Mikhail Fokine
L'Uccello di fuoco
[L'Oiseau de Feu]
25-06-1910 - Parigi, Théâtre National de l'Opéra
Balletto in un atto e tre scene
Coreografia: Mikhail Fokine
Musica: Igor Stravinsky
Direttore d'Orchestra: Gabriel Pierné
Libretto:
Scene: Aleksandr Golovin (realizzazione di Nikolaj Sapounow e Charbey)
Costumi: Aleksandr Golovin e Léon Bakst (costumi di Karsavina e Fokina realizzati da Ivan Caffi)
CAST
L'Uccello di fuoco: Tamara Karsavina
Ivan Tsarévich: Mikhail Fokine
La bella Tsarevna: Vera Fokina
Kostcheï l'immortale: Aleksej Bulgakov
Le Principesse incantate: Lydia Lopoukhova, Iakovleva, Maria Piltz, Tchernycheva, Evgenija Biber, Elpé, Loukachevitch, Soboleva, Bronislava Nijinska, Marija Dobrolioubova, Puni, Elena Lioukom
Adolescenti: Rosaty, Marija Leontieva, Nikolaj Kremnev, Aleksandr Orlov, Schérer, Vladimir? Romanov
I Kikimoras: Nikolaj Sergeev, Valentin Presniakov, Aleksandr Botcharov, Kousniétsov, Petrov, Christopson
Il seguito di Kostchéi: Titov, Gontcharov I, Aleksandrov, Vasilij Kisselev, Vassiliev, Ivan Koussov, Oghnev
Le indiane: Vassiliéva, Ljubov Konietska, Nina Niesloukhovska, Elena Gontcharova, Marija Gorchkova, Marija Reisen
I Bolibochki: Konstantin Kobelev, Dmitriev, Maslov, Gontcharov II, Erler, Ghérasimov
Le donne di Kostcheï: Vlassova, Nadezda? Baranovitch, Evgenija Sazonova, Antonina Kandina, Kouzmina, Matskévitch, Nicolaidis, Lydia Nestérovska, Chiriayeva, Decomb, Anna Pavlova, Max Froman
I mostri a due teste: Michail Semenov, Fédorov
I Cavalieri pietrificati: Michail Fédorov, Michail Semenov, Ioassafov, Lev Lastchiline, Oghnev, Oulanov, Nikolaj Sergeev, Valentin Presniakov, Kousniétsov, Petrov, Christopson
Ballets Russes de Diaghilev
Coreografia: Mikhail Fokine
Musica: Igor Stravinsky
Direttore d'Orchestra: Gabriel Pierné
Libretto:
Scene: Aleksandr Golovin (realizzazione di Nikolaj Sapounow e Charbey)
Costumi: Aleksandr Golovin e Léon Bakst (costumi di Karsavina e Fokina realizzati da Ivan Caffi)
CAST
L'Uccello di fuoco: Tamara Karsavina
Ivan Tsarévich: Mikhail Fokine
La bella Tsarevna: Vera Fokina
Kostcheï l'immortale: Aleksej Bulgakov
Le Principesse incantate: Lydia Lopoukhova, Iakovleva, Maria Piltz, Tchernycheva, Evgenija Biber, Elpé, Loukachevitch, Soboleva, Bronislava Nijinska, Marija Dobrolioubova, Puni, Elena Lioukom
Adolescenti: Rosaty, Marija Leontieva, Nikolaj Kremnev, Aleksandr Orlov, Schérer, Vladimir? Romanov
I Kikimoras: Nikolaj Sergeev, Valentin Presniakov, Aleksandr Botcharov, Kousniétsov, Petrov, Christopson
Il seguito di Kostchéi: Titov, Gontcharov I, Aleksandrov, Vasilij Kisselev, Vassiliev, Ivan Koussov, Oghnev
Le indiane: Vassiliéva, Ljubov Konietska, Nina Niesloukhovska, Elena Gontcharova, Marija Gorchkova, Marija Reisen
I Bolibochki: Konstantin Kobelev, Dmitriev, Maslov, Gontcharov II, Erler, Ghérasimov
Le donne di Kostcheï: Vlassova, Nadezda? Baranovitch, Evgenija Sazonova, Antonina Kandina, Kouzmina, Matskévitch, Nicolaidis, Lydia Nestérovska, Chiriayeva, Decomb, Anna Pavlova, Max Froman
I mostri a due teste: Michail Semenov, Fédorov
I Cavalieri pietrificati: Michail Fédorov, Michail Semenov, Ioassafov, Lev Lastchiline, Oghnev, Oulanov, Nikolaj Sergeev, Valentin Presniakov, Kousniétsov, Petrov, Christopson
Ballets Russes de Diaghilev
TRAMA
Introduzione e il giardino incantato di Kastchei
