Joseph Mazilier
Marco Spada ou La Fille du bandit
01-04-1857 - Parigi, Théâtre de l’Opéra
Balletto-Pantomima in tre atti e sei scene
Coreografia: Joseph Mazilier
Musica: Daniel-François-Esprit Auber
Libretto: Eugène Scribe
Scene: Charles-Antoine Cambon e Joseph Thierry (scene 1, 4, e 5), Édouard Désiré-Joseph Despléchins (scena 2), Nolau e August-Alfred Rubé (scena 3)
Costumi: Alfred Albert e Paul Lormier
Macchinari: Victor Sacré
CAST
Marco Spada: Domenico Segarelli
Angela, sua figlia: Carolina Rosati
Pepinelli, Capitano dei Dragoni: Louis Mérante
Marchesa Sampietri: Amalia Ferraris
Conte Federici: Lucien Petipa
Gennaro: Eugène Coralli
Ballet de l'Opéra de Paris
Coreografia: Joseph Mazilier
Musica: Daniel-François-Esprit Auber
Libretto: Eugène Scribe
Scene: Charles-Antoine Cambon e Joseph Thierry (scene 1, 4, e 5), Édouard Désiré-Joseph Despléchins (scena 2), Nolau e August-Alfred Rubé (scena 3)
Costumi: Alfred Albert e Paul Lormier
Macchinari: Victor Sacré
CAST
Marco Spada: Domenico Segarelli
Angela, sua figlia: Carolina Rosati
Pepinelli, Capitano dei Dragoni: Louis Mérante
Marchesa Sampietri: Amalia Ferraris
Conte Federici: Lucien Petipa
Gennaro: Eugène Coralli
Ballet de l'Opéra de Paris
TRAMA
Atto I, scena I. Il balletto si apre nella piazza di un paese alle porte di Roma dove si stanno per celebrare delle nozze paesane. Nel bel mezzo della festa, giungono la marchesa Sampietri, giovane e bella figlia del governatore di Roma, insieme al principe Federici a lei promesso. Giunge più tardi anche il Conte e capitano dell'esercito dei Dragoni, Pepinelli, a sua volta innamorato della marchesa.
Marco Spada, seguito e spalleggiato dai suoi briganti, s'introduce avvolto da un mantello nero tra gli ospiti del ricevimento di nozze e con mano lesta inizia a derubare tutti, compresa la questua del povero Fra Borromeo. All'improvviso lampi e tuoni preannunciano un imminente temporale che costringe nobili e paesani a cercare riparo in un palazzo vicino. Il caso vuole, però, che il palazzo in cui tutti si rifugiano sia proprio quello di Marco Spada che per tutti gli abitanti del paese, compresa la sua ingenua figlia Angela, altri non è che un gran signore di campagna.
Scena II. Nell'immenso salone della sua villa di campagna Angela riceve gli ospiti; tra questi si presenta anche il giovane Federici, il quale dopo aver danzato con la ragazza le dichiara il suo amore sincero. Angela, anch'ella conquistata dall'amore per Federici ne parla con suo padre, Marco Spada, il quale le promette di favorire ben presto le sue nozze con il principe.
Durante la festa nella casa di Marco Spada, la marchesa Sampietri mostra ad Angela le ultime danze di Parigi.
Atto II, scena I. Tra una danza e l'altra Fra Borromeo scopre che quel gran signore altri non è che Marco Spada, sfacciato bandito e ladrone. Così anche Angela scopre chi sia realmente suo padre e per non macchiare il nome del principe Federici, decide di respingere il suo amore per lui. Quest'ultimo, ancora ignaro della duplice identità di Marco Spada non comprende la motivazione di Angela e, deluso dalla sua decisione, per ripicca accelera le nozze con la marchesa Sampietri.
