Tino Bonanomi
Quando il cinema incontra il balletto:
Stanley Kubrick e Ruth Sobotka. Amore di ballerina
Stanley Kubrick è uno dei più grandi registi della storia del cinema; film come: 2001 Odissea nello spazio, Arancia meccanica, Orizzonti di gloria, Shining, Barry Lyndon, Lolita, Eyes Wide Shut sono unanimemente riconosciuti come grandi capolavori. L’abilità e originalità nel trasporre su pellicola le più svariate e controverse tematiche rivoluzionarie, il raffinato lavoro d’introspezione psicologica dei personaggi e le memorabili suggestioni visuali fanno di Kubrick una delle personalità culturali più influenti del Ventesimo secolo.
Pochi sanno però che, agli inizi della carriera, quando ancora era un giovane semisconosciuto regista di B-Movies alle prime armi, i suoi caparbi tentativi di arrivare al successo furono legati a filo doppio, sia sentimentalmente che professionalmente, alla presenza nella sua vita di una fascinosa ballerina di danza classica: Ruth Sobotka.
Nata a Vienna nel 1925, da Gisela Schönau, attrice, e Walter Sobotka, architetto e interior designer, fin da bambina appassionatissima di danza classica (arriva pure a fare qualche apparizione in piccoli ruoli all’Opera di Vienna), a seguito dell’annessione nazista dell’Austria del 1938 emigra con la famiglia verso gli Stati Uniti, a Pittsburgh, dove i Sobotka trovano casa, e dove Ruth compie gli studi diplomandosi in tecnica scenografica.
L’arrivo in città della tournée dei Ballets Russes segna un punto di svolta nella vita di Ruth. Decide di dedicarsi totalmente alla danza e sceglie di trasferirsi a New York dove frequenta la School of the American Ballet di Balanchine e dove contemporaneamente perfeziona gli studi di scenografia.
In poco tempo entra a far parte del New York City Ballet. Capelli scuri, occhi verdi, corpo armonioso e gambe lunghissime e sensuali, fisicamente lontana dallo stereotipo della ballerina eterea e filiforme, si fa ad ogni modo conoscere non solo per le sue ottime doti di danzatrice, ma anche per il suo talento di scenografa e costumista. Jerome Robbins è interessato al suo lavoro e nel 1951 le affida l’ideazione e realizzazione dei costumi di “The Cage”, controverso balletto dalle suggestive implicazioni psicanalitiche, di cui curerà anche le scenografie (1).
Pochi sanno però che, agli inizi della carriera, quando ancora era un giovane semisconosciuto regista di B-Movies alle prime armi, i suoi caparbi tentativi di arrivare al successo furono legati a filo doppio, sia sentimentalmente che professionalmente, alla presenza nella sua vita di una fascinosa ballerina di danza classica: Ruth Sobotka.
Nata a Vienna nel 1925, da Gisela Schönau, attrice, e Walter Sobotka, architetto e interior designer, fin da bambina appassionatissima di danza classica (arriva pure a fare qualche apparizione in piccoli ruoli all’Opera di Vienna), a seguito dell’annessione nazista dell’Austria del 1938 emigra con la famiglia verso gli Stati Uniti, a Pittsburgh, dove i Sobotka trovano casa, e dove Ruth compie gli studi diplomandosi in tecnica scenografica.
L’arrivo in città della tournée dei Ballets Russes segna un punto di svolta nella vita di Ruth. Decide di dedicarsi totalmente alla danza e sceglie di trasferirsi a New York dove frequenta la School of the American Ballet di Balanchine e dove contemporaneamente perfeziona gli studi di scenografia.
In poco tempo entra a far parte del New York City Ballet. Capelli scuri, occhi verdi, corpo armonioso e gambe lunghissime e sensuali, fisicamente lontana dallo stereotipo della ballerina eterea e filiforme, si fa ad ogni modo conoscere non solo per le sue ottime doti di danzatrice, ma anche per il suo talento di scenografa e costumista. Jerome Robbins è interessato al suo lavoro e nel 1951 le affida l’ideazione e realizzazione dei costumi di “The Cage”, controverso balletto dalle suggestive implicazioni psicanalitiche, di cui curerà anche le scenografie (1).
