Louis Fuzelier
Sancho Pansa Gouverneur de l'isle Barataria
...-09-1710 - Parigi, Grand jeu du Préau de la foire S. Laurent
Petite Piece (Atto III) che segue il divertissement Arlequin et Scaramouche Vendangeurs di Louis Fuzelier
Coreografia: Louis Fuzelier
Musica: Jean-Baptiste Lully, Jean-Claude Gillier e altri
Libretto:
Scene:
costumi:
CAST
Sancho Pansa, Governatore dell'Isola Barataria:
Una Vivandiera:
Un contadino:
Un subappaltatore:
Il Dottor Pedro Rezio di Tirtea Fuera:
Un Corriere:
Mezzetin, Maitre d'Hotel:
Arlecchino:
Arlecchina:
Scaramouche:
Le guardie del governatore:
Una scimmia che suona i timpani:
Abitanti dell'isola Barataria
Coreografia: Louis Fuzelier
Musica: Jean-Baptiste Lully, Jean-Claude Gillier e altri
Libretto:
Scene:
costumi:
CAST
Sancho Pansa, Governatore dell'Isola Barataria:
Una Vivandiera:
Un contadino:
Un subappaltatore:
Il Dottor Pedro Rezio di Tirtea Fuera:
Un Corriere:
Mezzetin, Maitre d'Hotel:
Arlecchino:
Arlecchina:
Scaramouche:
Le guardie del governatore:
Una scimmia che suona i timpani:
Abitanti dell'isola Barataria
TRAMA
Petite Piece. ATTO III.
Viene rappresentata la famosa Isola Barataria, che surclassa le più belle isole che si trovano sulla terraferma.
SCENA I.
Scaramouche chiama i popoli dell'Isola Barataria e li invita a celebrare, danzando e cantando, l'ingresso del loro nuovo Governatore, Sancho Panza, sull'aria "Monsieur de Grimaudin".
SCENA II.
Sancho Panza, che alla fine ha preso questo governo così tanto desiderato e così ben pagato, fa il suo ingresso a suon di musica nell'isola Barataria. Questa sontuosa entrata è composta dai personaggi più divertenti. Sancho cavalca l'amato mulo Grison anch'esso in elegante foggia come il suo padrone.
SCENA III.
Le ragazze dell'isola Barataria vengono a rendere omaggio al Governatore, che dà loro consigli salutari nel suo stile preferito fatto di proverbi.
Entrano in scena un Arlecchino e una Arlecchina che eseguono una danza.
Arlecchino danza una Spagnoletta sull'aria "Quand le pérîl est agreable"
Dopo le danze, Sancho ordina che tutti i suoi sudditi che hanno bisogno della sua giustizia vengano portati al suo cospetto.
SCENA IV.
Una vivandiera si avvicina per prima, trascinandosi dietro un contadino che ella accusa di furto sull'aria: "Tu croyois en aimant Colette"
Sancho dopo aver ascoltato l'accusa, riflette un momento, chiede la borsa al contadino, e la dà alla vivandiera che se ne va molto contenta di questo giudizio: quindi Sancho fa cenno al contadino sgomento di correrle dietro e di riprendersi la sua borsa; ritornano al teatro lottando, e il contadino, sopraffatto dalla resistenza della forte vivandiera, fa segno al governatore che desidera essere risarcirto del denaro che gli è stato assegnato dalla sua giusta condanna. Sancho fa riprendere subito il denaro dalle sue guardie, e lo restituisce al contadino.
SCENA V.
Sancho, incapace di dimenticare il suo carattere, chiede del cibo. Gli portano una tavola imbandita con i piatti più squisiti. Non appena l'affamato Governatore vuole mangiare un boccone, il medico Pedro Rezio agita la bacchetta in gesto di disapprovazione e Messettin il Maitre-d'Hotel fa ogni volta togliere dalla tavola i piatti da Arlecchino e Scaramouche, facendo di questo pasto uno spettacolo molto divertente.
SCENA VI.
Un stravagante corriere viene ad annunciare a Sancho che i nemici sono penetrati nella sua Isola; si sente il rumore dei combattenti e il Governatore viene rivestito di corazza sistemando su di lui due assi di legno, uno sulla schiena e l'altro sullo stomaco. Dopo un finto combattimento, gli viene detto che ha ottenuto la vittoria; In questo momento, nauseato dalla grandezza del potere ma anche delle spine che rimangono ad esso attaccate, chiede che gli venga riportato il suo asino. Quindi si leva la livrea da governatore, si spoglia dei segni della sua dignità e si congeda dai suoi sudditi con una massima scurrile e malinconica a suo tempo.
