Marius Petipa
La bella addormentata nel bosco
[Spyashchaya Krasavitsa]
15-01-1890 [03-01-1890 cal. Giuliano] - San Pietroburgo, Teatro Imperiale Mariinsky
Balletto-favola in tre atti con un prologo e apoteosi finale
Coreografia: Marius Petipa
Musica: Pyotr Ilyich Tchaikovsky
Direttore: Riccardo Drigo
musicisti: Leopold Auer (violino) Albert Zabel (Arpa)
Libretto: Ivan Vsevolozhsky e Marius Petipa dalla fiaba La belle au bois dormant di Charles Perrault
Scene: Heinrich Levogt, Mikhail Bocharov, Ivan Andreyev, Konstantin Ivanov, Matvei Shishkov
Costumi: Ivan Vsevolozhsky
CAST
Principessa Aurora: Carlotta Brianza
Principe Désiré: Pavel Gerdt
La fata dei lillà: Marie Petipa
La fata Fleur de farine: Maria Anderson
La fata Miettes qui tombent: Claudia Kulichevskaya
La fata Canari qui chante: Anna Johansson
Carabosse: Enrico Cecchetti
L'uccellino azzurro: Enrico Cecchetti
Principessa Florine: Varvara Nikitina
Re Florestano XIV: Felix Kschessinsky
La regina: Giuseppina Cecchetti
Catalabutte, il maestro delle cerimonie di corte: Timofei Stukolkin
La marchesa: Matilda Kschessinskaya
La Fata d'Oro: Claudia Kulichevskaya
La Fata dei Diamanti: Anna Johansson
La Fata dello Zaffiro: Maria Tristova
La Fata d'Argento: Elsa Krueger
Cenerentola: Marie Petipa
Cappuccetto Rosso: Matilda Kschessinskaya
Il lupo: Alexander Gorsky
La Bella: Sofia Zasedateleva
La Bestia: Pyotr Konstantinov
Pelle d'asino: Tatiana Kasatkina
Prince Charmant: Anton Panteleyev
Barbablù: Konstantin Tatarinov
La moglie di Barbablù: Anna Antonova
Coreografia: Marius Petipa
Musica: Pyotr Ilyich Tchaikovsky
Direttore: Riccardo Drigo
musicisti: Leopold Auer (violino) Albert Zabel (Arpa)
Libretto: Ivan Vsevolozhsky e Marius Petipa dalla fiaba La belle au bois dormant di Charles Perrault
Scene: Heinrich Levogt, Mikhail Bocharov, Ivan Andreyev, Konstantin Ivanov, Matvei Shishkov
Costumi: Ivan Vsevolozhsky
CAST
Principessa Aurora: Carlotta Brianza
Principe Désiré: Pavel Gerdt
La fata dei lillà: Marie Petipa
La fata Fleur de farine: Maria Anderson
La fata Miettes qui tombent: Claudia Kulichevskaya
La fata Canari qui chante: Anna Johansson
Carabosse: Enrico Cecchetti
L'uccellino azzurro: Enrico Cecchetti
Principessa Florine: Varvara Nikitina
Re Florestano XIV: Felix Kschessinsky
La regina: Giuseppina Cecchetti
Catalabutte, il maestro delle cerimonie di corte: Timofei Stukolkin
La marchesa: Matilda Kschessinskaya
La Fata d'Oro: Claudia Kulichevskaya
La Fata dei Diamanti: Anna Johansson
La Fata dello Zaffiro: Maria Tristova
La Fata d'Argento: Elsa Krueger
Cenerentola: Marie Petipa
Cappuccetto Rosso: Matilda Kschessinskaya
Il lupo: Alexander Gorsky
La Bella: Sofia Zasedateleva
La Bestia: Pyotr Konstantinov
Pelle d'asino: Tatiana Kasatkina
Prince Charmant: Anton Panteleyev
Barbablù: Konstantin Tatarinov
La moglie di Barbablù: Anna Antonova
TRAMA
Prologo
L’interno del castello del re Florestano
Nel castello del re Florestano XIV si preparano i festeggiamenti per il battesimo della principessa Aurora. Il maestro delle cerimonie Catalabutte introduce il re, la regina e gli invitati e dà inizio alla festa. Arriva la Fata dei Lillà accompagnata dalle fate delle Virtù: Fata Candida (la bellezza), Fata Fior di farina (la delicatezza), Fata delle briciole sparse (la prosperità), Fata Canarino (il canto), Fata Violante (il temperamento). Le virtù che esse rappresentano saranno i doni che faranno alla neonata come buon auspicio. Tra le fate il ruolo principale è detenuto dalla Fata dei Lillà, perché in Russia i fiori di lillà rappresentano l’augurio delle cose migliori per i bimbi che nascono. A lei la regina chiede di dare inizio alle danze, quindi si svolge il pas de six delle fate, composto da un adagio (danzato da tutte), le variazioni solistiche di ciascuna e la coda (danzata da tutte).
