Serge Lifar
Suite en blanc
19-06-1943 - Zurigo, Opernhaus
23-07-1943 - Parigi, Théâtre de l’Opéra
23-07-1943 - Parigi, Théâtre de l’Opéra
Balletto in un atto e otto quadri
Coreografia: Serge Lifar
Musica: Édouard Lalo (estratti da Namouna)
Direttore d'Orchestra: Louis Fourestier
Libretto:
Scene: André Dignimont
costumi: Maurice Moulène
CAST (Zurigo)
La Flûte: Yvette Chauviré
La Sérénade:
La Cigarette: Solange Schwarz
La Mazurka: Serge Lifar
Micheline Bardin, Marianne Ivanoff, Paulette Dynalix, Serge Peretti, Roger Fenonjois, Roger Ritz
CAST (Parigi)
La Flûte: Yvette Chauviré
La Sérénade: Lycette Darsonval
La Cigarette: Solange Schwarz
La Mazurka: Serge Lifar
Micheline Bardin, Marianne Ivanoff, Paulette Dynalix, Roger Fenonjois, Roger Ritz, Jacques Milliand, Roland Petit, Martial Sauvageot, Pierre Duprez, Jeanmaire, Madeleine Lafon, Jacqueline Moreau, Claude Naud
(da verificare: Léone Mail, Denise Bourgeois, Decarli, Ponti)
Ballet de l'Opéra de Paris
Coreografia: Serge Lifar
Musica: Édouard Lalo (estratti da Namouna)
Direttore d'Orchestra: Louis Fourestier
Libretto:
Scene: André Dignimont
costumi: Maurice Moulène
CAST (Zurigo)
La Flûte: Yvette Chauviré
La Sérénade:
La Cigarette: Solange Schwarz
La Mazurka: Serge Lifar
Micheline Bardin, Marianne Ivanoff, Paulette Dynalix, Serge Peretti, Roger Fenonjois, Roger Ritz
CAST (Parigi)
La Flûte: Yvette Chauviré
La Sérénade: Lycette Darsonval
La Cigarette: Solange Schwarz
La Mazurka: Serge Lifar
Micheline Bardin, Marianne Ivanoff, Paulette Dynalix, Roger Fenonjois, Roger Ritz, Jacques Milliand, Roland Petit, Martial Sauvageot, Pierre Duprez, Jeanmaire, Madeleine Lafon, Jacqueline Moreau, Claude Naud
(da verificare: Léone Mail, Denise Bourgeois, Decarli, Ponti)
Ballet de l'Opéra de Paris
TRAMA
Il sipario si apre con tutti i ballerini disposti sul palco. Tre ballerine eseguono il trio de “ La Sieste ”. Due ballerini e una solista eseguono quindi il pas de trois “Thème varié”. Una solista, accompagnata da otto ballerini che si tengono per mano, si distingue poi nella “Serenade”. Poi arriva un pas de cinq pensato per una ballerina e quattro ballerini. Poi arriva la variazione delicata e sensuale de “La Cigarette”. Un solista maschile esegue a sua volta un'elegante “Mazurka”, seguita da un graziosissimo “Adage” in duetto e da un vivace “Flûte” destinato a una solista dotata d'eccellente tecnica. Tutti i ballerini si riuniscono poi sul palco per il finale, impreziosito da una sontuosa diagonale di coupes-jeté per i ragazzi e di trentadue fouettés per una delle soliste.
Gli interpreti eseguono quindi variazioni, pas de trois, pas de cinq e adagi. Un'opera del più bell' estetismo dedicata alla purezza della gestualità. Un susseguirsi di visioni belle e raffinate, una successione di composizioni tanto delicate quanto virtuose.
https://www.resmusica.com/2009/02/28/luvre-heritiere-de-lesthetique-neoclassique/
Gli interpreti eseguono quindi variazioni, pas de trois, pas de cinq e adagi. Un'opera del più bell' estetismo dedicata alla purezza della gestualità. Un susseguirsi di visioni belle e raffinate, una successione di composizioni tanto delicate quanto virtuose.