SCENA VII.
I contadini che hanno molestato per tutto questo tempo Sancho Panza, si rallegrano del successo delle loro birbonate, e il dramma finisce con la danza di un Moro e di una Moressa, e con i salti più straordinari.
Le Théâtre de la foire à Paris
http://www.theatrales.uqam.ca/foires/index.html#pieces
Viene rappresentata la famosa Isola Barataria, che surclassa le più belle isole che si trovano sulla terraferma.
SCENA I.
Scaramouche chiama i popoli dell'Isola Barataria e li invita a celebrare, danzando e cantando, l'ingresso del loro nuovo Governatore, Sancho Panza, sull'aria "Monsieur de Grimaudin".
SCENA II.
Sancho Panza, che alla fine ha preso questo governo così tanto desiderato e così ben pagato, fa il suo ingresso a suon di musica nell'isola Barataria. Questa sontuosa entrata è composta dai personaggi più divertenti. Sancho cavalca l'amato mulo Grison anch'esso in elegante foggia come il suo padrone.
SCENA III.
Le ragazze dell'isola Barataria vengono a rendere omaggio al Governatore, che dà loro consigli salutari nel suo stile preferito fatto di proverbi.
Entrano in scena un Arlecchino e una Arlecchina che eseguono una danza.
Arlecchino danza una Spagnoletta sull'aria "Quand le pérîl est agreable"
Dopo le danze, Sancho ordina che tutti i suoi sudditi che hanno bisogno della sua giustizia vengano portati al suo cospetto.
SCENA IV.
Una vivandiera si avvicina per prima, trascinandosi dietro un contadino che ella accusa di furto sull'aria: "Tu croyois en aimant Colette"
Sancho dopo aver ascoltato l'accusa, riflette un momento, chiede la borsa al contadino, e la dà alla vivandiera che se ne va molto contenta di questo giudizio: quindi Sancho fa cenno al contadino sgomento di correrle dietro e di riprendersi la sua borsa; ritornano al teatro lottando, e il contadino, sopraffatto dalla resistenza della forte vivandiera, fa segno al governatore che desidera essere risarcirto del denaro che gli è stato assegnato dalla sua giusta condanna. Sancho fa riprendere subito il denaro dalle sue guardie, e lo restituisce al contadino.
SCENA V.
Sancho, incapace di dimenticare il suo carattere, chiede del cibo. Gli portano una tavola imbandita con i piatti più squisiti. Non appena l'affamato Governatore vuole mangiare un boccone, il medico Pedro Rezio agita la bacchetta in gesto di disapprovazione e Messettin il Maitre-d'Hotel fa ogni volta togliere dalla tavola i piatti da Arlecchino e Scaramouche, facendo di questo pasto uno spettacolo molto divertente.
SCENA VI.
Un stravagante corriere viene ad annunciare a Sancho che i nemici sono penetrati nella sua Isola; si sente il rumore dei combattenti e il Governatore viene rivestito di corazza sistemando su di lui due assi di legno, uno sulla schiena e l'altro sullo stomaco. Dopo un finto combattimento, gli viene detto che ha ottenuto la vittoria; In questo momento, nauseato dalla grandezza del potere ma anche delle spine che rimangono ad esso attaccate, chiede che gli venga riportato il suo asino. Quindi si leva la livrea da governatore, si spoglia dei segni della sua dignità e si congeda dai suoi sudditi con una massima scurrile e malinconica a suo tempo.
SCENA VII.
I contadini che hanno molestato per tutto questo tempo Sancho Panza, si rallegrano del successo delle loro birbonate, e il dramma finisce con la danza di un Moro e di una Moressa, e con i salti più straordinari.
