Marino Palleschi
6. VERSIONI LONTANE DAI MODELLI PRECEDENTI
(Cranko, Neumeier, Petit, Bintley, Bejart, Maillot, Bourne, ecc.)
Nel 1966-67 debutta a Stoccarda, con la presenza di Marcia Haydée, la versione di John Cranko, subito dopo portata al Festival di Spoleto, che muta Clara in Lena, una ragazza già adulta, sposta l’azione dalla vigilia di Natale alla festa di compleanno di Lena e, in sostituzione di Drosselmeyer, fa agire la madrina della ragazza: una Fata assai eccentrica dal nome Fitzliputz. Lena si innamora del soldato Konrad, non completamente ricambiata, ma quando i topi la rapiscono, sarà lui a cercarla nel regno un po’ misterioso della Fata, dove la libererà e se ne innamorerà per sempre. Neumeier ha danzato nello Schiaccianoci di Cranko e, da esso influenzato, ha messo in scena qualche proposta tradizionale finché il 21 ottobre 1971 ne ha avanzata una personale per il Frankfurt Ballet con scene e costumi di Jürgen Rose. Come quella di Cranko, anche la versione finale di John Neumeier è ambientata durante una festa di compleanno: il dodicesimo di Maria. Louise, la sorella maggiore, è una ballerina e Drosselmeyer è il maître de ballet del teatro locale, un abbozzo del personaggio di Marius Petipa. Maria è infatuata del Capitano sotto il quale il fratello maggiore milita come cadetto. Ma il giovanotto si sente attratto da Louise. Dopo la festa di compleanno, Maria torna di notte nel salone, dove ha lasciato i regali, non per ritrovare uno Schiaccianoci, ma per le sue punte e il suo sogno sarà un viaggio attraverso il mondo della danza. Addormentatasi, è Drosselmeyer a portarla nel mondo della danza, conducendola alle prove di uno spettacolo durante le quali, alla fine, avrà come partner proprio il Capitano. La coppia danza sulla variazione di Cenerentola raramente eseguita, ma composta da Tchaikovsky per il divertissement del III atto de La Bella addormentata nel bosco.
Oltre alla proposta del 1973 di Peter Darrell per lo Scottish Ballet, ove Drosselmeyer è un vero e proprio mago i cui assistenti, scortati da orsi polari, diventano i vari personaggi del balletto, va ricordata quella di Roland Petit del 1976. La sua versione, per il Balletto di Marsiglia, arricchita dalle scene di Ezio Frigerio e dai costumi di Franca Squarciapino, aggiunge alla musica di Tchaikovsky un trio composto dallo stesso Hoffmann, trasforma Drosselmeyer in un giovane danzatore di tip tap, che rimanda alla figura di Fred Astaire, rende deforme Schiaccianoci fino alla sua trasformazione in fascinoso Principe, presenta i fiocchi di neve come pattinatori e porta in scena gli elementi del coro vestiti come membri dell’Esercito della Salvezza. Ne sono creatori Elisabetta Terabust, Rudy Brians e Denys Ganio.
Vanno ricordate anche la versione di Joseph Lazzini del 1978, divisa in quattro fantasiose sezioni, e quella di Heinz Spoerli per il Deutscher Oper Am Rein a Dusseldorf del 1980. E’ parte di una trilogia dedicata a Tchaikovsky la creazione del 1986 di Peter Schaufuss per il London Festival Ballet, ispirata alla vita dello stesso compositore. Del 1996 è il coloratissimo The Nutcracker Sweeties creato per il Birmingham Royal Ballet di David Bintley: in bilico tra danza jazz e danza classica, esso strizza l’occhio al musical Americano facendo uso delle variazioni di Duke Ellington su pezzi usuali della musica di Schiaccianoci e creando i personaggi più fantasiosi: dal Marinaio a Sugar Rum Cherry, dall’Ufficiale Nocciolina al Bastone Candito.
Autobiografica e introspettiva è la versione concepita da Maurice Béjart andata in scena al Teatro Regio di Torino il 1998: la notte di Natale un bambino orfano di madre – lo stesso Bejart nella sua infanzia marsigliese - riesce, per miracolo o magia, a rivederla mentre la donna deposita un piccolo dono ai piedi dell’albero. Non è l’albero di Natale a diventare immenso, ma è l’immagine della madre a trasformarsi in un’icona gigantesca; il giovane Bim – alias Béjart bambino – evoca un mondo fantasioso di fantasmi, di eroi e di compagni della sua fanciullezza: dagli amici boy scout, a Felix il gatto, a Marius-Mefisto, il quale richiama due figure che hanno segnato l’immaginario dell’adolescente, Marius Petipa e Faust. Con essi assisterà al passo a due di Schiaccianoci, mantenuto intatto come cammeo. Il balletto è un poetico omaggio alla figura della madre amatissima e perduta in tenera età, che finisce con l’essere glorificata al pari dell’altro immenso amore di Bejart: la danza.
