Peter Wright e Lev Ivanov
Lo Schiaccianoci
[The Nutcracker]
20-12-1984 - Londra, Royal Opera House, Covent Garden,
Balletto in due atti
Coreografia: Peter Wright e Lev Ivanov
Musica: Piotr Ilic Tchaikovsky
Direttore d'orchestra: Gennady Rozhdestvensky
Libretto: liberamente tratto dal racconto Nussknacker und Mausekönig di Ernst Theodor Hoffmann
Scene e costumi: Julia Trevelyan Oman
Luci: John B. Read
CAST
La Fata Confetto: Lesley Collier
Il principe: Anthony Dowell
Herr Drosselmeyer: Michael Coleman
Clara, la sua figlioccia: Julie Rose
Hans-Peter, Il nipote di Drosselmeyer / Lo Schiaccianoci: Guy Niblett
Il Re dei topi: Jonathan Cope
Principesse: Fiona Chadwick, Wendy Ellis, Pippa Wylde
Arlecchino: David Peden
Colombina: Maria Almeida
Il soldato: Bruce Sansom
La vivandiera: Angela DeMello
Danza Spagnola: Sharon McGorian, Ashley Page, Deirdre Eyden, Jacqui Tallis, Christopher Carr, Antony Dowson
Danza Araba: Genesia Rosato, Jonathan Cope, Ross MacGibbon, Christopher Saunders
Danza Cinese: Bruce Barraclough, Anthony Bourne, Errol Pickford, James Taylor
Trepak: Garry Grant, Simon Horrill, Simon Rice
Danza dei Mirlitons: Karen Paisey, Maria Almeida, Fiona Brockway, Angela DeMello, Nicola Roberts
Valzer dei fiori: Joanna Allnatt, Tracy Brown, Deborah Bull, Fiona Marshall, Franziska Merky, Christina Parker, Donna Richardson, Nicola Tranah, Phillip Broomhead, Michael Crookes, Mark Freeman, Sergiu Pobereznic, Bruce Sansom, Jeremy Sheffield, Neil Skidmore, Andrew Ward
Il dottor Stahlbaum, padre di Clara: Derek Rencher
La signora Stahlbaum, madre di Clara: Sandra Conley
Fritz, il fratello di Clara: Simone Rice
L'Assistente di Drosselmeyer: Anthony Bourne
Il Messaggero: Simon Orrill
Le Zie nubili: Sharon McGorian, Mary Morse-Boycott
La Governante: Romayne Grigorova
Il Conducente di slitta: Oliver Symons
La Nonna: Julie Wood
Il Bisnonno: Robert Jude
Il Maestro di ballo: Gerd Larsen
Il Capitano: Leslie Edwards
San Nicola: Jeremy Sheffield
I Diavoli: Anthony Bourne, Errol Pickford
Il Maggiordomo: Robert Jude
Royal Ballet
Coreografia: Peter Wright e Lev Ivanov
Musica: Piotr Ilic Tchaikovsky
Direttore d'orchestra: Gennady Rozhdestvensky
Libretto: liberamente tratto dal racconto Nussknacker und Mausekönig di Ernst Theodor Hoffmann
Scene e costumi: Julia Trevelyan Oman
Luci: John B. Read
CAST
La Fata Confetto: Lesley Collier
Il principe: Anthony Dowell
Herr Drosselmeyer: Michael Coleman
Clara, la sua figlioccia: Julie Rose
Hans-Peter, Il nipote di Drosselmeyer / Lo Schiaccianoci: Guy Niblett
Il Re dei topi: Jonathan Cope
Principesse: Fiona Chadwick, Wendy Ellis, Pippa Wylde
Arlecchino: David Peden
Colombina: Maria Almeida
Il soldato: Bruce Sansom
La vivandiera: Angela DeMello
Danza Spagnola: Sharon McGorian, Ashley Page, Deirdre Eyden, Jacqui Tallis, Christopher Carr, Antony Dowson
Danza Araba: Genesia Rosato, Jonathan Cope, Ross MacGibbon, Christopher Saunders
Danza Cinese: Bruce Barraclough, Anthony Bourne, Errol Pickford, James Taylor
Trepak: Garry Grant, Simon Horrill, Simon Rice
Danza dei Mirlitons: Karen Paisey, Maria Almeida, Fiona Brockway, Angela DeMello, Nicola Roberts
Valzer dei fiori: Joanna Allnatt, Tracy Brown, Deborah Bull, Fiona Marshall, Franziska Merky, Christina Parker, Donna Richardson, Nicola Tranah, Phillip Broomhead, Michael Crookes, Mark Freeman, Sergiu Pobereznic, Bruce Sansom, Jeremy Sheffield, Neil Skidmore, Andrew Ward
Il dottor Stahlbaum, padre di Clara: Derek Rencher
La signora Stahlbaum, madre di Clara: Sandra Conley
Fritz, il fratello di Clara: Simone Rice
L'Assistente di Drosselmeyer: Anthony Bourne
Il Messaggero: Simon Orrill
Le Zie nubili: Sharon McGorian, Mary Morse-Boycott
La Governante: Romayne Grigorova