Le Théâtre de la foire à Paris
http://www.theatrales.uqam.ca/foires/index.html#pieces
GALLERY
APPROFONDIMENTO
Don Chisciotte nel balletto durante i regni di Luigi XIII e Luigi XIV
Il 16 settembre 1604 al romanziere, poeta e drammaturgo spagnolo Miguel de Cervantes Saavedra (1547–1616) è accordato il privilegio reale che gli consente di dare alle stampe la prima parte del suo romanzo El Ingenioso Hidalgo don Quijote de la Mancha. Pubblicato nel gennaio 1605, nonostante il giudizio fortemente negativo di Lope de Vega, il lavoro ha subito ampia diffusione, come testimoniano le numerose ristampe resesi necessarie già nel primo anno di uscita: tre a Lisbona, la seconda edizione a Madrid, altre due a Valencia e ciascuna di almeno 1500 copie. Ben presto le traduzioni lo diffondono in Europa, come accadrà anche alla seconda parte del romanzo, pubblicata nel 1615. In pochi anni le avventure dello Hidalgo e del suo scudiero raggiungono un largo pubblico e il consenso che ottengono le fa diventare fonte di ispirazione per gli artisti che operano nelle più disparate forme d’arte. I primi balletti in qualche misura connessi al romanzo di Cervantes variano molto tra loro anche drammaturgicamente, accennando ciascuno a differenti episodi trattati dallo scrittore. Alcune versioni escludono passaggi comici o grotteschi e in parecchi casi non si fa neppure menzione della storia d’amore tra Quiteria (Chilteria) e Basilio, contrastata dal goffo pretendente Camacho, ossia della vicenda, che figura nel secondo volume del romanzo, sviluppata da Marius Petipa nelle sue due versioni del balletto Don Chisciotte, ove la ragazza sarà rinominata Kitri e il rivale di Basilio avrà nome Gamache. Una rassegna delle opere coreografiche che fanno riferimento al “cavaliere dalla triste figura”, dandogli ampio spazio o relegandolo a un’entrata o semplicemente riferendosi a personaggi o situazioni del romanzo, è presente nell’articolo di Beatriz Martinez del Fresno, El Quijote en el ballet, reperibile anche al Centro virtual Cervantes, guida preziosa per quanto segue. Le prime appaiono in Francia addirittura nel secolo XVII sotto forma di ballet de cour, spettacoli compositi rappresentati a corte con l’intervento dei nobili, che alla danza univano recitazione, canto, musica e le più disparate forme di intrattenimento. Nei casi più fortunati, di queste rappresentazioni ci sono pervenuti, spesso parzialmente, la musica, qualche aria ed eventualmente i testi recitati, a volte pubblicati assieme alla sinossi dell’esile drammaturgia, contenente rapide descrizioni delle danze eseguite. Tuttavia, in altri casi poco o nullasappiamo oltre al titolo della rappresentazione. Un manoscritto conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi accenna a un Ballet de Dom Quichotte, rappresentato addirittura nel 1614, appena resa nota la traduzione francese di César Oudin della prima parte del romanzo di Cervantes e un anno prima che ne sia pubblicato il secondo volume: si tratterebbe di un lavoro creato o danzato da Sautenir, andato in scena il 3 febbraio 1614 al palazzo del Louvre a Parigi. Da un lato può stupire quanto precocemente l’opera letteraria abbia influito sulla danza e lo spettacolo in genere di una nazione straniera, la Francia. Viceversa, bisogna considerare che all’epoca si erano intensificate le relazioni fra Spagna e Francia, riprese dal 1559 quando la pace di Cateau-Cambrésis aveva sancito la fine di 60 anni di guerra tra le due nazioni, dando il via a un processo di pacificazione sigillato dai matrimoni di Filippo II con Isabella di Valois e di Emanuele Filiberto di Savoia con Margherita di Francia, sorella del re Enrico II. Chiusa la successiva parentesi di contrasti tra le due nazioni ai tempi delle guerre di religione in Francia e morto Filippo II, suo figlio, Filippo III di Spagna, ricostruisce l’amicizia con la Francia riprendendo la serie di matrimoni dinastici che culminerà nel 1615 con quello di sua figlia, Anna d’Austria, futura madre di Luigi XIV, con Luigi XIII di Borbone. L’inserimento di nobildonne spagnole nell’aristocrazia francese favorisce la diffusione e l’assimilazione