontra con istanze diverse, passate, di un mondo che percepisce ancora altre tensioni. Si consideri come, in Italia, dopo l’unificazione, il panorama socio-economico sia vario e veda coesistere realtà differenti; la politica di protezionismo, attuata dal governo, accentua il dislivello tra il Nord “industrializzato” ed il Sud, che vede aggravarsi ulteriormente lo stato di arretratezza in cui si trovava. Il governo tendeva a tutelare gli interessi della borghesia cui la monarchia si appoggiava; non bisogna dimenticare, inoltre, che l’accesso al parlamento era concesso in base al reddito. Milano, poi, viveva una situazione particolare rispetto al resto dell’Italia e rispetto alla capitale stessa, Roma. Milano, capitale culturale italiana, primo ricettacolo in cui gli influssi europei potevano venire accolti e trovare una loro mediazione, una loro identità tipicamente italiana, era toccata dal Verismo ed anche dalla Scapigliatura, movimento anti-borghese, anti-positivista. Nel 1881, la città ospita l’Esposizione industriale, attorniata da una serie di manifestazioni tra le quali avrà un ruolo significativo la rappresentazione di Excelsior. Nello stesso anno L’Illustrazione italiana, periodico già molto diffuso, si fa specchio del costume e del gusto, ma anche strumento indispensabile per determinarlo o modificarlo. Excelsior nasce all’interno di una classe privilegiata: si rivolge alla borghesia ricca della Milano di fine Ottocento. Manzotti è un coreografo al servizio della monarchia e della classe dominante, quella stessa che in fin dei conti frequentava i teatri e che nello spettacolo amava identificarsi. Excelsior, in fondo, è l’autocelebrazione di quella società che, grazie al progresso da lei sostenuto, è convinta di aver creato i presupposti per una vita migliore. L’Oscurantismo è tutto ciò che, fino allora, ha impedito lo sviluppo tecnologico, ha provocato l’arretratezza, l’ignoranza, cose da sconfiggere e che la società borghese del Nord industriale crede di avere finalmente vinto. Non emerge, nel ballo, alcun elemento che rimandi ai problemi che, tuttavia, esistevano o cominciavano ad affacciarsi all’orizzonte, quali, ad esempio, le agitazioni operaie, o ancora la Questione meridionale. La rivolta dei battellieri, che vedono minacciato il loro lavoro dalla nuova scoperta del battello a vapore, è giudicata negativamente, come opera dell’Oscurantismo, ostacolo al progresso. E’ chiaro che le idee di Manzotti non sono certo filo-socialiste, anche se si potrebbe essere tratti in inganno dal messaggio di fratellanza ed unione fra i popoli che viene dato alla fine del ballo. Il messaggio positivista di Excelsior è evidente: solo attraverso la scienza la Civiltà mette in atto le proprie vittorie sull’Oscurantismo. La scienza, dunque, capace di risolvere tutti i problemi, diviene fonte di pace e di bene. Alla luce di queste componenti storiche, economiche, sociali, artistiche, è interessante rileggere il ballo Excelsior, soprattutto al fine di individuarne il carattere espressivo, per capirne la genesi, l’identità e gli elementi che possono averlo influenzato anche da un punto di vista dell’immagine, considerando il marasma di situazioni artistiche non solo milanesi, ma più ampiamente italiane e soprattutto europee: di fatto sono aperti i canali verso l’Europa e gli artisti stessi, tra cui Edel (scenografo e costumista di Excelsior), fanno riferimento a correnti artistiche non solo italiane. Quindi è necessario considerare il Simbolismo, l’Art Nouveau, l’Arts and Crafts nel cercare di capire cosa recepisce Excelsior delle istanze d’oltralpe, e come le elabora, poi, tenendo conto del fatto che esse sono filtrate da altre tipicamente italiane. Riguardo all’ambito vitale in cui nasce Excelsior si veda l’orizzonte più vicino dell’espressione artistica del ballo grande italiano, sia nei suoi sviluppi (a partire dal Coreodramma di Viganò) che nei suoi luoghi più significativi, nei suoi rapporti con il melodramma, ed ancora, nelle sue trasformazioni nel corso del secolo XIX che vedono i balli assumere una narrazione via via più scarna a favore del maggior rilievo dato alle sfumature, alle sottolineature coloristiche, alle suggestioni forse più visive che narrative contenute negli stessi libretti, alle scene, ai costumi ed alle musiche e ciò diventa estremamente importante per comprendere il valore del ballo Excelsior ed il contesto preciso in cui prende vita. Addentrandoci poi nel fenomeno dell’Excelsior si consideri com’è storicamente nato, vedendo le personalità artistiche, la loro storia, il loro operato. A questo punto, per far sì che tutti questi elementi contestuali possano farsi voce, interpretare, divenire la chiave ermeneutica del fenomeno visivo, estetico, è necessaria un’analisi delle fonti visive interne, costituite dalle immagini delle scene e dei costumi, dai quaderni stessi delle coreografie, dal repertorio di immagini oggetto di un’indagine critica ed estetica. Infine, prendendo in esame le fonti esterne al ballo, è interessante a questo punto procedere in senso inverso, uscendo dal palcoscenico ed analizzando l’edificio teatrale come luogo toccato dal progresso nell’introduzione delle nuove tecniche di illuminazione, ed ancora, in senso più ampio, considerando, poi, il teatro come espressione della società borghese. Il passo successivo è quello di “uscire” dalla Scala per soffermarsi sulla città, Milano, ed infine allargare la visuale toccando il clima culturale e sociale di cui il “ballo grande” (in particolare Excelsior) è prodotto esemplare. Aurora Nuvoli Balletto.net CURIOSITA'
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