Il Conducente di slitta: Oliver Symons
La Nonna: Julie Wood
Il Bisnonno: Robert Jude
Il Maestro di ballo: Gerd Larsen
Il Capitano: Leslie Edwards
San Nicola: Jeremy Sheffield
I Diavoli: Anthony Bourne, Errol Pickford
Il Maggiordomo: Robert Jude
Royal Ballet
TRAMA
UNA DELICATA PARABOLA DELL'ADOLESCENZA
Atto I. Scena prima. Il laboratorio di Drosselmeyer
Il sipario si apre sulla città di Norimberga agli inizi dell'Ottocento: è la vigilia di Natale. Nella quieta atmosfera del suo laboratorio il signor Drosselmeyer sta preparando i doni per la festa che si terrà quella sera stessa nella casa del sindaco Stahlbaum. Drosselmeyer - padrino di Clara e Fritz, figli del primo cittadino - è esperto nella costruzione di orologi e giocattoli meccanici; conosce anche la magia e l'arte di fermare il tempo. Dopo aver consegnato a un ragazzo un curioso angelo di Natale (una bambola con le ali) da recapitare a casa Stahlbaum, prende con sé uno schiaccianoci di legno a forma di soldatino in cui, a causa di un maligno incantesimo, è stato imprigionato il suo giovane nipote. L'uomo rivolge uno sguardo rattristato al ritratto del ragazzo che tiene appeso al muro, al di sopra del caminetto; quindi esce per recarsi al ricevimento.
Scena seconda. La strada all'esterno di casa Stahlbaum
Mentre gli invitati raggiungono la casa del sindaco, il ragazzo inviato da Drosselmeyer consegna il suo pacco.
Scena terza. Il salotto di casa Stahlbaum
In casa Stahlbaum si fa festa: i bambini giocano allegramente e gli adulti vigilano con affetto e pazienza. Clara e Fritz si mettono subito in evidenza: lei è dolce e graziosa quanto lui è maligno e dispettoso. Accadono anche piccoli fatti, regolati con precisione, e sorprendenti passaggi teatrali. Ci viene per esempio mostrata la bianca torta candita, le cui decorazioni prefigurano l'ambientazione che ritroveremo nel Paese dei dolci. Clara posiziona poi la bambola-angelo, consegnata prima dell'inizio dei festeggiamenti dal garzone di Drosselmeyer, in cima al grande albero di Natale; nella quinta scena il giocattolo diventerà la sua guida nel viaggio che compirà nel mondo fatato.
Stahlbaum chiama a raccolta i bambini per distribuire i doni. Felici ed emozionati, i piccoli invitati danzano un girotondo e poi si lanciano in un galop, imitando gli adulti. È una giornata allegra e ricca di tradizioni popolari: nel magico clima cattolico delle usanze bavaresi vediamo apparire, insieme ad altre mascherine, anche due grossi diavoli e un vescovo che raffigura San Nicola (Santa Claus).
Quando Drosselmeyer fa il suo ingresso, le luci si abbassano e il tempo sembra fermarsi per un attimo. I bambini nutrono un misto di affetto e timore nei suoi riguardi. Il padrone di casa gli offre una presa di tabacco da fiuto e subito cominciano i prodigi. Da due recipienti a forma di cavolo e di zucca fuoriescono Colombina e Arlecchino, automi che Drosselmeyer fa danzare. Quindi sono estratte da due grandi casse dipinte una vivandiera e un soldato; un meccanismo li mette in movimento. Nel susseguirsi di questi eventi meravigliosi la piccola Clara sembra essere trascurata, ma Drosselmeyer è pronto a mettere in atto il piano che ha precedentemente architettato: dona Schiaccianoci alla bambina, che lo culla amorosamente. Il fratello, dispettoso, glielo toglie di mano e lo rompe. Prontamente il padrino aggiusta il giocattolo, consigliando poi a Clara di metterlo a riposare nella culla della bambola. Dopo gli ultimi scorrazzamenti dei ragazzi, che si divertono a molestare le bambine, si svolge la danza finale degli adulti; anche il nonno si alza per un attimo dalla sedia a rotelle. Gli invitati infine si congedano e gli Stahlbaum mandano a letto Clara e Fritz.