della cultura iberica in Francia, come testimonia proprio il Ballet de Dom Quichotte, secondo alcuni ideato in onore di un’infanta di Spagna nell’occasione delle sue nozze con un aristocratico francese. E il balletto viene prodotto proprio in questo clima di grande avvicinamento delle due nazioni, nei primi anni di regno di Luigi XIII, un anno prima della sua unione con l’Asburgo di Spagna. Gli stessi ambasciatori francesi inviati a Madrid per scortare la futura sposa a Parigi confermano la popolarità di Cervantes in Francia allorché, prima di ripartire, rendono allo scrittore l’omaggio di una visita. Posteriore di soli tre anni all’uscita del secondo volume del romanzo, è la traduzione francese del medesimo, curata nel 1618 da Francois de Rosset. Un secondo esempio di balletto dedicato al “cavaliere dalla triste figura”, segnalato dal Lacroix in [1], viene poi citato in [2] ed è rifacendosi a queste fonti che alcuni studiosi, nel riferire sulla rappresentazione parigina de L'Entrée en France de Don Quichot de la Manche, assegnano alla creazione una data compresa tra il 1616 e il 1625, mentre altri propendono per il 1626, comunque sempre durante il regno di Luigi XIII. E’, invece, appena iniziato il regno di Luigi XIV quando, verosimilmente (vedi dopo) nel febbraio del 1644, durante i giorni di carnevale, il balletto Le Libraire du Pont-Neuf, conosciuto anche come Le Ballet des Romans, è rappresentato la prima volta in una casa presa in prestito per una sorta di recita pubblica. In quei giorni è poi replicato privatamente in numerose case aristocratiche, nonché, su espressa richiesta del re, al Palais Royal davanti alla corte, presso il cardinal Mazarino e di nuovo davanti alla corte al Palazzo del Lussemburgo. Di queste recite si hanno notizie in una nota in versi burleschi dedicata a Scarron, conservata alla “Bibliotèque impériale” e redatta dall’autore dei versi per il balletto. Egli stesso, rimasto sconosciuto, ma si ipotizza tentativamente sia Loret, avrebbe riunito per le feste di carnevale una numerosa troupe di danzatori per rappresentare il suo lavoro presso tutti coloro che lo desiderassero, facendo una sorta di commercio della sua opera. Basandosi su fatti riportati in questa nota è stato proposto il 1644 come anno di creazione del balletto; meno probabile il 1652, al quale porterebbe un’altra allusione del testo. I versi che accompagnano il balletto mettono assieme i personaggi più disparati grazie a un esile collante: dopo che Apollo ha celebrato il merito dei romanzi e dopo la prima entrée, quella del venditore di libri sul Ponte Nuovo, che descrive la sua professione, seguono le entrate di un gran numero di personaggi ispirati alla letteratura d’ogni genere, dai romanzi cavallereschi alle chanson de geste, dai poemi pastorali alle favole. Cantando le loro gesta si susseguono alcuni personaggi del romanzo cavalleresco Amadis de Gaula, seguiti dai cavalieri della tavola rotonda, in allusione al ciclo dei relativi romanzi d’avventura, e molti altri. Tra essi ci si limita a citare: la bella Astrée, che rievoca il suo amore per il pastorello Céladon, cantato nel romanzo seicentesco di Honoré d’Urfé; Melusina dal romanzo di Jean d’Arras; i quattro figli di Aymon, protagonisti delle avventure cantate in una chanson de geste e descritte in alcuni romanzi ad essa ispirati; l’illustre Bassa da un romanzo e una tragicommedia di Mademoiselle de Scudéry; Esopo, come emblema del genere letterario per cui è celebre. Il balletto si conclude con la diciottesima entrée per le Donne Illustri, forse metafora di una delle numerose opere all’epoca dedicate a importanti figure femminili. Ma nel lavoro figurano anche parecchi personaggi dal romanzo di Cervantes: innanzi tutto per lo stesso Don Chisciotte (Dom Guichot) è prevista un’entrata, l’undicesima, poi il cavaliere è raggiunto da Sancio Panza, che rievoca la promessa fattagli del governatorato di un’isola in cambio dei servigi offerti allo Hidalgo come scudiero. Dopo l’entrée per Diane, ispirata al romanzo pastorale di Georges de Montemayor, tanto apprezzato da Cervantes, la tredicesima entrée è