E’ un periodo d’intensa attività e di grandi gratificazioni professionali, ma sono pure anni di ristrettezze economiche. Ruth divide le spese del suo appartamento con un giovane studioso di danza, appena arrivato da Londra, David Vaughan, e si guadagna da vivere dando lezioni di danza a pagamento e adattandosi a fare i più svariati mestieri: da segretaria presso il Merce Cunningham Studio a cameriera al Limelight Café nel Greenvich Village, famoso quartiere di New York, all’epoca nel suo massimo fervore creativo, luogo di ritrovo delle più disparate esperienze artistiche e libertarie del tempo.
E’ qui che casualmente Ruth fa conoscenza con il giovane Kubrick, squattrinato e ambizioso regista alle prime armi. Nasce tra i due una vivace relazione, stimolante anche sul piano intellettuale: Stanley le insegna il gioco degli scacchi e i rudimenti del mestiere del cinema e Ruth a sua volta gli trasmette il piacere e interesse per la conoscenza dell’arte, della danza e della letteratura.
Si deve probabilmente a Ruth se in questo periodo nasce in Stanley l’interesse per Freud e la psicoanalisi e la scoperta d’autori viennesi come Stefan Zweig e Arthur Schnitzler particolarmente sensibili al tema (2). E’ interessante notare che dal 1955 in poi, le sceneggiature dei film realizzati da Kubrick prendono tutte ispirazione da un soggetto letterario.
Questa appassionata relazione si concreta da lì a poco nella progettazione e realizzazione di un nuovo film ambientato a New York:
“Il bacio dell’assassino”.
E’ qui che casualmente Ruth fa conoscenza con il giovane Kubrick, squattrinato e ambizioso regista alle prime armi. Nasce tra i due una vivace relazione, stimolante anche sul piano intellettuale: Stanley le insegna il gioco degli scacchi e i rudimenti del mestiere del cinema e Ruth a sua volta gli trasmette il piacere e interesse per la conoscenza dell’arte, della danza e della letteratura.
Si deve probabilmente a Ruth se in questo periodo nasce in Stanley l’interesse per Freud e la psicoanalisi e la scoperta d’autori viennesi come Stefan Zweig e Arthur Schnitzler particolarmente sensibili al tema (2). E’ interessante notare che dal 1955 in poi, le sceneggiature dei film realizzati da Kubrick prendono tutte ispirazione da un soggetto letterario.
Questa appassionata relazione si concreta da lì a poco nella progettazione e realizzazione di un nuovo film ambientato a New York:
“Il bacio dell’assassino”.
Un uomo, alla stazione, nell’attesa dell'arrivo del treno, racconta la sua storia.
L'uomo è un pugile, Davy Gordon, che sta per affrontare un importante incontro della sua sfortunata carriera. Dalla finestra della sua camera scorge una giovane ragazza, Gloria Price, che si prepara per uscire. I due s’incrociano sulla strada e le loro vie divergono. Il ragazzo procede verso un incontro che perderà, mentre la ragazza accompagnata dal viscido datore di lavoro Vincent Rapallo, si dirige al suo lavoro di ballerina-hostess in una sala da ballo.
Davy tornato a casa sente le urla di Gloria che rifiuta le attenzioni del suo padrone Vincent, riuscendo a scacciarlo via. I due giovani, il giorno successivo, a colazione, parlano delle rispettive vite e delle difficoltà che stanno attraversando. Gloria racconta il suo triste passato. Nasce una reciproca attrazione, e progettano di partire insieme verso l'allevamento dello zio di Davy.
Prima di partire entrambi vogliono riscuotere gli ultimi compensi del loro lavoro. Gloria si dirige da Vincent, il quale geloso del ragazzo che gliela sta portando via per sempre, ordina ai suoi uomini di picchiarlo. Il procuratore di Davy, che doveva incontrare il pugile per dargli l'assegno, viene scambiato per il ragazzo, e messo al muro dagli scagnozzi di Vincent, cadendo muore. Nel frattempo Vincent rapisce la ragazza. Davy minacciando Vincent riesce a scoprire dove ha sequestrato Gloria, ma nel nascondiglio le cose si mettono male: gli uomini di Vincent hanno il sopravvento sul pugile. Il pugile riesce a scappare braccato da Vincent. In un sinistro magazzino di manichini il pugile evitando i colpi d’ascia di Vincent, ha la meglio sull'uomo uccidendolo.