https://www.resmusica.com/2009/02/28/luvre-heritiere-de-lesthetique-neoclassique/
GALLERY
APPROFONDIMENTO
Creato nel 1943 da Serge Lifar al Palais Garnier per la compagnia dell’Opéra di Parigi, di cui egli era allora coreografo, maître de ballet e danzatore, Suite en Blanc è un balletto in un atto unico composto da dieci sequenze o studi coreografici così ripartiti:
Ouverture La Sieste (tre danzatrici) Thème varié (pas de trois) Sérénade (variazione per una danzatrice) Presto (pas de cinq) La Cigarette (variazione per una danzatrice) Mazurka (variazione per un danzatore) Adage (pas de deux) La Flûte (variazione per una danzatrice) Fête foraine (finale) Nel 1954, in Le livre de la danse, Lifar scrisse: "Sylvia, Le Chevalier et la Damoiselle, Joan de Zarissa, Istar… Una pausa era necessaria, o almeno un bilancio, un compendio, una revisione delle mie acquisizioni plastiche, ed è quel che ho cercato di fare nel 1943, con Suite en Blanc […] Questo balletto è una vera e propria parata tecnica, un bilancio dell’evoluzione della danza accademica nel corso degli ultimi anni, un conto da pagare presentato al futuro da parte del coreografo di oggi. […] Nel comporre Suite en Blanc, mi sono concentrato esclusivamente sulla danza pura, indipendentemente da ogni sorta di considerazione; ho voluto creare delle belle visioni, visioni che non hanno nulla di artificiale, di cerebrale. Ne è risultata una successione di piccoli veri e propri studi tecnici, di frammenti coreografici indipendenti gli uni dagli altri, uniti tra loro da uno stesso stile neo-classico.” Privo di ogni linea d’azione, di libretto e di scenario, si tratta dunque di un’opera di “danza pura”, un’antologia di pas d’école neoclassici destinata a mettere in valore le qualità tecniche del corpo di ballo e delle étoile, verso cui Lifar nutriva una grande passione. Il quadro iniziale vede i solisti e il corpo di ballo al completo disposti in scena, immobili, su tre piani differenti – palcoscenico, praticabile e due scale laterali che conducono alla scena rialzata, per l’appunto – in pose plastiche tipicamente lifariane: vi si ritrova sin da subito la posa in tendu alla seconda col piede di terra sensibilmente en-dedans per permettere lo sfiancamento al limite della rottura di equilibrio, con le braccia arrotondate, l’una piegata sulla testa, l’altra alla seconda démi-hauteur. Si potrebbe così parlare d’ispirazione manierista, piuttosto che puramente classica o neo-classica, per utilizzare la terminologia abitualmente impiegata dagli storici dell’Arte, che porterebbe conseguentemente a un’indagine sull’utilizzo dell’espressione “neo-classico”, necessitante uno spazio di riflessione maggiore rispetto a quello presente. Al pas de marche le disposizioni si sciolgono, i gruppi escono di scena per dare spazio alla danza nelle forme stabilite. Il primo studio coreografico, La Sieste, è interpretato da tre danzatrici in tutù romantico che si muovono sulla scena dolcemente e in maniera assai misurata. Il Thème varié è un pas de trois in cui una danzatrice viene accompagnata da due cavalieri, i quali a turno alternano momenti di partnering ad assoli, in cui compiono jetés entrelacés e entrechats. La Sérénade e il Presto sono due variazioni per soliste, la seconda può essere definita come un esercizio di stile sulle batterie, in dialogo diretto con quattro danzatori che interagiscono a loro volta. Seguono altre due celebri variazioni, spesso interpretate al Concours annuel de promotion interne dell’Opéra, esame necessario ai ballerini della compagnia per salire di grado nella gerarchia del corpo di ballo: La Cigarette, di cui si parlerà in seguito, e La Mazurka, variazione per un danzatore piena di virtuosismi. Nell’Adage il danzatore (Lifar stesso alla creazione) porta la ballerina in scena sulla spalla, rivolta nella direzione opposta rispetto alla sua, e la posa a terra soltanto dopo una danza d’assieme. Il coreografo, nel creare quest’entrata, riprende la tradizione delle danze di corte del XVII° secolo in cui la danzatrice fa il suo ingresso trasportata da un carro fiorito o da una macchina rappresentante una fontana, o ancora da un’altra costruzione decorativa. Il balletto romantico aveva già ripreso tale usanza nei finali sotto forma di ensembles statici; Lifar al contrario sembra voler rimettere in movimento questi gruppi scultorei. L’ultima variazione, quella de La Flûte è abbracciata dall’intero corpo di ballo, vera e propria ghirlanda coreografica lifariana, impegnato in figure di passi a due, dove vediamo ad esempio le ballerine in semicerchio nella posa di attitude devant, sostenute con una mano sopra alla testa dai danzatori, i quali compiono una promenade attorno alla partner per poi prenderla alla vita e portarla decisamente in avanti con la gamba di terra ora piegata, rompendo l’equilibrio e la linea fino ad allora mantenuti. Giunge infine la Fête foraine, il finale in cui i solisti intrecciano in un crescendo, manèges di jeté à l’italienne, piqués