dedicata a Cardenio, uno dei personaggi della prima parte del Don Chisciotte, incontrato dal cavaliere sulla montagna Nera: secondo i versi che recita la coreografia della danza in cui è impegnato è stata concepita in modo da rivelare la sua follia d’amore. Poi sono presenti, tra gli altri, l’Algouezil, demone tormentatore dell’uomo ne Los Sueños dello scrittore spagnolo Francisco de Quevedo, ma tipicamente presente nei romanzi picareschi e citato nel Don Chisciotte, e altri personaggi dalle Novelle di Cervantes: l’Egyptienne Preciosa (la Belle Egyptienne) e il gentiluomo André. Forse in questa rassegna non dovrebbe neppure rientrare L'Oracle de la Sybile de Pansoust, in quanto in esso Don Chisciotte è solo marginalmente menzionato dall’oracolo consultato da due cavalieri erranti alla ricerca della loro Dulcinea. Tuttavia, per completezza si ricorda che, danzato dai cortigiani della corte di Gaston d’Orleans, il balletto fu rappresentato nel 1645 all’Hôtel du Luxembourg e, poi, al Palais Royal a Parigi davanti alla reggente, Anna d’Austria, e al giovane Luigi XIV, di soli 7 anni. Tra i nobili che lo danzarono presso la corte di Gaston è citato Monsieur de Luynes; chi scrive ritiene si tratti di Louis Charles d'Albert de Luynes, figlio del favorito di Luigi XIII. Il soggetto del balletto è tratto da Rabelais: la Sibilla di Pansoust è consultata su vari problemi da amanti sfortunati, da vecchie desiderose di tornar giovani, da Panurge in dubbio sul matrimonio e da molti altri, inclusi i due cavalieri citati, che danno appunto modo all’oracolo di far riferimento a Don Chisciotte. Sullo scorcio del XVII secolo i lavori coreografici presentati in Francia assumono anche forme di spettacolo con danza diverse dal ballet de cour, come è per la Mascarade de Don Quichotte del 1700. Inoltre, avvicinandosi al passaggio di secolo, in Francia tali spettacoli cominciano ad essere rappresentati, oltre che a corte, anche negli spazi teatrali parigini aperti al pubblico. E’ alla Fiera di S. Laurent che nel settembre 1710 viene proposto un divertissement Arlequin et Scharamouche Vendangeurs di Louis Fuzelier, che include un pezzo di teatro nel teatro: Sancho Pansa Gouverneur de l'isle Barataria. Avvertiamo subito che questo si trova generalmente citato come Pierrot Sancho Pansa Gouverneur de l'isle Barataria, in aderenza a quanto compare nel frontespizio del libretto; tuttavia, chi scrive ritiene che tale dizione sia un refuso, che, infatti, non è ripetuto nella sinossi della scena VIII dell’atto II. Il lavoro è preceduto da un prologo ove Bacco, invocato dai bevitori, scontenti per il prezzo elevato del vino, assegna ad Arlecchino e a Scaramouche il compito di vendemmiare e prevede il matrimonio del primo con Colombina. Segue il divertissement in tre atti imperniato sui tipici intrighi della commedia dell’Arte: per obbedire a Bacco le due maschere diventano vendemmiatori presso la tenuta di campagna del Dottore, tutore di Colombina e inamorato della sua pupilla. Mentre il vecchio tenta maldestramente di mostrarsi ancora adatto all’amore, Arlecchino rivolge alla giovane una corte serrata. Segue una parodia del mito di Cadmo in cui la maschera e il suo confidente Pierrot riescono a far tagliare la barba del Dottore, e questa, seminata nel terreno, genera mostri, mentre il vecchio è tormentato da fiamme e fumo. Per riconciliarsi col Dottore, Scaramouche gli fa portare un enorme grappolo d’uva; in realtà è un travestimento di Arlecchino che ne approfitta per corteggiare Colombina sotto gli occhi del rivale. La reazione del Dottore è violenta: si appella ai vendemmiatori perché puniscano le maschere che lo hanno gabellato, ma per i suoi intrighi finisce col restar intrappolato nella sua cantina. Ne approfitta Arlecchino, che sposa Colombina intanto che il suo rivale è impossibilitato a opporsi. Per festeggiare le nozze, agli sposi vengono offerte danze spettacolari e la rappresentazione della suddetta pièce teatrale su Sancho Panza, che occupa l’intero terzo atto e nella quale chiedono di recitare gli stessi sposi. Il lavoro si riferisce all'episodio, contenuto nel secondo volume