Dominique Le Fèvre
Il Ballo del Papa ossia Il General Colli in Roma
25-02-1797 - Milano, Teatro alla Scala
Ballo pantomimico in cinque atti
Coreografia: Dominique Le Fèvre
Musica: Ferdinando Pontelibero
Direttore d'Orchestra: Luigi de Baillou
Libretto: Francesco Salfi
Scene: Paolo Landriani
Costumi: Motta e Mazza
CAST
Papa Pio VI: Dominique Le Fèvre
La Principessa Braschi, sua nipote: Luigia Zerbi
Il Principe Braschi: Paolo Mersi
Cardinal Busca: Lorenzo Colleoni
Principessa di Santa Croce: Giuditta Bolla
Conte Antonio, ex cocchiere della Principessa Braschi: Pietro Zappa
Il Generale dei Domenicani: Paolino Franchi
Senatore Rezzonico, comandante delle truppe papali: Luigi Corticelli
Gandini, Brigadiere: Giacomo Trabattoni
General Colli: Raimondo Fidanza
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Coreografia: Dominique Le Fèvre
Musica: Ferdinando Pontelibero
Direttore d'Orchestra: Luigi de Baillou
Libretto: Francesco Salfi
Scene: Paolo Landriani
Costumi: Motta e Mazza
CAST
Papa Pio VI: Dominique Le Fèvre
La Principessa Braschi, sua nipote: Luigia Zerbi
Il Principe Braschi: Paolo Mersi
Cardinal Busca: Lorenzo Colleoni
Principessa di Santa Croce: Giuditta Bolla
Conte Antonio, ex cocchiere della Principessa Braschi: Pietro Zappa
Il Generale dei Domenicani: Paolino Franchi
Senatore Rezzonico, comandante delle truppe papali: Luigi Corticelli
Gandini, Brigadiere: Giacomo Trabattoni
General Colli: Raimondo Fidanza
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
TRAMA
ATTO PRIMO
Sala del concistoro: nel fondo il trono pontificio, in cui si monta per tre gradini; la sedia, e il di sopra del trono sono coperti di un drappo di oro ec. Intorno siedono i cardinali, i vescovi, i prelati, teologi ec. secondo il loro ordine. Dà due lati del trono siedono ancora il nipote del papa, e il principe romano.
Il papa consulta una congregazione straordinaria di cardinali, prelati e teologi sugli articoli della pace proposti dalla Repubblica Francese. Si leggono, e si rigettano con indignazione generale, come contrari all'autorità della corte pontificia.
Il solo generale de' domenicani intravvede in questa decisione più il voto degl' inglesi, e degli austriaci, che degli apostoli, e de' cristiani; ed acceso di zelo si gitta a piè del papa per dissuadernelo.
Il papa sorpreso di trovare in uno de' suoi teologi lo zelo di s. Paolo, che osò di rimproverare s. Pietro, gl'mpone silenzio e domanda di bel nuovo il voto degli altri, che quali seguaci piuttosto della politica che del vangelo, proclamano altamente la guerra.
Busca stende il decreto della s. congregazione; e il papa brandisce la spada fra gli applausi de' cardinali.
Si spedisce chi partecipi la mente infallibile del s. padre agli agenti della Rep. Franc.
Si scioglie la s. congregazione, e rientra la corte pontificia.
La principessa Braschi poco o nulla curando le adulazioni de' cortigiani, corre a piedi del zio per congratularsi d'una dichiarazione di guerra , che difende assai più l'autorità di lei, che quella del papa. Sopraggiunge la principessa S. Croce. Questo incontro sveglia la rivalità della Braschi, che vorrebbe dominar sola nell'animo del zio. La S. Croce avrebbe amato la pace, ma trovando il papa armato eroicamente di spada, anzichè opporsegli invano, se ne congratula, sperando di cogliere altra occasione, onde far valere il suo impegno.
Il papa sempre più lusingato dalle altrui adulazioni spedisce il senatore Rezzonico, e il brigadier Gandini per le opportune disposizioni. Quest'ultimo assicura il papa nella sua nota bravura.
La Braschi osservando il generale de' domenicani in attitudine di biasimar quanto ascolta, l'obbliga a liberamente parlare; ed egli accusa francamente l'inganno o l'impostura de cortigiani, che aggirano il papa
= Il ministro di una religione di pace non dee che abjurare ogni pensiero di guerra = Il successor di s. Pietro dee maneggiare le chiavi, e non già la spada = S Pietro fu acremente rimproverato allorchè adoperò il coltello contro di Malco per difendere il suo maestro = Bisogna seguire le massime degli apostoli, e non quelle de' cardinali. = L'eredità del papa è la chiesa, e non già l'impero temporale usurpato al Popolo...