Nel Regno di Tre Volte Nove viveva un demone, Kastchei l’Immortale. Egli governava una vasta foresta abitata da principesse incantate e cavalieri pietrificati. Erano tutti sotto il suo malefico incantesimo e vivevano le loro triste vite senza speranza di liberazione, poiché la Morte di Kastchei era prigioniera in un luogo sconosciuto agli uomini viventi. A meno che non fosse stata trovata la Morte di Kastchei, sarebbero rimasti lì per sempre. Ora, al centro di questa foresta c’era un giardino incantato. Gli alberi della foresta che lo circondavano erano solo pini, querce e betulle, ma sembravano insoliti e meravigliosi, anche a mezzogiorno, poiché crescevano alla luce di un grande albero che portava mele dorate. Quest'albero si ergeva al centro del giardino proprio come l’albero di mele stava al centro del Paradiso terrestre.
Visita dell'Uccello di Fuoco seguita dal principe Ivan
Se fra gli alberi della foresta vivevano taccole, corvi e passeri grigi, loro erano illuminati e resi iridescenti dalle visite notturne di un uccello il cui piumaggio ardeva come il sole, anche se non così intensamente, poiché si poteva guardarlo a lungo e vedere il più piccolo movimento delle sue ali. Era un pò come la luce del sole rifratta attraverso un cristallo. Mentre volava nell’aria notturna, sopra città addormentate e campagne, dalla sua figura cadeva una luce blu a fiocchi e un caldo bagliore emanava dalle sue ali, come se portasse con sé mazzi di rose.
Danza dell'uccello di fuoco
Questo uccello veniva nel giardino incantato appositamente per mangiare le mele d'oro degli alberi di Kastchei. A differenza delle mele del Paradiso, per lui erano fonte di eterna giovinezza, bellezza e felicità. Una volta che aveva mangiato uno di questi frutti, la sua gioia era così grande che rimaneva in questa foresta malvagia a danzare e volare tra i rami. Volava dentro e fuori, incurante dei demoni in agguato e dei cacciatori reali, scintillante come un insieme di gioielli.
Il principe Ivan cattura l'uccello di fuoco
Ora in una certa notte, un altro visitatore entrò nella foresta. Era il Principe Ivan, il figlio più giovane del Re Vyslav. Alcuni dicono che il re l'avesse mandato lì per catturare lo strano uccello che aveva mangiato le mele nei giardini reali, mentre altri sostenevano che fosse venuto nella foresta alla ricerca della Principessa Vasilisa, con la quale, secondo la profezia, era destinato a sposarsi. Qualunque sia la vera storia, tutti concordano sul fatto che la bellezza di questo scintillante uccello lo stupì a tal punto che decise di catturarlo e portarlo alla corte dove sarebbe stato acclamato come un grande cacciatore. Ma l’uccello svolazzava così velocemente dalla gioia che nemmeno le frecce sicure del Principe Ivan riuscirono a colpirlo. Quando il Principe scoccò la sua prima freccia, l’uccello spaventato fuggì, ma la sua gioia era così grande, poiché aveva appena mangiato una mela d'oro, che tornò ancora e ancora a volare intorno all’albero. Il Principe rimase in agguato e, quando lui si avvicinò di nuovo, lo afferrò per la coda. L’uccello, spaventato ma ancora pieno di gioia per la mela d'oro, supplicò il Principe per la sua libertà. Era felice, ma versava lacrime. Era come la luce delle stelle vista attraverso i diamanti. La vista commosse così tanto il Principe che un nuovo sentimento nacque nel suo cuore: la compassione. Così, dimenticando l'onore che gli sarebbe spettato per la cattura dell’uccello, lo lasciò volare via nell’aria. Ma ancora una volta tornò, lasciandogli, come pegno, una piuma della sua coda. Poi scomparve verso ovest. La foresta si fece silenziosa, e il Principe Ivan rimase solo.