del romanzo, del soggiorno di Don Chisciotte presso il Duca e la Duchessa, durante il quale i due si prendono gioco del cavaliere e Sancho Panza è nominato dal Duca governatore di un'isola immaginaria. Nella pièce Scaramouche invita gli abitanti dell’isola Barataria, "qui surpasse les plus belles Isles qui soient en terre ferme", a rendere onore al loro nuovo governatore, “Monsegneur Sancho Pansa”, il quale fa la sua entrata cavalcando il suo asino "Grison" e accompagnato da comici personaggi. Sancho dispensa i suoi buffi consigli alle giovani venute ad onorarlo, si gode le danze di un Arlecchino e un’Arlecchina e quella di una Spagnola, porge orecchio alle lamentele dei sudditi amministrando goffamente la giustizia. Mezzettino, Maître d’Hôtel, fa servire un pasto a Sancho da Arlecchino e Scaramouche durante il quale il nuovo governatore, controllato dal Medico Pedro Rezio, è fatto oggetto di beffe e, infine, lo stesso viene gabellato con l’annuncio di un finto attacco dei nemici e preparato per il combattimento con una corazza fatta di due assi di legno. Dopo un combattimento simulato gli viene annunciata la vittoria, ma Sancho, consapevole delle pene legate all’incarico, vi rinuncia; si rallegrano coloro che lo hanno beffato e il lavoro termina “par la danse d'un More & d'une Moresse, & par les sauts les plus extraordinaires”. E' appena il caso di segnalare che alcuni divertissement e musica di Jean Claude Gillier arricchiscono la rappresentazione della commedia in versi Sancho Pança gouverneur di Florent Carton detto Dancourt, avvenuta il 15 novembre 1712 a Parigi al Théâtre de la rue des Fossés Saint-Germain. Volge al termine il regno di Luigi XIV, che morirà nel 1715, e sia sotto i suoi successori che in seguito continuerà la fortuna del romanzo di Cervantes nei balletti di Francia e, più in generale, delle corti europee. Testi citati [1] Victor Espinòs. El Quijote en la Música. Barcelona: Instituto Español de Musicología, 1947 [2] Paul Lacroix. Ballets et Mascarades de cour de Henri III à Louis XIV (1581-1652), Genève, J. Gay et fils, 1868-70 Marino Palleschi Balletto.net CURIOSITA'
da: Don Chisciotte di Miguel De Cervantes Saavedra. Tomo secondo, capitolo XLVII
Il pranzo di Sancho nell'isola di Barataria L'istoria racconta che dal consiglio passò Sancio ad un superbo palazzo, dove trovavasi in magnifica sala allestito regio e sontuoso banchetto. Appena Sancio vi mise il piede, che suonarono i pifferi, ed uscirono quattro paggi a dargli l'acqua alle mani, ricevuta da lui con molta gravità. Cessò la musica, si assise Sancio a capo di tavola, perché non eravi che una sedia sola ed un solo servito. Restò ritto accosto a lui un personaggio, che disse poi di essere il medico, tenendo una bacchetta di balena in mano. Alzarono una ricchissima e bianca tovaglia, con cui stavano coperte le frutta e molte diversità di cibi e di manicaretti. Uno, che pareva studente, diede la benedizione, ed altro paggio mise un bavaglio trinato a Sancio; altro uomo che faceva lo scalco, gli mise davanti un piatto di ghiottonerie; ma non ne ebbe egli appena mangiato un boccone, che colui dalla bacchetta toccò il piatto con essa, e questo gli fu tolto via immantinente. Lo scalco gliene accostò un altro con altre vivande, e Sancio distese tosto la mano per assaggiarlo, ma prima che avesse potuto avvicinarlo alla bocca, già la bacchetta l'aveva tocco, e subito un paggio l'aveva portato via così presto come gli altri manicaretti. Sancio stette alcun poco sospeso, e poi guardando ognuno in viso, dimandò se quelle vivande si avevano a mangiare così, come se si trattasse di un giuoco di mano. Rispose quello della bacchetta: — Non si ha a mangiare, o signor governatore, se non se osservando religiosamente il costume che tiensi nelle altre isole dove sono i governatori; io, o signore, sono medico e sono salariato in quest'isola per assistere in tal qualità i suoi governatori, ed avendo più cara la loro che la salute mia, studio notte e giorno, e vo scandagliando la complessione del governatore, per non isbagliarne la cura in caso di malattia. La principale cosa in che mi occupo, si è