Jerome Robbins
Afternoon of a Faun
14-05-1953 - New York, City Center of Music and Drama
Coreografia: Jerome Robbins
Musica: Claude Debussy Prélude à l'Après-midi d'un Faune (1892-1894)
Scene e luci: Jean Rosenthal
Costumi: Irene Sharaff
Musica: Claude Debussy Prélude à l'Après-midi d'un Faune (1892-1894)
Scene e luci: Jean Rosenthal
Costumi: Irene Sharaff
CAST
Le Faune: Francisco Moncion
La Ninfa: Tanaquil LeClercq
New York City Ballet
La Ninfa: Tanaquil LeClercq
New York City Ballet
TRAMA
Due ballerini si incontrano l'un l'altro in una sala prove bianca e vuota. Iniziano a danzare assieme con sognante e delicato narcisismo, mentre il pubblico forma la quarta parete dello studio, lo specchio davanti al quale lavorano i ballerini.
GALLERY
APPROFONDIMENTO
(...) Col titolo Afternoon of a faun il 14 maggio 1953 va in scena la versione completamente rinnovata di Jerome Robbins, presentata al City Center di New York dal New York City Ballet. Si tratta di un lungo passo a due, al debutto interpretato da Tanaquil Leclercq e da Francisco Moncion con scena e luci di Jean Rosenthal e costumi di Irene Sharaff. Robbins toglie al balletto ogni riferimento al mito e all’antica Grecia per dargli un’ambientazione moderna in una sala prove dominata da tinte azzurro e azzurro–polvere, con le sbarre alle pareti. Robbins ebbe l’ispirazione per questo passo a due osservando Edward Villella, quando era ancora giovane studente alla Scuola dell’American Ballet, mentre faceva stretching nel corso di una lezione. Un giovane in calzamaglia nera, a torso nudo, giace a terra addormentato; si sveglia e con indolenza inizia un po’ di stretching ancora a terra, si flette, si inarca richiamando la posa orgasmica del Fauno di Nijinsky. Poi si alza per provare qualche passo di danza, osservandosi continuamente in uno specchio inesistente, virtualmente posto sulla quarta parete della stanza, quella che separa il pubblico dal palcoscenico. Una giovane, in grigio-azzurro, entra in sala intenzionata ad esercitarsi; si riscalda e accenna qualche passo, anche lei molto attenta al suo riflesso nello specchio ideale attraversato dallo sguardo del pubblico. All’improvviso ciascuno dei due si rende conto di non essere solo nella sala prove, percependo la presenza dell’altro non direttamente, ma vedendone il riflesso nello specchio. Il giovane scruta la ragazza con la stessa stupita curiosità del Fauno di Nijinsky per le ninfe; poi lei va alla sbarra e i due iniziano a relazionarsi toccandosi brevemente: lui la raggiunge, le poggia la mano sulla vita e la giovane gli concede di sollevarla e di farla girare. Mentre lavorano assieme, invece di guardarsi prestando attenzione l’uno all’altra, controllano continuamente e narcisisticamente il proprio movimento, riflesso nello specchio invisibile che separa il palcoscenico dal pubblico. Gradualmente i rapporti formali sfumano, tra i due c’è un primo sguardo, lentamente si stabilisce la loro attrazione attraverso un processo di mutua scoperta. Quando lui la solleva e la carica su una spalla, la donna distoglie lo sguardo dallo specchio e cerca quello del compagno. Il ragazzo accarezza i capelli sciolti e ondulati di lei, ma soltanto seguendone il contorno con la mano tenuta con stupore reverente a distanza dalla chioma. Ciò nonostante, quando lui cerca di baciarli, la giovane sembra percepire il tocco e si allontana. Un altro passaggio diventato una cifra caratteristica di questa versione è una presa ideata secondo una meccanica ingegnosa: il giovane poggia su una guancia della ragazza prima il palmo aperto di una mano, come per accarezzarla, poi l’altro in tal modo chiudendo le sue braccia in un cerchio che circonda la donna; lei infila le sue braccia in questo cappio e, mentre vi scivola dentro, come tuffandovisi, lui allarga il cerchio delle sue braccia, lo abbassa fino alla vita di lei e lo apre sorreggendo la donna orizzontalmente con un braccio sulla vita di lei e l’altro attorno alle sue gambe: per un istante il corpo femminile sembra fluttuare nell’aria senza peso. Quando finalmente il ragazzo bacia la sua ninfa moderna sulla guancia, lei si allontana dal giovane tenendo una mano sulla guancia baciata ed esce dalla stanza, ormai diventata una giovane donna. Ma forse è stata solo un’illusione, un sogno. E’ stato un incontro di anime? O forse il ragazzo ha visto l’immagine del suo desiderio, la donna, riflessa nello specchio assieme alla sua stessa figura? Non gli resta che tornare a studiarsi nello specchio ancora una volta per poi reimmergersi nei suoi sogni.
Marino Palleschi Balletto.net CURIOSITA'
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