Roland Petit
Notre-Dame de Paris
11-12-1965 - Parigi, Théâtre de l’Opéra
Balletto in due atti e 13 scene
Coreografia: Roland Petit
Musica: Maurice Jarre
Libretto: Roland Petit dal romanzo Notre-Dame de Paris di Victor Hugo
Scene: René Allio
Costumi: Yves Saint Laurent
Luci: Serge Apruzzese, Jean Fananas
CAST
Esmeralda: Claire Motte
Quasimodo: Roland Petit
Frollo: Cyril Atanassoff
Phoebus: Jean-Pierre Bonnefous
Ballet de l'Opéra de Paris
Coreografia: Roland Petit
Musica: Maurice Jarre
Libretto: Roland Petit dal romanzo Notre-Dame de Paris di Victor Hugo
Scene: René Allio
Costumi: Yves Saint Laurent
Luci: Serge Apruzzese, Jean Fananas
CAST
Esmeralda: Claire Motte
Quasimodo: Roland Petit
Frollo: Cyril Atanassoff
Phoebus: Jean-Pierre Bonnefous
Ballet de l'Opéra de Paris
TRAMA
I Atto. Nell'anno di grazia 1482 nella Parigi di Luigi XI che ha per confini Notre-Dame, il Louvre e lo Chatelet - Dio, il re e la giustizia - borghesi e contadini si riuniscono per celebrare la festa dei folli. Chi si dimostrerà piú bravo a fare smorfie e buffonate vincerà il titolo di "Papa dei folli".
Appare all'improvviso un essere mostruoso che eclissa tutti gli altri: gobbo, zoppo, è Quasimodo, il campanaro di Notre-Dame. Ma la sua deformità non è finta, ma reale. Alla sua vista la folla resta per un istante stupita, poi, crudelmente beffarda, lo proclama "Papa dei folli" e trascina in un corteo grottesco il povero storpio confusamente felice del proprio titolo derisorio. Ma qualcuno rovina la festa. Claude Frollo l'arcidiacono di Notre-Dame, ricorda al popolo che la vita non è fatta soltanto di piaceri e si deve pregare e pentirsi. Vergognoso, Quasimodo, come un cane fedele, va ad accucciarsi ai suoi piedi. Perché è a questo prete, dall'apparenza dura e austera, che egli deve la vita. Abbandonato subito dopo la nascita è destinato al rogo da qualche comare che vedeva nella sua mostruosità un segno del diavolo, fu Frollo a raccoglierlo, crescerlo e a farne il campanaro della cattedrale. Sotto la sua maschera di freddezza e di severità Frollo nasconde un'anima in preda ai tormenti, da quando ha scorto una certa zingara di nome Esmeralda, intenta a danzare sul sagrato di Notre-Dame. Invano tenta di pregare: il suono del tamburello, intollerabile ossessione, rimbomba incessantemente nelle sue orecchie. Ed ecco Esmeralda che arriva, così bella che "Dio l'avrebbe preferita alla Vergine", danza con il suo corpo di fuoco, come un invito all'amore. Folle di desiderio, Frollo ordina a Quasimodo di andare a rapire Esmeralda e di portargliela. Incomincia allora uno spaventoso inseguimento; Quasimodo cerca Esmeralda per Parigi, attraverso una folla di ombre: mendicanti, malati, pidocchi, tagliaborse, ladri, assassini, i dannati della Corte dei Miracoli il cui regno è la notte. Esmeralda riesce a sfuggire a Quasimodo grazie all'intervento di una compagnia di arcieri guidata dal bel capitano Phoebus. La zingara è immediatamente conquistata dal bell'ufficiale, mentre Quasimodo, catturato, è condotto alla gogna dagli arcieri che lo coprono di botte sotto gli occhi divertiti dei perdigiorno.