Il clima di festa è interrotto dall’arrivo della malvagia fata Carabosse su di una carrozza trainata da quattro grossi topi. Carabosse è furibonda perché Catalabutte ha dimenticato di invitarla alla festa, perciò il suo dono per la principessina è un topo dentro una gabbia d’oro e una maledizione: quando compirà sedici anni si pungerà un dito e morirà. A nulla valgono l’intercessione delle altre fate e la preghiera della regina, Carabosse è risoluta e al suo dono maledetto fa seguire una danza infernale eseguita dai suoi paggi e dai topi. Nella costernazione generale interviene la Fata dei Lillà, che tranquillizza tutti e come suo dono alla piccola offre l’assicurazione che la puntura non ne causerà la morte, ma solo un sonno profondo dal quale si sveglierà grazie al bacio di un principe. Carabosse se ne va, sdegnata da questo intervento, e le fate delle virtù circondano la culla per proteggere la piccola principessa.
Primo atto
I giardini del castello del re Florestano
Sono passati sedici anni dalla nascita di Aurora e nei giardini del castello si preparano i festeggiamenti per il suo compleanno. Catalabutte, ricordando la profezia di Carabosse, sequestra gli aghi a un gruppo di donne che stanno ricamando al telaio, ricordando loro che il re ha proibito l’uso di aghi, fusi e ogni oggetto appuntito. Poi annuncia l’ingresso del re e della regina e dà inizio ai festeggiamenti con un gran valzer danzato dai giovani del paese. Si presentano poi quattro principi, provenienti ciascuno da un diverso continente, che intendono chiedere la mano della principessa. I principi danzano un pas d’action offrendo ad Aurora una rosa ciascuno. La principessa riceve felice gli omaggi floreali e danza un pas de cinq coi principi, conosciuto come adagio della Rosa. Segue la danza delle damigelle e dei paggi e un’altra variazione di Aurora. Arriva improvvisamente una vecchia che tira fuori un fuso da sotto una gonna. Aurora, incuriosita da quell’oggetto, mai perché il re ne aveva vietato l’uso, lo prende in mano e si punge. È presa da vertigini e barcolla (danse de vertige, ossia danza della vertigine) e alla fine cade a terra come morta. Tutti restano inorriditi e a quel punto la vecchia rivela la sua vera identità: è Carabosse, che esulta per aver ottenuto il suo scopo. Tra la costernazione generale compare la Fata dei Lillà e ricorda a tutti il dono che aveva fatto anni prima, poi addormenta l’intera corte in un magico torpore e racchiude il castello e i suoi abitanti dentro a una fittissima foresta
Secondo atto, primo quadro
Un bosco nei pressi di un fiume
Sono passati ormai cento anni dal giorno del sedicesimo compleanno di Aurora. In un bosco nei pressi di un fiume e non distante dal castello addormentato si è appena svolta una battuta di caccia alla quale ha partecipato il principe Desiré (o Florimondo), che sta intrecciando giochi e danze assieme alle dame e ai cavalieri suoi amici. Si gioca a “mosca cieca” e a gruppi diversi si danza un minuetto, una gavotta e due danze tradizionali russe. Poi tutti si uniscono in una farandola e infine in un’allegra mazurka. Al termine delle danze, i cortigiani si allontanano e Desiré resta solo. Mentre si aggira pensieroso sulle sponde del fiume, gli appare una barca con sopra la Fata dei Lillà. La fata scende dall’imbarcazione e danza un pas de deux col principe, il quale poi le confida di essere alla ricerca di un amore sincero che gli dia felicità. Allora la fata agita la sua bacchetta magica e appare l’immagine di Aurora addormentata. Desiré ne resta estasiato e danza un pas d’action attorno a quella splendida visione, poi l’immagine scompare e la Fata dei Lillà lo invita a salire sulla sua barca per condurlo nel castello incantato di Aurora.
Secondo atto, secondo quadro
L’interno del castello del re Florestano, dove tutto è immobile
Desiré giunge al castello, dove tutto è pietrificato dal sonno. Compare Carabosse, ma avendo compreso che il suo maleficio sta per essere annientato, subito si ritira sentendosi sconfitta. Il principe si avvicina ad Aurora e la bacia sulla bocca, lei si risveglia insieme a tutta la corte. I due giovani si abbracciano felici e il re e la regina benedicono la loro unione.
