Giovanni Galzerani
Il Corsaro
16-08-1826 - Milano, Teatro alla Scala
Azione mimica in cinque atti
Coreografia: Giovanni Galzerani
Musica: compositori vari
Libretto: Giovanni Galzerani (liberamente adattato da "The Corsair" di George Gordon Byron)
Scene: Alessandro Sanquirico
costumi:
CAST
Corrado, capo dei corsari: Nicola Molinari
Medora, di lui sposa: Giuditta Bencini
Gulnara, di lui favorita: Antonietta Pallerini
Seid Pascià: Pietro Trigambi
Golfiero, confidente di Corrado: Girolamo Pallerini
Merania, madre di Medora: Celestina Viganò
Primi Ballerini serii:
Signora Teresa Heberlé - Signora Antonietta Pallerini - Sig. Giovanni Rozier
Primi Ballerini:
Signori Angelo Trabattoni - Pietro Fietta - Federico Ghedini
Signore Adelaide Cesarani - Maria Pompej
Primi Ballerini per le parti serie: Signori Nicola Molinari - Pietro Trigambi
Primi Ballerini per le parti giocose: Signor Antonio Alleva - Signora Celeste Viganò
Primi Ballerini di mezzo carattere: Signori Antonio Bedello - Egidio Priora - Effizio Catte - Giovanni Baranzoni - Andrea Coccia. Signora Luigia Novellau
Altri Ballerini: Signori: Luigi Masini, Leopoldo Pagliaini, Gaetano Sevesi, Francesco Villa. Signore: Ercola Velaschi, Eugenia Braschi
Altri Ballerini per le parti: Signori Carlo Bianciardi - Girolamo Pallerini - Giovanni Goldoni - Antonio Silej - Giacomo Trabattoni
Allievi dell'Imperiale Regia Accademia:
Signore Giuditta Bencini, Angela Besozzi, Francesca Terzani, Giulia Portaluppi, Angela Vaghi, Giuseppa Nolli, Enrichetta Polastri, Amalia Pizzi, Teresa Ardemagni, Maria Quaglia, Anna Gabba, Giuseppa Dubini, Catterina Terzani, Maddalena Tanzi, Giuseppa Romani, Margherita Vignola, Rosalba Braghieri, Rachele Cazzanìga, Virginia Turpini. Signori Antonio Appiani, Tommaso Casati, Giovanni Casati, Giovanni Battista Grillo, Carlo Della Croce.
Imperiale Regia Accademia di Ballo
Coreografia: Giovanni Galzerani
Musica: compositori vari
Libretto: Giovanni Galzerani (liberamente adattato da "The Corsair" di George Gordon Byron)
Scene: Alessandro Sanquirico
costumi:
CAST
Corrado, capo dei corsari: Nicola Molinari
Medora, di lui sposa: Giuditta Bencini
Gulnara, di lui favorita: Antonietta Pallerini
Seid Pascià: Pietro Trigambi
Golfiero, confidente di Corrado: Girolamo Pallerini
Merania, madre di Medora: Celestina Viganò
Primi Ballerini serii:
Signora Teresa Heberlé - Signora Antonietta Pallerini - Sig. Giovanni Rozier
Primi Ballerini:
Signori Angelo Trabattoni - Pietro Fietta - Federico Ghedini
Signore Adelaide Cesarani - Maria Pompej
Primi Ballerini per le parti serie: Signori Nicola Molinari - Pietro Trigambi
Primi Ballerini per le parti giocose: Signor Antonio Alleva - Signora Celeste Viganò
Primi Ballerini di mezzo carattere: Signori Antonio Bedello - Egidio Priora - Effizio Catte - Giovanni Baranzoni - Andrea Coccia. Signora Luigia Novellau
Altri Ballerini: Signori: Luigi Masini, Leopoldo Pagliaini, Gaetano Sevesi, Francesco Villa. Signore: Ercola Velaschi, Eugenia Braschi
Altri Ballerini per le parti: Signori Carlo Bianciardi - Girolamo Pallerini - Giovanni Goldoni - Antonio Silej - Giacomo Trabattoni
Allievi dell'Imperiale Regia Accademia:
Signore Giuditta Bencini, Angela Besozzi, Francesca Terzani, Giulia Portaluppi, Angela Vaghi, Giuseppa Nolli, Enrichetta Polastri, Amalia Pizzi, Teresa Ardemagni, Maria Quaglia, Anna Gabba, Giuseppa Dubini, Catterina Terzani, Maddalena Tanzi, Giuseppa Romani, Margherita Vignola, Rosalba Braghieri, Rachele Cazzanìga, Virginia Turpini. Signori Antonio Appiani, Tommaso Casati, Giovanni Casati, Giovanni Battista Grillo, Carlo Della Croce.
