Glen Tetley
Embrace Tiger and Return to Mountain
21-11-1968 - Londra, Jeannetta Cochrane Theatre
Balletto in un atto
Coreografia: Glen Tetley
Musica: Morton Subotnik "Silver Apples of the Moon" (1967)
Scene e costumi: Nadine Baylis
Luci: John B. Read
CAST
Mary Willis, Christopher Bruce, Gayrie Macsween, Peter Curtis, Sandra Craig, Jonathan Taylor, Patricia Rianne, Bob Smith, Lenny Westerdijk, Gideon Avrahami
Ballet Rambert
Coreografia: Glen Tetley
Musica: Morton Subotnik "Silver Apples of the Moon" (1967)
Scene e costumi: Nadine Baylis
Luci: John B. Read
CAST
Mary Willis, Christopher Bruce, Gayrie Macsween, Peter Curtis, Sandra Craig, Jonathan Taylor, Patricia Rianne, Bob Smith, Lenny Westerdijk, Gideon Avrahami
Ballet Rambert
TRAMA
Uno dopo l'altro, i ballerini in sgargianti body aderenti il corpo emergono tra le strisce di tessuto e iniziano ciascuno con i propri movimenti lenti, inclusi profondi pliés e allungamenti delle braccia. Quando la musica inizia, si forma il gruppo. Poi si allontanano tutti tranne una ballerina, che mostra nuovi movimenti, salti compresi. Si sviluppa un duetto con un ballerino; più ballerini vanno e vengono fino a quando il palco è vuoto e le luci si spengono per un breve periodo. Ora si possono vedere quattro ballerini e una ballerina (in scarpette da punta); la ballerina viene tirata, lanciata e sollevata ancora e ancora. Le disposizioni mutevoli portano alla fine alla comparsa in scena di tutti i ballerini con movimenti e corse veloci. A poco a poco le azioni si calmano e i ballerini formano coppie. Alla fine, tutte le coppie adottano la stessa posa.
Klaus Kieser e Katja Schneider
Reclams Ballettführer
Philipp Reclam, Stuttgart (2006)
Klaus Kieser e Katja Schneider
Reclams Ballettführer
Philipp Reclam, Stuttgart (2006)
GALLERY
Estratto da servizio di telegiornale polacco del 26 giugno 1972. Il Rambert Ballet mette in scena a Lodz "Embrace Tiger and Return to Mountain" coreografia di Glen Tetley.
Archivio AP http://www.aparchive.com/ APPROFONDIMENTO
Il balletto, di sapore marcatamente esotico, realizza un punto di contatto tra gli stili orientali di movimento e quelli occidentali. Si ispira al Tai-Chi, un sistema cinese di difesa, basato su 37 movimenti fluidi, armoniosi e non aggressivi, dei quali il diciassettesimo ha nome Embrace Tiger and Return to Mountain. Il balletto è quasi una metafora degli insegnamenti del Tai-Chi: il controllo della psiche e la repressione dell’aggressività. Esso fonda la sua coreografia sul principio su cui si basa questa arte marziale: la “ricerca di una silenziosa concentrazione e di un solido equilibrio per sbilanciare l’attacco dell’avversario (dal programma di sala)”. Ne viene un distillato di pace, concentrazione, ma anche potenza, a contrasto coi ritmi serrati del mondo contemporaneo.
Dieci danzatori fuoriescono, uno ad uno, da pannelli di garza fluttuanti e iniziano mostrando il diciassettesimo movimento in assoluto silenzio, prima singolarmente, poi come gruppo sincrono. Il movimento confluisce in variazioni individuali o di piccoli gruppi cadenzati su Silver Apples of the Moon, partitura elettronica con percussioni di Subotnik. La fusione, cara a Tetley, di stilemi accademici e moderni si fa evidente in un passo a due tra un accolito al servizio di una sacerdotessa e la stessa, che danza sulle punte mentre il resto del corpo di ballo è a piedi nudi. Dopo un crescendo il movimento ritrova la calma e la pace interiore dell’inizio. Il pavimento argenteo a specchio conferisce al balletto una sorta di quarta dimensione interiore, riflettendo i ballerini nei loro costumi arancio, essenziali ed unisex, cinture bianche e fasce ai polsi. Marino Palleschi Balletto.net (...) Embrace Tiger and Return to Mountain (1968) è un buon esempio dell'eclettismo di Tetley, poiché il lavoro deriva dalle filosofie del Tai-Chi ed utilizza alcuni principi del diciassettesimo movimento, chiamato anche Embrace Tiger e Return to Mountain. Il movimento originale esplora la tigre, che è vista sia come Yin che come Yang, dura e morbida, chiara e scura, in movimento e immobile. Abbracciando questa, una persona ritorna alla montagna, che può rappresentare la pace e la nostra vera forza. Tetley non ha cercato di presentare l'autentico Tai-Chi, ma lo ha usato come base per creare un nuovo vocabolario. In questo pezzo, osserviamo la formazione equamente distanziata della sezione di apertura dove 10 ballerini in dégagé si posizionano in scena e poi si portano in seconda posizione paralleli, alzando le braccia sopra la testa. L'uso di uno spazio rigoroso e misurato rappresenta il modo tipico di pratica del Tai-Chi. Scivolando in un profondo plié alla seconda, i ballerini oscillano poi dolcemente le braccia da un lato all'altro, cosa che può essere osservata direttamente nel diciassettesimo movimento. L'intero lavoro ha un elemento di contrasto in se stesso, poiché i ballerini passano da un lavoro di contatto caotico e disordinato a gesti angolari calmi e strutturati, ad esempio quando una ballerina in piedi con le mani a coppa forma un simbolo Yin/Yang davanti al suo petto. Pertanto possiamo certamente evidenziare il modo in cui Tetley ha portato elementi del Tai-Chi in questo lavoro in maniera molto sottile. La pratica del Tai-Chi è ormai molto comunemente compresa nel mondo occidentale, ma dobbiamo considerare che non era così alla fine degli anni '60, e così Tetley ha portato qualcosa di completamente nuovo ed inaspettato nella danza contemporanea che gli ha permesso di sperimentare la sua coreografia e mantenere il pubblico interessato (...).