Terzo atto
Il salone delle feste nel castello del re Florestano
Nel salone del palazzo sono pronti i festeggiamenti per il matrimonio tra Aurora e Desiré. Le danze si aprono con una polonaise, con la quale gli invitati fanno il loro ingresso nel salone, e subito dopo giungono le quattro fate che rappresentano i doni offerti agli sposi, ossia la Fata dell’Oro, la Fata dell’Argento, la Fata degli Zaffiri e la Fata dei Diamanti, che danzano un pas de quatre. Poi è la volta di alcuni personaggi tratti dalle fiabe di Charles Perrault – l’autore della favola alla quale è ispirato il balletto – e di altri scrittori a lui contemporanei. Si svolgono così i pas de deux del Gatto con gli stivali con la Gatta bianca, dell’Uccellino azzurro con la principessa Florine (dalla fiaba del 1698 di Marie Catherine d’Aulnoy), di Cenerentola col principe Fortuné e di Cappuccetto rosso con il Lupo. Per finire, Pollicino e i suoi fratelli eseguono un pas de caractère con l’orco e l’orchessa
Terminate le danze dei personaggi delle fiabe, gli sposi celebrano il loro amore con un grand pas de deux. Infine tutta la corte danza nell’apoteosi finale, eseguendo dapprima una sarabanda dai passi lenti e misurati e in conclusione una brillante mazurka.
Valeria Morselli
La danza e la sua storia
Dino Audino editore 2018
L’interno del castello del re Florestano
Nel castello del re Florestano XIV si preparano i festeggiamenti per il battesimo della principessa Aurora. Il maestro delle cerimonie Catalabutte introduce il re, la regina e gli invitati e dà inizio alla festa. Arriva la Fata dei Lillà accompagnata dalle fate delle Virtù: Fata Candida (la bellezza), Fata Fior di farina (la delicatezza), Fata delle briciole sparse (la prosperità), Fata Canarino (il canto), Fata Violante (il temperamento). Le virtù che esse rappresentano saranno i doni che faranno alla neonata come buon auspicio. Tra le fate il ruolo principale è detenuto dalla Fata dei Lillà, perché in Russia i fiori di lillà rappresentano l’augurio delle cose migliori per i bimbi che nascono. A lei la regina chiede di dare inizio alle danze, quindi si svolge il pas de six delle fate, composto da un adagio (danzato da tutte), le variazioni solistiche di ciascuna e la coda (danzata da tutte).
Il clima di festa è interrotto dall’arrivo della malvagia fata Carabosse su di una carrozza trainata da quattro grossi topi. Carabosse è furibonda perché Catalabutte ha dimenticato di invitarla alla festa, perciò il suo dono per la principessina è un topo dentro una gabbia d’oro e una maledizione: quando compirà sedici anni si pungerà un dito e morirà. A nulla valgono l’intercessione delle altre fate e la preghiera della regina, Carabosse è risoluta e al suo dono maledetto fa seguire una danza infernale eseguita dai suoi paggi e dai topi. Nella costernazione generale interviene la Fata dei Lillà, che tranquillizza tutti e come suo dono alla piccola offre l’assicurazione che la puntura non ne causerà la morte, ma solo un sonno profondo dal quale si sveglierà grazie al bacio di un principe. Carabosse se ne va, sdegnata da questo intervento, e le fate delle virtù circondano la culla per proteggere la piccola principessa.