Imperiale Regia Accademia di Ballo
TRAMA
Atto primo. Il ballo si apre con una scena gioiosa animata da danze (Corrado danza la «bellica more sca») in cui si festeggiano le nozze di Corrado e Medora. La festa è interrotta dall’arrivo di un’imbarcazione che reca l’annuncio dell’imminente attacco di Seid Pascià determinato a sterminare i pirati. Corrado e i pirati partono.
Atto secondo. La scena si svolge nel Serraglio di Seid Pascià. Un quadro ameno rappresenta alcune schiave intente a spargere profumi mentre Gulnara, favorita del Pascià, suona l’arpa. Al suono di strumenti marziali entra Seid esultante per l’imminente sterminio dei pirati e si sollazza con una nuova schiava, noncurante di Gulnara che freme non già per la gelosia ma per l’affronto di vedersi posposta a un’altra. Viene introdotto un Derviscio (in realtà Corrado camuffato da monaco) che chiede la protezione del Signore perché inseguito dai pirati. Il sussulto del Derviscio al rombo delle armi tradisce Corrado e il suo piano di dar fuoco alle navi di Seid per evitare l’attacco. I corsari irrompono nella sala, ma quando si sentono i gemiti delle donne rinchiuse nel Serraglio in fiamme, Corrado, che non si vuole macchiare di un inutile delitto, grida: «Si rispetti il debil sesso», provocando un ritardo che sarà fatale. Liberate le donne, scoppia una battaglia furiosa tra i pirati che retrocedono dispersi e divisi. Nicola Molinari interprete del ballo di Giovanni Galzerani Il Corsaro (1826).
Atto terzo. Corrado è condannato e Gulnara cerca invano di intercedere provocando l’ira di Seid il quale ha intuito l’amore della sua favorita per il Corsaro.
Atto quarto. Ha luogo in un carcere ubicato in una torre. Corrado, incatenato, manifesta la sua rabbia e il suo pensiero corre a Medora. Poi si addormenta. Silenziosamente, facendosi strada con una lampada, entra Gulnara, uscita di soppiatto dal letto di Seid. Gli riferisce il proposito di Seid di uccidere entrambi e, dandogli un pugnale, lo incita a ucciderlo. Di fronte all’esitazione di Corrado che ammette solo un duello a viso aperto, Gulnara parte risoluta ad effettuare lei stessa la vendetta. Sorge l’alba, torna Gulnara sconvolta: «tutto è compiuto»; una stilla di sangue rivela al pirata l’assassinio. Riescono a raggiungere la nave e a partire grazie all’aiuto degli schiavi che Gulnara è riuscita a corrompere.
Atto quinto. Si svolge sull’isola dei corsari. Malconci e muti, i pirati sopravvissuti narrano l’accaduto. Medora chiede e ha conferma della morte o della prigionia dello sposo. Il dolore la soffoca per cui cade inanimata. Vento e tempesta rendono ancor più spaventosa la scena. Di lontano si scorge un’imbarcazione che si abbatte contro gli scogli; Corrado, uscito illeso dalla nave, cerca di dare soccorso agli altri. Il primo pensiero è per la sua amata (è in questo frangente che Gulnara viene a conoscenza che «Corrado è sposo»), ma è troppo tardi perché la scorge senza vita. Furente, respinge Gulnara che lo implora abbracciando le sue ginocchia. Corre verso la sommità della rocca per togliersi la vita. «Quadro di orrore».