Un'apparizione di tredici principesse
Ma i Principi nei boschi raramente vengono lasciati soli per molto tempo. Spesso si imbattono in giganti, lupi volanti o fanciulle smarrite che piangono accanto a un ruscello. A volte incontrano un vecchio con una falce. Il Principe Ivan, sebbene fosse molto coraggioso e bello, e ora compassionevole, non faceva eccezione. Doveva semplicemente voltarsi e lì, nel profondo di una foresta a miglia di distanza da ogni luogo, c’erano tredici principesse, tra cui Vasilisa, tutte soggiogate all’incantesimo di Kastchei l’Immortale.
Il gioco delle Principesse con le mele d'oro
Stanche delle querce, dei pini e delle betulle, e annoiate dei loro cavalieri, che dopotutto erano fatti di pietra, vagavano di notte alla luce del melo d'oro e si divertivano lanciandosi l'un l'altra i frutti caduti mentre si adoperavano d'eseguire le rapide danze delle loro terre d’origine.
Apparizione improvvisa del principe Ivan
Erano venute nel giardino in cerca dell’insolito (una volta stregate dagli orchi, la vita diventa molto noiosa), quindi non furono sorprese, né spaventate, quando all'improvviso dagli alberi apparve un bellissimo giovane con una stella sul petto e frecce sulla schiena, un giovane per di più che sapeva muoversi agilmente come loro.
Girotondo delle principesse
Non c’era altra scelta che invitarlo a unirsi alle loro danze. Sembrava molto naturale, alla luce dell’albero, che mentre danzava si potesse innamorare della bellissima Vasilisa.
L'alba
Le altre dodici principesse non si chiesero se il suo amore fosse stato predetto secoli fa o se si fosse manifestato improvviso in questo momento; incoraggiarono i due e riuscirono a lasciarli soli nel giardino. Ma in quel momento sorse il sole. Quando l’alba arriva, tutte le creature incantate devono scomparire nelle foreste e nei castelli abbandonati. E così fecero le tredici principesse.
Le campane demoniache, l'apparizione delle guardie-mostro di Kastchei e la cattura del principe Ivan
Il Principe, tuttavia, era troppo innamorato. Le seguì e aprì temerariamente i cancelli proibiti del Palazzo di Kastchei. Improvvisamente, tutte le trombe e le campane più infernali suonarono l’allarme. Una folla di demoni chiuse immediatamente ogni via di fuga. I rami si riempirono all’istante di centinaia di diavoletti e il sottobosco brulicava di folletti. Alla fine apparve il loro re scheletrico, Kastchei l’Immortale. Niente dell'orrore dei suoi attendenti a due teste, delle sue mogli con le membra squamose o persino dei suoi figli con le pance da ragno, poteva eguagliare quello di Kastchei. Una sottile pelle azzurra non riusciva a coprire sufficientemente le sue ossa, che sporgevano le loro protuberanze bianche ad ogni giuntura; i suoi occhi sporchi, che guardavano con odio ogni essere, colavano di melma. Era una chimera, fino alle estremità dei suoi lunghi artigli! Per un momento, il Re e il Principe rimasero soli.
Dialogo del principe Ivan e Kastchei
Nessuno udì il loro dialogo, ma tutti sapevano che l’esito sarebbe stato senza speranza per l’intruso. Kastchei iniziò il suo rituale di contorsioni che avrebbe trasformato la sua nuova vittima in pietra. Il Principe cercò di recuperare il suo arco, caduto nel suo tentativo di fuga. Tutti tranne lui sapevano che questo re non poteva essere ucciso. La Morte di Kastchei era tenuta prigioniera in un luogo segreto. Alcuni dicevano che fosse in una capra, altri in un montone, altri ancora nella vecchia scopa con cui spazzava la sua stanza. Ma invano le Principesse dorarono la scopa, il montone e la capra. Una capra dorata non faceva altro che aumentare i diabolici piaceri del Re. No, la Morte di Kastchei era nascosta altrove.