Soltanto Esmeralda, commossa dalla sofferenza dl questo essere il cui aspetto l'aveva a tutta prima spaventata, fende la folla per portargli da bere. Questo semplice gesto di pietà, il primo che qualcuno gli abbia mai manifestato, è proveniente da una fanciulla che è tanto bella quanto lui è brutto, sconvolge l'anima del povero diavolo e cambia per sempre il corso del suo destino. Phoebus sfila alla testa dei suoi arcieri, quasi una parata d'amore rivolta a Esmeralda. Phoebus conduce la zingara in una taverna frequentata da soldati e prostitute. E ben presto Esmeralda si trova fra le braccia del bel capitano. Ma gli amanti non sono soli. Nell'ombra Frollo assiste, ebbro di rabbia e di gelosia, ai loro giochi amorosi. Incapace di vincere la gelosia, Frollo pugnala Phoebus e fugge, lasciando Esmeralda nel suo sconforto. I cavalieri di guardia conducono via la zingara apparentemente colpevole. Accusata dell'uccisione di Phoebus, Esmeralda è portata davanti ai giudici. Accusata di dissolutezza, omicidio e stregoneria, la gitana Esmeralda è condotta all'impiccagione. E' già fra le mani del boia, quando all'improvviso compare Quasimodo che non ha dimenticato il gesto della zingara. Spazzando via i soldati di guardia, libera Esmeralda e la porta all'interno della cattedrale dove la fuggitiva puó godere del diritto d'asilo. Frollo, malgrado la propria rabbia, non può che bloccare la folla che vuole entrare in chiesa. Delusa perché gli è stata sottratta la preda, la folla cambia presto di umore e si accontenta di lanciare grida di gioia.
II Atto. Costantemente di guardia, Quasimodo compie un giro del suo regno per assicurarsi che nulla minacci la sua bella protetta. Lascia esplodere la sua gioia appendendosi alle campane che fa suonare a distesa. Compare Esmeralda che, con tenerezza, testimonia la sua riconoscenza al campanaro. Questi, vergognoso del proprio corpo difforme, si fa tuttavia coraggio sino a prendere la mano della fanciulla e, tutto felice, le fa conoscere il suo rifugio. Stanca, Esmeralda, s'addormenta dolcemente, vegliata da Quasimodo. Credendola al sicuro, il gobbo si allontana. Ma la cattedrale è anche il regno dell'arcidiacono Frollo. Approfittando dell'assenza di Quasimodo, questi incomincia a tormentare Esmeralda che rifiuta i suoi abbracci con disgusto. In preda al delirio della passione, l'uomo colpisce, come per distruggerlo per sempre, questo corpo che le resiste. Ma non si può sfidare a lungo la giustizia. Un editto del Parlamento revoca il diritto di asilo, i soldati assaltano la cattedrale e la folla li segue. Quasimodo, impotente, vede scorrere davanti a sé, in un incubo, soldati e donne scarmigliate, come le Furie dell'antichità. Tenta invano di fermarle gettando su di loro del piombo fuso ma, sommerso dall'impari lotta, deve arrendersi. Esmeralda è catturata. Un lungo corteo funebre conduce Esmeralda al patibolo. Nulla più questa volta potrà impedire al boia di compiere il suo dovere. La bella zingara non è ormai che un corpo senza vita. E svaniscono con Esmeralda i suoni del tamburello che tormentavano le notti dell'arcidiacono. E' lui, la causa di tutte le disgrazie. Quasimodo si rende finalmente conto del suo potere malefico, si getta su di lui e lo strangola. Il corpo del prete maledetto rotola sui gradini del patibolo, mentre Quasimodo si impadronisce lentamente delle spoglie di colei che ha amato.