Flavia Pappacena
Storia della danza e del balletto. Il Settecento e l’Ottocento
Contenuti integrativi a cura di Valerio Basciano © Gremese 2019
Atto secondo. La scena si svolge nel Serraglio di Seid Pascià. Un quadro ameno rappresenta alcune schiave intente a spargere profumi mentre Gulnara, favorita del Pascià, suona l’arpa. Al suono di strumenti marziali entra Seid esultante per l’imminente sterminio dei pirati e si sollazza con una nuova schiava, noncurante di Gulnara che freme non già per la gelosia ma per l’affronto di vedersi posposta a un’altra. Viene introdotto un Derviscio (in realtà Corrado camuffato da monaco) che chiede la protezione del Signore perché inseguito dai pirati. Il sussulto del Derviscio al rombo delle armi tradisce Corrado e il suo piano di dar fuoco alle navi di Seid per evitare l’attacco. I corsari irrompono nella sala, ma quando si sentono i gemiti delle donne rinchiuse nel Serraglio in fiamme, Corrado, che non si vuole macchiare di un inutile delitto, grida: «Si rispetti il debil sesso», provocando un ritardo che sarà fatale. Liberate le donne, scoppia una battaglia furiosa tra i pirati che retrocedono dispersi e divisi. Nicola Molinari interprete del ballo di Giovanni Galzerani Il Corsaro (1826).
Atto terzo. Corrado è condannato e Gulnara cerca invano di intercedere provocando l’ira di Seid il quale ha intuito l’amore della sua favorita per il Corsaro.
Atto quarto. Ha luogo in un carcere ubicato in una torre. Corrado, incatenato, manifesta la sua rabbia e il suo pensiero corre a Medora. Poi si addormenta. Silenziosamente, facendosi strada con una lampada, entra Gulnara, uscita di soppiatto dal letto di Seid. Gli riferisce il proposito di Seid di uccidere entrambi e, dandogli un pugnale, lo incita a ucciderlo. Di fronte all’esitazione di Corrado che ammette solo un duello a viso aperto, Gulnara parte risoluta ad effettuare lei stessa la vendetta. Sorge l’alba, torna Gulnara sconvolta: «tutto è compiuto»; una stilla di sangue rivela al pirata l’assassinio. Riescono a raggiungere la nave e a partire grazie all’aiuto degli schiavi che Gulnara è riuscita a corrompere.
Atto quinto. Si svolge sull’isola dei corsari. Malconci e muti, i pirati sopravvissuti narrano l’accaduto. Medora chiede e ha conferma della morte o della prigionia dello sposo. Il dolore la soffoca per cui cade inanimata. Vento e tempesta rendono ancor più spaventosa la scena. Di lontano si scorge un’imbarcazione che si abbatte contro gli scogli; Corrado, uscito illeso dalla nave, cerca di dare soccorso agli altri. Il primo pensiero è per la sua amata (è in questo frangente che Gulnara viene a conoscenza che «Corrado è sposo»), ma è troppo tardi perché la scorge senza vita. Furente, respinge Gulnara che lo implora abbracciando le sue ginocchia. Corre verso la sommità della rocca per togliersi la vita. «Quadro di orrore».
Flavia Pappacena
Storia della danza e del balletto. Il Settecento e l’Ottocento
Contenuti integrativi a cura di Valerio Basciano © Gremese 2019
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APPROFONDIMENTO
Il balletto di Galzerani ispirato al poemetto.