Le Principesse cercarono di intercedere a favore del povero Principe, ma Kastchei le minacciò e loro si ritirarono, terrorizzate, dietro gli alberi. Questa tregua bastò al Principe. Recuperò il suo arco. Ma, quando infilò la mano nella faretra, estrasse, non una freccia, ma la piuma luminosa del misterioso uccello.
Kastchei si fermò, i demoni arretrarono. La foresta fu illuminata dalla luce di una seconda alba, poiché l’uccello stesso era tornato nel giardino incantato al richiamo della sua piuma.
Danza infernale di Kastchei e della sua corte e la ninna nanna
I demoni e Kastchei stessi rimasero incantati mentre l’uccello li conduceva tutti in una danza frenetica. Diventò così selvaggia, questa danza demoniaca, che alla fine l’intera legione cadde esausta in un sonno profondo. Per assicurare la loro continua incoscienza, l’uccello fece suonare una ninna nanna. La melodia era così dolce che Kastchei sognò la sua morte. Il suo sogno era così vivido che poteva essere visto dal singolare uccello.
La morte di Kastchei
Nel bosco c’era una quercia. Portava all’interno del suo tronco, come se fosse un grande uccello proveniente da un paese sconosciuto, un grande uovo. In quest’uovo era imprigionata la Morte di Kastchei. L’uccello condusse il Principe alla quercia. Quando l’uovo venne toccato, nemmeno la ninna nanna dell’Uccello di Fuoco poté impedire al Re di svegliarsi. Si precipitò verso il Principe che subito lanciò l’uovo in aria. Freneticamente il Re balzò per afferrarlo, ma quello cadde, rompendosi in mille pezzi sul terreno del bosco. La Morte di Kastchei fuggì via, e immediatamente lui e la sua schiera di demoni, le sue spaventose mogli, i suoi figli e i suoi servi a due teste svanirono nell’aria.
Ritorno in vita dei cavalieri pietrificati e gioia generale
I cavalieri pietrificati, irrigiditi dal lungo incantesimo, iniziarono improvvisamente a muoversi. La luce del sole penetrò in tutte le parti della foresta, dissolvendo il palazzo di Kastchei e le dimore dei suoi demoni. Sulle teste delle principesse apparvero delle corone e Vasilisa e il Principe si ritrovarono vestiti con gli abiti nuziali. Tutti i cavalieri e tutte le principesse, ancora incantati - ma ora da un potere benevolo - formarono un grande corteo nuziale, e senza ulteriori indugi ebbe luogo nella triste Sala del Senato di Tre-Volte-Nove il matrimonio del Principe Ivan e della Principessa Vasilisa.
L'Uccello di Fuoco, dopo un ultimo saluto al Principe che gli aveva mostrato tanta compassione, volò via verso Ovest e non fu mai più visto.
John Scrymgeour
testo di accompagnamento del disco The Firebird
The London Symphony Orchestra; Antal Dorati
Mercury / Mercury Living Presence (MG50226)
Nel Regno di Tre Volte Nove viveva un demone, Kastchei l’Immortale. Egli governava una vasta foresta abitata da principesse incantate e cavalieri pietrificati. Erano tutti sotto il suo malefico incantesimo e vivevano le loro triste vite senza speranza di liberazione, poiché la Morte di Kastchei era prigioniera in un luogo sconosciuto agli uomini viventi. A meno che non fosse stata trovata la Morte di Kastchei, sarebbero rimasti lì per sempre. Ora, al centro di questa foresta c’era un giardino incantato. Gli alberi della foresta che lo circondavano erano solo pini, querce e betulle, ma sembravano insoliti e meravigliosi, anche a mezzogiorno, poiché crescevano alla luce di un grande albero che portava mele dorate. Quest'albero si ergeva al centro del giardino proprio come l’albero di mele stava al centro del Paradiso terrestre.