Scena II. Nella sua camera da letto e circondata da tutte le sue amiche, la marchesa si sta preparando per le imminenti nozze con Federici. Arriva il focoso capitano dei Dragoni, Pepinelli, che la scongiura di non sposare Federici ma lui. All'improvviso nella camera da letto della marchesa sopraggiungono i briganti di Marco Spada che rapiscono, secondo un piano ben studiato, sia la marchesa che Pepinelli.
Atto III. L'ultimo atto si apre tra i monti, nei rifugi dei briganti e delle brigantesse dove Angela confessa al padre il suo forte desiderio di seguirlo in tutte le sue avventure. Marco, pur essendone felice, si accorge che il suo volto è ancora segnato dalle lacrime versate per Federici che crede di aver perduto e la rassicura promettendole che risolverà il suo problema. Così, ordina ai suoi briganti di condurre davanti a lui la marchesa Sampietri e Pepinelli e ordina a Fra Borromeo, per la gioia del conte, di unirli in matrimonio.
Poi fa portare davanti a loro anche Federici e il governatore di Roma ma prima che possa spiegarsi rivelando loro la sua verà identità, giunge l'esercito dei Dragoni che in una sparatoria ferisce a morte Marco Spada. Prima di spirare tra le braccia di Angela avrà il tempo per confessarle che lei è, in realtà, solamente una sua figlia adottiva e che appartiene ad una ricca famiglia della nobiltà romana.
Dopo la morte di Marco Spada, la tristezza di Angela per la morte del padre si accompagna alla felicità di poter finalmente amare liberamente Federici.
Andrea Roselli
Balletto.net
Marco Spada, seguito e spalleggiato dai suoi briganti, s'introduce avvolto da un mantello nero tra gli ospiti del ricevimento di nozze e con mano lesta inizia a derubare tutti, compresa la questua del povero Fra Borromeo. All'improvviso lampi e tuoni preannunciano un imminente temporale che costringe nobili e paesani a cercare riparo in un palazzo vicino. Il caso vuole, però, che il palazzo in cui tutti si rifugiano sia proprio quello di Marco Spada che per tutti gli abitanti del paese, compresa la sua ingenua figlia Angela, altri non è che un gran signore di campagna.
Scena II. Nell'immenso salone della sua villa di campagna Angela riceve gli ospiti; tra questi si presenta anche il giovane Federici, il quale dopo aver danzato con la ragazza le dichiara il suo amore sincero. Angela, anch'ella conquistata dall'amore per Federici ne parla con suo padre, Marco Spada, il quale le promette di favorire ben presto le sue nozze con il principe.
Durante la festa nella casa di Marco Spada, la marchesa Sampietri mostra ad Angela le ultime danze di Parigi.
Atto II, scena I. Tra una danza e l'altra Fra Borromeo scopre che quel gran signore altri non è che Marco Spada, sfacciato bandito e ladrone. Così anche Angela scopre chi sia realmente suo padre e per non macchiare il nome del principe Federici, decide di respingere il suo amore per lui. Quest'ultimo, ancora ignaro della duplice identità di Marco Spada non comprende la motivazione di Angela e, deluso dalla sua decisione, per ripicca accelera le nozze con la marchesa Sampietri.
Scena II. Nella sua camera da letto e circondata da tutte le sue amiche, la marchesa si sta preparando per le imminenti nozze con Federici. Arriva il focoso capitano dei Dragoni, Pepinelli, che la scongiura di non sposare Federici ma lui. All'improvviso nella camera da letto della marchesa sopraggiungono i briganti di Marco Spada che rapiscono, secondo un piano ben studiato, sia la marchesa che Pepinelli.
Atto III. L'ultimo atto si apre tra i monti, nei rifugi dei briganti e delle brigantesse dove Angela confessa al padre il suo forte desiderio di seguirlo in tutte le sue avventure. Marco, pur essendone felice, si accorge che il suo volto è ancora segnato dalle lacrime versate per Federici che crede di aver perduto e la rassicura promettendole che risolverà il suo problema. Così, ordina ai suoi briganti di condurre davanti a lui la marchesa Sampietri e Pepinelli e ordina a Fra Borromeo, per la gioia del conte, di unirli in matrimonio.