Il papa dissimulando in parte il suo risentimento risponde, che avendo parlato ex cathedra, la guerra non può fallire. Tutti applaudiscono. Il generale de’ domenicani è ironicamente congedato. La Braschi lo segue sperando di tirarne partito, mentre la S. Croce segue dall'altra parte il papa.
ATTO SECONDO
Appartamenti della Braschi.
Invano il conte Antonio studia di calmare la Braschi. Arriva il generale de domenicani, e il conte Antonio dee con rincrescimento allontanarsi per dar luogo ad un secreto colloquio.
La Braschi dipinge al generale de domenicani la S. Croce come la sola cagione della rovina del papa, e simulando di piangere più il pericolo del zio, che quello della sua vanità, si abbandona, come svenuta, fra le braccia del padre generale.
Busca sorprende furtivamente in questa situazione amendue, mercè di una cameriera sedotta col danaro; e corre ad avvertirne il papa.
La Braschi calmata alcun poco tenta tutte le vie d'interessare il generale de’ domenicani nella sua privata vendetta; ma questi è troppo religioso, perchè non inorridisca a si vile progetto.
Il conte Antonio annuncia l'arrivo del papa, che giunto con Busca, e la S. Croce sospetta nel domenicano qualche intrigo, e gli minaccia di punirlo colla soppressione dell'ordine, se altra volta ardisca di avvicinarsi ad alcuno de' suoi.
Indi ritenta la cagione che contrista sua nipote. Trasporti di questa contro la S. Croce, ch'è difesa opportunamente dal papa, da Busca dal principe Braschi, e dal conte Antonio. Si cerca di calmare la rivalità della Braschi, che finalmente finge di riconciliarsi con la S. Croce, aspettando altra opportunità di vendicarsi.
Una cornetta di postiglione sospende questo primo momento di gioja, che diventa maggiore allorchè Gandini annuncia l'arrivo del general Colli, che viene dall’ Austria per essere il campione del papa. Tutti partono per festeggiarne l'ingresso.
ATTO TERZO
Piazza di S. Pietro ingombrata da immenso Popolo, impaziente di godere l'arrivo di Colli.
Il papa è portato sulla sedia gestatoria nel mezzo della piazza, appresso a la sua corte, e intorno tutte le sue truppe in armi. Al suono di una marcia militare arriva il general Colli a cavallo con Rezzonico dalla sinistra, preceduto da un corpo di truppa, e seguito da' suoi ufficiali :
Smonta, e corre a baciare il piede del papa, che manierosamente l'accoglie, e lo presenta a' suoi cortigiani, come la speranza del Vaticano.
La Braschi, sempre intenta a prevenire la S. Croce, a cui per altro non va molto a verso il genio austriaco, studia, e gode di ammaliare il cuore del novello campione, che dal suo canto se ne mostra egualmente sorpreso.
Tutti seguono il papa; e con pena del nipote, e del conte Antonio il general Colli serve più da Cupido, che da Marte, la sua Venere fortunata.
Degli abati, de' cappuccini, ed altri curiali profittano del momento per vieppiù riscaldare il fanatismo del Popolo. Con danaro, e con benedizioni lo seducono a prender le armi in nome di quella Religione, che insegna sempre la pace, e si promettono finanche indulgenze a chi fosse reo de' più gravi delitti. Le nuove reclute, custodite dalla milizia, si ritirano a’ loro quartieri .
ATTO QUARTO
Gran sala del Vaticano magnificamente adornata, con una mensa in fondo lautamente imbandita. Intorno a questa si eleva una gradinata occupata da musici, e da eunuchi. Diversi trionfi di lumi rischiarano a giorno tutta la galleria.
Arrivano il papa, e il general Colli, che riceve molti segni di stima, e di riconoscenza.
Tutta la corte è nella sua maggior pompa.
Si comincia la festa, che si eseguisce con diverse danze analoghe all'occasione.
Il papa spiega tutta la passione che ha per le gambe più agili, e meglio tornite, applaudendo chi più si distingue. Il cardinal Busca non si risparmia fra gli altri.