Alla stazione Davy sta per andarsene: dopo l'interrogatorio suo e di Gloria, non ha più avuto notizie della ragazza. Il treno arriva e rassegnato per quell'amore troppo avventato s’incammina con le valigie.
In un rarissimo lieto fine di Kubrick, Gloria riesce a raggiungere Davy prima che riesca a partire, ed un bacio suggella la loro travagliata passione.
L'uomo è un pugile, Davy Gordon, che sta per affrontare un importante incontro della sua sfortunata carriera. Dalla finestra della sua camera scorge una giovane ragazza, Gloria Price, che si prepara per uscire. I due s’incrociano sulla strada e le loro vie divergono. Il ragazzo procede verso un incontro che perderà, mentre la ragazza accompagnata dal viscido datore di lavoro Vincent Rapallo, si dirige al suo lavoro di ballerina-hostess in una sala da ballo.
Davy tornato a casa sente le urla di Gloria che rifiuta le attenzioni del suo padrone Vincent, riuscendo a scacciarlo via. I due giovani, il giorno successivo, a colazione, parlano delle rispettive vite e delle difficoltà che stanno attraversando. Gloria racconta il suo triste passato. Nasce una reciproca attrazione, e progettano di partire insieme verso l'allevamento dello zio di Davy.
Prima di partire entrambi vogliono riscuotere gli ultimi compensi del loro lavoro. Gloria si dirige da Vincent, il quale geloso del ragazzo che gliela sta portando via per sempre, ordina ai suoi uomini di picchiarlo. Il procuratore di Davy, che doveva incontrare il pugile per dargli l'assegno, viene scambiato per il ragazzo, e messo al muro dagli scagnozzi di Vincent, cadendo muore. Nel frattempo Vincent rapisce la ragazza. Davy minacciando Vincent riesce a scoprire dove ha sequestrato Gloria, ma nel nascondiglio le cose si mettono male: gli uomini di Vincent hanno il sopravvento sul pugile. Il pugile riesce a scappare braccato da Vincent. In un sinistro magazzino di manichini il pugile evitando i colpi d’ascia di Vincent, ha la meglio sull'uomo uccidendolo.
Alla stazione Davy sta per andarsene: dopo l'interrogatorio suo e di Gloria, non ha più avuto notizie della ragazza. Il treno arriva e rassegnato per quell'amore troppo avventato s’incammina con le valigie.
In un rarissimo lieto fine di Kubrick, Gloria riesce a raggiungere Davy prima che riesca a partire, ed un bacio suggella la loro travagliata passione.
Kubrick è deciso a fare un salto di qualità e vuole realizzare un prodotto commercialmente appetibile che possa interessare qualche produttore di Hollywood. Chiedendo finanziamenti qua e là tra parenti e amici riesce a racimolare circa 75000 dollari, cifra decisamente esigua ed insufficiente a realizzare un film di buona qualità. Si lavora in estrema economicità di mezzi con attori non di primissimo piano; il sonoro è gestito in maniera artigianale, così come il montaggio e la sincronizzazione finale. Ruth stessa si occupa della realizzazione delle minimalistiche scenografie e tutte le scene d’azione sono realizzate in location situate a pochi minuti dall’appartamento di Ruth.
Kubrick non lascia nulla al caso e, nonostante i pochi mezzi a disposizione, si dedica alla realizzazione del film con la cura e la meticolosità che diverranno proverbiali nei film successivi. Affascinante è l’uso della macchina da presa nelle scene d’azione e raffinate sono le inquadrature d’interni e la splendida fotografia. Echi di derivazione espressionistica si trovano nella sequenza dell’incubo realizzata in negativo; il richiamo frequente al tema del doppio attraverso elementi quali specchi, finestre, fotografie, e la memorabile, surrealistica, sequenza della lotta nel magazzino dei manichini, danno al film una consistenza onirica, a tratti fiabesca, ad una storia che rimane fondamentalmente circoscritta nel genere del thriller poliziesco.