Primo atto
I giardini del castello del re Florestano
Sono passati sedici anni dalla nascita di Aurora e nei giardini del castello si preparano i festeggiamenti per il suo compleanno. Catalabutte, ricordando la profezia di Carabosse, sequestra gli aghi a un gruppo di donne che stanno ricamando al telaio, ricordando loro che il re ha proibito l’uso di aghi, fusi e ogni oggetto appuntito. Poi annuncia l’ingresso del re e della regina e dà inizio ai festeggiamenti con un gran valzer danzato dai giovani del paese. Si presentano poi quattro principi, provenienti ciascuno da un diverso continente, che intendono chiedere la mano della principessa. I principi danzano un pas d’action offrendo ad Aurora una rosa ciascuno. La principessa riceve felice gli omaggi floreali e danza un pas de cinq coi principi, conosciuto come adagio della Rosa. Segue la danza delle damigelle e dei paggi e un’altra variazione di Aurora. Arriva improvvisamente una vecchia che tira fuori un fuso da sotto una gonna. Aurora, incuriosita da quell’oggetto, mai perché il re ne aveva vietato l’uso, lo prende in mano e si punge. È presa da vertigini e barcolla (danse de vertige, ossia danza della vertigine) e alla fine cade a terra come morta. Tutti restano inorriditi e a quel punto la vecchia rivela la sua vera identità: è Carabosse, che esulta per aver ottenuto il suo scopo. Tra la costernazione generale compare la Fata dei Lillà e ricorda a tutti il dono che aveva fatto anni prima, poi addormenta l’intera corte in un magico torpore e racchiude il castello e i suoi abitanti dentro a una fittissima foresta
Secondo atto, primo quadro
Un bosco nei pressi di un fiume
Sono passati ormai cento anni dal giorno del sedicesimo compleanno di Aurora. In un bosco nei pressi di un fiume e non distante dal castello addormentato si è appena svolta una battuta di caccia alla quale ha partecipato il principe Desiré (o Florimondo), che sta intrecciando giochi e danze assieme alle dame e ai cavalieri suoi amici. Si gioca a “mosca cieca” e a gruppi diversi si danza un minuetto, una gavotta e due danze tradizionali russe. Poi tutti si uniscono in una farandola e infine in un’allegra mazurka. Al termine delle danze, i cortigiani si allontanano e Desiré resta solo. Mentre si aggira pensieroso sulle sponde del fiume, gli appare una barca con sopra la Fata dei Lillà. La fata scende dall’imbarcazione e danza un pas de deux col principe, il quale poi le confida di essere alla ricerca di un amore sincero che gli dia felicità. Allora la fata agita la sua bacchetta magica e appare l’immagine di Aurora addormentata. Desiré ne resta estasiato e danza un pas d’action attorno a quella splendida visione, poi l’immagine scompare e la Fata dei Lillà lo invita a salire sulla sua barca per condurlo nel castello incantato di Aurora.
Secondo atto, secondo quadro
L’interno del castello del re Florestano, dove tutto è immobile
Desiré giunge al castello, dove tutto è pietrificato dal sonno. Compare Carabosse, ma avendo compreso che il suo maleficio sta per essere annientato, subito si ritira sentendosi sconfitta. Il principe si avvicina ad Aurora e la bacia sulla bocca, lei si risveglia insieme a tutta la corte. I due giovani si abbracciano felici e il re e la regina benedicono la loro unione.
Terzo atto
Il salone delle feste nel castello del re Florestano
Nel salone del palazzo sono pronti i festeggiamenti per il matrimonio tra Aurora e Desiré. Le danze si aprono con una polonaise, con la quale gli invitati fanno il loro ingresso nel salone, e subito dopo giungono le quattro fate che rappresentano i doni offerti agli sposi, ossia la Fata dell’Oro, la Fata dell’Argento, la Fata degli Zaffiri e la Fata dei Diamanti, che danzano un pas de quatre. Poi è la volta di alcuni personaggi tratti dalle fiabe di Charles Perrault – l’autore della favola alla quale è ispirato il balletto – e di altri scrittori a lui contemporanei. Si svolgono così i pas de deux del Gatto con gli stivali con la Gatta bianca, dell’Uccellino azzurro con la principessa Florine (dalla fiaba del 1698 di Marie Catherine d’Aulnoy), di Cenerentola col principe Fortuné e di Cappuccetto rosso con il Lupo. Per finire, Pollicino e i suoi fratelli eseguono un pas de caractère con l’orco e l’orchessa
Terminate le danze dei personaggi delle fiabe, gli sposi celebrano il loro amore con un grand pas de deux. Infine tutta la corte danza nell’apoteosi finale, eseguendo dapprima una sarabanda dai passi lenti e misurati e in conclusione una brillante mazurka.
Valeria Morselli
La danza e la sua storia
Dino Audino editore 2018
GALLERY
APPROFONDIMENTO
(...) Il balletto La Bella addormentata, con coreografia di Marius Petipa e musica di Petr Ilič Čajkovskij, fu rappresentato per la prima volta al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo il 15 gennaio 1890. Il ruolo della protagonista venne creato dalla stella italiana Carlotta Brianza, affiancata dall'ormai maturo ballerino russo Pavel Gerdt nei panni del Principe. Nel cast spiccavano anche Marie Petipa, la figlia del coreografo, come Fata dei Lillà, ed Enrico Cecchetti, che apparve tanto come Carabosse quanto come l'Uccello Azzurro - due ruoli contrastanti che gli permettevano di fare sfoggio dei suoi talenti di mimo e danzatore classico. Il balletto riscosse immediatamente un grande successo di pubblico e divenne il favorito di grandi personaggi quali Sergej Djagilev, Aleksandr Benois e Léon Bakst. Le reazioni dei critici, tuttavia, non furono molto entusiastiche. Alle loro voci si uni quella dello zar, il cui solo, freddo commento fu: «Molto carino». È possibile che questi non avesse apprezzato la ricca tavolozza di metafore che gli autori avevano così abilmente creato, o che si fosse irritato per i numerosi riferimenti satirici alla sua corte.
