Maurice Béjart
Le chant du compagnon errant
11-03-1971 - Bruxelles, Forest National
Balletto in un atto
Coreografia: Maurice Béjart
Musica: Gustav Mahler (Lieder eines fahrenden Gesellen. 1. "Wenn mein Schatz Hochzeit macht", 2. "Ging heute morgens übers Feld", 3. "Ich habe ein glühend Messer", 4. "Die zwei blauen Augen")
CAST
Le jeune homme: Rudolf Nureyev
Le destin: Paolo Bortoluzzi
Ballet du XXe Siècle
Coreografia: Maurice Béjart
Musica: Gustav Mahler (Lieder eines fahrenden Gesellen. 1. "Wenn mein Schatz Hochzeit macht", 2. "Ging heute morgens übers Feld", 3. "Ich habe ein glühend Messer", 4. "Die zwei blauen Augen")
CAST
Le jeune homme: Rudolf Nureyev
Le destin: Paolo Bortoluzzi
Ballet du XXe Siècle
TRAMA
GALLERY
APPROFONDIMENTO
Un articolo firmato da Jacques Stehman e pubblicato sul quotidiano Le Soir il 20 agosto
1970 annunciava un progetto di collaborazione di Rudolf Nureyev con Paolo Bortoluzzi e Maurice Béjart. A quella data era ancora troppo presto per precisare di cosa si trattava. L’unica cosa sicura era la partitura musicale: quattro Lieder giovanili di Gustav Mahler, autore anche dei testi autobiografici ispirati a canti popolari. In una lettera a Fritz Loehr egli aveva descritto la sua composizione con queste parole: “un giovane apprendista, abbandonato al proprio destino, va per il mondo vagabondando senza meta”. Non vi sono elementi scenici in questo balletto. Il palcoscenico è nudo, tagliato da lampi di luce. Solitario e sconfitto, il cavaliere (Nureyev) ha per unico compagno la sua anima combattiva (Bortoluzzi). Il primo, illuminato, fasciato di grigio, ansioso; il secondo, un po’ in disparte, più sottile, fasciato di rosso, enigmatico. Sul piano estetico Gilberte Cournand descrisse così la coppia: ”la bellezza statuaria di Nureyev avrebbe ispirato Michelangelo e quella di Bortoluzzi Benvenuto Cellini.” Gli articoli pubblicati dopo la prima su Les Nouvelles Littéraires e su Valeurs Actuelles scavano nei dettagli coreografici del balletto, rilevando come il movimento si sviluppa e accelera. Inizialmente il giovane esegue timidi développé per poi ripiegarsi bruscamente in plié. Scopre lo spazio, si lancia in giri, allarga i gesti, salta, sembra volare e ricadere, ferito, nella gabbia che lui stesso si è creato. Allora ritrova l’altra parte di sé, la stabilità, il proprio destino, la propria guida, con cui si muove via via all’unisono, in contrappunto, con variazioni. I passi sono rond de jambe e giri talvolta veloci, talvolta lenti e dolorosi. La coreografia insiste sulle linee: la bellezza di un braccio teso, di una spalla alzata fino a metà del volto, il peso di un corpo al limite della caduta. Il finale riassume tutta la vicenda: l’allievo sfugge al braccio del maestro, s’immobilizza e torna lentamente con una sequenza di glissade. Le Figaro scrisse che i 5800 spettatori della prima mondiale applaudirono per quasi mezz’ora. Nel 1972 Bortoluzzi lasciò la compagnia diretta da Béjart e la creazione entrò nel repertorio su richiesta di Jorge Donn che la danzò in coppia con Daniel Lommel a Tel-Aviv. Lommel commentò che ”tecnicamente il balletto non era molto difficile, ma ritmicamente era molto puro. Sapevo bene che con Jorge e me come interpreti, contrariamente a Paolo e Rudolf, sarebbe mancato l’impatto dello star-system.” In seguito fu invitato da Nureyev a danzare “Canti di un giovane errante” con lui a New York. ”Ho danzato “Canti” circa mille volte…” Per una recita a Vienna con Nureyev, a causa di