All’uscita dello scritto di Byron è il pubblico dei lettori italiani ad esprimere un apprezzamento particolarmente acceso, probabilmente indotto dall’attenzione che il poeta, coi suoi viaggi, aveva riservato alle culture mediterranee (1). Pertanto è naturale che siano stati artisti italiani a proporre nella penisola le prime rilevanti interpretazioni teatrali del testo poetico-narrativo. Il primo, importante esempio di tale fenomeno è il balletto-pantomimo (azione mimica - ballo serio) in sei atti Il Corsaro con libretto e coreografia di Giovanni Galzerani (1780-1865), su musica di vari compositori, presentato alla Scala di Milano il 16 agosto 1826 con scene di Alessandro Sanquirico, in una serata apertasi con Il precipizio o Le fucine di Norvegia, melodramma semiserio in 2 atti di Nicola Vaccai, su libretto di Bartolomeo Merelli. Basandosi sulla traduzione italiana di The Corsair curata da Giuseppe Niccolini nel 1824, il Galzerani riesce a sovrapporre una sensibilità romantica alla concezione e ai principi neoclassici del coreodramma, che aveva appreso dai suoi maestri Salvatore Viganò e Gaetano Gioja. Ottiene così la creazione considerata il suo capolavoro in una fertilissima produzione: esso rimane in repertorio per oltre vent’anni e conta numerosissime riprese sia alla Scala che in svariati teatri italiani: dal Riccardi di Bergamo nel 1831 al Carlo Felice di Genova per il Carnevale del 1840 (con Antonio Ramaccini come Corrado e Annunziata Ramaccini, moglie di Blasis, come Gulnara), dal Comunale di Bologna nel 1843 al Regio di Parma per il Carnevale della stagione 1850-51. Sarà ripreso alla Scala nel 1842 proprio in concomitanza con la prima del Nabucco di Giuseppe Verdi ed è certa la presenza in sala del musicista: sicuramente poté assistere anche al balletto con conseguenze sulla sua produzione operistica, delle quali parleremo in seguito. Osserva Knud Arne Jürgensen (2) che il grande successo riscosso fin da subito dal balletto di Galzerani è in buona misura dovuto alla linearità e limpidezza dello sviluppo drammatico, che l’autore ottiene affidandolo, come del resto il poemetto originale, soltanto a quattro personaggi veramente principali: Corrado, Medora, la schiava Gulnara e Seyd Pascià, interpretati al debutto da Nicola Molinari, Giuditta Bencini, la grande Antonia Pallerini e Pietro Trigambi rispettivamente. Ad essi si aggiungono Girolamo Pallerini nel ruolo di Golfiero e Celestina Viganò nel ruolo di Merania. Galzerani accentua un’inclinazione già presente in The Corsair assegnando a Gulnara il ruolo di eroina principale. Ulteriore garanzia di successo è il vivido colore aggiunto al balletto dalla presenza di una teoria di personaggi minori nuovi, che Galzerani mutua dal poema di Byron: si tratta di tipi esotici e pittoreschi che, all’epoca, vivacizzarono le scene italiane da tempo praticate ormai da personaggi stereotipati. Pochi sono i dettagli della drammaturgia dell’inglese cambiati da Galzerani: per il coreografo Medora non è, come per Byron, la compagna di Corrado da lungo tempo, ma il balletto si apre con la celebrazione del loro matrimonio. Subito dopo Corrado lascia la novella sposa in lacrime per prendere il mare coi suoi uomini, che attaccano il palazzo di Seyd Pasha. Il racconto prosegue in aderenza al poemetto, fino al punto in cui Corrado viene imprigionato da Seyd Pascià. Allora il balletto registra una prima grande innovazione di Galzerani rispetto all’originale di Byron (3): il coreografo fonde i due incontri tra Corrado e Gulnara nella prigione, sintetizzandoli in uno solo, d’impatto assai incisivo, decisivo per gli avvenimenti successivi, ossia l’uccisione di Seyd Pascià da parte di Gulnara e la fuga. Come nell’originale i due fuggono per raggiungere il covo dei pirati, ma saranno in salvo solo dopo aver lottato contro il mare in burrasca. Nel frattempo Medora è morta di dolore, credendo di aver perduto l’amato. Anche nel balletto Corrado, disperato, rifiuta l’amore di Gulnara, ma, invece di allontanarsi facendo perdere ogni traccia di sé, tenendo tra le braccia il corpo di Medora, si suicida gettandosi in mare da un alto dirupo. Si noti l’introduzione