Tino Bonanomi
Quando il Cinema incontra il Balletto:
“Un’estate d'amore” di Ingmar Bergman
Ingmar Bergman (1913-2007) è stato indiscutibilmente uno dei più grandi registi della storia del cinema. E' riuscito a creare uno stile unico nel trasporre sullo schermo inquietudini, sentimenti e passioni del genere umano. Attraverso la raffinata analisi introspettiva dei suoi personaggi - unita all'eccellente bravura degli attori e ad una non comune ricercatezza estetica - Bergman ha ideato e realizzato una maniera nuova ed originale di fare cinema, così efficace nell'evocare le nostre più intime insicurezze psicologiche, che ancora oggi, salvo rari esempi, non trova uguali nell'impersonale panorama cinematografico mondiale.
Altrettanto rilevante, quanto quella cinematografica, è l'attività teatrale. Negli anni giovanili delle prime produzioni teatrali, Bergman ha modo di conoscere e stringere amicizia con l'attore Anders Ek con cui, in ambito professionale, svilupperà un’intensa e proficua intesa. Grazie ad Anders Ek e alla moglie – figura rilevante della danza moderna – Birgit Cullberg (1), Bergman ha modo di sviluppare, oltre ad un approccio più rigoroso alla lettura ed interpretazione dei testi classici, l'uso d’espedienti coreografici per dare ritmo o alleggerire il contesto drammatico sulla scena. Quest'interesse per il balletto e la danza classica di Bergman non può comunque prescindere dall'influenza esercitata dal rapporto sentimentale con le prime due mogli, entrambe ballerine e coreografe, conosciute durante gli anni della formazione teatrale e cinematografica (2).
Sposa giovanissimo, nel 1943, Else Fischer (3), con cui resterà legato per due anni e da cui avrà la sua prima figlia, Lena. Matrimonio però di breve durata; durante il periodo di crisi del matrimonio, fa la conoscenza di un’altra ballerina: Ellen Lundström, che in seguito sposerà e con cui avrà ben quattro figli: Eva, Jan, Anna e Mats, che diventeranno rispettivamente i primi due registi e gli altri due, attori.
Il matrimonio con Ellen durerà pochi anni. Nel 1950 i due divorziano e Bergman si risposa con la giornalista Gun Hagberg. Inizia una nuova e più matura fase della carriera di Bergman. In quest’anno decide di realizzare “Sommarlek“ (Un’estate d'amore), film in cui la protagonista è una ballerina di danza classica che sta attraversando un momento cruciale di riflessione esistenziale della sua vita.
Durante le prove generali del “Lago dei cigni“ Marie, la prima ballerina si vede recapitare in camerino il diario di Henrik, il primo grande amore della sua vita di molti anni prima. La lettura di quelle pagine, che la ragazza non sa come e perché le siano state inviate, provocano in lei un'acuta nostalgia, fatta di ricordi e di rimpianti. Dopo un brusco congedo dal suo amante, David, Marie torna a rivedere i luoghi che fecero da scenario al suo primo amore, intenso e violento, un amore che sarebbe certo durato tutta la vita se un incidente non avesse provocato la morte di Henrik e insieme, la rovina di tutti i sogni della fanciulla. Di quella sua profonda prostrazione aveva tratto profitto Erland, un anziano zio di Marie, invaghitosi della nipote. Ma dalla breve relazione, la fanciulla non ha tratto che disgusto ed una più profonda delusione. Abbandonato Erland, s'era quindi aggrappata al proprio lavoro come all'unica ancora di salvezza che le offriva la vita. Ora, il diario di Henrik, inviatole da Erland, ha riaperto la piaga d'un tempo e rischia di costruire fra Marie e David, un ostacolo insormontabile. Per mettere alla prova il suo sentimento, Marie affida a David il diario. Se, dopo averlo letto egli l'amerà ancora, nulla potrà più separarli. Rimasta sola Marie s'accorge che il tempo ha rimarginato la ferita e che il dolore e l'amarezza si sono tramutati in un dolce ricordo. Al termine della "prima " del suo balletto Marie scorge tra le quinte David. L'uomo l'ama davvero, ed al suo fianco la ragazza potrà iniziare, con fiducia e serenità rinnovata, una nuova vita (4).
