Bronislava Nijinska
Boléro
22-11-1928 - Parigi, Palais Garnier, Théàtre national de l'Opéra
10-06-1932 - Parigi, Théàtre de la Danse, Théâtre National de l'Opéra-Comique (3e salle Favart)
10-06-1932 - Parigi, Théàtre de la Danse, Théâtre National de l'Opéra-Comique (3e salle Favart)
Boléro (1928)
22-11-1928 - Parigi, Palais Garnier, Théàtre national de l'Opéra
Balletto in un atto
Coreografia: Bronislava Nijinska
Musica: Maurice Ravel
Direttore: Walther Straram
Scene e costumi: Alexandre Benois
CAST
La Danseuse: Ida Rubinstein
Gli uomini: Anatole Vilzac (Wiltzak), Alexis Dolinov, Eugene Lapitzky, Serge Unguer, Rupert Doone, David Lichtenstein (Lichine), Frederick Ashton, Harijs Ploutzis (Plucis), Yurek Szabelevskv, Birger Bartholin, Roman Jasinsky, William Chappel, Nicholas Singaevsky, Arthur Mahoney, Ludovic Matlinsky, Renoff, Cywinsky, Sari, Artemovsky, Florine.
Les Ballets de Madame Ida Rubinstein
22-11-1928 - Parigi, Palais Garnier, Théàtre national de l'Opéra
Balletto in un atto
Coreografia: Bronislava Nijinska
Musica: Maurice Ravel
Direttore: Walther Straram
Scene e costumi: Alexandre Benois
CAST
La Danseuse: Ida Rubinstein
Gli uomini: Anatole Vilzac (Wiltzak), Alexis Dolinov, Eugene Lapitzky, Serge Unguer, Rupert Doone, David Lichtenstein (Lichine), Frederick Ashton, Harijs Ploutzis (Plucis), Yurek Szabelevskv, Birger Bartholin, Roman Jasinsky, William Chappel, Nicholas Singaevsky, Arthur Mahoney, Ludovic Matlinsky, Renoff, Cywinsky, Sari, Artemovsky, Florine.
Les Ballets de Madame Ida Rubinstein
Boléro (1932)
10-06-1932 - Parigi, Théàtre de la Danse, Théâtre National de l'Opéra-Comique (3e salle Favart)
Balletto in un atto, soggetto di Serge Lifar e Léon Leyritz
Coreografia: Bronislava Nijinska
Musica: Maurice Ravel
Direttore: Louis Masson
Scene e costumi: Natalia Gontcharova
CAST
Marilèna la Danseuse: Bronislava Nijinska
le diable: Anatole Viltzak
il torero: Tadéo Slawinsky
Spontano: Igor Schwezoff
Compagnie des Ballets Russes de Bronislava Nijinska
10-06-1932 - Parigi, Théàtre de la Danse, Théâtre National de l'Opéra-Comique (3e salle Favart)
Balletto in un atto, soggetto di Serge Lifar e Léon Leyritz
Coreografia: Bronislava Nijinska
Musica: Maurice Ravel
Direttore: Louis Masson
Scene e costumi: Natalia Gontcharova
CAST
Marilèna la Danseuse: Bronislava Nijinska
le diable: Anatole Viltzak
il torero: Tadéo Slawinsky
Spontano: Igor Schwezoff
Compagnie des Ballets Russes de Bronislava Nijinska
TRAMA
Il balletto è ambientato in una taverna spagnola, dove si esibisce una gitana ballando su un tavolo. Attorno a lei si aggirano gli avventori del locale, che, provocati dalla sensualità della ballerina, danzano con lei, in crescente eccitazione, fino ad essere travolti dall'ebrezza della contesa.