Colli non perde qualunque momento gli offra la occaſione di sacrificare i suoi piani di guerra a quelli di amore Egli perseguita dappertutto la Braschi, che talvolta si lascia perseguitare in barba di suo marito, e del conte Antonio.
Una marcia militare, che annuncia l'arrivo dell' armata papale nella piazza di s. Pietro, interrompe la festa. Tutti pieni di entusiasmo, e particolarmente il general Colli, animato dalla gloria, e dall'amore, partono per lo stesso oggetto.
ATTO QUINTO
Piazza di S. Pietro.
Schieramento di tutte le truppe papali, che attendono l'ordine di partire.
Il papa sulla sedia gestatoria è accompagnato dal general Colli, dal senator Rezzonico, e da tutto il loro seguito a cavallo. Colli fa la rivista delle truppe, e ne preconizza le glorie. Tutti inginocchiati presentano le armi a terra, e il papa dà la benedizione, alle bandiere. Indi smontato fa un dono della sua spada al general Colli, che in riconoscenza giura di combattere per la causa del fanatismo, e della schiavitù, e tutti gli fanno eco.
Si dà il segnale della marcia; un corriere importunamente reca al s. padre de' dispacci, la cui vista produce lo svenimento di lui, e la costernazione di tutti gli astanti. I dispacci annunziano la resa di Mantova, e le altre vittorie francesi.
Il generale de' domenicani, che ha la virtù di sacrificare i risentimenti particolari a' bisogni del prossimo, alla improvvisa novella si è anch'esso portato dal papa.
Il general Colli vorrebbe, dopo il primo colpo della sorpresa, far credere ch'ei solo cangerebbe l'aspetto delle cose; ma il papa rivenuto dal suo deliquio ondeggia fra il timore, e la speranza, e mostra in tutte le attitudini della sua costernazione, ch'egli è soggetto a tutte le passioni di un mortale fallibile . Finalmente si abbandona sospiroso fra le braccia del generale de' domenicani, riconoscendone quella virtù, che ammaliato dalle adulazioni dei suoi cortigiani avea pocanzi dannata.
Il generale de' domenicani anzichè invanirsi di un trionfo, che è tutto dovuto alla verità di quella religione ch'ei professa, e rimproverarlo della sua ostinazione, lo conforta cristianamente a provvedere una volta, qual degno successor di S. Pietro, alla gloria della chiesa, ed alla salvezza del Popolo.
Il papa si mostra sollecito di abbracciarne il consiglio. Rinunciate, ripiglia altamente il domenicano, rinunciate al fasto, ed al regno di questo mondo, che non è quello del cielo; deponete la tiara, e mettetevi invece il berretto della libertà, ch'era certamente quello degli apostoli pescatori (e già gli offeriva questa sacra insegna, ch'egli sempre porta con se); riconoscete in somma la Repubblica Francese, e i diritti inalienabili del Popolo, ch'è la vera chiesa di cui dovete esser padre, e non già despota...
La sensibilità delle dame, e specialmente della S. Croce, a dispetto dell'aria minacciosa de' cardinali, cospira al progetto evangelico del domenicano.
Allora il general Colli con tutta l'indignazione donchisciottesca, osa lanciarsi contro il berretto della libertà: ma il Popolo convinto finalmente più dalla verità, che dall'impostura, rivolta le armi contro di lui .
A questo prodigio il papa riconosce la Repubblica Francese, e più l'impero della libertà, di cui s'impone il berretto. A si bel voto ch'è quello di tutto il Popolo romano, degno finalmente de' Cincinnati, e de' Bruti, si forma da tutti gli astanti il gruppo più analogo a quegli affetti, che più convengono a cadauno.
Libretto originale del ballo pantomimo Il General Colli a Roma. Milano, Teatro alla Scala, 1797
Sala del concistoro: nel fondo il trono pontificio, in cui si monta per tre gradini; la sedia, e il di sopra del trono sono coperti di un drappo di oro ec. Intorno siedono i cardinali, i vescovi, i prelati, teologi ec. secondo il loro ordine. Dà due lati del trono siedono ancora il nipote del papa, e il principe romano.
Il papa consulta una congregazione straordinaria di cardinali, prelati e teologi sugli articoli della pace proposti dalla Repubblica Francese. Si leggono, e si rigettano con indignazione generale, come contrari all'autorità della corte pontificia.
Il solo generale de' domenicani intravvede in questa decisione più il voto degl' inglesi, e degli austriaci, che degli apostoli, e de' cristiani; ed acceso di zelo si gitta a piè del papa per dissuadernelo.