Poi fa portare davanti a loro anche Federici e il governatore di Roma ma prima che possa spiegarsi rivelando loro la sua verà identità, giunge l'esercito dei Dragoni che in una sparatoria ferisce a morte Marco Spada. Prima di spirare tra le braccia di Angela avrà il tempo per confessarle che lei è, in realtà, solamente una sua figlia adottiva e che appartiene ad una ricca famiglia della nobiltà romana.
Dopo la morte di Marco Spada, la tristezza di Angela per la morte del padre si accompagna alla felicità di poter finalmente amare liberamente Federici.
Andrea Roselli
Balletto.net
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APPROFONDIMENTO
Correva voce che l'imperatore Napoleone III avesse proposto l'idea originale per questo balletto. L'opera fu eccezionale perché fin dal primo momento fu concepita per mostrare i talenti di due ruoli di ballerina contrastanti di uguale importanza. A quel tempo l'Opéra di Parigi aveva a disposizione due delle ballerine più celebri, le italiane Carolina Rosati (1826-1905) e Amalia Ferraris (1830-1904). Entrambe erano allieve dell'illustre maestro di ballo Carlo Blasis, ma ognuna conservava il proprio stile e temperamento speciale, un elemento che aggiungeva un fascino immediato al progetto.
Il libretto di Marco Spada di Scribe che era stato prodotto all'Opéra-Comique nel dicembre 1852 con la musica di Auber, soddisfava il requisito fondamentale di avere due importanti personaggi femminili e ha fornito a Scribe l'opportunità di adattare la sua storia ad una trama coreografica. Così l'opéra-comique si trasformò in un balletto: il solo realizzato interamente da Auber. La musica non era un adattamento dell'opera, ma piuttosto una partitura composta dai numeri più sorprendenti di molte opere di Auber: Le Concert à la cour, Fiorella, La Fiancée, Fra Diavolo, Le Lac des fées, L'Ambassadrice, Les Diamants de la Couronne, La Barcarolle, Zerline e L'Enfant prodigue. L'interesse principale del balletto era nella giustapposizione delle due star femminili. Entrambe erano sottoposte a forti sollecitazioni durante le prove, con la Ferraris incline al pianto, e con la Rosati che aveva quasi deciso di fuggire in Inghilterra la mattina della prima. Il coreografo Joseph Mazilier ha fatto molta attenzione a non favorire una rispetto l'altra. C'era solo un ballo in cui danzavano insieme: la scena della lezione in cui la Marchesa insegna ad Angela a ballare. La cautela di Mazilier ha privato il balletto di un certa spontaneità, ma fu comunque una prova memorabile. I critici del giorno erano anzi abbastanza unanimi nel trovare in questo il principale interesse della coreografia, la concorrenza tra Rosati e Ferraris, che ha dato luogo a interessanti osservazioni in merito le qualità delle due rivali. L'interesse del pubblico per i loro stili contrastanti non aveva, a differenza di quella che vent'anni prima al tempo di Marie Taglioni e Fanny Elssler, diviso l'Opéra in fazioni contrapposte. Il critico de La France musicale scriveva il 5 aprile 1857: “Ferraris è come una piuma fluttuante tra due soffi di brezza. Non abbiamo mai visto una danza così aggraziata sulle punte... In uno dei balli Ferraris fa il giro del palco, sfiorando l'assito con la punta dei piedi. Sembra una magia... Vola come un uccello e in due balzi incrocia da un lato all'altro del palco, per poi riposarsi davanti alle luci della ribalta... Ferraris è straordinaria, prodigiosa; è come una di quelle persone idealizzate che ossessionano i tuoi sogni... Tutto il teatro ha salutato la grande artista con mille acclamazioni... Anche Rosati era stupefacente, straordinaria, meravigliosa, in