GALLERY
APPROFONDIMENTO
(...) Tra le danze popolari spagnole il Bolero è senz’altro da considerare fra le più affascinanti. la sua stessa origine risalente alla metà del Settecento ci riporta a una tradizione di nobile eleganza. Aveva un ritmo calmo in 3/4. Con l’andare del tempo ebbe un’evoluzione abbastanza significativa in quanto riuscì a ispirare anche la danza d’arte propriamente detta, specie quella dell’epoca romantica (si pensi al famoso Bolero danzato da Maria Taglioni e ai bolero appartenenti al repertorio ballettistico dell’Ottocento). Ma anche la musica concertistica è stata attratta dal fascino di questa danza, tant’è vero che abbiamo illustri esempi persino nelle opere di svariati grandi musicisti (per citarne uno, Ludwign van Beethoven). Come danza popolare, pertanto, ha continuato a subire varie metamorfosi, al punto che la forma originaria esiste ormai soltanto nella leggenda. Il bolero, come lo conosciamo oggi, sia nella sua forma concertistiche che come balletto, è assai diverso. È rimasto spagnolo solo nello spirito e persino il ritmo appare alterato. È diventato un fatto puramente poetico, un’allusione a quello che nell’arte è onirico, un’immagine riflessa dei misteri del mondo ispanico. Questo accadde anche con Maurice Ravel quando compose il suo Bolero, probabilmente il più famoso.
È noto che l’idea gli venne quasi per caso. La danzatrice Ida Rubinstein aveva pensato a un balletto di carattere spagnolo, da presentarsi nel corso della stagione della sua compagnia per l’autunno 1928 all’Opéra di Parigi. Tale balletto, secondo l’aspirazione della Rubinstein, avrebbe dovuto utilizzare musiche pianistiche di Albeniz, ma in una versione orchestrale rielaborata per il gusto contemporaneo. Si rivolse perciò a Ravel, cui l’idea non dispiacque. Nel corso delle riflessioni sul da farsi , accadde che la sua attenzione fu deviata verso un tema melodico che aveva sentito durante le sue peregrinazioni nei Pirenei. Gli echi di quel motivo lo tentarono e la tentazione gli divenne via via più urgente del lavoro intrapreso su proposta della danzatrice. Si impegnò dunque in questo non progettato lavoro sentendo il bisogno di anteporlo a quello che gli era stato commissionato. Ne nacque in tal modo un’opera che, proprio grazie alla matematica perfezione della sua struttura formale, riuscì a dare espressione a quella verità interiore che tanto lo aveva ossessionato nell’udire gli echi di quella parte della penisola iberica. Il ritmo e la forma del Bolero raveliano non sono rigorosamente quelli dell’originaria danza popolare ma sono appunto quelli di una vicissitudine artistica e quindi ormai chiaramente poetica. Ravel, terminato questo lavoro, non si sentiva più di affrontare anche la realizzazione di un balletto ortodossamente spagnolo, come avrebbe potuto essere se avesse rispettato rigorosamente le fondamentali caratteristiche delle musiche di Albeniz, volute dalla Rubinstein. Propose perciò alla danzatrice il suo nuovissimo Bolero, che venne accettato. La concezione dello spettacolo, però – stranamente – non rivelava un’originalità analoga a quella della musica raveliana, dal carattere prettamente sinfonico. Tale concezione, infatti, ignorando la struttura architettonica della partitura musicale, si ispirava esclusivamente alla sua espressività drammatica. Finì quindi per diventare non molto diverso da un balletto d’azione più o meno consueto: si creò un ambiente adatto a fare da sfondo a un intrico di passioni, e cioè quella taverna gitana dove tutto si concentrava sulle provocazioni sensuali della “bailarina” che danzava su un tavolo attorno al quale un gruppo di uomini delirava nella folle ebbrezza della contesa. La realizzazione coreografica fu affidata a Bronislava Nijinska la cui creazione corrispondeva pienamente alla concezione prescelta dalla Rubinstein stessa. Così pure vi corrispondeva la scenografia ideata da Alexandre Benois. Secondo le testimonianze della cronaca dell’epoca, il successo fu notevole, ma gli storiografi raccontano che si affievolì con il passare del tempo. Tant’è vero che la stessa Rubinstein, illudendosi che una nuova coreografia ne avrebbe potuto risollevare le sorti di questo balletto, affidò a Fokine l’incarico di prepararne una nuova versione (1935), che a sua volta non incontrò maggiori favori. Sia la Nijinska che Fokine, entrambi grandissimi coreografi, si limitarono a corrispondere al compito loro proposto, cioè realizzare una coreografia secondo i dettami di una concezione già prestabilita da altri. (...) Alberto Testa I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza, Gremese Editore, Roma 1991 CURIOSITA'
J’ai composé un boléro pour orchestre. C’est une danse d’un mouvement très modéré et constamment uniforme, tant pour la mélodie et l’harmonie que pour le rythme, ce dernier sans cesse marqué par le tambour. Le seul élément de diversité y est apporté par le crescendo orchestral
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