Il papa sorpreso di trovare in uno de' suoi teologi lo zelo di s. Paolo, che osò di rimproverare s. Pietro, gl'mpone silenzio e domanda di bel nuovo il voto degli altri, che quali seguaci piuttosto della politica che del vangelo, proclamano altamente la guerra.
Busca stende il decreto della s. congregazione; e il papa brandisce la spada fra gli applausi de' cardinali.
Si spedisce chi partecipi la mente infallibile del s. padre agli agenti della Rep. Franc.
Si scioglie la s. congregazione, e rientra la corte pontificia.
La principessa Braschi poco o nulla curando le adulazioni de' cortigiani, corre a piedi del zio per congratularsi d'una dichiarazione di guerra , che difende assai più l'autorità di lei, che quella del papa. Sopraggiunge la principessa S. Croce. Questo incontro sveglia la rivalità della Braschi, che vorrebbe dominar sola nell'animo del zio. La S. Croce avrebbe amato la pace, ma trovando il papa armato eroicamente di spada, anzichè opporsegli invano, se ne congratula, sperando di cogliere altra occasione, onde far valere il suo impegno.
Il papa sempre più lusingato dalle altrui adulazioni spedisce il senatore Rezzonico, e il brigadier Gandini per le opportune disposizioni. Quest'ultimo assicura il papa nella sua nota bravura.
La Braschi osservando il generale de' domenicani in attitudine di biasimar quanto ascolta, l'obbliga a liberamente parlare; ed egli accusa francamente l'inganno o l'impostura de cortigiani, che aggirano il papa
= Il ministro di una religione di pace non dee che abjurare ogni pensiero di guerra = Il successor di s. Pietro dee maneggiare le chiavi, e non già la spada = S Pietro fu acremente rimproverato allorchè adoperò il coltello contro di Malco per difendere il suo maestro = Bisogna seguire le massime degli apostoli, e non quelle de' cardinali. = L'eredità del papa è la chiesa, e non già l'impero temporale usurpato al Popolo...
Il papa dissimulando in parte il suo risentimento risponde, che avendo parlato ex cathedra, la guerra non può fallire. Tutti applaudiscono. Il generale de’ domenicani è ironicamente congedato. La Braschi lo segue sperando di tirarne partito, mentre la S. Croce segue dall'altra parte il papa.
ATTO SECONDO
Appartamenti della Braschi.
Invano il conte Antonio studia di calmare la Braschi. Arriva il generale de domenicani, e il conte Antonio dee con rincrescimento allontanarsi per dar luogo ad un secreto colloquio.
La Braschi dipinge al generale de domenicani la S. Croce come la sola cagione della rovina del papa, e simulando di piangere più il pericolo del zio, che quello della sua vanità, si abbandona, come svenuta, fra le braccia del padre generale.
Busca sorprende furtivamente in questa situazione amendue, mercè di una cameriera sedotta col danaro; e corre ad avvertirne il papa.
La Braschi calmata alcun poco tenta tutte le vie d'interessare il generale de’ domenicani nella sua privata vendetta; ma questi è troppo religioso, perchè non inorridisca a si vile progetto.
Il conte Antonio annuncia l'arrivo del papa, che giunto con Busca, e la S. Croce sospetta nel domenicano qualche intrigo, e gli minaccia di punirlo colla soppressione dell'ordine, se altra volta ardisca di avvicinarsi ad alcuno de' suoi.
Indi ritenta la cagione che contrista sua nipote. Trasporti di questa contro la S. Croce, ch'è difesa opportunamente dal papa, da Busca dal principe Braschi, e dal conte Antonio. Si cerca di calmare la rivalità della Braschi, che finalmente finge di riconciliarsi con la S. Croce, aspettando altra opportunità di vendicarsi.
Una cornetta di postiglione sospende questo primo momento di gioja, che diventa maggiore allorchè Gandini annuncia l'arrivo del general Colli, che viene dall’ Austria per essere il campione del papa. Tutti partono per festeggiarne l'ingresso.
ATTO TERZO
Piazza di S. Pietro ingombrata da immenso Popolo, impaziente di godere l'arrivo di Colli.
Il papa è portato sulla sedia gestatoria nel mezzo della piazza, appresso a la sua corte, e intorno tutte le sue truppe in armi. Al suono di una marcia militare arriva il general Colli a cavallo con Rezzonico dalla sinistra, preceduto da un corpo di truppa, e seguito da' suoi ufficiali :
Smonta, e corre a baciare il piede del papa, che manierosamente l'accoglie, e lo presenta a' suoi cortigiani, come la speranza del Vaticano.