di assistere ai suoi pranzi e alle sue cene, e di non permettergli di non cibarsi se non di quelle cose che mi paiono convenirgli, vietando e levandogli dinnanzi tutto quanto io penso che possa essere nocivo al suo stomaco. Ed ecco la ragione per cui ho comandato che si levi via un piatto di frutta per essere soverchiamente umide, e così l'altra vivanda per essere soverchiamente calida e condita con molti ingredienti, che accrescono la sete; giacché l'uomo che beve assai pregiudica e consuma l'umido radicale in cui consiste la vita. — E perché? disse Sancio. — Perché, rispose il medico, il nostro maestro Ippocrate, tramontana e luce dell'arte medica, dice in un suo aforismo: Omnis saturatio mala, perdricis autem pessima; e vuole inferire che pericolosa è ogni indigestione, ma pessima è quella delle pernici. — Se così è, disse Sancio, considerate signor dottore, quale delle tante vivande che sono su questa mensa mi sia più confacevole e meno nociva, e lasciatemene mangiare tanto che io mi satolli, perché per la vita del signor governatore, che Dio me la preservi, io mi muoio di fame; ed il proibirmi che io mangi, perché ciò non va a sangue al signor dottore, ed il venire a rompermi la testa, egli non è pensare alla mia esistenza, ma alla mia morte. — Vossignoria ha ragione, signor governatore, rispose il medico, ed ora ella potrebbe forse mangiare di quei conigli in guazzetto, ma non dee farlo perché è un mangiare peloso; potrebbe assaggiare di quella vitella, se non fosse arrosto e stuffata; e benché per un tantino non vi sarebbe gran male, è meglio astenersene affatto.» E Sancio disse: — Quel piattellone ch'è colà innanzi, e che manda fumo, mi pare che sia olla podrida, e tra la diversità delle cose con cui è composta, non può far di manco di non esservene alcuna che mi sia di gusto e di giovamento. — Absit, disse il medico; lungi, lungi da noi sì pessimo divisamento: non vi è piatto al mondo di peggiore nutrizione della olla podrida. Queste olle sono bocconi da canonici, da rettori di collegio o da nozze di contadini, ma stieno lontane dalle mense dei governatori, dove non dee trovarsi che pulizia e squisitezza: e la ragione si è che sempre e in qualunque luogo sono tenute in più gran conto e pregio le medicine semplici che le composte, perché nelle semplici non si può fallare, ma nelle composte si altera facilmente la quantità degl'ingredienti dei quali sono formate. Quello poi che io so che può mangiare adesso il signor governatore per conservare e corroborare la sue sanità, egli è una dozzina di cialdoncini e alcune fettuccine sottili di cotognata, che gli acconceranno lo stomaco e gli aiuteranno la digestione.» Sancio, sentendo questo, si poggiò sulla spalliera della sedia, e si pose a guardare fisso fisso il medico, poi con voce grave gli domandò che nome avesse e dove avesse studiato. — Io, rispose, o signor governatore, mi chiamo il dottor Pietro Rezio di Aguero, naturale di Tiratinfuora, paese che giace a mano diritta tra Carachel e Almadovar del Campo, ed ho grado di dottore nella università di Ossuna.» — Orsù, signor dottore Pietro Rezio di male augurio, naturale di Tiratinfuora, che resta a mano diritta fra Charachel e Almadovar del Campo, graduato in Ossuna, toglietevi via di qua, se no giuro a Dio che do mano ad un bastone, e cominciando da voi caccerò via a bastonate tutti i medici di questa mia isola, o almeno tutti quelli che io sappia che sono ignoranti; poiché i medici savi, prudenti e discreti me li metterò sopra la testa, e farò loro onore come persone che esercitano un'arte soprannaturale. Torno a dire che vada di qua Pietro Rezio, altrimenti piglio questa sedia e gli spacco il cervello, e se poi sarò accusato al tribunale, saprò far conoscere che ho reso servigio a Dio coll'ammazzare un pessimo medico carnefice della repubblica; e se non la capiranno, si ripiglieranno questo governo, che non dà da mangiare al suo padrone, e che non vale due fichi secchi.» (...) Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes Saavedra Edoardo Perino editore, Roma, 1888 BALLETTI CORRELATI
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