Scena quarta. La battaglia
Più tardi, quando il salotto rimane deserto, Drosselmeyer con una magia cambia la scena: i giocattoli si ingrandiscono e si animano. Clara, che riappare per recuperare Schiaccianoci, trova il padrino appollaiato su un orologio a forma di gufo. Il tempo si ferma e la giovane rimane come incantata. Improvvisamente dal pavimento sbucano topi aggressivi che la minacciano. A un comando di Drosselmeyer un drappello di soldatini fuoriesce da una caserma-giocattolo e ingaggia con i topi una battaglia senza esclusione di colpi. Anche Schiaccianoci interviene in difesa della bambina. L'arrivo del Re dei topi sembra far precipitare le sorti dei soldati: Clara è quasi fatta prigioniera e Schiaccianoci sta per soccombere... Ma la bambina riesce a colpire con la sua scarpina il Re dei topi, che cade morto. Il valoroso Schiaccianoci, ormai trasformato magicamente in un giovane principe, giace a terra svenuto.
Scena quinta. Il Regno della neve
La scena cambia e appare un fondale di nubi e nebbie. Il giovane (ricordando il quadro appeso nel laboratorio di Drosselmeyer, riconosciamo in lui il nipote) si riprende. Nasce un festoso duetto amoroso con Clara che, estatica, esprime la sua gioia infinita.
Drosselmeyer invita i due ragazzi a salire a bordo di un'elegante slitta guidata dalla bambola-angelo; inizia così una sorta di magico viaggio di nozze verso un mondo fatato. Il fondale cade sul palcoscenico e lascia il posto a un bosco ghiacciato dove, sotto la neve, si muovono lentamente quattro bambole-angeli. Accompagnate dalla celebre musica del 'valzer dei fiocchi di neve', entrano poi a gruppi di sei, in quattro tempi, ballerine bianchissime che sembrano volare. Si ascolta anche un dolce coro di fanciulli. Il clima è deliziosamente paradisiaco. La piccola Clara e il suo giovane compagno si uniscono felici alle danze: sono ormai entrati nel grande gioco di Drosselmeyer. Quando l'elegante valzer finisce e la scena si svuota, vediamo la slitta volar via in un cielo che sembra fatto di ghiaccio.
Atto II. Scena prima. Il viaggio al Paese dei dolci
Mentre l'avventura dei due giovani continua, Drosselmeyer arresta di nuovo il tempo: l'intermezzo musicale ha come protagonisti otto bambole-angeli che, fra bianche nuvole, accendono dei piccoli ceri per indicare la via che conduce al Palazzo fatato; al loro arrivo Clara e Schiaccianoci troveranno ad accoglierli otto ragazzi in tricorno e abiti d'argento.
Drosselmeyer apre le porte del Paese dei dolci e siamo così introdotti in un luogo incantato, colorato di rosa e delicato come fosse di porcellana.
Scena seconda. L'atrio del Palazzo
In uno scenario che ci ricorda le decorazioni della torta candita degli Stahlbaum, la Fata Confetto e il suo Principe fanno gli onori di casa. L'ambiente è di gusto settecentesco, ma le danze sono in perfetto stile romantico. L'elegante duetto è inserito in una visione fluttuante di ballerine-fate e di gentiluomini di corte.
Il maggiordomo annuncia l'arrivo della slitta e la Fata Confetto accoglie i giovani con delicata gentilezza. Dopo che il ragazzo ha raccontato con emozione la sua avventura - la battaglia con i topi e come Clara l'abbia salvato - la Fata e il Principe fanno rivestire i giovani di lussuosi mantelli e cedono loro il trono: la festa che segue sarà tutta dedicata agli ospiti. Il divertissement - una suite di danze popolari - comincia con un ballo spagnolo, molto marcato; segue una sensuale danza araba e una cineseria comicamente agile; la possente danza russa precede quella, molto galante, dei flauti...
Si giunge così al secondo celebre valzer del balletto, detto 'dei fiori', festosa conclusione d'insieme con volteggianti e romantiche coppie in rosa.
Terminato il valzer, inizia il grand pas de deux del-la Fata Confetto e del Principe con un adagio appassionato e musicalmente splendido, seguito dalle brillanti variazioni e dalla coda. I due protagonisti si esibiscono nei virtuosismi della scuola classica. Notiamo in particolare che la Fata esegue il suo a solo sulle note della celesta e che, nella coda, compie i fouettés in diagonale, per finire in un poisson, una posizione che ricorda [immagine di un pesce perché la ballerina ha il volto e il busto rivolti verso il basso mentre le gambe, in aria, si incrociano conferendo al corpo un'elegante curvatura. Ancora un valzer per concludere questa scena meravigliosa. Ma in lontananza compare Drosselmeyer. Si fa buio, tutti scompaiono: restano solo i due giovani, che vengono fatti salire sulla slitta.