La Braschi, sempre intenta a prevenire la S. Croce, a cui per altro non va molto a verso il genio austriaco, studia, e gode di ammaliare il cuore del novello campione, che dal suo canto se ne mostra egualmente sorpreso.
Tutti seguono il papa; e con pena del nipote, e del conte Antonio il general Colli serve più da Cupido, che da Marte, la sua Venere fortunata.
Degli abati, de' cappuccini, ed altri curiali profittano del momento per vieppiù riscaldare il fanatismo del Popolo. Con danaro, e con benedizioni lo seducono a prender le armi in nome di quella Religione, che insegna sempre la pace, e si promettono finanche indulgenze a chi fosse reo de' più gravi delitti. Le nuove reclute, custodite dalla milizia, si ritirano a’ loro quartieri .
ATTO QUARTO
Gran sala del Vaticano magnificamente adornata, con una mensa in fondo lautamente imbandita. Intorno a questa si eleva una gradinata occupata da musici, e da eunuchi. Diversi trionfi di lumi rischiarano a giorno tutta la galleria.
Arrivano il papa, e il general Colli, che riceve molti segni di stima, e di riconoscenza.
Tutta la corte è nella sua maggior pompa.
Si comincia la festa, che si eseguisce con diverse danze analoghe all'occasione.
Il papa spiega tutta la passione che ha per le gambe più agili, e meglio tornite, applaudendo chi più si distingue. Il cardinal Busca non si risparmia fra gli altri.
Colli non perde qualunque momento gli offra la occaſione di sacrificare i suoi piani di guerra a quelli di amore Egli perseguita dappertutto la Braschi, che talvolta si lascia perseguitare in barba di suo marito, e del conte Antonio.
Una marcia militare, che annuncia l'arrivo dell' armata papale nella piazza di s. Pietro, interrompe la festa. Tutti pieni di entusiasmo, e particolarmente il general Colli, animato dalla gloria, e dall'amore, partono per lo stesso oggetto.
ATTO QUINTO
Piazza di S. Pietro.
Schieramento di tutte le truppe papali, che attendono l'ordine di partire.
Il papa sulla sedia gestatoria è accompagnato dal general Colli, dal senator Rezzonico, e da tutto il loro seguito a cavallo. Colli fa la rivista delle truppe, e ne preconizza le glorie. Tutti inginocchiati presentano le armi a terra, e il papa dà la benedizione, alle bandiere. Indi smontato fa un dono della sua spada al general Colli, che in riconoscenza giura di combattere per la causa del fanatismo, e della schiavitù, e tutti gli fanno eco.
Si dà il segnale della marcia; un corriere importunamente reca al s. padre de' dispacci, la cui vista produce lo svenimento di lui, e la costernazione di tutti gli astanti. I dispacci annunziano la resa di Mantova, e le altre vittorie francesi.
Il generale de' domenicani, che ha la virtù di sacrificare i risentimenti particolari a' bisogni del prossimo, alla improvvisa novella si è anch'esso portato dal papa.
Il general Colli vorrebbe, dopo il primo colpo della sorpresa, far credere ch'ei solo cangerebbe l'aspetto delle cose; ma il papa rivenuto dal suo deliquio ondeggia fra il timore, e la speranza, e mostra in tutte le attitudini della sua costernazione, ch'egli è soggetto a tutte le passioni di un mortale fallibile . Finalmente si abbandona sospiroso fra le braccia del generale de' domenicani, riconoscendone quella virtù, che ammaliato dalle adulazioni dei suoi cortigiani avea pocanzi dannata.
Il generale de' domenicani anzichè invanirsi di un trionfo, che è tutto dovuto alla verità di quella religione ch'ei professa, e rimproverarlo della sua ostinazione, lo conforta cristianamente a provvedere una volta, qual degno successor di S. Pietro, alla gloria della chiesa, ed alla salvezza del Popolo.
Il papa si mostra sollecito di abbracciarne il consiglio. Rinunciate, ripiglia altamente il domenicano, rinunciate al fasto, ed al regno di questo mondo, che non è quello del cielo; deponete la tiara, e mettetevi invece il berretto della libertà, ch'era certamente quello degli apostoli pescatori (e già gli offeriva questa sacra insegna, ch'egli sempre porta con se); riconoscete in somma la Repubblica Francese, e i diritti inalienabili del Popolo, ch'è la vera chiesa di cui dovete esser padre, e non già despota...
