Marino Palleschi
3. LA LINEA DI SVILUPPO PROPRIAMENTE EUROPEA SECONDO LO STILE FIABESCO DEL MODELLO DI BASE
(Froman, Rodriguez, Lichine, Bart, ecc.)
Il primo teatro dell’Europa occidentale a includere nel suo repertorio una versione integrale di Schiaccianoci in modo permanente è stato la Scala di Milano a partire dal 19 febbraio 1938 quando debutta, con scene di Alexander Benois, la versione curata da Margarita Petrovna Froman secondo i suoi ricordi delle produzioni moscovite. Sul palco Olga Amati come Fritz-Schiaccianoci nel primo atto e Nives Poli come Fata Confetto, accompagnata da Pierluigi Marzoni come Schiaccianoci nel II atto. Alla Scala la versione è sostituita il 31 dicembre 1956 da quella, anch’essa di impostazione tradizionale, di Alfredo Rodriguez, contemporaneamente impegnato a far debuttare la sua creazione anche a Londra col Royal Ballet. In entrambe le città la produzione va in scena con il décor di James Bailey, ispirato alla Russia Imperiale e ai gioielli di Fabergé, e con le importanti apparizioni di Margot Fonteyn e Michael Somes nel passo a due del secondo atto, sostituiti, nelle repliche milanesi, da Gilda Majocchi e da una ventenne Carla Fracci accompagnate da Giulio Perugini.
La versione Rodriguez serve come base a David Lichine per montare il 24 dicembre 1957 la sua monumentale e fortunata proposta per il London Festival Ballet con un Drosselmeier di gran lusso, interpretato da Anton Dolin, e le presenze di Nathalia Krassowska e John Gilpin. Quest’ultimo interpreta anche la messa in scena di Jack Carter del 1968 per il Festival Ballet. Alla proposta di Flemming Flindt per il Royal Danish Ballet del 1971 segue quella di Patrice Bart per la Staatsoper di Berlino del 1999, con uno sviluppo coreutico che si dipana in modo del tutto tradizionale, ma inquadrato in una cornice nuova: Maria ha perso il padre ed è stata separata dalla madre durante un attacco dei rivoluzionari russi alla sua famiglia aristocratica. Adottata dalla famiglia Stahlbaum, dove non si trova completamente a suo agio, sarà aiutata da Drosselmeyer a scordare i fantasmi del suo passato e le sue consuete avventure appaiono come un viaggio effettuato per ricongiungersi alla madre e per superare il trauma della separazione. Da segnalare è la proposta di Jean-Yves Lormeau con regia di Menegatti e costumi di Luisa Spinatelli del 2005 per il teatro dell’Opera di Roma. Il lavoro mette a confronto il mondo giovanile rappresentato da una Clara pronta ad aprirsi alle prime esperienze amorose con i ricordi nostalgici del mondo adulto, rappresentato dalla nonna, interpretata da Carla Fracci.
La versione Rodriguez serve come base a David Lichine per montare il 24 dicembre 1957 la sua monumentale e fortunata proposta per il London Festival Ballet con un Drosselmeier di gran lusso, interpretato da Anton Dolin, e le presenze di Nathalia Krassowska e John Gilpin. Quest’ultimo interpreta anche la messa in scena di Jack Carter del 1968 per il Festival Ballet. Alla proposta di Flemming Flindt per il Royal Danish Ballet del 1971 segue quella di Patrice Bart per la Staatsoper di Berlino del 1999, con uno sviluppo coreutico che si dipana in modo del tutto tradizionale, ma inquadrato in una cornice nuova: Maria ha perso il padre ed è stata separata dalla madre durante un attacco dei rivoluzionari russi alla sua famiglia aristocratica. Adottata dalla famiglia Stahlbaum, dove non si trova completamente a suo agio, sarà aiutata da Drosselmeyer a scordare i fantasmi del suo passato e le sue consuete avventure appaiono come un viaggio effettuato per ricongiungersi alla madre e per superare il trauma della separazione. Da segnalare è la proposta di Jean-Yves Lormeau con regia di Menegatti e costumi di Luisa Spinatelli del 2005 per il teatro dell’Opera di Roma. Il lavoro mette a confronto il mondo giovanile rappresentato da una Clara pronta ad aprirsi alle prime esperienze amorose con i ricordi nostalgici del mondo adulto, rappresentato dalla nonna, interpretata da Carla Fracci.