en dehors, chaînés e fouettés. Il dizionario della danza neo-classica lifariana del 1943 presenta così una grande varietà di arabesques: arabesques décalées, arabesques col ginocchio a terra, arabesques portées, arabesques alla seconda, nonché doppi tours en l’air tombés, la sesta e la settima posizione con i loro sviluppi e le loro attitudini e i risultati delle ricerche svoltesi nel corso delle sue classi di adagio (fu infatti Serge Lifar a introdurre all’Opéra di Parigi le lezioni di pas de deux). La musica di Suite en Blanc, composta da Édouard Lalo, è estratta dal balletto in due atti e tre quadri Namouna, il cui libretto apparteneva in origine a Charles Nuittier e a Lucien Petipa. Il balletto, la cui storia rocambolesca di pirati e di schiavi si ispirava a Namouna, lungo poema di Alfred de Musset, e alle Memorie di Casanova, fu dapprima ripreso da Louis Mérante nel 1882 per l’Opéra di Parigi e in seguito da Léo Staats, che lo ridusse ad un semplice divertissement per una tournée a Firenze della compagnia. Serge Lifar, che avrebbe potuto ricostruire la versione di Mérante attraverso la trasmissione di numerosi danzatori, tra cui la grande Carlotta Zambelli, che, avendone fatto esperienza diretta, ne avevano conservato la tradizione, decise piuttosto di proporre un’opera d’ispirazione differente. Per questo nuovo progetto decise di mantenere la versione semplificata da Staats della ricca partizione di Lalo, che egli considerava una “musica assolutamente coreografica”. Namouna, la protagonista del balletto, in origine danzava un pas de deux con una sigaretta in mano, scena tanto attesa che non mancò di provocare grande scalpore tra il pubblico (ben prima della Carmen di Roland Petit). Nel 1863, a causa di un incidente avvenuto otto mesi prima durante le prove di una ripresa del balletto La Muette de Portici, la ventunenne Emma Livry, giovane interprete romantica, morì in seguito a ustioni provocate dall’incendio del suo tutù. Da allora Namouna, interpretata fra le altre da Rita Sangalli nel 1882, la celebre creatrice del ruolo di Sylvia, andò in scena con una sigaretta spenta, le ballerine del corpo di ballo erano infatti intimorite dalla possibilità che la solista potesse incidentalmente appiccare fuoco al loro costume. Serge Lifar nella sua variazione della “Cigarette” volle ricreare gli effetti delle volute del fumo attraverso i movimenti fluttuanti delle braccia, della testa e del busto della ballerina. Suite en Blanc fu creato inizialmente con un scenografia composta da un praticabile e due scale laterali dietro cui si apriva un giardino alla francese dipinto su fondo blu; dopo la guerra queste scene vennero sostituite con un semplice fondo nero, in contrasto col bianco dei costumi, come previsto dal progetto originale. In principio Serge Lifar voleva infatti intitolare il balletto Noir et Blanc in corrispondenza al linguaggio astratto della coreografia, ma Jaques Rouché, direttore dell’Opéra in quegli anni, premette per Suite en Blanc, desiderando iscrivere il balletto nella linea diretta della grande tradizione del ballet blanc del XX° secolo di cui fanno parte Les Sylphides di Michel Fokine e Suite de danses d’Ivan Clustine, già nel repertorio della compagnia. In occasione della presentazione, da parte del balletto dell'Opéra, proprio di questi due balletti a Zurigo il 19 e 20 Giugno 1943, Lifar volle dare a quella serata il nome di "Suite en Blanc", ripreso poi per il suo balletto. Serge Lifar utilizzò il titolo Noir et Blanc dopo la guerra quando rimontò l’opera per i Nouveaux Ballets de Monte-Carlo; questa versione diede luogo al celebre duello con spada, uno degli ultimi del secolo, tra il coreografo e il marquis de Cuevas, nuovo direttore della compagnia dal 1947, divenuta al suo arrivo International Ballet of the Marquis de Cuevas. Quest’ultimo infatti presentò Noir et Blanc a Parigi nel 1958 al Théâtre des Champs-Elysées, con Nina Vyroubova (La Cigarette, che aveva già interpretato all’Opéra), Serge Golovine (La Mazurka), Rosella Hightower (La Flûte) tra gli altri, malgrado il permesso rifiutato da Serge Lifar, il quale non voleva vedere il suo balletto danzato dalla compagnia che per l’appunto aveva mutato nome. L’episodio dal carattere mediatico del duello portò in seguito notevoli benefici ad entrambe le parti. Sempre nel 1958 il balletto dell’Opéra di Parigi ottenne un successo trionfale in Russia, con Yvette Chauviré, Liane Daydé, Marjorie Tallchief, Michel Renault e Peter Van Dijk fra gli interpreti principali, in occasione degli scambi coreografici tra la capitale francese e Mosca. Oggi Suite en Blanc è nuovamente in cartellone a Parigi ed è curioso notare come certe dinamiche possano in un certo senso riproporsi: si sta parlando infatti, a proposito del balletto, di una probabile entrata in repertorio al Mariinsky di San Pietroburgo. Pier Paolo Gobbo Balletto.net “Questa Suite en blanc che balleremo per la prima volta all'Opera venerdì è una nuova metamorfosi di Namouna .