L'idea originale di tradurre in balletto la favola di Charles Perrault va attribuita a Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij, un diplomatico che occupò il posto di direttore dei Teatri Imperiali russi dal 1881 al 1899. Vsevoložskij aveva un profondo interesse per la cultura francese e una passione quasi ossessiva per il periodo di Luigi XIV. La scelta del racconto non fu quindi casuale, anche perché si trattava della favola più "aristocratica" di Perrault - tutti i personaggi sono di alto rango, incluse le fate che, come tali, so no superiori ai comuni mortali - e ben si addiceva a celebrare lo splendore della corte zarista in un momento in cui ogni forma di propaganda era particolarmente necessaria, dato lo scontento politico e sociale in cui versava l'Impero russo. Il progetto di Vsevoložskij rappresentò una sfida sia per Marius Petipa sia per Čajkovskij. Il coreografo francese e il grande compositore avrebbero potuto semplicemente adattare poche pièces d'occasion a una trama piuttosto piatta che non offriva molti sviluppi drammatici. Entrambi optarono invece per un complesso progetto di analisi dei simboli che permeano il racconto, per creare a loro volta un lavoro impostato su un geniale sistema di segni e allegorie. Ed è proprio questo gioco intrigante e intricato di significati e riferimenti che sta alla base del successo del balletto, offrendo a quanti vi si avvicinino un testo vivo e sempre cangiante, ricco di innumerevoli possibilità interpretative. Il pubblico di oggi non fa molta attenzione ai nomi dei personaggi del balletto, ma questi sono una chiave essenziale per comprendere i codici semantici, coreografici o meno, della Bella addormentata. Si guardi, ad esempio, alle fate che appaiono nel prologo, prima è Candide, o "candida", che dona purezza. La natura del suo regalo è resa di un gesto mimico tradizionale nel quale ciascuna mano carezza dolcemente l'avambraccio opposto con moto discendente dal gomito verso la punta delle dita. Coulante o Fleur de Farine, letteralmente "scorrente" o "fior di farina", è il nome originale della seconda fata, che dona la grazia del danzare. Secondo alcune fonti, questo dono è rappresentato dalla fluidità di movimento implicita nel nome Coulante o nell'essenza eterea che si riferisce al nome Fleur de Farine - che, se applicato ai principi di alcune scuole alchemiche, rappresenta la quintessenza della materia solida. Altre fonti, tuttavia, riportano che fleur de farine era il nome comune di un fiore bianco selvatico con un gambo a spirale che, secondo le antiche tradizioni, aveva il potere di far ballare le persone. Non è quindi casuale che la coreografia di questa variazione segua una serie di movimenti semicircolari in cui teoricamente viene riprodotta la spirale del gambo. I terzo dono è quello della fertilità - molto importante per una principessa - è quello della fata Miettes qui tombent, letteralmente "briciole che cadono". Il nome deriva da un'antica tradizione russa secondo la quale lo spargere le briciole di pane sulla culla di una bambina era augurio per una futura, felice maternità. Il tema musicale della variazione è un pizzicato dei violini, a cui corrisponde il movimento stilizzato delle mani come se stessero spargendo gentilmente le briciole di pane. Il dono del canto e della risata è espresso attraverso movimenti vivaci e veloci delle mani davanti alla bocca della ballerina, nella quarta variazione, quella della fata Canari qui chante, o "canarino che canta". Questa è la più breve e la più veloce delle sei variazioni, seguita dalla ben conosciuta "variazione delle dita" eseguita dalla fata Violente, o "impetuosa". Il suo dono è quello del temperamento regale e dell'attitudine al comando. Il gesto mimico che caratterizza l'assolo ha origini curiose. Sembra infatti che Petipa, affascinato dalla luce elettrica, da poco installata al Teatro Mariinskij, avesse deciso di evocare la creazione della scintilla elettrica causata dall'interazione del polo negativo e di quello positivo con l'azione delle dita puntate in sei direzioni diverse, per dare l'idea di un temperamento "scintillante". L'ultima madrina è la Fata dei Lillà, così chiamata dal fiore che in Russia simbolizza la "saggezza". Storicamente questa rimane la variazione più dibattuta, dal momento che sembra non fosse intesa per la Fata dei Lillà, ruolo concepito come prevalentemente mimico. Nonostante numerose