Visita dell'Uccello di Fuoco seguita dal principe Ivan
Se fra gli alberi della foresta vivevano taccole, corvi e passeri grigi, loro erano illuminati e resi iridescenti dalle visite notturne di un uccello il cui piumaggio ardeva come il sole, anche se non così intensamente, poiché si poteva guardarlo a lungo e vedere il più piccolo movimento delle sue ali. Era un pò come la luce del sole rifratta attraverso un cristallo. Mentre volava nell’aria notturna, sopra città addormentate e campagne, dalla sua figura cadeva una luce blu a fiocchi e un caldo bagliore emanava dalle sue ali, come se portasse con sé mazzi di rose.
Danza dell'uccello di fuoco
Questo uccello veniva nel giardino incantato appositamente per mangiare le mele d'oro degli alberi di Kastchei. A differenza delle mele del Paradiso, per lui erano fonte di eterna giovinezza, bellezza e felicità. Una volta che aveva mangiato uno di questi frutti, la sua gioia era così grande che rimaneva in questa foresta malvagia a danzare e volare tra i rami. Volava dentro e fuori, incurante dei demoni in agguato e dei cacciatori reali, scintillante come un insieme di gioielli.
Il principe Ivan cattura l'uccello di fuoco
Ora in una certa notte, un altro visitatore entrò nella foresta. Era il Principe Ivan, il figlio più giovane del Re Vyslav. Alcuni dicono che il re l'avesse mandato lì per catturare lo strano uccello che aveva mangiato le mele nei giardini reali, mentre altri sostenevano che fosse venuto nella foresta alla ricerca della Principessa Vasilisa, con la quale, secondo la profezia, era destinato a sposarsi. Qualunque sia la vera storia, tutti concordano sul fatto che la bellezza di questo scintillante uccello lo stupì a tal punto che decise di catturarlo e portarlo alla corte dove sarebbe stato acclamato come un grande cacciatore. Ma l’uccello svolazzava così velocemente dalla gioia che nemmeno le frecce sicure del Principe Ivan riuscirono a colpirlo. Quando il Principe scoccò la sua prima freccia, l’uccello spaventato fuggì, ma la sua gioia era così grande, poiché aveva appena mangiato una mela d'oro, che tornò ancora e ancora a volare intorno all’albero. Il Principe rimase in agguato e, quando lui si avvicinò di nuovo, lo afferrò per la coda. L’uccello, spaventato ma ancora pieno di gioia per la mela d'oro, supplicò il Principe per la sua libertà. Era felice, ma versava lacrime. Era come la luce delle stelle vista attraverso i diamanti. La vista commosse così tanto il Principe che un nuovo sentimento nacque nel suo cuore: la compassione. Così, dimenticando l'onore che gli sarebbe spettato per la cattura dell’uccello, lo lasciò volare via nell’aria. Ma ancora una volta tornò, lasciandogli, come pegno, una piuma della sua coda. Poi scomparve verso ovest. La foresta si fece silenziosa, e il Principe Ivan rimase solo.
Un'apparizione di tredici principesse
Ma i Principi nei boschi raramente vengono lasciati soli per molto tempo. Spesso si imbattono in giganti, lupi volanti o fanciulle smarrite che piangono accanto a un ruscello. A volte incontrano un vecchio con una falce. Il Principe Ivan, sebbene fosse molto coraggioso e bello, e ora compassionevole, non faceva eccezione. Doveva semplicemente voltarsi e lì, nel profondo di una foresta a miglia di distanza da ogni luogo, c’erano tredici principesse, tra cui Vasilisa, tutte soggiogate all’incantesimo di Kastchei l’Immortale.
Il gioco delle Principesse con le mele d'oro
Stanche delle querce, dei pini e delle betulle, e annoiate dei loro cavalieri, che dopotutto erano fatti di pietra, vagavano di notte alla luce del melo d'oro e si divertivano lanciandosi l'un l'altra i frutti caduti mentre si adoperavano d'eseguire le rapide danze delle loro terre d’origine.