Altrettanto rilevante, quanto quella cinematografica, è l'attività teatrale. Negli anni giovanili delle prime produzioni teatrali, Bergman ha modo di conoscere e stringere amicizia con l'attore Anders Ek con cui, in ambito professionale, svilupperà un’intensa e proficua intesa. Grazie ad Anders Ek e alla moglie – figura rilevante della danza moderna – Birgit Cullberg (1), Bergman ha modo di sviluppare, oltre ad un approccio più rigoroso alla lettura ed interpretazione dei testi classici, l'uso d’espedienti coreografici per dare ritmo o alleggerire il contesto drammatico sulla scena. Quest'interesse per il balletto e la danza classica di Bergman non può comunque prescindere dall'influenza esercitata dal rapporto sentimentale con le prime due mogli, entrambe ballerine e coreografe, conosciute durante gli anni della formazione teatrale e cinematografica (2).
Sposa giovanissimo, nel 1943, Else Fischer (3), con cui resterà legato per due anni e da cui avrà la sua prima figlia, Lena. Matrimonio però di breve durata; durante il periodo di crisi del matrimonio, fa la conoscenza di un’altra ballerina: Ellen Lundström, che in seguito sposerà e con cui avrà ben quattro figli: Eva, Jan, Anna e Mats, che diventeranno rispettivamente i primi due registi e gli altri due, attori.
Il matrimonio con Ellen durerà pochi anni. Nel 1950 i due divorziano e Bergman si risposa con la giornalista Gun Hagberg. Inizia una nuova e più matura fase della carriera di Bergman. In quest’anno decide di realizzare “Sommarlek“ (Un’estate d'amore), film in cui la protagonista è una ballerina di danza classica che sta attraversando un momento cruciale di riflessione esistenziale della sua vita.
Durante le prove generali del “Lago dei cigni“ Marie, la prima ballerina si vede recapitare in camerino il diario di Henrik, il primo grande amore della sua vita di molti anni prima. La lettura di quelle pagine, che la ragazza non sa come e perché le siano state inviate, provocano in lei un'acuta nostalgia, fatta di ricordi e di rimpianti. Dopo un brusco congedo dal suo amante, David, Marie torna a rivedere i luoghi che fecero da scenario al suo primo amore, intenso e violento, un amore che sarebbe certo durato tutta la vita se un incidente non avesse provocato la morte di Henrik e insieme, la rovina di tutti i sogni della fanciulla. Di quella sua profonda prostrazione aveva tratto profitto Erland, un anziano zio di Marie, invaghitosi della nipote. Ma dalla breve relazione, la fanciulla non ha tratto che disgusto ed una più profonda delusione. Abbandonato Erland, s'era quindi aggrappata al proprio lavoro come all'unica ancora di salvezza che le offriva la vita. Ora, il diario di Henrik, inviatole da Erland, ha riaperto la piaga d'un tempo e rischia di costruire fra Marie e David, un ostacolo insormontabile. Per mettere alla prova il suo sentimento, Marie affida a David il diario. Se, dopo averlo letto egli l'amerà ancora, nulla potrà più separarli. Rimasta sola Marie s'accorge che il tempo ha rimarginato la ferita e che il dolore e l'amarezza si sono tramutati in un dolce ricordo. Al termine della "prima " del suo balletto Marie scorge tra le quinte David. L'uomo l'ama davvero, ed al suo fianco la ragazza potrà iniziare, con fiducia e serenità rinnovata, una nuova vita (4).
“Un’estate d'amore” è una tappa fondamentale della carriera cinematografica del regista svedese. Bergman, che è stato per due anni
assistente alla regia al Teatro dell´Opera di Stoccolma, conosce molto bene quest’ambiente e colloca la storia (tratta da un suo racconto “Marie” di qualche anno prima) proprio nel mondo del teatro e del balletto.
Un’interessante curiosità riguarda alcune difficoltà iniziali della produzione: dopo aver letto la sceneggiatura, la direzione del teatro dell'Opera di Stoccolma negò il permesso a Bergman di girare il film nei locali del teatro,
poiché a loro avviso, il film metteva in serio pericolo la reputazione del corpo di ballo. Era inammissibile, per la rigida commissione esaminatrice, che queste giovani ragazze, come mostrato nel film, potessero anche avere relazioni sessuali, fumassero e bevessero regolarmente alcolici.