La sensibilità delle dame, e specialmente della S. Croce, a dispetto dell'aria minacciosa de' cardinali, cospira al progetto evangelico del domenicano.
Allora il general Colli con tutta l'indignazione donchisciottesca, osa lanciarsi contro il berretto della libertà: ma il Popolo convinto finalmente più dalla verità, che dall'impostura, rivolta le armi contro di lui .
A questo prodigio il papa riconosce la Repubblica Francese, e più l'impero della libertà, di cui s'impone il berretto. A si bel voto ch'è quello di tutto il Popolo romano, degno finalmente de' Cincinnati, e de' Bruti, si forma da tutti gli astanti il gruppo più analogo a quegli affetti, che più convengono a cadauno.
Libretto originale del ballo pantomimo Il General Colli a Roma. Milano, Teatro alla Scala, 1797
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APPROFONDIMENTO
Si tratta certamente dello spettacolo più famoso e sconcertante della stagione 1797 della Scala, e non solo di quella. Ebbe undici repliche. << Nelle intenzioni dei promotori, scrive Luigi Rossi nel Ballo alla Scala, il pantomimo avrebbe dovuto annunciare il "regno della ragione", come precisava il messaggio "al Popolo di Milano" apposto in testa al libretto. Il cittadino Le Fèvre accettò l'incarico della coreografia impersonandovi anche il personaggio di Pio VI. Angiolini (cui era pure stato offerto di mettere in scena questo ballo, offerta che aveva rifiutato) aveva compreso benissimo che mettere in scena un pontefice che faceva alcune piroette era abbastanza arduo ». Le Fèvre, invece non solo accettò ma, nelle vesti del pontefice, si permise fantasie del tutto personali. << Il culmine dell'inverosimile — citando sempre il Rossi — veniva raggiunto al quinto atto, nel quale Pio VI, a dispetto dei tentativi del generale Ludovico Colli mandato dall'Austria per combattere i francesi ma (secondo il libretto) più cupido che Marte, abbraccia la causa francese mettendosi in testa il berretto frigio e inizia una farandola finale degna di una carmagnola o della sceneggiatura coreografica della Marsigliese che pochi anni prima era stata intitolata a Parigi Offrande à la liberté ». Il tono dissacrante del balletto era evidente anche nel divertissement del secondo atto, dove il corpo di ballo si esibiva davanti al papa e le ballerine esponevano << tutte le loro grazie palesi e anche segrete ». Il ballo del papa, che entusiasmò il pubblico forse più di tutto perché vi era stato ammesso gratuitamente, segna l'ingresso della politica alla Scala. Per evitare che divenisse un precedente antigovernativo, gli austriaci fecero bruciare le copie del libretto.
Carla Maria Casanova I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza Gremese Editore, Roma 1991 Il Ballo del Papa e le sue strane vicende
(...) Tuttociò non era sufficiente. Si volle tentare un gran colpo con una rappresentazione di attualità, stranamente ardita; che dovesse preparare lo spirito pubblico ad accogliere i gravi avvenimenti che il generale Bonaparte era in procinto di compiere, Egli infatti stava per invadere le Legazioni e combattere l’esercito del Papa, al cui fianco era accorso in aiuto il generale austriaco Colli. Francesco Salfi, si vuole per incarico dello stesso Bonaparte, più probabilmente per istigazione del brutale, irrequieto, capriccioso Dupuy, esimio trincatore, comandante la piazza di Milano, ideò un ballo în cui doveva primeggiare la figura di Pio VI allora regnante. Non so se si illuse di fare, come per la Congiura Pisoniana, uno spettacolo istruttivo ed interessante, certo egli era convinto, come dichiarò nella prefazione al ballo — che portò per titolo Il generale Colli in Roma ma che fu generalmente chiamato Il ballo del Papa — “ di incenerire con questo primo lampo della verità l’impostura ed il fanatismo e far trionfare la religione e la pace. " Il Ballo del Papa può dirsi lo scandalo maggiore che ricordino le cronache della Scala. Personaggi erano oltre a Pio VI e al generale Colli, due dame dell’aristocrazia romana: la principessa di Santa Croce e la principessa Braschi, nipote del Papa, il principe Braschi, il cardinale Busca, il senatore Rezzonico, tutte persone vive e sane a