Apparizione improvvisa del principe Ivan
Erano venute nel giardino in cerca dell’insolito (una volta stregate dagli orchi, la vita diventa molto noiosa), quindi non furono sorprese, né spaventate, quando all'improvviso dagli alberi apparve un bellissimo giovane con una stella sul petto e frecce sulla schiena, un giovane per di più che sapeva muoversi agilmente come loro.
Girotondo delle principesse
Non c’era altra scelta che invitarlo a unirsi alle loro danze. Sembrava molto naturale, alla luce dell’albero, che mentre danzava si potesse innamorare della bellissima Vasilisa.
L'alba
Le altre dodici principesse non si chiesero se il suo amore fosse stato predetto secoli fa o se si fosse manifestato improvviso in questo momento; incoraggiarono i due e riuscirono a lasciarli soli nel giardino. Ma in quel momento sorse il sole. Quando l’alba arriva, tutte le creature incantate devono scomparire nelle foreste e nei castelli abbandonati. E così fecero le tredici principesse.
Le campane demoniache, l'apparizione delle guardie-mostro di Kastchei e la cattura del principe Ivan
Il Principe, tuttavia, era troppo innamorato. Le seguì e aprì temerariamente i cancelli proibiti del Palazzo di Kastchei. Improvvisamente, tutte le trombe e le campane più infernali suonarono l’allarme. Una folla di demoni chiuse immediatamente ogni via di fuga. I rami si riempirono all’istante di centinaia di diavoletti e il sottobosco brulicava di folletti. Alla fine apparve il loro re scheletrico, Kastchei l’Immortale. Niente dell'orrore dei suoi attendenti a due teste, delle sue mogli con le membra squamose o persino dei suoi figli con le pance da ragno, poteva eguagliare quello di Kastchei. Una sottile pelle azzurra non riusciva a coprire sufficientemente le sue ossa, che sporgevano le loro protuberanze bianche ad ogni giuntura; i suoi occhi sporchi, che guardavano con odio ogni essere, colavano di melma. Era una chimera, fino alle estremità dei suoi lunghi artigli! Per un momento, il Re e il Principe rimasero soli.
Dialogo del principe Ivan e Kastchei
Nessuno udì il loro dialogo, ma tutti sapevano che l’esito sarebbe stato senza speranza per l’intruso. Kastchei iniziò il suo rituale di contorsioni che avrebbe trasformato la sua nuova vittima in pietra. Il Principe cercò di recuperare il suo arco, caduto nel suo tentativo di fuga. Tutti tranne lui sapevano che questo re non poteva essere ucciso. La Morte di Kastchei era tenuta prigioniera in un luogo segreto. Alcuni dicevano che fosse in una capra, altri in un montone, altri ancora nella vecchia scopa con cui spazzava la sua stanza. Ma invano le Principesse dorarono la scopa, il montone e la capra. Una capra dorata non faceva altro che aumentare i diabolici piaceri del Re. No, la Morte di Kastchei era nascosta altrove.
Le Principesse cercarono di intercedere a favore del povero Principe, ma Kastchei le minacciò e loro si ritirarono, terrorizzate, dietro gli alberi. Questa tregua bastò al Principe. Recuperò il suo arco. Ma, quando infilò la mano nella faretra, estrasse, non una freccia, ma la piuma luminosa del misterioso uccello.
Kastchei si fermò, i demoni arretrarono. La foresta fu illuminata dalla luce di una seconda alba, poiché l’uccello stesso era tornato nel giardino incantato al richiamo della sua piuma.
Danza infernale di Kastchei e della sua corte e la ninna nanna
I demoni e Kastchei stessi rimasero incantati mentre l’uccello li conduceva tutti in una danza frenetica. Diventò così selvaggia, questa danza demoniaca, che alla fine l’intera legione cadde esausta in un sonno profondo. Per assicurare la loro continua incoscienza, l’uccello fece suonare una ninna nanna. La melodia era così dolce che Kastchei sognò la sua morte. Il suo sogno era così vivido che poteva essere visto dal singolare uccello.