Scena terza e scena quarta. La strada all'esterno di casa Stahlbaum. Apoteosi
Lo scenario cambia e ci ritroviamo nuovamente all'esterno della casa del sindaco Stahlbaum. La festa della vigilia di Natale è finita e gli ultimi invitati stanno uscendo. Anche Drosselmeyer si allontana, da solo.
Rientrato nel laboratorio, trova il nipote addormentato. È tornato uomo; l'incantesimo è stato spezzato. Mentre lo abbraccia, notiamo appeso al muro il ritratto del soldatino Schiaccianoci, che ha sostituito quello del giovane. La bambola con le ali d'angelo sorride.
Mario Pasi
Testo del libretto di accompagnamento del dvd Lo Schiaccianoci
Collana Invito al balletto. DeAgostini, Novara (2009)
Atto I. Scena prima. Il laboratorio di Drosselmeyer
Il sipario si apre sulla città di Norimberga agli inizi dell'Ottocento: è la vigilia di Natale. Nella quieta atmosfera del suo laboratorio il signor Drosselmeyer sta preparando i doni per la festa che si terrà quella sera stessa nella casa del sindaco Stahlbaum. Drosselmeyer - padrino di Clara e Fritz, figli del primo cittadino - è esperto nella costruzione di orologi e giocattoli meccanici; conosce anche la magia e l'arte di fermare il tempo. Dopo aver consegnato a un ragazzo un curioso angelo di Natale (una bambola con le ali) da recapitare a casa Stahlbaum, prende con sé uno schiaccianoci di legno a forma di soldatino in cui, a causa di un maligno incantesimo, è stato imprigionato il suo giovane nipote. L'uomo rivolge uno sguardo rattristato al ritratto del ragazzo che tiene appeso al muro, al di sopra del caminetto; quindi esce per recarsi al ricevimento.
Scena seconda. La strada all'esterno di casa Stahlbaum
Mentre gli invitati raggiungono la casa del sindaco, il ragazzo inviato da Drosselmeyer consegna il suo pacco.
Scena terza. Il salotto di casa Stahlbaum
In casa Stahlbaum si fa festa: i bambini giocano allegramente e gli adulti vigilano con affetto e pazienza. Clara e Fritz si mettono subito in evidenza: lei è dolce e graziosa quanto lui è maligno e dispettoso. Accadono anche piccoli fatti, regolati con precisione, e sorprendenti passaggi teatrali. Ci viene per esempio mostrata la bianca torta candita, le cui decorazioni prefigurano l'ambientazione che ritroveremo nel Paese dei dolci. Clara posiziona poi la bambola-angelo, consegnata prima dell'inizio dei festeggiamenti dal garzone di Drosselmeyer, in cima al grande albero di Natale; nella quinta scena il giocattolo diventerà la sua guida nel viaggio che compirà nel mondo fatato.
Stahlbaum chiama a raccolta i bambini per distribuire i doni. Felici ed emozionati, i piccoli invitati danzano un girotondo e poi si lanciano in un galop, imitando gli adulti. È una giornata allegra e ricca di tradizioni popolari: nel magico clima cattolico delle usanze bavaresi vediamo apparire, insieme ad altre mascherine, anche due grossi diavoli e un vescovo che raffigura San Nicola (Santa Claus).
Quando Drosselmeyer fa il suo ingresso, le luci si abbassano e il tempo sembra fermarsi per un attimo. I bambini nutrono un misto di affetto e timore nei suoi riguardi. Il padrone di casa gli offre una presa di tabacco da fiuto e subito cominciano i prodigi. Da due recipienti a forma di cavolo e di zucca fuoriescono Colombina e Arlecchino, automi che Drosselmeyer fa danzare. Quindi sono estratte da due grandi casse dipinte una vivandiera e un soldato; un meccanismo li mette in movimento. Nel susseguirsi di questi eventi meravigliosi la piccola Clara sembra essere trascurata, ma Drosselmeyer è pronto a mettere in atto il piano che ha precedentemente architettato: dona Schiaccianoci alla bambina, che lo culla amorosamente. Il fratello, dispettoso, glielo toglie di mano e lo rompe. Prontamente il padrino aggiusta il giocattolo, consigliando poi a Clara di metterlo a riposare nella culla della bambola. Dopo gli ultimi scorrazzamenti dei ragazzi, che si divertono a molestare le bambine, si svolge la danza finale degli adulti; anche il nonno si alza per un attimo dalla sedia a rotelle. Gli invitati infine si congedano e gli Stahlbaum mandano a letto Clara e Fritz.