uno stile tranquillo diverso dalla Ferraris. Ha fascino, fascino irresistibile. Alla chiusura del balletto lei danza, moschetto in mano, con una destrezza, equilibrio e abilità artistica che sono veramente favolosi. E che mimica affascinante... È stata sopraffatta dagli applausi." Il critico Saint-Victor ha rimarcato: “La competizione tra le due ballerine è un duello tra ali e piedi, tra spirito e carne, tra un elfo senza peso e una vigorosa baccante", aggiungendo che nessuna dai tempi della Taglioni, tranne Ferraris era stata capace di tale elevazioni, ballon e parcours, e che “l'adagio nella scena del ballo conteneva attitudes e développements di incredibile audacia... Nel suo finale la danza fu eseguita con tale perfezione, che da sola bastò a provare l'incomparabilità di Ferraris come ballerina". Pier Angelo Fiorentino ha mostrato qualche prova di imparzialità quando ha scritto di Carolina Rosati, il cui stile, come quello di Elssler, si potrebbe definire con i piedi per terra, che nel ballo in maschera ha trionfato con una sequenza di ronds de jamb de retour "così raggiante, così squisitamente levigato, spontaneo e splendente da sfidare ogni descrizione”. Giovin osservò che anche se Rosati avesse perso le gambe, avrebbe potuto comunque ballare con il solo sorriso e movimento della testa. A parte questo contesto storico e la spettacolare scenografia dell'ultimo atto, il balletto non era di grande interesse. La musica era un miscuglio di temi di diverse opere di Auber. Anche coreograficamente, i momenti migliori non hanno mai raggiunto l'inventiva de Le Corsaire, e si diceva che, a parte le due ballerine, Mazilier non aveva allargato la sua immaginazione. “Le tarantelle e gli ensemble che si susseguono attraverso il balletto sono molto rozzi e dimostrano ancora una volta che l'Opéra deve cercare giovani e intelligenti maîtres de ballet”. Il ruolo del protagonista è stato un altro successo per il famoso mimo italiano Domenico Segarelli, (1820-1860), che era stato ingaggiato da Domenico Barbaja e poi da Jacovacci, e che ebbe successo nei principali teatri italiani e francesi, diventando lui stesso un noto coreografo. Appena l'anno precedente aveva ottenuto uno dei suoi più grandi riconoscimenti per aver creato l'eroe nel balletto di Mazilier e Adam Le Corsaire, con Rosati nei panni dell'eroina Medora. Comunque, Marco Spada è stato considerato un successo finanziario, anche se perseguitato da una sorprendente serie di sfortune: una sezione di scena del paesaggio cadde ai piedi di un ballerino; la scena della grotta dei banditi non riusciva ad essere abbassata sul palco al momento giusto, e i Dragoni furono obbligati ad improvvisare una pantomima in attesa che lo scenario venisse allestito manualmente (per la gioia del pubblico); una sfortunata comparsa, preso dalle fiamme di un fuoco d'artificio, cadde a capofitto dall'alto sul palco e rimase privo di sensi per due ore. Infine, la Rosati è stata presa da brividi che le hanno impedito di danzare per una settimana. Il corpo di ballo, allarmato da questa serie di catastrofi, si affrettò ad acquistare amuleti ed altri oggetti atti a scongiurare il malocchio, che vennero portati per tutti i successivi spettacoli. Marco Spada era uno di quei balletti che estendevano al massimo le potenzialità dell'apparato scenico meccanico. Era un ruolo di responsabilità estrema, ne è testimone la fama di Sacré, il capomeccanico dell'Opéra dal 1847 al 1872. I problemi complicati dovevano essere risolti e venivano concepite invenzioni audaci, per le quali si riteneva il meccanicista responsabile. Gli