La morte di Kastchei
Nel bosco c’era una quercia. Portava all’interno del suo tronco, come se fosse un grande uccello proveniente da un paese sconosciuto, un grande uovo. In quest’uovo era imprigionata la Morte di Kastchei. L’uccello condusse il Principe alla quercia. Quando l’uovo venne toccato, nemmeno la ninna nanna dell’Uccello di Fuoco poté impedire al Re di svegliarsi. Si precipitò verso il Principe che subito lanciò l’uovo in aria. Freneticamente il Re balzò per afferrarlo, ma quello cadde, rompendosi in mille pezzi sul terreno del bosco. La Morte di Kastchei fuggì via, e immediatamente lui e la sua schiera di demoni, le sue spaventose mogli, i suoi figli e i suoi servi a due teste svanirono nell’aria.
Ritorno in vita dei cavalieri pietrificati e gioia generale
I cavalieri pietrificati, irrigiditi dal lungo incantesimo, iniziarono improvvisamente a muoversi. La luce del sole penetrò in tutte le parti della foresta, dissolvendo il palazzo di Kastchei e le dimore dei suoi demoni. Sulle teste delle principesse apparvero delle corone e Vasilisa e il Principe si ritrovarono vestiti con gli abiti nuziali. Tutti i cavalieri e tutte le principesse, ancora incantati - ma ora da un potere benevolo - formarono un grande corteo nuziale, e senza ulteriori indugi ebbe luogo nella triste Sala del Senato di Tre-Volte-Nove il matrimonio del Principe Ivan e della Principessa Vasilisa.
L'Uccello di Fuoco, dopo un ultimo saluto al Principe che gli aveva mostrato tanta compassione, volò via verso Ovest e non fu mai più visto.
John Scrymgeour
testo di accompagnamento del disco The Firebird
The London Symphony Orchestra; Antal Dorati
Mercury / Mercury Living Presence (MG50226)
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APPROFONDIMENTO
Questo balletto, fondamentale nella storia della danza, si ispira all'antica favolistica russa. Si racconta di uno zar, che ha nel suo giardino alberi dalle mele d'oro, e che viene regolarmente derubato dei frutti preziosi da un uccello di fuoco: penne d'oro e occhi simili a cristalli d'oriente. Lo zar chiede ai suoi figli di catturare il predone: essi montano di guardia, ed è Ivan che riesce a strappare una piuma all'uccello magico. Tale piuma è così bella e splendente da illuminare la notte. Lo zar vuole ora l'uccello, e chiede ai figli di portarglielo. Con l'aiuto del "lupo grigio", Ivan porta a termine la sua missione.
Da questa favola nasce il balletto: è Diaghilev a proporlo ad Anatole Liadov, allievo di Rimski-Korsakov; ma Liadov rinuncia e l'incarico passa allora al giovane Stravinsky, di cui Diaghilev indovina il talento: sarà la prima partitura per balletto del compositore. È una scommessa sul genio di un autore non ancora famoso: ed è scommessa vincente, perché L'Uccello di fuoco trionfa nel 1910 a Parigi ed entra nel repertorio dei grandi successi. La storia muta adattandosi ai tempi: all'eroe Ivan si contrappone il malvagio mago, l'amore si introduce nella favola popolare nella persona della bella principessa. Non si può non pensare all'eco del Lago dei cigni, e perfino alla danza-punizione trasmessaci da Giselle. Il balletto deve molto al passato, ma ne rinnova i temi cancellando dolcezze e mitologie, bruciando i vecchi argomenti con la forza primordiale della nuova musica, con una violenza espressiva che appartiene al Novecento. Il fascino dell'Uccello di fuoco, e il suo valore storico; sta nel rinnovamento della tradizione e nel recupero in una nuova dimensione dei suoi simboli, il principe, il cattivo, la bella virtuosa, i mitici animali-donna, le atmosfere notturne di mistero. Il principe Ivan passa dal folclore immaginoso, dalle ingenuità panteistiche del passato, alla liberazione totale dal male. Katschei è un Barbablu custodito da mostri, ed è parente della Carabosse della Bella addormentata. Il collegamento col mondo di Tchaikovsky è ancora evidente, con in più l'accettazione del colorismo avventuroso di