Kirsty Leigh The importance of Glen Tetley to the development of Rambert Dance Company A-Level Dance Guides aleveldanceguides.wordpress.com CURIOSITA'
Taiji e Danza – incontro col Tai Chi. L’avanguardia ha un cuore antico
L’incontro fra il Tai chi e la danza contemporanea si è verificato credibilmente a partire dagli anni ’70 a New York; ma la danza moderna americana ha conosciuto le arti marziali senz’altro prima di quel che si possa pensare. In America, sin dai suoi albori all’inizio del Novecento, la danza moderna si pone in contrapposizione alla danza classica sia per la scelta dei contenuti (ai pionieri della danza americana non interessavano le principesse e i laghi incantati) sia soprattutto per il tipo di lavoro sul corpo. Un’apertura allo studio di altre discipline è sempre stata una caratteristica distintiva della modern dance; il teatro tradizionale giapponese e indiano, le danze tradizionali ed etniche (danza indiana, flamenco, danza balinese per citarne solo alcune) e le arti marziali hanno contribuito a creare un vocabolario di movimenti unici e rivoluzionari per l’epoca, ribaltando completamente la figura della donna e dell’uomo che danzano. Basti pensare che la danza classica accademica è da sempre caratterizzata da un sistema di movimenti codificati a partire dal diciassettesimo secolo; il suo scopo principale era quello di divertire i sovrani europei e le loro corti grazie a coreografie e balletti in cui i ballerini potessero stupire e ricreare la nobiltà. Nell’Ottocento anche la borghesia si sarebbe aggiunta al pubblico dei grandi teatri delle capitali europee. La ballerina sulle punte, bianca ed eterea, avrebbe incarnato fino a oggi una sensualità trasfigurata, scollegata dalla terra; una donna-fantasma irreale e incorporea. La danza moderna, invece, trasformerà in poco tempo l’immagine della donna in qualcosa di completamente diverso. Lo studio delle danze tradizionali e delle arti marziali permette alla modern dance di sviluppare sin da subito il concetto di “centro” (il “chi” cinese e il ki giapponese); le gambe perdono l’importanza estetica a loro attribuita dalla danza classica mentre il bacino, il tronco e le braccia diventano il veicolo di espressione della nuova danzatrice. Il bacino e la schiena si sono liberati delle stecche di balena dei busti, i piedi, nudi e finalmente liberi dalle scarpette, si muovono agili sul pavimento: la donna che danza ritrova il contatto con il suo respiro e con la terra. Ed è proprio grazie a questo contatto che si inizierà ad esplorare tutte le possibilità di movimento che il suolo offre (cadute, rotolate e così via). Il lavoro sulle arti marziali, e dunque sul Tai chi, ricompare in America in modo significativo negli anni Settanta col fenomeno della Contact Improvisation. A New York un piccolo gruppo di giovani desiderosi di esplorare nuove frontiere nella danza e nel movimento iniziano a praticare il Tai chi e l’aikido, sperimentando tra le altre cose un nuovo modo di danzare in coppia. Sentire il contatto e il calore della pelle, lavorare col peso, il proprio e quello del partner, danno luogo a una qualità di movimento nuova, fluida ed elastica. Creare un coreografia finita non è più così importante; bello è invece affittare o farsi ospitare in uno studio e partecipare alle “jam”, una sorta di “happening” in cui danzatori e musicisti improvvisano insieme per ore. Ai giorni nostri il Tai chi e le arti marziali sono materie di insegnamento presso i più importanti corsi di formazione per i danzatori contemporanei, in Europa e in America. Da anni ormai coreografi e insegnanti di danza contemporanea integrano movimenti tratti dalla pratica del Tai chi con il loro lavoro. Per non parlare dei giovani coreografi di origine cinese che si sono recentemente affermati nel mondo della danza grazie ai loro spettacoli, fantasiosi da un punto di vista scenografico ma soprattutto caratterizzati da un approccio al movimento davvero innovativo. Nella danza dal Novecento a oggi l’avanguardia ha un cuore antico. Elicoides Taiji Studio http://www.elicoides.it/ BALLETTI CORRELATI
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