esempi più famosi del mestiere sono stati il crollo della grotta in Jovita (1853), il naufragio ne Le Corsaire (1856), e il due livelli d'ambiente nell'ultima scena di Marco Spada, dove la parte superiore mostrava il bosco, quella inferiore una segreta caverna conosciuta solo dai briganti. “Ci sono tante nuove ambientazioni per Marco Spada,” osservò La France musicale. "L'ultima scena in particolare ottiene un certo effetto, ma è ben lungi dall'avere l'attrazione della famosa nave del naufragio di Le Corsaire." Il balletto sarebbe senza dubbio sopravvissuto più a lungo nel repertorio se non fosse stato così aderente alle esigenze contrastanti delle due ballerine. È stato eseguito 27 volte in meno di due anni, un record lodevole, ed è stato abbandonato solo quando la Rosati lasciò l'Opera nel 1859. Il 22 marzo 1984 il balletto tornò nel repertorio dell'Opéra di Parigi, e nel 1986 è stato ripreso dai Balletti di Monte-Carlo. Il balletto è stato ripreso il 22 marzo 1981 nella ricreazione di Pierre Lacotte al Teatro dell'Opera di Roma. Lacotte ha creato nuove coreografie, oltre a progettare le scene e i costumi. Rudolf Nureyev ha danzato nel ruolo di Marco Spada, Ghislaine Thesmar nel ruolo di Angela, Michael Denard quello di Federici. La coreografia di Mazilier, ricostruita da Lacotte per l'Opera di Roma, è vivida con vari passaggi difficili. Il revival ha debuttato nel 1981, con enorme successo, e fu girato dal vivo il gennaio successivo (1982). Nureyev era sulla quarantina e già malato, ma la sua danza era ferma e magistrale, con i suoi salti e Tour en l'air e i passi veloci e classici puri di Mazilier. Thesmar e Denard hanno ballato in modo impeccabile e l'intera produzione è stata molto affascinante. Robert Ignatius Letellier The Ballets of Daniel-François-Esprit Auber (2011) CURIOSITA'
La scena finale di Marco Spada è stata ispirata da un famoso dipinto di Horace Vernet "La Confessione di un bandito italiano" (1834).
I briganti che vivevano nella campagna romana, nonostante rappresentassero una seria minaccia per i viaggiatori, erano una figura romantica preferita di numerosi pittori e artisti romani dell'epoca, come Bartolomeo Pinelli, Louis Léopold Robert, Léon Cogniet e Luigi Rocco. Ripresero gli stessi temi dei pittori bamboccianti romani e li mescolarono con influenze neoclassiche. Vernet, probabilmente per il successo di quelle opere, iniziò a comporre quadri sul tema nel 1820 con la sua Route de Naples , che rappresentava un gruppo di banditi pronti a un'imboscata e nascosti dietro un gruppo di massi nei pressi di una strada marittima presso Terracina. Il successo del dipinto fu immediato e fu riprodotto in litografia da Francois Saeraphin Delpech. Dopo Briganti italiani sorpresi dalle truppe papali, Vernet realizzò un terzo dipinto sul tema dei briganti, Confessione di un bandito italiano, nel 1834. Fu distrutto durante il saccheggio del castello di Neuilly durante la Rivoluzione del 1848. Il dipinto, più volte riprodotto, mostra un bandito morente disteso su un carro trainato da buoi che riceve l'assoluzione da un monaco inginocchiato al suo fianco. Il paesaggio di sfondo raffigura in gran parte motivi neoclassici come le rovine di un tempio e gli archi di un acquedotto romano. La cattura del pentimento del bandito e la sua assoluzione chiude la trilogia dei quadri di briganti di Vernet (ovvero Route de Naples,Briganti italiani sorpresi dalle truppe pontificie e Confessione di un bandito italiano). https://www.wikiwand.com/en/Italian_Brigands_Surprised_by_Papal_Troops BALLETTI CORRELATI
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