Andrea Boi
Balletto.net
Appare all'improvviso un essere mostruoso che eclissa tutti gli altri: gobbo, zoppo, è Quasimodo, il campanaro di Notre-Dame. Ma la sua deformità non è finta, ma reale. Alla sua vista la folla resta per un istante stupita, poi, crudelmente beffarda, lo proclama "Papa dei folli" e trascina in un corteo grottesco il povero storpio confusamente felice del proprio titolo derisorio. Ma qualcuno rovina la festa. Claude Frollo l'arcidiacono di Notre-Dame, ricorda al popolo che la vita non è fatta soltanto di piaceri e si deve pregare e pentirsi. Vergognoso, Quasimodo, come un cane fedele, va ad accucciarsi ai suoi piedi. Perché è a questo prete, dall'apparenza dura e austera, che egli deve la vita. Abbandonato subito dopo la nascita è destinato al rogo da qualche comare che vedeva nella sua mostruosità un segno del diavolo, fu Frollo a raccoglierlo, crescerlo e a farne il campanaro della cattedrale. Sotto la sua maschera di freddezza e di severità Frollo nasconde un'anima in preda ai tormenti, da quando ha scorto una certa zingara di nome Esmeralda, intenta a danzare sul sagrato di Notre-Dame. Invano tenta di pregare: il suono del tamburello, intollerabile ossessione, rimbomba incessantemente nelle sue orecchie. Ed ecco Esmeralda che arriva, così bella che "Dio l'avrebbe preferita alla Vergine", danza con il suo corpo di fuoco, come un invito all'amore. Folle di desiderio, Frollo ordina a Quasimodo di andare a rapire Esmeralda e di portargliela. Incomincia allora uno spaventoso inseguimento; Quasimodo cerca Esmeralda per Parigi, attraverso una folla di ombre: mendicanti, malati, pidocchi, tagliaborse, ladri, assassini, i dannati della Corte dei Miracoli il cui regno è la notte. Esmeralda riesce a sfuggire a Quasimodo grazie all'intervento di una compagnia di arcieri guidata dal bel capitano Phoebus. La zingara è immediatamente conquistata dal bell'ufficiale, mentre Quasimodo, catturato, è condotto alla gogna dagli arcieri che lo coprono di botte sotto gli occhi divertiti dei perdigiorno.
Soltanto Esmeralda, commossa dalla sofferenza dl questo essere il cui aspetto l'aveva a tutta prima spaventata, fende la folla per portargli da bere. Questo semplice gesto di pietà, il primo che qualcuno gli abbia mai manifestato, è proveniente da una fanciulla che è tanto bella quanto lui è brutto, sconvolge l'anima del povero diavolo e cambia per sempre il corso del suo destino. Phoebus sfila alla testa dei suoi arcieri, quasi una parata d'amore rivolta a Esmeralda. Phoebus conduce la zingara in una taverna frequentata da soldati e prostitute. E ben presto Esmeralda si trova fra le braccia del bel capitano. Ma gli amanti non sono soli. Nell'ombra Frollo assiste, ebbro di rabbia e di gelosia, ai loro giochi amorosi. Incapace di vincere la gelosia, Frollo pugnala Phoebus e fugge, lasciando Esmeralda nel suo sconforto. I cavalieri di guardia conducono via la zingara apparentemente colpevole. Accusata dell'uccisione di Phoebus, Esmeralda è portata davanti ai giudici. Accusata di dissolutezza, omicidio e stregoneria, la gitana Esmeralda è condotta all'impiccagione. E' già fra le mani del boia, quando all'improvviso compare Quasimodo che non ha dimenticato il gesto della zingara. Spazzando via i soldati di guardia, libera Esmeralda e la porta all'interno della cattedrale dove la fuggitiva puó godere del diritto d'asilo. Frollo, malgrado la propria rabbia, non può che bloccare la folla che vuole entrare in chiesa. Delusa perché gli è stata sottratta la preda, la folla cambia presto di umore e si accontenta di lanciare grida di gioia.