Namouna, creato nel 1882, era in origine un grande balletto incredibile, di quelli pirateschi come li amavamo alla fine dell'Ottocento, su libretto tratto da Nuitter dalle Memorie di Casanova . La partitura, scritta su ordinazione da Edouard Lalo, non era sempre di ugual valore e, accanto a veri e propri piccoli capolavori musicali, c'erano pagine ben curate. Tutto ciò ha determinato in noi, M.S. Rousseau e me, a ridurre Namouna alla sua espressione più semplice, a trarre da essa una serie di numeri di danza, veri e propri piccoli studi tecnici di scorciatoie coreografiche totalmente indipendenti l'una dall'altra, private di qualsiasi legame d'azione. Namouna diventa così questa Suite en blanc, una vera parata tecnica, un bilancio dell'evoluzione della danza accademica nel corso degli anni, uno stile presentato al futuro dal coreografo di oggi. La danza di balletto ha tre valori: l'emozione esterna, il dinamismo e la plasticità. La danza pura ne ha due: la plasticità e il dinamismo che danno vita, è vero, all'emozione interiore e contenuta. Nel definire Suite en blanc mi sono occupato della danza pura, a prescindere da ogni altra considerazione; Volevo creare bellissime visioni che non avessero nulla di artificiale o cerebrale. È perché è necessario, a volte, fermarsi e fare l'inventario delle nostre acquisizioni tecniche, dei nostri contributi allo studio dove si formano le stelle di domani. Il pieno possesso del passato ci aiuta a creare meglio il futuro e questo tipo di arresto è un vero trampolino di lancio. Quali novità abbiamo apportato all’arsenale della danza accademica? Personalmente, nei miei ultimi balletti, ho trasposto “l'asse” della danza, ne ho modificato i punti di appoggio, ho ricercato un nuovo equilibrio. Avendo constatato quanto la danza tenda alla plasticità, ad un dinamismo più vigoroso, preferendo linee sobrie e chiare agli svolazzi e leziosità del passato, ho inaugurato due nuove posizioni, la sesta e la settima, più virili delle cinque iniziali posizioni. Tutte queste ricerche e tutto quello che ho fatto quest'inverno, all'occasione coreografie su poemi, si ritroveranno nella grande sfilata di Suite en blanc, nostra giustificazione verso le generazioni a venire, alle quali trasmettiamo la fiaccola eterna delle tradizioni accademiche. » Serge Lifar Dalle “Memoires” di Casanova a “Suite en blanc”, Come un incredibile balletto diventa una parata accademica Le Matin, 21 luglio 1943, p. 2 CURIOSITA'
Tutù bianco per le ballerine, boleri bianchi e collant abbinati per i ballerini, il balletto è una golosa patisserie visiva. Durante i revival, gli abiti dei ballerini venivano talvolta modificati: per questo l'opera è conosciuta anche con il nome Noir et blanc, in particolare quando venne portata in scena dalla troupe del Marchese de Cuevas a partire dal 1946.
Un revival segnato da un rocambolesco disaccordo: nel 1958, Lifar e il marchese de Cuevas risolsero con la spada il disaccordo tra loro. Infatti, nel corso di una discussione piuttosto accesa, il marchese (allora 73enne) schiaffeggiò Lifar che pretese un risarcimento per mezzo di un duello a cui assistette una stampa metà stordita e metà divertita! Ufficialmente il disaccordo riguardava la ripresa di Suite en Blanc. In realtà, i due uomini si scontrarono per una relazione galante abilmente mascherata da “disputa artistica”! Per l'aneddoto, il testimone del marchese de Cuevas era… Jean-Marie Le Pen! https://www.resmusica.com/2009/02/28/luvre-heritiere-de-lesthetique-neoclassique/ BALLETTI CORRELATI
Namouna Lucien Petipa (1882)
Suite en blanc Serge Lifar (1943) Riprese: Noir et blanc - Nouveau Ballet de Monte-Carlo (1946) Suite en blanc - Ballet Janine Charrat (1951) Suite en blanc - Ballet de l' Opéra de Paris (1954) Suite en blanc - Ballet van de Nederlandse Opera (1955) Noir et blanc - Grand Ballet du Marquis de Cuevas (1959) Suite en blanc - Het Nederlands Ballet (1959) Suite en blanc - Het Nationale Ballet (1961) Suite en blanc - Grand Ballet du Marquis de Cuevas (1962) Noir et blanc - London Festival Ballet (1966) Suite en blanc - Ballet de l'Opéra National du Rhin (1977) Suite en blanc - Australian Ballet (1981) |
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