Rimski-Korsakov, l'autore del Gallo d'oro. Si può dire allora che l'Uccello di fuoco chiude il passato, e senza tradirlo lo seppellisce, perché annuncia il clima pagano e primitivo del Sacre du printemps e il folclorismo rivoluzionario di Petruskha. È singolare che, dato il punto di partenza palesemente rimskiano, sia nata una partitura non d'avanguardia ma di rottura. L'idea del libretto viene generalmente attribuita a Fokine, ma - se dobbiamo credere a Stra-vinsky - tutti i produttori dello spettacolo vi contribuirono. In primo luogo Bakst, con Benois padre, Nijinski, Diaghilev e lo stesso musicista. L'intenzione del grande impresario era quella di esportare un balletto russo, da cima a fondo: il risultato andò certo oltre le aspettative, perché di lì parti quello che noi consideriamo il "balletto moderno". La coreografia di Fokine, che in seguito fu più volte riprodotta e rivisitata, arricchiva lo stile postpetipiano di elementi folclorici e di forti caratterizzazioni mimiche. Stravinsky molti anni dopo (1960) espose a Robert Craft molti dubbi e perplessità su questa sua creazione sul piano estetico, cosa che si può capire in riferimento alla successiva produzione del maestro russo. LA MUSICA. La partitura dell'Uccello di fuoco, benché profondamente originale, ha come padri spirituali Rimski-Korsakov e Tchaikovsky, cui l'autore si rifece rispettivamente per abbondanti riferimenti coloristici e per qualche effetto formale. Nondimeno le eredità del passato sono travolte da una personalissima opera di decantazione antiromantica, che è ovviamente più chiara nelle suites che il compositore realizzò nel 1919 e nel 1945. La dolce melodia alla russa viene infranta da violente esplosioni sonore, ed è la forza di tali contrasti che rende la musica del balletto così nuova e imprevista (si pensi alla Berceuse e alla Danza infernale). La conclusione del balletto in forma di apoteosi produce effetti di grandezza che sono l'esatto contrario della misteriosa introduzione evocatrice di paure e fantasmi notturni. Stravinsky sosteneva che l'Uccello di fuoco apparteneva agli stili tipici del suo tempo, ma che conteneva maggior vigore rispetto alla musica folclorica di quel periodo, pur non essendo molto originale. Fu un punto di partenza per ulteriori esplorazioni musicali: ma intanto venivano usati mezzi espressivi collaudati, con somma abilità e sfiorando più volte l'impressionismo. La scrittura orchestrale è molto ricca e piena di trovate, come negli altri lavori del primo periodo stravinskiano; uno stile che verrà poi abbandonato con i prosciugamenti del neoclassico e il rigore delle tarde esperienze moderne. Mario Pasi Il Balletto. Repertorio del teatro di danza dal 1581. a cura di Mario Pasi. Mondadori (1979) CURIOSITA'
Fokine sviluppò il libretto da un'idea di Pyotr Potiomkin, un poeta minore e appassionato di balletto entrato nella cerchia di Diaghilev e che senza dubbio aveva in mente certi versi di una poesia di Yakov Polonsky che ogni giovane russo impara ancora oggi a memoria :
E nei miei sogni mi vedo cavalcare un lupo lungo un sentiero in una foresta, andato a combattere uno zar stregone in questo paese dove una principessa prigioniera si lamenta dietro spesse mura. Al centro di un meraviglioso giardino si erge un palazzo di vetro, E lì tutta la notte canta l'uccello di fuoco, beccando sull'albero i frutti d'oro. La trama, che riunisce quattro temi dei racconti popolari tradizionali: L'uccello di fuoco, lo stregone malvagio, la principessa prigioniera e il principe liberatore, è infatti costruita sulla base di due racconti: Il racconto di Ivan Tsarevich, da L'uccello di fuoco, e il lupo grigio, uno dei tanti racconti pubblicati da Alexander Afanasyev (1826-1871) e La cetra che suona sola, dove appare il personaggio di Kashcheï l'immortale. Tino Bonanomi Balletto.net BALLETTI CORRELATI
Kachtcheï Wenzel Reisinger (1870)
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