ricerche non siano riuscite a far luce definitiva su questo assolo, rimane pur certo che fin dalla prima rappresentazione la variazione rimane l'unica senza un movimento mimico di "benedizione" verso la culla - eseguito con le due braccia stese in avanti e particolarmente evidente nelle prime variazioni. Questo è un elemento importante all'interno della struttura drammaturgica del balletto, perché indica che la sesta madrina non concede il suo dono e quindi è in grado di cambiare la maledizione di Carabosse, più avanti nel Prologo. Nel balletto, la principessa senza nome di Perrault, viene chiamata Aurora, un nome importante perché si riferisce chiaramente alle origini del personaggio. Il racconto del la principessa dormiente può essere paragonato, nella mitologia greca, a quello di Persefone che ritorna dall'oltretomba a primavera, così come in molte altre leggende popolari il dormire e il risvegliarsi vengono spesso associati al ciclo delle stagioni. Aurora, perciò, può essere vista come il simbolo della primavera e del sole che sorge con la sua forza vitale. Come tale, essa "splende" sui quattro punti cardinali della terra, rappresentati dai suoi quattro corteggiatori nell'"Adagio della Rosa". Di conseguenza il suo amato diviene il principe Désiré, o "desiderato", essendo questi la personificazione del desiderio umano di uscire dall'inverno e dall'oscurità. Il solo personaggio che sembra non avere un nome descrittivo è quello della fata cattiva Carabosse, sebbene in francese bosse significhi gobba. Questo personaggio è uno dei più complessi dell'intero balletto e merita speciale attenzione. Pensato come ruolo mimico, fu creato dal celebre ballerino italiano Enrico Cecchetti, che lo interpretava en travesti, secondo i principi di quella tradizione coreografica ottocentesca che prescriveva interpreti maschili per ruoli femminili di natura comica, volgare o grottesca. Nel contesto della Bella addormentata, tuttavia, l'elemento en travesti è particolar mente significativo. Carabosse è la settima fata - un altro elemento importante, dato il simbolismo magico da sempre legato al numero sette - ma non è una fata come le altre. Quando viene interpretato da un uomo, come da copione originale, questo personaggio acquista un'aura di terrificante potere sovrannaturale, simile a quello di alcuni sciamani che assumono, nel trucco e nei costumi, le caratteristiche di entrambi i sessi. Per questo Carabosse è molto di più della controparte negativa della Fata dei Lilla. Se Aurora è la primavera e la luce del sole, Carabosse è l'inverno e la notte. Nonostante la sua natura magica, è un personaggio terreno, che incarna il destino ineluttabile di cui ognuno ha paura. E, in questo senso, può anche rappresentare quello scontento politico che minacciava, all'epoca della "prima" del balletto, la serenità, reale o immaginaria che sia, dello Stato zarista. I nomi non sono comunque gli unici elementi simbolici nella Bella addormentata. Nel creare la coreografia Marius Petipa, uomo di ampia cultura e incredibile senso teatrale, sparse qua e là allusioni di diversa natura che mostrano tanto il suo genio meticoloso quanto la sua satira raffinata. Ovviamente, non tutte queste allusioni hanno superato la prova del tempo, essendo riferite a personaggi e situazioni della corte zarista. Alcune fonti riportano che il maestro di cerimonie Catalabutte era la caricatura coreografica di un ben noto membro della corte. E, nelle note redatte dal maître répétiteur di Petipa, Nikolaj Sergeev, si trova che Petipa chiedeva che nelle danze del secondo atto le duchesse fossero ritratte come nobili e altezzose, le baronesse presuntuose e arroganti, le contesse civettuole e spiritose e le marchese maligne (Petipa stesso scrisse che quest'ultime erano "diaboliche"). Altre allegorie e metafore sono sopravvissute - nonostante numerose riprese e varie versioni coreografiche - e consistono, fra l'altro, di precisi riferimenti al periodo storico in cui si svolge l'azione. Un esempio si può trovare nei movimenti delle braccia di Aurora nell'assolo del primo atto, che dovrebbe riprodurre gli stessi eseguiti in un minuetto barocco - un particolare spesso frainteso e omesso dalle interpreti contemporanee. Un altro esempio lo si trova nella scena della "visione" del secondo atto, dove il disegno geometrico creato dai movimenti delle ninfe - linee parallele, diagonali, e un raggruppamento