Scena quarta. La battaglia
Più tardi, quando il salotto rimane deserto, Drosselmeyer con una magia cambia la scena: i giocattoli si ingrandiscono e si animano. Clara, che riappare per recuperare Schiaccianoci, trova il padrino appollaiato su un orologio a forma di gufo. Il tempo si ferma e la giovane rimane come incantata. Improvvisamente dal pavimento sbucano topi aggressivi che la minacciano. A un comando di Drosselmeyer un drappello di soldatini fuoriesce da una caserma-giocattolo e ingaggia con i topi una battaglia senza esclusione di colpi. Anche Schiaccianoci interviene in difesa della bambina. L'arrivo del Re dei topi sembra far precipitare le sorti dei soldati: Clara è quasi fatta prigioniera e Schiaccianoci sta per soccombere... Ma la bambina riesce a colpire con la sua scarpina il Re dei topi, che cade morto. Il valoroso Schiaccianoci, ormai trasformato magicamente in un giovane principe, giace a terra svenuto.
Scena quinta. Il Regno della neve
La scena cambia e appare un fondale di nubi e nebbie. Il giovane (ricordando il quadro appeso nel laboratorio di Drosselmeyer, riconosciamo in lui il nipote) si riprende. Nasce un festoso duetto amoroso con Clara che, estatica, esprime la sua gioia infinita.
Drosselmeyer invita i due ragazzi a salire a bordo di un'elegante slitta guidata dalla bambola-angelo; inizia così una sorta di magico viaggio di nozze verso un mondo fatato. Il fondale cade sul palcoscenico e lascia il posto a un bosco ghiacciato dove, sotto la neve, si muovono lentamente quattro bambole-angeli. Accompagnate dalla celebre musica del 'valzer dei fiocchi di neve', entrano poi a gruppi di sei, in quattro tempi, ballerine bianchissime che sembrano volare. Si ascolta anche un dolce coro di fanciulli. Il clima è deliziosamente paradisiaco. La piccola Clara e il suo giovane compagno si uniscono felici alle danze: sono ormai entrati nel grande gioco di Drosselmeyer. Quando l'elegante valzer finisce e la scena si svuota, vediamo la slitta volar via in un cielo che sembra fatto di ghiaccio.
Atto II. Scena prima. Il viaggio al Paese dei dolci
Mentre l'avventura dei due giovani continua, Drosselmeyer arresta di nuovo il tempo: l'intermezzo musicale ha come protagonisti otto bambole-angeli che, fra bianche nuvole, accendono dei piccoli ceri per indicare la via che conduce al Palazzo fatato; al loro arrivo Clara e Schiaccianoci troveranno ad accoglierli otto ragazzi in tricorno e abiti d'argento.
Drosselmeyer apre le porte del Paese dei dolci e siamo così introdotti in un luogo incantato, colorato di rosa e delicato come fosse di porcellana.
Scena seconda. L'atrio del Palazzo
In uno scenario che ci ricorda le decorazioni della torta candita degli Stahlbaum, la Fata Confetto e il suo Principe fanno gli onori di casa. L'ambiente è di gusto settecentesco, ma le danze sono in perfetto stile romantico. L'elegante duetto è inserito in una visione fluttuante di ballerine-fate e di gentiluomini di corte.
Il maggiordomo annuncia l'arrivo della slitta e la Fata Confetto accoglie i giovani con delicata gentilezza. Dopo che il ragazzo ha raccontato con emozione la sua avventura - la battaglia con i topi e come Clara l'abbia salvato - la Fata e il Principe fanno rivestire i giovani di lussuosi mantelli e cedono loro il trono: la festa che segue sarà tutta dedicata agli ospiti. Il divertissement - una suite di danze popolari - comincia con un ballo spagnolo, molto marcato; segue una sensuale danza araba e una cineseria comicamente agile; la possente danza russa precede quella, molto galante, dei flauti...
Si giunge così al secondo celebre valzer del balletto, detto 'dei fiori', festosa conclusione d'insieme con volteggianti e romantiche coppie in rosa.
Terminato il valzer, inizia il grand pas de deux del-la Fata Confetto e del Principe con un adagio appassionato e musicalmente splendido, seguito dalle brillanti variazioni e dalla coda. I due protagonisti si esibiscono nei virtuosismi della scuola classica. Notiamo in particolare che la Fata esegue il suo a solo sulle note della celesta e che, nella coda, compie i fouettés in diagonale, per finire in un poisson, una posizione che ricorda [immagine di un pesce perché la ballerina ha il volto e il busto rivolti verso il basso mentre le gambe, in aria, si incrociano conferendo al corpo un'elegante curvatura. Ancora un valzer per concludere questa scena meravigliosa. Ma in lontananza compare Drosselmeyer. Si fa buio, tutti scompaiono: restano solo i due giovani, che vengono fatti salire sulla slitta.