In quest'opera troviamo molti dei caratteri e stilemi artistici che contraddistingueranno la produzione bergmaniana in futuro: l'uso degli intensi primi piani con cui scrutare l'interno dell'anima dei protagonisti, le ricorrenti simbologie legate alla morte, l’assenza-presenza di Dio e la presenza costante della natura, sia quando viene interpretata come elemento liberatorio dei sensi dalle costrizioni sociali, sia quando diventa parte integrante della purezza del ricordo, non ancora violato dalle vicissitudini e compromessi della vita. (5)
Marie attraversa un momento di crisi esistenziale della sua vita. Ha un non ben risolto rapporto sentimentale con David, il giornalista, ed anche in ambito artistico è in una fase di stasi creativa. Un inaspettato quanto provvidenziale black-out durante le prove in teatro e la scoperta e ritrovamento del diario di Henrik, il suo primo grande amore di tredici anni prima, la conducono indietro nel tempo. Ritorna, dopo tanti anni, nell'isola, luogo del primo amore giovanile e rivive in flash-back i momenti salienti della passione amorosa di quei due intensi mesi estivi.
Ospite dello zio Erland, (che non nasconde un certo interesse per lei ma a cui lei non da molto peso), fa la conoscenza di Henrik, un ragazzo del luogo. La natura, dapprima partecipe dei giochi e delle scorribande, diventa poi complice della scoperta dell'amore tra i due giovani. Puro e sincero è il sentimento tra i due. Circondati ed oppressi da un mondo in cui vecchiaia e morte la fanno da padroni, quest’amore diventa un'ancora di salvezza che li fa sentire vivi. Nulla sembra turbare questa felice estate d'amore.
assistente alla regia al Teatro dell´Opera di Stoccolma, conosce molto bene quest’ambiente e colloca la storia (tratta da un suo racconto “Marie” di qualche anno prima) proprio nel mondo del teatro e del balletto.
Un’interessante curiosità riguarda alcune difficoltà iniziali della produzione: dopo aver letto la sceneggiatura, la direzione del teatro dell'Opera di Stoccolma negò il permesso a Bergman di girare il film nei locali del teatro,
poiché a loro avviso, il film metteva in serio pericolo la reputazione del corpo di ballo. Era inammissibile, per la rigida commissione esaminatrice, che queste giovani ragazze, come mostrato nel film, potessero anche avere relazioni sessuali, fumassero e bevessero regolarmente alcolici.
In quest'opera troviamo molti dei caratteri e stilemi artistici che contraddistingueranno la produzione bergmaniana in futuro: l'uso degli intensi primi piani con cui scrutare l'interno dell'anima dei protagonisti, le ricorrenti simbologie legate alla morte, l’assenza-presenza di Dio e la presenza costante della natura, sia quando viene interpretata come elemento liberatorio dei sensi dalle costrizioni sociali, sia quando diventa parte integrante della purezza del ricordo, non ancora violato dalle vicissitudini e compromessi della vita. (5)
Marie attraversa un momento di crisi esistenziale della sua vita. Ha un non ben risolto rapporto sentimentale con David, il giornalista, ed anche in ambito artistico è in una fase di stasi creativa. Un inaspettato quanto provvidenziale black-out durante le prove in teatro e la scoperta e ritrovamento del diario di Henrik, il suo primo grande amore di tredici anni prima, la conducono indietro nel tempo. Ritorna, dopo tanti anni, nell'isola, luogo del primo amore giovanile e rivive in flash-back i momenti salienti della passione amorosa di quei due intensi mesi estivi.
Ospite dello zio Erland, (che non nasconde un certo interesse per lei ma a cui lei non da molto peso), fa la conoscenza di Henrik, un ragazzo del luogo. La natura, dapprima partecipe dei giochi e delle scorribande, diventa poi complice della scoperta dell'amore tra i due giovani. Puro e sincero è il sentimento tra i due. Circondati ed oppressi da un mondo in cui vecchiaia e morte la fanno da padroni, quest’amore diventa un'ancora di salvezza che li fa sentire vivi. Nulla sembra turbare questa felice estate d'amore.
L'autunno, però, con le nuvole annuncianti la fine dell'estate, non tarda ad arrivare. Emergono le prime incomprensioni: Henrik è geloso della passione per il balletto di Marie, che a suo dire, toglie tempo ed attenzione al loro rapporto. Tragicamente la storia si spezza. Henrik vuole assolutamente concedersi l'ultimo bagno della stagione ma, nel tuffarsi, urta gli scogli ferendosi gravemente. Morirà pochi giorni dopo in ospedale lasciando Marie impietrita dal dolore. La ragazza ha conosciuto in breve tempo la purezza e la libertà di sentimenti del primo amore. Ora ne conosce terribilmente anche il dolore della perdita.