della scena d’effetto in cui Conrad e Gulnara, in fuga dal Palazzo di Seyd Pascià, prima di porsi in salvo devono affrontare una burrasca. E’ verosimilmente quest’invenzione di Galzerani ad ispirare lo spettacolare naufragio, che, all’epoca, fece la fortuna del balletto di Mazilier. Assai più mimato che danzato, il balletto di Mazilier ebbe successo per l’interpretazione di Carolina Rosati e proprio per la formidabile scena del naufragio, organizzata sotto la direzione di Victor Sacré, celebre capomacchinista dell’Opéra. In essa erano però coinvolti Medora e Conrad, in fuga anch’essi dal Palazzo del Pascià, dopo la beffa ideata da Gulnara ai danni di Seyd. Nel balletto di Mazilier la nave dei pirati in fuga è dapprima cullata dalle acque e sul ponte si svolge uno dei pochi momenti danzati, in cui spicca la Rosati; poi il vascello è sorpreso da una formidabile tempesta e affonda tra le onde in burrasca. Poco dopo si vedono i due protagonisti aggrappati a una roccia: sono i soli a salvarsi dall’ira degli elementi. Scrive Ivor Guest (4), a proposito della versione Mazilier: “…la scena finale era un tour de force dei macchinisti: un naufragio incredibilmente realistico, che Gustave Doré doveva riprodurre in maniera piuttosto fantasiosa in uno dei suoi impressionanti disegni, da cui è stata tratta l’incisione per un giornale illustrato dell’epoca”. Sia nel balletto di Galzerani che in quello di Mazilier il naufragio è collocato verso il finale, anche se alcune versioni del ‘900 del balletto di Mazilier-Petipa lo anticipano al prologo dell’intera azione. E’ ancora Knud Arne Jürgensen in (5) ad avanzare la plausibilissima ipotesi che Il Corsaro di Galzerani del 1826 non abbia fatto soltanto “……scuola in Italia,…… [ma sia stato anche] modello per successive interpretazioni internazionali, tra le quali il balletto Le Corsaire di Joseph Mazilier a l’Opéra di Parigi nel 1856 che rappresenta l'espressione scenica più opulenta e visionaria”. Tra queste interpretazioni teatrali vi sono contributi musicali e coreografici. Vediamo i principali. Contributi musicali ispirati al poema di Byron. Nel 1831 Hector Berlioz, durante un suo primo soggiorno a Nizza, legge The Corsair di Byron; nel 1844, nel corso di una seconda vacanza a Nizza, compone un’ouverture, rappresentata l'anno successivo col titolo La tour de Nice e successivamente ribattezzata Le corsaire rouge (dal racconto di James Fenimore Cooper The Red Rover) e, infine, Le Corsaire, ma, pare, senza connessione al poema letto, che dichiarava di amare moltissimo. Nella stagione 1831-32 Giovanni Pacini scrive un’opera lirica su libretto di Jacopo Ferretti, prendendosi sostanziose licenze rispetto alla drammaturgia originale. Elimina le scene in prigione che coinvolgono Conrad e Gulnara, il salvataggio di Conrad attuato da Gulnara e, soprattutto, il suo discutibile assassinio di un uomo che dorme. Tuttavia il tentativo di liberare Conrad c’è ugualmente, il gesto estremo è presente anch’esso ed è presente anche una fiera eroina: è Medora, travestita da uomo, ad accorrere in aiuto dell’amato e ad entrare nel ruolo attivo lasciato libero dalla cattura del Corsaro. Nella prima versione del libretto del 1830 si viene a sapere che Medora ha ucciso Seyd Pascià, sacrificando la sua stessa vita nell’azione. In una seconda versione Medora, tradita da un sussulto, è catturata da Seyd, ma riesce a fuggire; una volta in salvo apprende che il Pascià e Conrad si sono uccisi a vicenda. In entrambi i casi le azioni della donna, a differenza di quelle di Gulnara, sono più che onorevoli, nel primo caso, anche se uccide, appare addirittura come martire. Ecco un esempio in cui l'eroina del dramma è Medora e non Gulnara. Il perdurare in Italia della fortuna del poemetto di Byron ha anche una ragione politica. Come è chiarito in (5), verso il 1848 gli artefici del Risorgimento italiano videro le loro aspirazioni libertarie riflesse nell’opera poetica di Byron e nell’episodio che pose fine alla sua stessa vita, allorché perì combattendo in Grecia nel dare il suo contributo alla lotta contro i Turchi. Ai patrioti, proprio il poemetto The Corsair sembrò contenere un