Aurel M. Milloss
Bolero
20-05-1944 - Roma, Teatro dell'Opera
Dramma coreografico di un atto
Libretto: Aurelio Milloss
Coreografia: Aurel M. Milloss da Bronislava Nijinska
Musica: Maurice Ravel
Direttore d'orchestra: Oliviero De Fabritiis
Scene: Dario Cecchi
Luci: Ettore Salani
Direttore dell'allestimento: Pericle Ansaldo
CAST
La donna: Attilia Radice
Il demone: Ugo Dell'Ara
Tre donne: Nerina Colombo, Vittoria Savio, Ada Spicchiesi
Tre uomini: Gennaro Montariello, Gino Pessina, Gino Venturini
Corpo di ballo dell'Opera di Roma
Libretto: Aurelio Milloss
Coreografia: Aurel M. Milloss da Bronislava Nijinska
Musica: Maurice Ravel
Direttore d'orchestra: Oliviero De Fabritiis
Scene: Dario Cecchi
Luci: Ettore Salani
Direttore dell'allestimento: Pericle Ansaldo
CAST
La donna: Attilia Radice
Il demone: Ugo Dell'Ara
Tre donne: Nerina Colombo, Vittoria Savio, Ada Spicchiesi
Tre uomini: Gennaro Montariello, Gino Pessina, Gino Venturini
Corpo di ballo dell'Opera di Roma
TRAMA
In una sordida taverna spagnola un Demone in forma umana, trascina una donna e tutti i presenti in una danza dal ritmo ossessivo e crescente fino a che tutti si abbattono al suolo privi di vita
GALLERY
APPROFONDIMENTO
In questo balletto, concepito durante l'occupazione nazista di Roma, quando le truppe americane cominciavano ad avanzare da sud, la coreografia riflette il carattere drammatico di questo periodo oscuro. Il libretto mette in scena un uomo dalla forza demoniaca che trascina, nel ritmo sempre più veloce della musica, una donna e tante coppie finché tutte non cadono a terra mentre lui si erge fieramente al di sopra delle sue vittime.
Andando oltre l'aneddoto dell'argomento, Milloss raggiunge il significato profondo della musica. Affida all'uomo l'esaltazione della componente ritmica della partitura e alla donna, la componente melodica. Introducendo alcuni elementi del flamenco. Nel crescendo musicale, moltiplica il numero dei ballerini in scena distribuendoli su più livelli grazie al dispositivo scenico. Nel 1947, confrontando questa versione con altre, il critico Pierre Michaud dirà: “[Questo è] quel che abbiamo visto di più potente, più perentorio". Patrizia Veroli Dictionnaire de la danse Larousse (1999) (...) Terminò lo spettacolo un altro capolavoro dl Aurel M. Milloss: il dramma coreografico Bolero, Sulla musica di Ravel. Qui Milloss (del resto come anche Ravel) fa svanire la forma nella medesima estasi, da cui è sorta. Dal ritmo nasce la linea, la melodia spaziale, per il ritmo essa si sviluppa e si ripete, per il ritmo essa amplifica la sua voluminosità, per il ritmo infine essa si riempie talmente dl se stessa, che poi ritorce in quella tragica esplosione, la quale la annienta... Domina II ritmo. Milloss realizza l'autorità Tempo nella figura di un misterioso caballero spagnolo: il Demone. Il ritmo di questo trascina una Donna e a poco a poco l'intero Corpo di Ballo a un enorme crescendo di danza spaziale, assai geometrica, quindi tremendamente serrata. La libertà è relativa !... Il tempo è castigo !... I controritmi danno delle riforme dl motivi lineari, ma questi non sono altro che solo "variazioni"... Il volume della danza diventa sempre più denso; conflitti coreografici sopra conflitti coreografici, cioè versioni contro controversioni, e cosi via... Tutti insieme si equilibrano involutamente in armonia. Ogni tentativo è ancora invano. Ma l'energia demoniaca del ritmo, ossia del tempo, sospinge le correnti coreografiche alla continuazione delta lotta fino all'esasperazione. L'ossessione diventa ormai parossismo. Soro l'inchinarsi innanzi alla misteriosa maestà del Tempo potrebbe apportare a una soluzione. Ma oltre la figura femminile centrale di questo dramma coreografico, nessuno si china. Quindi esplode la terribile danza delle masse sotto il potente comando del ritmo del Demone, tutti cascano come i dannati...
Evidentemente in questa opera di Milloss, l'azione è astratta. I conflitti drammatici sono di natura puramente coreografica, e mai letteraria. Milloss ha dimostrato che c'è una vera e propria "danza drammatica", la quale non dà luogo a nessuna gesticolazione pantomimica. Oltre d'aver creato qui una grandiosa opera d'arte, egli col suo Bolero ha scoperto per il teatro coreografico una "nuova forma poetica". Attilia Radice, la Donna, fu ammirevole nel vano sfrenato dibattersi in dannazione dionisiaca: era come il dibattersi della passione, che si strugge poi in sofferenze per sfociare alla fine nel bacio della liberazione (bacio al Demone). Con questa sua interpretazione la Radice ha di nuovo dimostrato di essere una delle più interessanti apparizioni della vita artistica italiana. Ugo Dell'ara fu un Demone di suprema efficacia; geometrico, implacabile come l'indifferenza delle cose, ma nello stesso tempo capace di rivelarsi da danzatore che "sa definire anche l'indefinibile... ". (...) Olga Resnevic Signorelli "Rinascita del balletto in Italia", in Cosmopolita, n.26 - 28 giugno 1945 CURIOSITA'
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