quel tempo; più un generale dei Domenicani e un conte Antonio ex-cocchiere della Braschi e poi amante di lei, e altri personaggi secondari, e cardinali e teologi e frati e preti e soldati e popolani. Nel primo atto il pubblico assiste al Concistoro, in cui si discutono gli articoli di pace proposti dalla Repubblica francese. Invano il padre dei Domenicani si getta a’ piè del Papa per persuaderlo ad accettarli: vengono respinti. Il Papa brandisce la spada. Entra la Corte pontificia, e con la Corte la contessa Braschi, la quale si rallegra della dichiarazione di guerra. Viene pure la Santa Croce; e si manifesta la rivalità delle due dame per dominare ciascuna da sola sull’animo del Papa. L'atto finisce colla derisione del domenicano predicatore di pace. Il secondo atto ci introduce nell'intimità della Braschi, la quale è in colloquio coll’ex cocchiere conte Antonio. Viene il domenicano, e il conte Antonio se ne va... La Busca simulandosi inquieta per il pericolo dello zio, dà in ismanie e sviene fra le braccia del frate. I due sono sorpresi dal Papa, dal cardinale Busca e da Antonio. Segue una scenata fra la Busca e la Santa Croce, quando una provvidenziale cornetta annuncia l’arrivo del generale Colli. Il Papa gli va incontro in sedia gestatoria colla Braschi, la Santa Croce e gli altri della sua corte. L'incontro avviene in Piazza San Pietro, affollata di popolo, di soldati, di prelati. La Braschi fa le moine a Colli, che pare non ne rimanga insensibile. Il più bello incomincia al quarto atto: una festa di ballo al Vaticano, durante la quale “il Papa spiega tutta la passione che ha per le gambe più agili e meglio tornite, applaudendo chi più si distingue. Il cardinal Busca non si risparmia fra gli altri. " A questa scena ne segue una più edificante ancora in Piazza San Pietro, ove, dopo passata la rivista delle truppe, arriva a Pio VI l'annuncio della caduta di Mantova. Il Papa cade in deliquio. Il generale Colli vorrebbe atteggiarsi a salvatore ma “il Papa rinvenuto dal suo deliquio ondeggia fra il timore e la speranza e mostra in tutte le attitudini della sua costernazione ch'egli è soggetto a tutte le passioni di un mortale fallibile. " Il generale dei domenicani fa un bel discorsetto mimico nel quale dice al Papa: “ Rinunciate al fasto ed al regno di questo mondo che non è quello del cielo; deponete la tiara e mettetevi invece il ber- retto della libertà, ch'era certamente quello degli apostoli. " Così dicendo — coi gesti s'intende — cava di sotto la tonaca il berretto frigio, Il generale Colli vuole scagliarsi contro il simbolico copricapo, ma il popolo rivolta le armi contro di lui. “A questo prodigio il Papa riconosce la Repubblica Francese e più l'impero della libertà di cui s'impone il berretto. A sì bel voto, che è quello di tutto il popolo romano, degno finalmente dei Cincinnati e dei Bruti si forma da tutti gli astanti il gruppo più analogo a quegli affetti, che più convengono a cadauno, " La memorabile serata porta la data del 26 febbraio 1797; e più che da documenti storici, che sono assai scarsi, le sue vicende vennero finora narrate seguendo la descrizione in parte fantastica, che ne fa il Rovani nel secondo volume dei Cento anni. La cronaca manoscritta del Mantovani, che egli cita ripetutamente, ne dà appena pochi cenni. Non v'ha dubbio che fu serata attesa con curiosità dagli uni, con timore degli altri... L’arcivescovo Visconti cercò di impedirla, recandosi personalmente dal generale Kilmaine, comandante militare della Lombardia, e scrivendo al Bonaparte. Il primo rifiutò con futili pretesti, il secondo non rispose. Per dirigere il ballo e sostenere la parte del Papa si scelse uno che somigliava stranamente a Pio VI, il Le Fèvre, un maestro di ballo il quale guadagnava lautamente insegnando la danza nelle migliori famiglie. Egli accettò con difficoltà e verso la promessa di venir ricompensato colla sovraintendenza di tutti gli spettacoli della Cisalpina, e più colla somma di quarantacinquemila lire, garantite da un impegno firmato da tutti i cinque membri del Comitato di Polizia e registrato. La prima rappresentazione fu gratuita e il teatro era talmente gremito di popolo, che si