Maurice Béjart
Arepo
24-03-1986 - Parigi, Palais Garnier
Coreografia: Maurice Béjart
Musica: Charles Gounod (Faust) arrangiamenti di Hugues Le Bars e Elisabeth Cooper
Al pianoforte: Elisabeth Cooper
Scene e costumi: Nuno Corte-Réal
Luci: Claude Tissier
CAST
SATOR/Marguerite: Sylvie Guillem
AREPO/Mephisto: Eric Vu An
TENET/Siebel: Monique Loudières
OPERA/Faust: Manuel Legris
ROTAS: Elisabeth Maurin
La Diva: Marie-Claude Pietragalla
Faust ragazzo: Aleth Francillon
Marylin: Christine Charmolu
Ballet de l'Opéra de Paris
Musica: Charles Gounod (Faust) arrangiamenti di Hugues Le Bars e Elisabeth Cooper
Al pianoforte: Elisabeth Cooper
Scene e costumi: Nuno Corte-Réal
Luci: Claude Tissier
CAST
SATOR/Marguerite: Sylvie Guillem
AREPO/Mephisto: Eric Vu An
TENET/Siebel: Monique Loudières
OPERA/Faust: Manuel Legris
ROTAS: Elisabeth Maurin
La Diva: Marie-Claude Pietragalla
Faust ragazzo: Aleth Francillon
Marylin: Christine Charmolu
Ballet de l'Opéra de Paris
TRAMA
Più che visualizzare la tragica vicenda del “Faust” di Goethe, il balletto vuole rendere omaggio all’Opéra di Parigi attraverso rimandi al melodramma, pur essendo l’alchimia il tema principale, con la realtà trasformata in sogno e mistero. Facile intuire come la vicenda scorra in un groviglio di fili che si intrecciano e dipanano di pari passo con il collage musicale. Mentre l’orchestra accorda gli strumenti il ragazzino cerca un pertugio nel sipario, che si alza all’improvviso rivelando un altro sipario davanti al quale si anima AREPO (lettura al contrario di OPERA), che dà il via alle note della “Notte di Valpurga”, divertissement coreografico del “Faust” di Gounod. Si accendono i lampadari di gocce di cristallo illuminati da decine di candele e appaiono le danzatrici in ampi tutu bianchi con in testa diademi e piume, colli e braccia cariche di gioielli. Si alza anche il secondo sipario e le danzatrici si animano, eseguendo semplici passi e port de bras. Mephisto offre al ragazzo una coppa, da cui egli beve dando inizio alla festa. La drammaturgia originaria prevede a questo punto l’apparizione delle cortigiane più famose, invece Béjart capovolge i sessi e fa entrare il corpo di ballo maschile in marsina nera che omaggia le danzatrici sul ritmo di un valzer a cui si unisce il ragazzo. La scena si svuota, i 5 personaggi legati al quadrato magico e che indossano semplici calzamaglie prendono il posto del corpo di ballo. Sulle tonalità martellanti di Hugues Le Bars c’è un pas de deux tra SATOR e OPERA, seguito da una variazione per ROTAS. Nuovo cambio di scena e ritorno alla musica di Gounod, in particolare alla pagina dedicata a Cleopatra per un passo a tre fra AREPO, OPERA e TENET. I danzatori in tenuta accademica e il ragazzino si scatenano con Mephisto sul brano originariamente dedicato alle Troiane. Ritorno alla musica elettronica con l’apparizione di Marylin durante un passo a due tra AREPO e ROTAS. Sulle note dell’aria dei fiori suonata al pianoforte da Elisabeth Cooper, Siebel balla una variazione, cui segue una variazione per Mephisto sul brano dedicato ad Elena. Vengono evocate le grandi dive della danza francese, in particolare Carlotta Zambelli, Yvette Chauviré e Sylvie Guillem. Sulle note dell’aria dei gioielli suonata al pianoforte da Elisabeth Cooper, Marguerite balla una variazione indossando un costume bianco, piume e cascate di diamanti. Il corpo di ballo porta in scena panche che dispone in cerchio e ghirlande di fiori mentre Mephisto balla sul brano originariamente dedicato ad Astarte. Su musica elettronica TENET evoca la figura di Yvette Chauviré e poi AREPO e OPERA ballano un passo a due. Sull’aria “Salve dimora casta e pura” eseguita al pianoforte da Elisabeth Cooper Faust balla una variazione rivolgendosi al modello del Palais Garnier che occupa il lato sinistro della scena e in cui Faust infine entra per essere portato dietro le quinte. Sul brano originariamente dedicato all’apparizione di Frine si esibisce il corpo di ballo maschile, sfociando in un baccanale sfrenato. Si ritorna alla musica elettronica per un’acrobatica variazione di SATOR che ricrea le atmosfere cabarettistiche del Moulin Rouge e gli exploit di Valentin le Désossé. Chiude la scena Mephisto con la sua ultima variazione. Lo raggiungono gli altri personaggi del quadrato magico, mentre dietro il corpo di ballo si raggruppa intorno al modellino del Palais Garnier.