Scena terza e scena quarta. La strada all'esterno di casa Stahlbaum. Apoteosi
Lo scenario cambia e ci ritroviamo nuovamente all'esterno della casa del sindaco Stahlbaum. La festa della vigilia di Natale è finita e gli ultimi invitati stanno uscendo. Anche Drosselmeyer si allontana, da solo.
Rientrato nel laboratorio, trova il nipote addormentato. È tornato uomo; l'incantesimo è stato spezzato. Mentre lo abbraccia, notiamo appeso al muro il ritratto del soldatino Schiaccianoci, che ha sostituito quello del giovane. La bambola con le ali d'angelo sorride.
Mario Pasi
Testo del libretto di accompagnamento del dvd Lo Schiaccianoci
Collana Invito al balletto. DeAgostini, Novara (2009)
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APPROFONDIMENTO
Nel concepire il nuovo Schiaccianoci del Royal Ballet per il Covent Garden, Peter Wright, il produttore e coreografo, e Roland Join Wiley, suo consulente musicologo e grande autorità sui balletti di Tchaikovsky, si sono preoccupati di creare una versione “con un appeal artistico e intellettuale non limitato ai bambini”. Dopo quattro visioni e molta lettura, sono convinto che, nel complesso, ci siano riusciti.
Molte letture possono sembrare un approccio insolito alla messa in scena di un balletto classico del XIX secolo così popolare, ma è proprio grazie alle ricerche e agli scritti del Professor Wiley che possiamo guardare oltre le immediate attrazioni teatrali dell’opera e considerare le circostanze e le personalità che hanno reso possibile ripristinare l’originale del 1892, ormai in gran parte perduto. E, dopo la lettura, possiamo tornare indietro per giudicare come le scoperte della notazione, delle partiture delle prove e dell’ispirazione della storia abbiano consentito a Peter Wright di mettere in scena uno Schiaccianoci essenzialmente fedele agli obiettivi del suo creatore. Tornando a E.T.A. Hoffmann, Wright insiste sul fatto che la sua storia riguarda Drosselmeyer. Non è il sogno di Clara, ma le immaginazioni del fabbricante di orologi e giocattoli su come lei, sua figlioccia, possa aiutarlo a restituire forma umana al suo amato nipote, trasformato in uno schiaccianoci dal vendicativo regno dei topi. Questo conferisce una forma e un significato al balletto; diventa non solo una fiaba natalizia, ma un racconto su come il male possa essere superato da un atto di altruismo e coraggio (l’uccisione del Re dei Topi da parte di Clara con la sua pantofola). Questa rielaborazione non distorce, come hanno fatto tanti aspiranti aggiornamenti psicologici, la coreografia e la produzione precise e magnificamente abbinate alla musica di Tchaikovsky. È proprio nella musica che si celano i segreti, e le argomentazioni del Professor Wiley sulle somiglianze di carattere e personalità tra Tchaikovsky e il Drosselmeyer di Hoffmann sono del tutto convincenti. Drosselmeyer viene descritto in vari modi, talvolta triste e “più saggio che sinistro”, ed è così che il personaggio viene raffigurato nel balletto. Lo vediamo prima nel suo laboratorio, in un prologo, mentre si prepara a inviare a Clara un angelo per adornare l’albero di Natale e poi a proteggerla e guidarla attraverso le magiche avventure che seguono la festa. E in un epilogo alla fine, Drosselmeyer torna a casa e trova lo schiaccianoci giocattolo che aveva portato alla festa, riportato, dopo gli eventi della sua immaginata notte, nella forma umana. Oltre al fatto che Drosselmeyer è l’artefice di tutte le trasformazioni e degli avvenimenti magici, l’azione del balletto segue linee abbastanza familiari. Restaurate o ricreate sono le danze dei grandi, i bambini e le bambole meccaniche nel primo atto; la danza del corpo di ballo dei fiocchi di neve; e i divertissements nel Regno dei Dolci che culminano nel grande pas de deux della Fata Confetto. Alcune di queste danze sopravvivono dalla vecchia messa in scena originale del Vic-WelIs di Sergueyev del 1934. Altre sono state completamente coreografate da Wright, e tra queste la battaglia dei topi e dei soldati giocattolo, la Danse Arabe, e il tenero piccolo pas de deux per Clara e il principe schiaccianoci dopo che lei lo ha salvato, hanno avuto tutte successo. Ancora più riuscito è il Valzer dei Fiocchi di Neve: che, nei suoi disegni vorticosi e con le ballerine vestite con tutù un po' vecchio stile, deve molto al fascino dell’evocazione danzata di una tempesta di neve da parte di Ivanov. Mi è piaciuto molto meno il Valzer dei Fiori nell’atto finale, ballato a coppie e guidato da tre “principesse”, che risulta pesante e banale per il corpo di ballo. Le scenografie di Julia Trevelyan Oman collocano il primo atto in modo molto deciso nella Norimberga del primo Ottocento, con scene perfettamente realizzate alla moda Biedermeier e buone maniere sociali. Mi trovo d’accordo molto volentieri con lei durante tutto questo atto, e ho imparato ad apprezzare la sua foresta grigioverde, che concentra l’attenzione sui fiocchi di neve, non sugli alberi. L’atto II, tuttavia, invece di essere un vero e proprio Regno dei Dolci, assomiglia più ai padiglioni di glassa di zucchero delle decorazioni da tavola, con troppo bianco e argento e troppo poco colore. La cosa più importante, tuttavia, è che il Royal Ballet ha già un testo così buono che può solo migliorare, proprio come le performance e soprattutto gli effetti scenici migliorati sempre di più in questa stagione. E abbiamo ancora più cast e più spettacoli in arrivo. Mary Clarke Nutcracker, Covent Garden The Guardian. Friday, December 28, 1984 ULTERIORI VERSIONI.