Il film, pur ricco di spunti visivo-narrativi interessanti e realizzato con professionalità, per l’ambizioso obiettivo di Kubrick, ovvero l’interesse dei produttori di Hollywood, è ancora troppo corto perché possa entrare nel circolo della distribuzione. Stanley ha allora l’idea di includere nel film una sequenza in flashback, introducendo nella vicenda il personaggio d’Iris, la ballerina.
Sulle immagini d’Iris/Ruth in tutù, impegnata in un assolo di danza, la voce fuori campo di Gloria, la protagonista, racconta la triste storia che la lega alla sorella Iris, promettente ballerina di danza classica dal radioso avvenire, costretta, per assistere il padre gravemente ammalato e la sorella, a sposare un uomo ricco che non ama e ad abbandonare l’amata danza (3). Scelta insostenibile che la porterà, dopo la morte del padre e dopo un litigio con Gloria, a togliersi la vita. A seguito di questo tragico evento Gloria, sentendosi responsabile della morte della sorella, come personale forma d’espiazione, prenderà la drastica decisione di volontariamente degradarsi ed accettare di lavorare come entraineuse nel Pleausureland, il locale del gangster Rapallo. Questa sequenza, apparentemente scollegata, letta in chiave psicoanalitica riesce a dare maggiore spessore al carattere dei protagonisti e contemporaneamente riordina alcune incongruenze narrative della vicenda.
Kubrick non lascia nulla al caso e, nonostante i pochi mezzi a disposizione, si dedica alla realizzazione del film con la cura e la meticolosità che diverranno proverbiali nei film successivi. Affascinante è l’uso della macchina da presa nelle scene d’azione e raffinate sono le inquadrature d’interni e la splendida fotografia. Echi di derivazione espressionistica si trovano nella sequenza dell’incubo realizzata in negativo; il richiamo frequente al tema del doppio attraverso elementi quali specchi, finestre, fotografie, e la memorabile, surrealistica, sequenza della lotta nel magazzino dei manichini, danno al film una consistenza onirica, a tratti fiabesca, ad una storia che rimane fondamentalmente circoscritta nel genere del thriller poliziesco.
Il film, pur ricco di spunti visivo-narrativi interessanti e realizzato con professionalità, per l’ambizioso obiettivo di Kubrick, ovvero l’interesse dei produttori di Hollywood, è ancora troppo corto perché possa entrare nel circolo della distribuzione. Stanley ha allora l’idea di includere nel film una sequenza in flashback, introducendo nella vicenda il personaggio d’Iris, la ballerina.
Sulle immagini d’Iris/Ruth in tutù, impegnata in un assolo di danza, la voce fuori campo di Gloria, la protagonista, racconta la triste storia che la lega alla sorella Iris, promettente ballerina di danza classica dal radioso avvenire, costretta, per assistere il padre gravemente ammalato e la sorella, a sposare un uomo ricco che non ama e ad abbandonare l’amata danza (3). Scelta insostenibile che la porterà, dopo la morte del padre e dopo un litigio con Gloria, a togliersi la vita. A seguito di questo tragico evento Gloria, sentendosi responsabile della morte della sorella, come personale forma d’espiazione, prenderà la drastica decisione di volontariamente degradarsi ed accettare di lavorare come entraineuse nel Pleausureland, il locale del gangster Rapallo. Questa sequenza, apparentemente scollegata, letta in chiave psicoanalitica riesce a dare maggiore spessore al carattere dei protagonisti e contemporaneamente riordina alcune incongruenze narrative della vicenda.
Che sia stato un omaggio all’arte danzatoria di Ruth oppure uno stratagemma di Stanley per “riempire” un film troppo corto (Kubrick ha sempre evitato di parlare di questo film, da lui
considerato, fin troppo drasticamente, un tentativo frivolo e banale realizzato ad un livello da studenti di cinema), questa sequenza (girata sul palcoscenico del Theatre de Lys, nel Village, a pochi isolati da casa) è in ogni modo molto affascinante. Le luci e la splendida fotografia valorizzano la coreografia dell’amico David Vaughan (4) che mette in evidenza la bella figura e le indubbie doti di ballerina classica di Ruth.