Jean-Cristophe Maillot ambienta in un circo il suo adattamento del balletto, titolandolo coerentemente Casse-Noisette Circus e rappresentandolo nel 1999 nel tendone del circo monegasco; Pär Isberg propone una versione nordica del balletto con uno Schiaccianoci dotato di una testa di capro e con Lotte, un carbonaio e uno Zio Blu al posto di Clara, del suo Principe e di Drosselmeyer; Donald Byrd nel 1996 ambienta ad Harlem il suo Harlem Nutcracker, sull’arrangiamento di Duke Ellington della musica di Tchaikovsky e pezzi di altri autori; Matthew Bourne ambienta il primo atto in un orfanotrofio londinese del periodo vittoriano; da esso fuggiranno due giovani verso la loro magica avventura nel paese di Sweetieland, aiutati da due improbabili e svampiti angeli-cupido. Si ricorda anche la proposta create dai Ballets Trockadero de Monte Carlo.
Oltre alla proposta del 1973 di Peter Darrell per lo Scottish Ballet, ove Drosselmeyer è un vero e proprio mago i cui assistenti, scortati da orsi polari, diventano i vari personaggi del balletto, va ricordata quella di Roland Petit del 1976. La sua versione, per il Balletto di Marsiglia, arricchita dalle scene di Ezio Frigerio e dai costumi di Franca Squarciapino, aggiunge alla musica di Tchaikovsky un trio composto dallo stesso Hoffmann, trasforma Drosselmeyer in un giovane danzatore di tip tap, che rimanda alla figura di Fred Astaire, rende deforme Schiaccianoci fino alla sua trasformazione in fascinoso Principe, presenta i fiocchi di neve come pattinatori e porta in scena gli elementi del coro vestiti come membri dell’Esercito della Salvezza. Ne sono creatori Elisabetta Terabust, Rudy Brians e Denys Ganio.
Vanno ricordate anche la versione di Joseph Lazzini del 1978, divisa in quattro fantasiose sezioni, e quella di Heinz Spoerli per il Deutscher Oper Am Rein a Dusseldorf del 1980. E’ parte di una trilogia dedicata a Tchaikovsky la creazione del 1986 di Peter Schaufuss per il London Festival Ballet, ispirata alla vita dello stesso compositore. Del 1996 è il coloratissimo The Nutcracker Sweeties creato per il Birmingham Royal Ballet di David Bintley: in bilico tra danza jazz e danza classica, esso strizza l’occhio al musical Americano facendo uso delle variazioni di Duke Ellington su pezzi usuali della musica di Schiaccianoci e creando i personaggi più fantasiosi: dal Marinaio a Sugar Rum Cherry, dall’Ufficiale Nocciolina al Bastone Candito.
Autobiografica e introspettiva è la versione concepita da Maurice Béjart andata in scena al Teatro Regio di Torino il 1998: la notte di Natale un bambino orfano di madre – lo stesso Bejart nella sua infanzia marsigliese - riesce, per miracolo o magia, a rivederla mentre la donna deposita un piccolo dono ai piedi dell’albero. Non è l’albero di Natale a diventare immenso, ma è l’immagine della madre a trasformarsi in un’icona gigantesca; il giovane Bim – alias Béjart bambino – evoca un mondo fantasioso di fantasmi, di eroi e di compagni della sua fanciullezza: dagli amici boy scout, a Felix il gatto, a Marius-Mefisto, il quale richiama due figure che hanno segnato l’immaginario dell’adolescente, Marius Petipa e Faust. Con essi assisterà al passo a due di Schiaccianoci, mantenuto intatto come cammeo. Il balletto è un poetico omaggio alla figura della madre amatissima e perduta in tenera età, che finisce con l’essere glorificata al pari dell’altro immenso amore di Bejart: la danza.
Jean-Cristophe Maillot ambienta in un circo il suo adattamento del balletto, titolandolo coerentemente Casse-Noisette Circus e rappresentandolo nel 1999 nel tendone del circo monegasco; Pär Isberg propone una versione nordica del balletto con uno Schiaccianoci dotato di una testa di capro e con Lotte, un carbonaio e uno Zio Blu al posto di Clara, del suo Principe e di Drosselmeyer; Donald Byrd nel 1996 ambienta ad Harlem il suo Harlem Nutcracker, sull’arrangiamento di Duke Ellington della musica di Tchaikovsky e pezzi di altri autori; Matthew Bourne ambienta il primo atto in un orfanotrofio londinese del periodo vittoriano; da esso fuggiranno due giovani verso la loro magica avventura nel paese di Sweetieland, aiutati da due improbabili e svampiti angeli-cupido. Si ricorda anche la proposta create dai Ballets Trockadero de Monte Carlo.