Coscientemente o meno, accetta le attenzioni “consolatorie” dello zio Erland che approfittando dell’occasione, diventa suo amante. Figura ambigua questa dello zio, che prima sottrae e nasconde a Marie il diario di Henrik, sfruttando a proprio vantaggio il momento di debolezza della ragazza, e poi crea, gradualmente attorno a Marie, un vero e proprio muro d’indifferenza ed egoismo, che la proteggerà sì dal dolore, ma che allo stesso tempo la terrà prigioniera ed isolata dalla realtà. Ora, facendole ritrovare il diario, spinge Marie, in una ricerca a ritroso nel tempo delle occasioni perdute, a rivisitare il suo passato e contemporaneamente a riflettere sulla sua situazione attuale. Assume così particolare senso in questo contesto, il dialogo con il suo maestro di ballo, significativamente truccato da Coppelius (anch'esso figura manipolatrice del destino altrui), che mette la parola fine a questo “incantamento hoffmaniano”, riportando bruscamente Marie alla realtà.
MAESTRO DI BALLO
Si può scrutare nella propria vita una volta sola. Le difese che uno costruisce intorno a sè crollano, e ci si ritrova spogli e gelidi e si può vedere il nostro vero essere, ma una volta sola.
MARIE
Uno spettacolo edificante, vero?
MDB
In quel momento non si ha il coraggio né di vivere né di morire.
MA
E questo è successo a te?
MDB
No, non a me. A te, oggi. Ora.
MDB
... Lo leggo chiaro nei tuoi occhi.
MDB
Tu vuoi essere felice, no? Hai dei ricordi, vero? Vorresti cominciare daccapo. Tutte chimere, Marie. Sono parole, fantasia. Tu hai la danza, basta. E’ il tuo toccasana. Non dirottare Marie, o può finire male. Guardati un pò nello specchio. Come sei ridicola! Più o meno quanto me.
Coscientemente o meno, accetta le attenzioni “consolatorie” dello zio Erland che approfittando dell’occasione, diventa suo amante. Figura ambigua questa dello zio, che prima sottrae e nasconde a Marie il diario di Henrik, sfruttando a proprio vantaggio il momento di debolezza della ragazza, e poi crea, gradualmente attorno a Marie, un vero e proprio muro d’indifferenza ed egoismo, che la proteggerà sì dal dolore, ma che allo stesso tempo la terrà prigioniera ed isolata dalla realtà. Ora, facendole ritrovare il diario, spinge Marie, in una ricerca a ritroso nel tempo delle occasioni perdute, a rivisitare il suo passato e contemporaneamente a riflettere sulla sua situazione attuale. Assume così particolare senso in questo contesto, il dialogo con il suo maestro di ballo, significativamente truccato da Coppelius (anch'esso figura manipolatrice del destino altrui), che mette la parola fine a questo “incantamento hoffmaniano”, riportando bruscamente Marie alla realtà.
MAESTRO DI BALLO
Si può scrutare nella propria vita una volta sola. Le difese che uno costruisce intorno a sè crollano, e ci si ritrova spogli e gelidi e si può vedere il nostro vero essere, ma una volta sola.
MARIE
Uno spettacolo edificante, vero?
MDB
In quel momento non si ha il coraggio né di vivere né di morire.
MA
E questo è successo a te?
MDB
No, non a me. A te, oggi. Ora.
MDB
... Lo leggo chiaro nei tuoi occhi.
MDB
Tu vuoi essere felice, no? Hai dei ricordi, vero? Vorresti cominciare daccapo. Tutte chimere, Marie. Sono parole, fantasia. Tu hai la danza, basta. E’ il tuo toccasana. Non dirottare Marie, o può finire male. Guardati un pò nello specchio. Come sei ridicola! Più o meno quanto me.
In questa sequenza, significativamente, l’immagine di Marie, affiancata dal maestro di ballo, è sempre inquadrata riflessa nello specchio. Il tema del doppio è elemento ricorrente in tutto il film: C’è la nobiltà e
perfezione della rappresentazione teatrale contrapposta alla verità delle miserie quotidiane del fuori scena, e ancora il doppio nel rapporto di Marie tra passato e presente, tra angoscia e felicità, tra giovinezza e
vecchiaia, tra la vita e la morte.
Anche con il suo attuale compagno ha incomprensioni del tutto simili a quelle con Henrik. Decide di consegnare a David il diario ritrovato, affinché possa capire quello che ha passato ed il suo attuale stato d'animo. Marie è pronta a rivalutare con occhi del tutto nuovi il suo presente ed è decisa ad affrontare la vita lasciandosi alle spalle le nubi del passato.