(Susanna Sabato)
Balletto.net
(Susanna Sabato)
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GALLERY
APPROFONDIMENTO
Sin dall’inizio della sua direzione del Balletto dell’Opéra di Parigi, Rudolf Nureyev aveva ripreso o inserito in cartellone i lavori di Béjart: “Sagra della primavera”, “Bakhti”, “Canti di un giovane errante”. Proprio nel ruolo dell’Eletto aveva debuttato nel 1984 il giovanissimo Eric Vu An, che per prepararsi aveva deciso di lavorare a Bruxelles. Poi nella programmazione della seconda stagione Nureyev aveva commissionato a Béjart una creazione: “Mouvement – Rythme – Etude” su musica composta nel 1970 da Pierre Henry e dedicata al coreografo marsigliese. Andata in scena nel giugno del 1985, i protagonisti erano stati l’étoile Sylvie Guillem e il sujet Eric Vu An. Saranno questi due danzatori ad ispirare nuovamente Béjart quando nella stagione successiva Nureyev gli commissionò un altro lavoro. Vero omaggio alle meravigliose personalità della compagnia, nonché alla sontuosità del teatro, la prima ebbe un esito trionfale. Agli applausi per gli interpreti si unì anche Béjart, che si fece avanti, ringraziò e annunciò che con il consenso del direttore del balletto era felice di nominare étoile Manuel Legris e Eric Vu An. Alla chiusura del sipario Nureyev e gli altri direttori del teatro smentirono le nomine. Manuel Legris divenne étoile qualche mese dopo, per Eric Vu An invece la nomina non arrivò mai. Le accuse di Béjart a Nureyev che ne conseguirono sono state riportate nel programma radiofonico di France Culture del 4 dicembre 2008. Il balletto non è mai più stato rappresentato, sopravvive in repertorio solo il passo a due tra SATOR e OPERA ma soprattutto la variazione di Mephisto dal penultimo quadro.
(Susanna Sabato) Balletto.net CURIOSITA'
Il Sator è un esempio di quadrato magico letterale. E' un' iscrizione in latino che appare come lapide o come graffito, apparentemente semplice ed elegante fatta di lettere anziché di numeri. Vi sono incise cinque parole latine di cinque lettere ciascuna che formano una frase palindroma "SATOR - AREPO - TENET - OPERA", leggibili in direzioni orizzontali e verticali (manca la direzione obliqua presente nei quadrati magici numerici). Il testo, ancora oggi senza una chiara spiegazione, significa: “Il Seminatore (SATOR) al suo carro (AREPO) tiene (TENET) con cura (OPERA) le ruote (ROTAS)”. È chiaro il riferimento alla necessità di avere cura di ciò che si possiede e che rende possibile, con il suo uso, la sopravvivenza. Si può dare a questa interpretazione un senso materiale, intendendo per sopravvivenza quella della vita di tutti i giorni; oppure si può propendere per un senso trascendente, attinente alla vita interiore e spirituale di ciascuno di noi, ed in questo caso la sopravvivenza sarebbe quella dell’anima dopo la morte. Paracelso lo considerava un talismano erotico e Girolamo Cardano, nel suo "De rerum variegate", un rimedio contro la rabbia. Il Sator è anche detto Latercolo pompeiano proprio perché i due più antichi esemplari ad oggi noti emersero in Italia, appunto negli scavi di Pompei, città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., anche se molti altri vennero collocati su chiese ed edifici soprattutto fra il 1000 e il 1800 e sono visibili su un numero sorprendentemente vasto di reperti archeologici. BALLETTI CORRELATI
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