messaggio di ribellione all’oppressione straniera, perfettamente in linea con gli ideali del movimento per l’unità d’Italia e, nel contempo, ad esso ci si poteva liberamente riferire, poiché l’ambientazione esotica dello scritto lo rendeva esente da ogni intervento censorio da parte dell’Impero austro-ungarico o dello Stato pontificio. Dunque, non è forse un caso che in quel periodo di fermenti risorgimentali il poemetto abbia ispirato al musicista Alessandro Nini il suo Il corsaro, dramma lirico in quattro atti, su libretto di Giacomo Sacchero, andato in scena il 25 settembre 1847 al Teatro Carignano di Torino. Ma è ancor più significativo che proprio nel 1848, a distanza di poco più di un ventennio dalla creazione del balletto di Galzerani, sui palcoscenici italiani debutti un’altra importantissima interpretazione teatrale del poema di Byron, dovuta proprio a un musicista caro ai patrioti risorgimentali. Si tratta de Il Corsaro, melodramma in tre atti composto da Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, per la prima volta rappresentato, ma senza successo alcuno, al Teatro Grande di Trieste il 25 ottobre 1848. Come il lavoro di Galzerani, si basa sulla traduzione italiana di The Corsair curata da Giuseppe Niccolini nel 1824 e, come il precedente balletto, si mantiene aderente al poemetto di Byron. E’ Knud Arne Jürgensen ad avanzare la ragionevolissima ipotesi che Piave avesse presente il balletto di Galzerani quando cominciò a lavorare sul libretto per l’opera di Verdi e, d’altra parte, si è detto che il musicista vide l’opera coreografica nel 1842. Come Galzerani anche Verdi e Piave basano l’opera su quattro personaggi veramente principali, mettono in scena sostanzialmente la stessa lista di vivaci personaggi minori, a ciascuno dei quali è assegnato nei due lavori un comparabile peso drammaturgico (6), enfatizzano l’atteggiamento del poeta che trasforma Gulnara in eroe byroniano e la rende il personaggio femminile principale, fondono i due incontri tra Corrado e Gulnara nella prigione, mantengono il suicidio finale di Conrad (7). Tuttavia, nell’opera, Medora non è ancora spirata al ritorno del fuggiasco Conrad, e Verdi consente un ultimo addio degli amanti. Marino Palleschi Balletto.net Bibliografia [1] Knud Arne Jürgensen, dr. phil., Il Corsaro di Byron nel balletto di Giovanni Galzerani (1826) e nell’opera di Giuseppe Verdi (1848), Festival Verdi 2004, Teatro Regio di Parma [2] Barbara Arnett e Giorgio Melchiori, Byron e il Risorgimento, Festival Verdi 2004, Teatro Regio di Parma [3] Rita Zambon, Quando il ballo anticipa l’opera: Il corsaro di Giovanni Galzerani, in Creature di Prometeo: Il ballo teatrale. Dal divertimento al dramma: Studi offerti a Aurel M. Milloss, ed. Giovanni Morelli (Firenze, 1996), 305–13. [4] Ivor Guest, Le Ballet de l'Opéra de Paris, Flammarion, Paris, 2001 [5] Ivor Guest, The Romantic Ballet in England, London, Phoenix House Ltd, London, 1954 [6] Ivor Guest, The Ballet of the Second Empire, 1847-1858, Adam and Charles Black, London, 1955 [7] Cyril W. Beaumont, Complete Book of Ballets, Putnam, London, 1937 [8] Heather Hadlock, The firmness of a female hand’ in The Corsair and Il corsaro, Cambridge Opera Journal (2002), Volume 14, Issue 1-2, 47-57 [9] M. Sowell, D. Sowell, F. Falcone, P. Veroli, Il Balletto Romantico, Tesori della collezione Sowell, L'Epos, 2007 NOTE. (1) (cfr. [1]) (2) (cfr. [1]) (3) (cfr. [1]) (4) (cfr. [4] pag. 113) (5) (cfr. [2]) (6) (cfr. [1]) (7) (cfr. [3]) e (cfr. [1]) CURIOSITA'
BALLETTI CORRELATI
L'Ile des pirates Louis Henry (1835)
The Corsaire Ferdinand Decombe "Albert" (1837) Der Seeräuber Filippo Taglioni (1838) L’Ecumeur des mers Joseph Mazilier (1840) Il Corsaro Domenico Ronzani (1856) Le Corsaire Joseph Mazilier (1856 e 1867) Korsar Jules Perrot (1858) Korsar Marius Petipa (1863, 1868, 1880 e 1899) Korsar Aleksandr Gorski (1912) Korsar Samuil Andrianov (1915) Korsar Agrippina Vaganova (1931) Korsar Pyotr Gusev (1955) Korsar Nina Grishina (1957) Korsar Konstantin Mikhailovich Sergeev (1973) Korsar Pyotr Andreevich Gusev e Oleg Mikhailovich Vinogradov (1987) |
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