Pochi mesi dopo l’uscita del film, la relazione sentimentale tra i due si concreta nel matrimonio, Stanley e Ruth si sposano nel gennaio 1955. Nello stesso anno è decisivo l’incontro di Kubrick con il produttore Jimmy Harris. Assieme formano una società e decidono di trasferirsi in California con le rispettive mogli ed iniziare la lavorazione del prossimo film: “Rapina a mano armata”.
Anche Ruth collabora a questo film, occupandosi con passione nell’ideazione della parte scenografica, ma capisce subito che il suo è un ruolo marginale quando, ogni giorno che passa, vede che ogni sua proposta o contributo creativo nella stesura del film viene troppe volte visto come un’intromissione non gradita nel nuovo ambizioso progetto del neonato sodalizio Harris-Kubrick.
E’ questo un momento di profonda crisi per Ruth. Dapprima il modesto successo ottenuto dal film (molte critiche positive ma mediocri incassi), poi la progressiva esclusione del suo apporto creativo nella società e non ultima la difficoltà d’ambientazione in una Hollywood tutta scandali e intrighi, così lontana dallo stile di vita ricco di stimoli culturali dell’amata New York: tutto questo non fa che deprimerla ulteriormente e alimenta continue incomprensioni tra i due.
Nel 1956 Ruth ha l’occasione di riprendere a danzare e parte con il New York City Ballet per una tournée in Europa. A Parigi ha l’occasione di rincontrare il vecchio amico David Vaughan, cui confida in lacrime che il suo matrimonio è in crisi.
L’anno seguente Vaughan, a New York momentaneamente disoccupato, è contattato da Stanley e convinto a raggiungere la coppia d’amici a Hollywood, ufficialmente in previsione di una possibile occasione di lavoro nel cinema, ma più verosimilmente con la speranza che la sua presenza possa alleviare le tensioni e i litigi ricorrenti con Ruth. Ma le cose non migliorano affatto e Vaughan vede ogni giorno deteriorarsi il rapporto tra i due. Non appena il NYC Ballet riprende le prove, Stanley paga il viaggio per New York per la moglie e l’amico David. Da questo momento Ruth e Stanley si separano definitivamente, finché divorzieranno nel 1957, prendendo ognuno la sua strada.
Stanley girerà nello stesso anno “Orizzonti di Gloria”, film trampolino di lancio che lo consacrerà grande regista e dove sul set conoscerà Christiane Susanne Harlan, la futura nuova signora Kubrick.
Ruth invece abbandonerà la danza e si dedicherà con grande passione alla recitazione teatrale. Altri uomini entreranno nella sua vita, ma saranno sempre relazioni brevi e inconcludenti. Sue grandi consolazioni restano l’arte e i cari amici di New York, finché il destino non deciderà che, un giorno, un inaspettato tumore metta fine alla sua vita. Dopo breve malattia e degenza in ospedale, Ruth si spegne il 18 giugno 1967 a soli quarantadue anni.
considerato, fin troppo drasticamente, un tentativo frivolo e banale realizzato ad un livello da studenti di cinema), questa sequenza (girata sul palcoscenico del Theatre de Lys, nel Village, a pochi isolati da casa) è in ogni modo molto affascinante. Le luci e la splendida fotografia valorizzano la coreografia dell’amico David Vaughan (4) che mette in evidenza la bella figura e le indubbie doti di ballerina classica di Ruth.
Pochi mesi dopo l’uscita del film, la relazione sentimentale tra i due si concreta nel matrimonio, Stanley e Ruth si sposano nel gennaio 1955. Nello stesso anno è decisivo l’incontro di Kubrick con il produttore Jimmy Harris. Assieme formano una società e decidono di trasferirsi in California con le rispettive mogli ed iniziare la lavorazione del prossimo film: “Rapina a mano armata”.
Anche Ruth collabora a questo film, occupandosi con passione nell’ideazione della parte scenografica, ma capisce subito che il suo è un ruolo marginale quando, ogni giorno che passa, vede che ogni sua proposta o contributo creativo nella stesura del film viene troppe volte visto come un’intromissione non gradita nel nuovo ambizioso progetto del neonato sodalizio Harris-Kubrick.