II Atto. Costantemente di guardia, Quasimodo compie un giro del suo regno per assicurarsi che nulla minacci la sua bella protetta. Lascia esplodere la sua gioia appendendosi alle campane che fa suonare a distesa. Compare Esmeralda che, con tenerezza, testimonia la sua riconoscenza al campanaro. Questi, vergognoso del proprio corpo difforme, si fa tuttavia coraggio sino a prendere la mano della fanciulla e, tutto felice, le fa conoscere il suo rifugio. Stanca, Esmeralda, s'addormenta dolcemente, vegliata da Quasimodo. Credendola al sicuro, il gobbo si allontana. Ma la cattedrale è anche il regno dell'arcidiacono Frollo. Approfittando dell'assenza di Quasimodo, questi incomincia a tormentare Esmeralda che rifiuta i suoi abbracci con disgusto. In preda al delirio della passione, l'uomo colpisce, come per distruggerlo per sempre, questo corpo che le resiste. Ma non si può sfidare a lungo la giustizia. Un editto del Parlamento revoca il diritto di asilo, i soldati assaltano la cattedrale e la folla li segue. Quasimodo, impotente, vede scorrere davanti a sé, in un incubo, soldati e donne scarmigliate, come le Furie dell'antichità. Tenta invano di fermarle gettando su di loro del piombo fuso ma, sommerso dall'impari lotta, deve arrendersi. Esmeralda è catturata. Un lungo corteo funebre conduce Esmeralda al patibolo. Nulla più questa volta potrà impedire al boia di compiere il suo dovere. La bella zingara non è ormai che un corpo senza vita. E svaniscono con Esmeralda i suoni del tamburello che tormentavano le notti dell'arcidiacono. E' lui, la causa di tutte le disgrazie. Quasimodo si rende finalmente conto del suo potere malefico, si getta su di lui e lo strangola. Il corpo del prete maledetto rotola sui gradini del patibolo, mentre Quasimodo si impadronisce lentamente delle spoglie di colei che ha amato.
Andrea Boi
Balletto.net
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APPROFONDIMENTO
Notre-Dame de Paris di Roland Petit
Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Roland Petit ma il suo genio, fatto di immaginazione coreografica, sensibilità musicale e sapienza culturale, continua a brillare nella preziosa eredità che ha lasciato al mondo della danza. Un repertorio ricco ed eclettico, contraddistinto da una forte propensione al racconto con soggetti tratti dalla letteratura. Tra questi spicca Notre-Dame de Paris, balletto in due atti ispirato all’omonimo romanzo di Victor Hugo. Creato per l’Opéra di Parigi nel 1965, è considerato uno dei suoi lavori più rappresentativi, sia per l’inventiva coreografica che per l’accurata scelta dei collaboratori: il compositore Maurice Jarre, autore di indimenticabili colonne sonore quali Lawrence d’Arabia (1962) e Il dottor Zivago (1965), il regista e scenografo René Allio e lo stilista Yves Saint Laurent. Adattare in chiave coreografica un romanzo dalla monumentale lunghezza come Notre-Dame de Paris è sicuramente un’operazione complessa. Ma il coreografo ha dimostrato una particolare abilità drammaturgica nel sapere sintetizzare la storia in poche ed essenziali scene – nello specifico tredici quadri – capaci di esprimere l’essenza più profonda dell’opera letteraria. Il movimento diventa verbo, parola, racconta con drammatica intensità tutti i sentimenti che percorrono il romanzo: l’amore, la passione, la gelosia, la ferocia, la compassione. A ben vedere poi, la danza non è estranea al capolavoro di Victor Hugo, contraddistinto da espliciti riferimenti all’arte del movimento attraverso il personaggio di Esmeralda, l’incantevole danzatrice zingara: La sua voce come la sua danza, come la sua bellezza, era indefinibile e affascinante; qualcosa di puro, di sonoro, d’aereo, d’alato, per così dire. Victor Hugo Esmeralda, descritta dallo scrittore come una creatura “folle per la danza”, balla sarabande provenzali nella piazza del Sagrato, facendo girare il suo tamburello, volteggiando agile e leggera con invisibili ali ai piedi. Ma al di là di queste chiare descrizioni, il romanzo è ricco di scene dal chiaro potenziale coreografico, dalla teatralità della folla nelle piazze alla “danza” di Quasimodo con le campane: Sospeso sull’abisso, nello slancio dell’oscillazione straordinaria della campana, afferrava il mostro di bronzo per le