E’ questa presa di coscienza di Marie, la sera successiva, a suggellare il finale del film in una splendida sequenza risolutiva di Bergman. Durante la rappresentazione del "Lago dei cigni", in un momento in cui si ritira nelle quinte, Marie incontra David. Vediamo solo inquadrati i piedi di entrambi: lei in scarpette da ballo si alza sulle punte, evidentemente per baciarlo, e sempre sulle punte si allontana e ritorna in scena a terminare trionfalmente il balletto.
perfezione della rappresentazione teatrale contrapposta alla verità delle miserie quotidiane del fuori scena, e ancora il doppio nel rapporto di Marie tra passato e presente, tra angoscia e felicità, tra giovinezza e
vecchiaia, tra la vita e la morte.
Anche con il suo attuale compagno ha incomprensioni del tutto simili a quelle con Henrik. Decide di consegnare a David il diario ritrovato, affinché possa capire quello che ha passato ed il suo attuale stato d'animo. Marie è pronta a rivalutare con occhi del tutto nuovi il suo presente ed è decisa ad affrontare la vita lasciandosi alle spalle le nubi del passato.
E’ questa presa di coscienza di Marie, la sera successiva, a suggellare il finale del film in una splendida sequenza risolutiva di Bergman. Durante la rappresentazione del "Lago dei cigni", in un momento in cui si ritira nelle quinte, Marie incontra David. Vediamo solo inquadrati i piedi di entrambi: lei in scarpette da ballo si alza sulle punte, evidentemente per baciarlo, e sempre sulle punte si allontana e ritorna in scena a terminare trionfalmente il balletto.
UN’ ESTATE D’AMORE (Sommarlek)
Regia: Ingmar Bergman
Soggetto e sceneggiatura: Ingmar Bergman e Herbert Grevenius
Fotografia: Gunnar Fischer
Musica: Erik Nordgren e brani musicali da Delibes, Chopin, Tchaikovskij
Montaggio: Oscar Rosander
Scenografia: Nils Svenwall
Costumi: Mago (Max Goldstein)
Cast: Maj-Britt Nilsson (Marie), Birger Malmsten (Henrik), Alf Kjellin (David), Georg Funkquist (zio Erland), Stig Olin (il maestro di ballo), Annalisa Ericson (Kaj), Renée Björling (zia Elizabeth), Mimi Pollak (la zia di Henrik), Gunnar Olsson (il pastore), John Botvid (Karl), Julia Caesar (Maja), Marianne Schüler, Monique Roeger.
Produzione: Svensk Filmindustri, Svezia 1951
Durata: 96 min. b/n
NOTE:
(1) Superfluo ricordare che Anders Ek e Birgit Cullberg sono i genitori di Mats e Niklas Ek, entrambi famosi ballerini e coreografi di fama mondiale.
(2) Costante è la presenza femminile nella vita privata e professionale di Bergman: Nel corso della sua vita, tutte le sue mogli e compagne concorreranno nel bene e nel male ad influenzare il lavoro e le scelte estetiche del regista.
(3) Else Fischer ritornerà ancora una volta a fianco di Bergman nel 1957 come ideatrice delle coreografie de “Il settimo sigillo”, film capolavoro del regista svedese.
(4) Testo della trama del film ampiamente tratto da http://it.movies.yahoo.com
(5) Nella sequenza del pastore che gioca a scacchi con l’orribile zia di Henrik, ritroviamo, in anticipo di qualche anno, la famosa partita a scacchi con la morte de “Il settimo sigillo”. Così come il segreto posto delle fragole di Marie, scrigno dei ricordi e luogo iniziatico delle passioni, che ritroveremo ne “Il posto delle fragole”. Entrambi i film, rispettivamente del 1957 e 1958, consacreranno Bergman regista di livello mondiale.
BIBLIOGRAFIA
Ermanno Comuzio, “Un’estate d’amore (Sommarlek) di Ingmar Bergman”, in Cineforum n. 294, Bergamo, maggio 1990.
Francesco Bono (a cura di), “Il giovane Bergman. 1944-1951”, Officina Edizioni, Roma, 1992.
Roger W. Oliver (a cura di), “Ingmar Bergman. Il cinema, il teatro, i libri”, Gremese Editore, Roma, 1999.
Antonio Costa (a cura di), “Ingmar Bergman”, Marsilio Editori, Venezia, 2000.
Sergio Arecco, “Ingmar Bergman, segreti e magie”, Le Mani, Recco, Genova, 2000.
Sergio Trasatti, “Ingmar Bergman”, Castoro Cinema, Milano, 1995.
Tino Bonanomi
Balletto.net
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