dovettero togliere tutte le sedie di platea perché più posto vi avessero gli spettatori in piedi. Le belle donne che ornavano i palchetti non rispondevano, come alla sera dell’inaugurazione, ai più celebrati nomi dell’aristocrazia lombarda; brillavano le procaci bellezze della nuova società sorta in quel periodo di sommovimento: le mogli, le figlie dei nuovi arricchiti, tanto poco vestite da giustificare le parole di Paolo Luigi Courier: “Milano è la sola città di là dai monti in cui si trovino pane ben cotto e donne francesi, cioè nude," Il canonico Mantovani ha lasciato di quegli abbigliamenti una vivace pittura: "Voi vedete adesso la gioventù d'ambo i sessi scherzare senza alcun ritegno sulle pubbliche piazze e le femmine pavoneggiarsi di un vestito il più immodesto, lussurioso che mai la moda ha potuto ideare. Braccia, seno, spalle, tutto è perfettamente scoperto; l’acconciatura del capo varia alla giornata, tutto è sparso di fiori, piume, oro falso e quasi coperto da un caschetto militare da cui pende una disordinata massa di capelli posticci ad imitazione dei dragoni francesi, che da ciò diconsi criniti; l'impudenza anche di alcune usa di una veste sciolta da capo a piedi ed aperta nel mezzo per cui veggonsi e gambe e coscie strette in sottilissime maglie color di carne. A tale esteriore voluttuoso corrisponde esattamente il costume. " Accanto alle donne così abbigliate, si vedevano numerosi i criniti dragoni, i conquistatori di cittadelle agguerrite e di donne seminude; che non avevano più le scarpe rotte e le uniformi a brandelli come nel giorno del loro arrivo. Davanti a questo pubblico stipato che ascoltò prima tra le impazienze, un'opera di molti maestri, Ademira; si svolse la istruttiva rappresentazione del descritto pantomimo. Lo storico di Milano, Francesco Cusani, che poté raccogliere i particolari della serata dalla viva voce di qualcuno che v'era presente, decanta lo sfarzo dei vestiari e delle scene specialmente della sala del Concistoro, dell’appartamento della principessa Braschi, d’un salone nel Vaticano e della Piazza San Pietro, tele stupendamente dipinte da Paolo Landriani. Alla fine, dopo la scena del “berretto della libertà" il pubblico scoppiò in frenetici applausi gridando che voleva danzassero tutti i personaggi che si trovavano sul palcoscenico. Fu loro forza ubbidire e lo spettacolo terminò in un'orgia indecentissima... Calato il sipario, gli spettatori dopo aver urlato e strepitato lungamente si mossero per uscire, ma trovarono chiuse le porte e il teatro circondato dalla cavalleria francese, Il generale Dupuy ve li tenne sequestrati per due ore, poi li costrinse a sfilargli dinanzi e squadrandoli ne fece arrestare parecchi. Non si conobbe il motivo dell’inaudita prepotenza di quello sventato che prorompeva in matte escandescenze ogni qualvolta aveva straviziato, (...) Torniamo al Ballo del Papa. Non ostante lo spavento provato alla prima rappresentazione, la sera seguente i curiosi s'affollarono alla Scala, eccitati dagli avvisi sparsi in tutta la città e perfino da un invito fatto dal pergamo. L'arciprete Besozzi, in San Lorenzo, infatti non si peritò di assicurare il popolo della onestà e della decenza del Ballo del Papa, che dichiarò di aver veduto la notte antecedente, Nove sere fu ripetuto il ballo, poi gli stessi autori del medesimo, temendo gravi disordini per l’eccitazione dei partiti, insistettero perché fosse proibito, e lo fu, dalle autorità. Così cessò lo scandalo... Si cercò di farne persino dimenticare il ricordo. In quanto al protagonista, il povero Le Fèvre, si vide chiuse tutte le porte delle famiglie, dove era prima ricercato maestro di danze, e invano chiese fossero mantenute le fattegli promesse, Non ebbe né la sovraintendenza del teatro né il compenso in danaro prestabilito, mentre Francesco Salfi doveva veder premiato il suo civismo colla carica di segretario del Ministero della Pubblica Istruzione, e tuttociò in omaggio alla Libertà e all’ Eguaglianza. (...) Achille Tedeschi Il Teatro alla Scala. Il periodo francese numero speciale di "Illustrazione italiana" (21 dicembre 1902) CURIOSITA'
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