orecchie, lo stringeva con i ginocchi, lo spronava con i talloni e raddoppiava con tutta la spinta e con tutto il peso del suo corpo la furia del suono a distesa. Victor Hugo La storia di Quasimodo ed Esmeralda ha ispirato dall’anno di pubblicazione del romanzo (1831) vari adattamenti coreografici ma, a mio avviso, quello di Roland Petit riflette maggiormente lo spirito di Notre-Dame de Paris. Mentre i precedenti coreografi avevano concentrato l’attenzione sul personaggio femminile della zingara, a cominciare da Jules Perrot che nel 1844 aveva coreografato La Esmeralda, Roland Petit è il primo coreografo a creare un balletto che porta il titolo originario del romanzo. E la cattedrale, grande “protagonista” dell’opera di Victor Hugo, domina la scena di molti quadri del balletto nella stilizzata modernità del disegno scenografico di René Allio. La raffinatezza del lavoro coreografico consiste nella capacità del coreografo di tratteggiare la psicologia dei quattro personaggi principali – in ordine di apparizione Quasimodo, Frollo, Esmeralda e Phoebus – adottando per ciascuno un preciso registro stilistico. Quasimodo, ruolo che Roland Petit aveva interpretato al debutto, ha un movimento disarmonico, in grado di suggerire la deformità fisica del campanaro, gobbo e storpio, senza dover ricorrere ad una protuberanza del costume. Frollo, l’arcidiacono dal lato oscuro, travolto da un incontrollabile desiderio nei confronti di Esmeralda, è il personaggio che più di ogni altro traduce nella danza le metafore del romanzo: lo sguardo furtivo e ardente nei confronti della zingara rievoca “l’occhio di un nibbio” che dall’alto del cielo punta “una povera allodola rannicchiata nel grano”; i salti rappresentano il volo di “un pipistrello” e le mani assomigliano agli “artigli di un aquila”. Esmeralda, l’unico personaggio femminile, si muove con leggerezza e agilità, alternando movimenti lenti e sensuali ad altri più decisi e spigolosi, compiendo gesti che mettono a nudo la sua umanità. Infine Phoebus, il capitano degli arcieri del re, la cui danza – spavalda e potente – porta in superficie la sua vera identità: quella di un seduttore senza scrupoli. Altri punti di forza del balletto, comuni a tutti i (capo)lavori di Roland Petit, sono: da un lato il sapiente utilizzo del passo a due, in particolare quello tra Esmeralda e Quasimodo che rende visibile la loro crescente fiducia che culmina in una presa di grande tenerezza con il gobbo che fa oscillare la zingara come una campana; dall’altro la forza delle scene corali, dove il corpo di ballo non è un elemento decorativo, ma rappresenta un altro grande protagonista del romanzo, il popolo. Silvia Mozzachiodi https://danceoverview.com/tag/roland-petit/ CURIOSITA'
Notre-Dame... à la Mondrian
(...) I costumi sono di Yves Saint-Laurent, che si stava rapidamente affermando come un grande stilista: aveva appena sfilato sulle passerelle parigine il suo famoso abito “Mondrian”. C'è un'eco di quell'abito, e dei dipinti geometrici del pittore Mondrian, nei costumi a blocchi di colore per Phoebus e i suoi soldati. Altri costumi ricordano i corsetti - marchio di fabbrica di Petit - dal corpetto di Esmeralda al taglio del giustacuore di Quasimodo. L'ampio corpo di ballo è vestito con tuniche corte in una gamma di colori vivaci, che conferiscono un tocco pop art alla coreografia all'unisono di Petit. (...) Zoe Anderson The ballet lover's companion Yale University Press, New Haven 2015 Quando Roland Petit e io stavamo lavorando a Notre-Dame de Paris, non avremmo mai immaginato che questo balletto sarebbe stato ancora rappresentato all'Opéra de Paris trent'anni dopo. È stato un successo non appena è stato creato, e oggi è un classico, insieme in termini di modernità, invenzione e immaginazione. Volevo che i costumi avessero gli stessi colori delle vetrate della cattedrale e ho attinto a Mondrian per il costume di Phoebus. Ho cercato di riflettere la giovinezza senza tempo della coreografia. Mi sono ispirato ai giudici d'aula, alle losche movenze della Corte dei Miracoli, all'angoscia di Frollo, alla commovente tenerezza di Quasimodo, come un affresco del Medioevo. Yves Saint Laurent settembre 1996. BALLETTI CORRELATI
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