circolare intorno alla Fata dei Lillà nel finale - riproduce la struttura di un tipico labirinto dei giardini reali del XVII e del XVIII secolo. Il languido inseguimento di Désiré e Aurora diviene pertanto uno di quei tipici giochi amorosi della corte di Versailles, dove gli innamorati si "perdevano" nei labirinti di verzura come Désiré si perde nella sua "visione". Altre simbologie allegoriche si trovano nel divertissement dell'ultimo atto. I personaggi di varie favole francesi celebrano il matrimonio di Aurora e Désiré come per riconoscere la supremazia della Bella addormentata sulle altre favole. In realtà i personaggi fantastici porgono omaggio al regime zarista rappresentato dalla principessa Aurora che esegue, nella variazione del "passo a due” movimenti liberamente ispirati da danze tradizionali russe - e pertanto incarna una Santa Madre Russia salvata dal malvagio complotto di Carabosse. Meno politicizzata, ma egualmente interessante, è l'allegoria che permea quello che nella versione Nureyev diviene il "passo a cinque” delle Pietre Preziose, e che, originalmente, era un "passo a quattro" per delle fate associate ai poteri di pietre e metalli preziosi. Secondo Petipa, che sembra avesse interessi di carattere esoterico e alchemico, la Fata dell'Oro doveva rappresentare la ricchezza spirituale, la Fata dell'Argento evocava l'allegria che deriva dal "tintinnare delle monete d'argento", la Fata degli Zaffiri rappresentava "le cinque sfaccettature" di questa pietra usata negli incantesimi per la buona sorte, mentre, infine la Fata dei Diamanti simboleggiava, come la pietra stessa, l'amore eterno. Se considerata dal punto di vista della sua struttura drammatica e della sua costruzione coreografica, La Bella addormentata può essere vista come il compendio del balletto del XIX secolo. Questo è particolarmente evidente nel caso di soluzioni te coreografiche e narrative, le cui origini possono essere rintracciate in tradizioni teatrali e ballettistiche precedenti. La danse vertige, o "danza della vertigine", eseguita da Aurora alla fine del primo atto, è chiaramente un adattamento delle varie scènes de folie o "scene di pazzia", in opere e balletti romantici, come Giselle. L'intera scena della visione richiama poi il tipico "atto bianco" che si trova nei balletti di quel periodo. Aurora assume qui brevemente l'aspetto di una proiezione soprannaturale dei sogni umani e, come tale, non può essere abbracciata o toccata da un mortale, allo stesso modo della protagonista della Sylphide o del fantasma in Giselle. Il divertissement nel terzo atto è, invece, una versione estesa e rielaborata dei divertissements dei balletti francesi, italiani e russi dei primi anni della seconda metà del secolo. (...) Giannandrea Poesio La Bella di Nureyev: tradizione e rinnovamento dal libretto di sala de "La Bella addormentata", Teatro alla Scala, stagione 2006-2007 CURIOSITA'
(...) Quando è arrivato il momento di decidere il casting per il nuovo balletto, la direzione ha inizialmente lottato per trovare una ballerina per creare il ruolo della Principessa Aurora. Virigina Zucchi non si esibiva più ai Teatri Imperiali e il compito di Petipa e Vsevolozhsky era trovare una ballerina che potesse competere con la “Divina Virginia”. Per fortuna trovarono quella stessa artista in un altra italiana: la giovane Carlotta Brianza, nata a Milano nel 1867 e formata alla Scuola della Scala. Brianza aveva ballato in Excelsior ai Giardini di Livadia e aveva continuato a godere di un incarico di successo a Mosca, in cui aveva ballato nella messa in scena moscovita di Roxana, la bellezza del Montenegro. In occasione del suo "passo d'addio" a Mosca, ha ottenuto un ottimo successo nei panni di Marguerite in un revival del Faust di Jules Perrot (ribattezzato I sette peccati capitali dal maestro di ballo del Bolshoi). Arrivò a San Pietroburgo una settimana dopo la sua ultima esibizione a Mosca e il 27 febbraio ottenne un contratto con il Teatro Imperiale [O.S. 15 febbraio] 1889 e fece il suo debutto a San Pietroburgo in The Haarlem Tulip dove, come registrato da Sergey Khudekov, creò un furore con ampi jetés en tournant e anche la prima italiana a incorporare elementi dello stile russo. Brianza è stata scelta per il ruolo di Aurora e in seguto sarà una delle tre ballerine italiane a creare i ruoli principali in tutti e tre i balletti di Ciajkovskij, messi in scena da Petipa e Lev Ivanov.