Ad esclusione di numerose proposte in termini attuali, del tutto avulse dalle idee originali (Cranko, Neumeier, Petit, Bejart, Bourne, ecc.), le versioni più classiche fanno sostanzialmente capo a due linee di ricerca: quella fedele allo stile dell’originale, ove predomina l’elemento fiabesco e magico, adatto a veicolare l’incanto dell’atmosfera natalizia (Gorskij, Grigorovich, Sergeev, Christensen, Balanchine, Wright, Froman, Rodriguez), e quella che interpreta la vicenda in chiave psicoanalitica e che tende a “una definizione in termini freudiani del sogno della protagonista” (Marinella Guatterini) (Vajnonen, Nureyev, Poliakov, Baryshnikov). Il seguito è dedicato all’elenco delle principali versioni del balletto secondo una distribuzione che, a grandi linee, segue e complementa quella avanzata da Roger Salas. Cliccando su ciascun titolo di paragrafo, si apre il relativo approfondimento. 1. LA LINEA DI SVILUPPO RUSSA SECONDO LO STILE FIABESCO DELLA VERSIONE ORIGINALE
(Gorskij, Grigorovich, ecc.) Nella produzione originale il personaggio di Maria è ben distinto da quello della Fata Confetto, ma si vedrà che, negli anni a venire, in molte versioni russe i due personaggi si unificano e la medesima ballerina che interpreta Maria balla anche il passo a due finale. Tuttavia, in tali versioni russe, ma con l’importante eccezione della proposta Vajnonen, l’eventuale identificazione non ha particolari significati psico-analitici e, il modello di Ivanov si evolve in Russia mantenendosi fedele a se stesso nel senso che i rifacimenti russi privilegiano la corposa componente fiabesca; essa, nel dare grande rilievo al clima “natalizio” in cui si svolge il balletto, allontana la vicenda dalle atmosfere inquietanti del racconto di Hoffmann ed esclude ogni possibile interpretazione in chiave psicoanalitica del balletto. Tutto ciò, ripetiamolo, fatta salva la versione Vajnonen e un’altra, subito uscita dal repertorio, la seconda di Lopokov, delle quali faremo presto ulteriore menzione. Un’altra caratteristica riscontrabile nella linea evolutiva russa del primo novecento è l’immancabile presenza di elementi realistici. (continua) 2. LA LINEA DI SVILUPPO ANGLO-AMERICANA SECONDO LO STILE FIABESCO DEL MODELLO DI BASE (Sergeev, Ashton, Romanov per i Ballets Russes de Montecarlo, Christensen, Balanchine, Wright, Alicia Alonso, ecc.)