un infortunio, fu sostituito da Jorge Donn. Con Donn ha danzato anche Patrice Touron. Nel giugno del 1974 cominciarono gli spettacoli denominati “Nureyev and Friends” e il programma si chiudeva spesso con “Canti di un giovane errante”, che diventò l’opera principale del repertorio di Nureyev. Tra gli interpreti del Destino va segnalato Jean Guizerix, che debuttò nel ruolo a Los Angeles nel 1976 e lo danzò in seguito a Madrid, Berlino, Milano, Napoli, Bordeaux, Vienna, Parigi, New York, Dallas, Nuova Delhi, tanto da diventare il ruolo da lui maggiormente interpretato. In India lo danzò anche con Patrick Dupond e Charles Jude. Quando nel 1990 organizzò la serata d’addio all’Opéra di Parigi volle che il primo e l’ultimo canto fossero interpretati da Dupond e Nureyev, occasione che costituì anche per quest’ultimo l’addio alla scena del Palais Garnier in veste di danzatore. L’unica registrazione integrale ufficiale del balletto fu trasmessa in Giappone nel 1984 con Rudolf Nureyev e Michael Birkmeyer. Altri interpreti del Destino con Nureyev furono Charles Jude, Johnny Eliasen, Anthony Dowell, Eric Vu An, Patrick Armand, Frank Augustyn, Denys Wayne. A sua volta Eric Vu An danzò con Richard Cragun, Patrick Dupond con Jean-Marie Didière. Nel nostro secolo gli interpreti sono stati Laurent Hilaire e Manuel Legris per poi entrare stabilmente nel repertorio del Béjart Ballet de Lausanne. Susanna Sabato Balletto.net Questo ciclo di lieder, confessione di un apprendista che va di città in città, di esperienza in esperienza alla ricerca della conoscenza, è stato composto da Mahler all'età di 24 anni. Ascoltando questo primo lavoro autobiografico, la coreografia spoglia rende percepibili i puri fatti di coscienza. Béjart regola sul posto questo confronto psicologico basato sulla potente personalità di due dei ballerini più illustri del momento senza fare alcuna concessione al compiacimento dello star system.
Giocando sul tema della dualità, la coreografia oppone al giovane (Nureyev), passando dalla gioia adolescenziale all'esaltazione o all'angoscia esistenziale, la sua ombra enigmatica (Bortoluzzi) che provocandolo con maligna ironia, gli affonda il "coltello" dell'introspezione. Il temperamento di ogni interprete reagisce sull'altro, conferendo una forza travolgente a questo combattimento di sincerità giovanile, entusiasta, avido, preda del dubbio, della solitudine fondamentale. Questo virile pas de deux, che termina camminando nella notte verso una avverabile luce, sarà ripreso in particolare da Jorge Donn e Daniel Lommel, Jean Guizerix e Richard Cragun. Marie-Françoise Christou Dictionnaire de la Danse Larousse CURIOSITA'
Tra i tanti cicli liederistici composti da Gustav Mahler, un posto speciale occupano i "Lieder eines fahrenden Gesellen", prima di tutto perché contengono i temi musicali che saranno alla base delle sinfonie successive, ma soprattutto perché i testi sono – a differenza degli altri Lieder – scritti da lui stesso.
Vi troviamo, più che in ogni altra opera, il lato confessionale, autobiografico. Si tratta di un compagno errante, come quei giovani apprendisti del medioevo che andavano di città in città alla ricerca del loro destino, del loro Maestro; di uno studente romantico inseguito dal suo destino e che soffre di – per usare le parole di Mahler – “quel coltello nel petto” che costituisce la lotta contro se stessi e la solitudine. Maurice Bejart BALLETTI CORRELATI
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