Čajkovskij potrebbe essere stato consultato sulla scelta della Brianza e se lo è stato, sembra averla approvata. Certamente era interessato al casting e ha persino dato un suggerimento per il casting a Petipa quando, durante una prova, ha suggerito a Maria Anderson, che aveva visto nel ruolo di Cupido in La vestale, di creare il ruolo del gatto bianco. Nel ruolo del principe Désiré è stato scelto Pavel Gerdt, che all'epoca aveva 45 anni e Varvara Nikitina è stata scelta per il ruolo di ballerina secondaria della principessa Florine. Enrico Cecchetti creò due ruoli: Carabosse e l'Uccellino azzurro, che, cosa insolita per un uomo dell'epoca, gli diede l'opportunità di mostrare il suo talento di mimo e ballerino classico. Per il ruolo di Carabosse ha creato un lungo passaggio nel Prologo mimico mentre la Fata Malvagia maledice la piccola principessa. Sebbene il ruolo di Prima Ballerina sia la Principessa Aurora, il ruolo più interessante creato per La bella addormentata nel bosco è probabilmente il ruolo della Fata Lillà, che è stato originato da Marie Petipa ed è il suo ruolo più famoso. Il ruolo in sé è culturalmente significativo e sembra aggiungere ulteriormente acqua al mulino Franco-Russo di Vsevolozhsky fornito dal balletto. Ad esempio, il suo nome deriva da un'antica credenza russa secondo cui il fiore lilla è un simbolo di saggezza, motivo per cui è conosciuta come la Fata della Saggezza, perché è associata al fiore lilla e perché nel secondo atto, lei appare vestita da Atena, la dea greca della saggezza. Tuttavia, si dice che Marie abbia limitato ciò che suo padre poteva fare con il ruolo poiché era più una ballerina di carattere che una ballerina classica. La variazione per lei annotata nella Collezione Sergeyev è priva di tecnica virtuosa. Ci sono state anche idee sbagliate su come è stato creato il ruolo della Fata Lillà per Marie. In occidente, l'unica sua fotografia nel ruolo disponibile era quella in cui è in costume per il secondo atto e indossa scarpe col tacco anziché scarpe da punta. Ciò ha indotto molti a pensare che il ruolo della Fata Lillà fosse originariamente un ruolo puramente mimato, ma era sia un ruolo di danza che un ruolo mimato. C'è anche un famigerato mito dell'Unione Sovietica che dice che Marie non ha ballato nel Grand Pas de six del Prologo. Tuttavia, non ci sono prove che dimostrino che non ballasse, ma piuttosto prove che dimostrino che ballasse (la foto del Prologo mostrata sotto mostra chiaramente che indossa un tutù e scarpe da punta). Il mito dice anche che indossasse un solo costume per il ruolo, ma come dimostrano le prove (tra i quali ci sono tre disegni sopravvissuti per ogni atto), indossava tre costumi. The Marius Petipa Society Petipa's Ballets https://petipasociety.com/ BALLETTI CORRELATI
La Belle au Bois dormant Jean-Pierre Aumer (1829)
La bella addormentata nel bosco Giorgio Saracco da Marius Petipa (1896) La Belle au Bois dormant Alexandre Gorsky (1899) La Belle au Bois dormant Alexandre Gorsky (1914) The Sleeping Beauty Ivan Clustine (1916) Le Mariage de la Belle au bois dormant Nicolas Sergéev e Bronislava NiJinska (1921) The Sleeping Princess (1921) Aurora's Wedding (1922) La Belle au Bois dormant Fedor Lopukhov (1922) Le Mariage de la Belle au bois dormant (1922) La Belle au Bois dormant Vassili Tikhomirov (1924) La Belle au Bois dormant Assaf Messerer (1936) The Sleeping Princess Nicolas Sergéev (1939) Aurora’s Wedding Nikolai Sergeyev e Mona Inglesby (1944) The Sleeping Beauty Nikolai Sergeyev (1946) The Sleeping Beauty Nicholas Beriozoff (1957) La Belle au Bois dormant Bronislava Nijinska e Robert Helpmann (1960) La Belle au Bois dormant Youri Nikolaïevitch Grigorovich (1963) La bella addormentata nel bosco Rudolf Nureyev (1966) The Sleeping Beauty Kenneth McMillan (1967) The Sleeping Beauty Peter Wright (1968) Ni fleurs ni couronnes Maurice Béjart (1971) The Sleeping Beauty Kenneth MacMillan (1973) The Sleeping Beauty Ninette De Valois (1977) The Sleeping Beauty Anthony Dowell (1994) La Belle au Bois dormant Mats Ek (1996) The Sleeping Beauty Natalia Makarova (2003) |
NELLO STESSO ANNO...
L' Etoile de Grenade (Marius Petipa) La presa di Missolungi (Antonio Cortesi) Le Jugement de Paris (Jules Perrot) Il profeta (Le prophète) (Giuseppe Rota) Armida (Jules Perrot) Markitenka (Jules Perrot da Arthur Saint-Léon) La giocoliera (Pasquale Borri) Les Quatre Saisons (divertissement per Les Vèpres Sicilliennes di Verdi) (Lucien Petipa) Shakespeare ovvero Il sogno di una notte di mezza estate (Giovanni Casati) Il giuocatore (Giuseppe Rota) Vert Vert (Joseph Mazilier) |