E’ questo un momento di profonda crisi per Ruth. Dapprima il modesto successo ottenuto dal film (molte critiche positive ma mediocri incassi), poi la progressiva esclusione del suo apporto creativo nella società e non ultima la difficoltà d’ambientazione in una Hollywood tutta scandali e intrighi, così lontana dallo stile di vita ricco di stimoli culturali dell’amata New York: tutto questo non fa che deprimerla ulteriormente e alimenta continue incomprensioni tra i due.
Nel 1956 Ruth ha l’occasione di riprendere a danzare e parte con il New York City Ballet per una tournée in Europa. A Parigi ha l’occasione di rincontrare il vecchio amico David Vaughan, cui confida in lacrime che il suo matrimonio è in crisi.
L’anno seguente Vaughan, a New York momentaneamente disoccupato, è contattato da Stanley e convinto a raggiungere la coppia d’amici a Hollywood, ufficialmente in previsione di una possibile occasione di lavoro nel cinema, ma più verosimilmente con la speranza che la sua presenza possa alleviare le tensioni e i litigi ricorrenti con Ruth. Ma le cose non migliorano affatto e Vaughan vede ogni giorno deteriorarsi il rapporto tra i due. Non appena il NYC Ballet riprende le prove, Stanley paga il viaggio per New York per la moglie e l’amico David. Da questo momento Ruth e Stanley si separano definitivamente, finché divorzieranno nel 1957, prendendo ognuno la sua strada.
Stanley girerà nello stesso anno “Orizzonti di Gloria”, film trampolino di lancio che lo consacrerà grande regista e dove sul set conoscerà Christiane Susanne Harlan, la futura nuova signora Kubrick.
Ruth invece abbandonerà la danza e si dedicherà con grande passione alla recitazione teatrale. Altri uomini entreranno nella sua vita, ma saranno sempre relazioni brevi e inconcludenti. Sue grandi consolazioni restano l’arte e i cari amici di New York, finché il destino non deciderà che, un giorno, un inaspettato tumore metta fine alla sua vita. Dopo breve malattia e degenza in ospedale, Ruth si spegne il 18 giugno 1967 a soli quarantadue anni.
Così la ricorda un suo grande amico, Jerome Robbins "I knew Ruth personally, and in work as a dancer, a designer, an actress. She was special to be and work with. The word "special" includes the pleasure of her company; the delight in her personality, the admiration of her craft, art, talent and instinct; the appreciation of her sensitivity to what and who were about her; and the gratitude for her contributions. Through all of these there remained that singularly marvelous person. She was special and we miss her". |
IL BACIO DELL’ASSASSINO (Killer’s Kiss)
Regia/Fotografia/Montaggio: Stanley Kubrick
Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Howard O. Sackler
Compagnia di produzione: Minotaur
Produttori: Stanley Kubrick, Morris Bousel
Musica: Gerald Fried
Coreografie: David Vaughan
Cast: Jamie Smith (Davy Gordon), Irene Kane (Gloria Price), Frank Silvera (Vincent Rapallo), Jerry Jarret (Albert), Ruth Sobotka (Iris), Mike Dana, Felice Orlandi, Ralph Roberts, Phil Stevenson (Hoodlums), Julius Adelman (proprietario della fabbrica di manichini), David Vaughan, Alec Rubins (i due ubriachi)
Durata: 64 Minuti
Distribuzione: United Artists
NOTE
(1) Ruth crea dei costumi aderenti color carne, decorati con serpeggianti funicelle nere sul davanti, che feticizzano i seni e abbassano il
ventre delle ballerine, richiamando con la fantasia figure d’insetti.
(2) Schnitzler è l’autore di "Doppio Sogno", racconto che ispirerà la realizzazione di "Eyes Wide Shout". Zweig è autore della "Novella
degli scacchi", che Kubrick ha sicuramente letto, e di "Bruciante Segreto", racconto di cui aveva già acquistato i diritti di trasposizione
cinematografica per un futuro progetto di film, mai realizzato, che girerà invece il suo assistente Andrew Birkin nel 1978. I racconti di
Schnitzler e Zweig hanno ispirato anche molti lavori di un altro grande regista, Max Ophuls ("Lettera da una sconosciuta", "Amanti Folli", "La Ronde"), amatissimo da Kubrick.