La musica dello Schiaccianoci è danzata per la prima volta in occidente in proposte che nulla hanno a che vedere col balletto di Ivanov. Nel 1910 i Ballets Russes di Diaghilev presentano una versione del Lago dei Cigni dove Nijinsky danza una variazione di Sigfried sulla musica del passo a due della Fata Confetto. Una cosa analoga si ripete dieci anni dopo con La Bella dei Ballets Russes, che usa la musica appena citata per una variazione della Fata dei Lillà e include, nell’ultimo atto, la Danza Araba e la Danza Cinese. La musica dello Schiaccianoci è nuovamente danzata in occidente al Drury Lane di Londra nel 1920 da Anna Pavlova e Alexandr Volinin, ma si tratta di un balletto in un atto dal titolo Fiocchi di neve, concepito da Ivan Clustine, coreograficamente completamente diverso dall’originale, salvo il passo a due finale, mantenuto come un cammeo. (continua) 3. LA LINEA DI SVILUPPO PROPRIAMENTE EUROPEA SECONDO LO STILE FIABESCO DEL MODELLO DI BASE
(Froman, Rodriguez, Lichine, Bart, ecc.) Il primo teatro dell’Europa occidentale a includere nel suo repertorio una versione integrale di Schiaccianoci in modo permanente è stato la Scala di Milano a partire dal 19 febbraio 1938 quando debutta, con scene di Alexander Benois, la versione curata da Margarita Petrovna Froman secondo i suoi ricordi delle produzioni moscovite. Sul palco Olga Amati come Fritz-Schiaccianoci nel primo atto e Nives Poli come Fata Confetto, accompagnata da Pierluigi Marzoni come Schiaccianoci nel II atto. Alla Scala la versione è sostituita il 31 dicembre 1956 da quella, anch’essa di impostazione tradizionale, di Alfredo Rodriguez, contemporaneamente impegnato a far debuttare la sua creazione anche a Londra col Royal Ballet. In entrambe le città la produzione va in scena con il décor di James Bailey, ispirato alla Russia Imperiale e ai gioielli di Fabergé, e con le importanti apparizioni di Margot Fonteyn e Michael Somes nel passo a due del secondo atto, sostituiti, nelle repliche milanesi, da Gilda Majocchi e da una ventenne Carla Fracci accompagnate da Giulio Perugini. (continua) 4. LA PROPOSTA DI VAJNONEN E LA SUA LINEA DI SVILUPPO IN TERMINI PSICOANALITICI
(Vajnonen, Nureyev, Barishnikov, Poliakov, ecc.) Nella versione che Vasilij Vajnonen crea nel 1934 per il teatro GATOB – l’ex Marijnsky - a San Pietroburgo, a Masha - così viene ribattezzata Clara - è affidato anche il passo a due della Fata Confetto, come era già avvenuto in altre produzioni russe, ma questa volta, anche per l’identificazione del Cavaliere della Fata con Schiaccianoci, la variante assume un ben preciso significato. Unita alla presenza di altri riferimenti psicoanalitici, l’identificazione dei personaggi suggerisce l’interpretazione dell’intera vicenda come un viaggio attraverso l’adolescenza verso l’età adulta. In particolare proprio il passo a due, per il modo in cui è rivisitato, appare come una metafora del desiderato-temuto atto amoroso e del ruolo iniziatico del medesimo. Ciò è ottenuto concependo un grand pas finale per i due protagonisti e quattro cavalieri, che si configura come una palese citazione dell’adagio della Rosa de La Bella. (continua) 5. VERSIONI CHE RIPRENDONO LA FIABA DELLA NOCE DURA
(Lopokov, Amodio, Morris) Si è già detto che alcuni coreografi, quali Balanchine, Wright, Hynd, introducono elementi che accennano a fatti presenti nella parte intermedia del racconto di Hoffmann, quella espunta da Petipa, ossia nella fiaba della noce dura. Qui aggiungiamo qualche considerazione sugli altri autori che, non limitandosi, come i citati, ad introdurre un nipote di Drosselmeyer, danno ampio spazio all’intera fiaba nella fiaba. Si è già accennato nel paragrafo 1 al fatto che nel 1929 Fëdor Lopokov propone a San Pietroburgo una controversa versione in cui riprende la fiaba della noce dura. Essa dà spazio in un prologo a brani recitati dal testo di Hoffmann, introduce pezzi di danza acrobatica ed altri ballati sul ritmo del metronomo, rimodella il Valzer dei fiocchi di neve in stile musical e si avvale di un décor di stampo costruttivista, giocato su pannelli mossi dagli stessi interpreti. Come già detto la versione è così lontana dalla tradizione che esce immediatamente dal repertorio del Marijnsky. (continua) 6. VERSIONI LONTANE DAI MODELLI PRECEDENTI
(Cranko, Neumeier, Petit, Bintley, Bejart, Maillot, Bourne, ecc.) Nel 1966-67 debutta a Stoccarda, con la presenza di Marcia Haydée, la versione di John Cranko, subito dopo portata al Festival di Spoleto, che muta Clara in Lena, una ragazza già adulta, sposta l’azione dalla vigilia di Natale alla festa di compleanno di Lena e, in sostituzione di Drosselmeyer, fa agire la madrina della ragazza: una Fata assai eccentrica dal nome Fitzliputz. Lena si innamora del soldato Konrad, non completamente ricambiata, ma quando i topi la rapiscono, sarà lui a cercarla nel regno un po’ misterioso della Fata, dove la libererà e se ne innamorerà per sempre. Neumeier ha danzato nello Schiaccianoci di Cranko e, da esso influenzato, ha messo in scena qualche proposta tradizionale finché il 21 ottobre 1971 ne ha avanzata una personale per il Frankfurt Ballet con scene e costumi di Jürgen Rose. (continua) CURIOSITA'
BALLETTI CORRELATI
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