(3) L’episodio narrato non è del tutto frutto di fantasia. Ruth per un breve periodo della carriera ha dovuto realmente smettere di
danzare per potersi occupare del padre ammalato.
(4) Vaughan fa anche una breve apparizione nel film: è uno dei due ubriachi che infastidiscono Davy, il protagonista. David Vaughan è
stato anche un ottimo ballerino professionista, amministratore del Merce Cunningham Studio, co-direttore di Ballet Review, studioso di
danza e autore di "Frederick Ashton and his ballets" e con M.Clarke di "Encyclopedia of Dance & Ballet".
Fonti:
Walter and Gisela Sobotka, “Ruth” [Sobotka], 1968.
John Baxter, "Stanley Kubrick. La biografia", Lindau, 1999
Michel Ciment, “Kubrick”, RCS libri, 1999
Enrico Ghezzi, “Stanley Kubrick”, Il Castoro Cinema, 2007
M. G. Turner, Ruth Sobotka website (on-line fino al gennaio 2006).
Trama e scheda del film tratta da: "Paolo Franchini, Il cinema di Stanley Kubrick, un omaggio al grande regista":
http://digilander.libero.it/stanleykubrick/index.html
Tino Bonanomi
Balletto.net
Regia/Fotografia/Montaggio: Stanley Kubrick
Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Howard O. Sackler
Compagnia di produzione: Minotaur
Produttori: Stanley Kubrick, Morris Bousel
Musica: Gerald Fried
Coreografie: David Vaughan
Cast: Jamie Smith (Davy Gordon), Irene Kane (Gloria Price), Frank Silvera (Vincent Rapallo), Jerry Jarret (Albert), Ruth Sobotka (Iris), Mike Dana, Felice Orlandi, Ralph Roberts, Phil Stevenson (Hoodlums), Julius Adelman (proprietario della fabbrica di manichini), David Vaughan, Alec Rubins (i due ubriachi)
Durata: 64 Minuti
Distribuzione: United Artists
NOTE
(1) Ruth crea dei costumi aderenti color carne, decorati con serpeggianti funicelle nere sul davanti, che feticizzano i seni e abbassano il
ventre delle ballerine, richiamando con la fantasia figure d’insetti.
(2) Schnitzler è l’autore di "Doppio Sogno", racconto che ispirerà la realizzazione di "Eyes Wide Shout". Zweig è autore della "Novella
degli scacchi", che Kubrick ha sicuramente letto, e di "Bruciante Segreto", racconto di cui aveva già acquistato i diritti di trasposizione
cinematografica per un futuro progetto di film, mai realizzato, che girerà invece il suo assistente Andrew Birkin nel 1978. I racconti di
Schnitzler e Zweig hanno ispirato anche molti lavori di un altro grande regista, Max Ophuls ("Lettera da una sconosciuta", "Amanti Folli", "La Ronde"), amatissimo da Kubrick.
(3) L’episodio narrato non è del tutto frutto di fantasia. Ruth per un breve periodo della carriera ha dovuto realmente smettere di
danzare per potersi occupare del padre ammalato.
(4) Vaughan fa anche una breve apparizione nel film: è uno dei due ubriachi che infastidiscono Davy, il protagonista. David Vaughan è
stato anche un ottimo ballerino professionista, amministratore del Merce Cunningham Studio, co-direttore di Ballet Review, studioso di
danza e autore di "Frederick Ashton and his ballets" e con M.Clarke di "Encyclopedia of Dance & Ballet".
Fonti:
Walter and Gisela Sobotka, “Ruth” [Sobotka], 1968.
John Baxter, "Stanley Kubrick. La biografia", Lindau, 1999
Michel Ciment, “Kubrick”, RCS libri, 1999
Enrico Ghezzi, “Stanley Kubrick”, Il Castoro Cinema, 2007
M. G. Turner, Ruth Sobotka website (on-line fino al gennaio 2006).
Trama e scheda del film tratta da: "Paolo Franchini, Il cinema di Stanley Kubrick, un omaggio al grande regista":
http://digilander.libero.it/stanleykubrick/index.html
Tino Bonanomi
Balletto.net
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