Aleksandr Gorskij
Don Chisciotte
[Don Kikhot]
18-12-1900 [06-12-1900 cal. Giuliano] - Mosca, Bolshoi Theatre
02-02-1902 [20-01-1902 cal. Giuliano] - San Pietroburgo, Mariinsky Theatre
02-02-1902 [20-01-1902 cal. Giuliano] - San Pietroburgo, Mariinsky Theatre
Don Chisciotte (Don Kikhot)
18-12-1900 [06-12-1900 cal. russo] - Mosca, Imperial Bolshoi Theatre
Balletto in un prologo, quattro atti e sette scene
Coreografia: Aleksandr Gorskij
Musica: Ludwig Minkus con nuove danze sulla musica di Anton Simon (Variazione di Mercedes) e (Variazione della Regina delle Driadi) e Eduard Francevic Napravnik (fandango)
Direttore d'Orchestra: Andrey Fyodorovich Arends
Libretto: Marius Petipa rivisto da Aleksandr Gorskij dal romanzo El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes
Scene: Aleksandr Golovin, Constantin Korovin, Nicolas Klodt von Jurgensburg
Costumi: Constantin Korovin
Macchinari: Karl Waltz
CAST
Kitri/Dulcinea: Lubov Roslavleva
Basilio: Vassili Tikhomirov
La ballerina di strada/ Mercedes: Sofia Fedorova
Espada: Mikhail Mordkin
La Regina delle Driadi: Maria Gratchevskaya
Don Chisciotte: Alexei Ermolajev
Sancho Panza: Nikolai Domashev
Bolshoi Ballet
18-12-1900 [06-12-1900 cal. russo] - Mosca, Imperial Bolshoi Theatre
Balletto in un prologo, quattro atti e sette scene
Coreografia: Aleksandr Gorskij
Musica: Ludwig Minkus con nuove danze sulla musica di Anton Simon (Variazione di Mercedes) e (Variazione della Regina delle Driadi) e Eduard Francevic Napravnik (fandango)
Direttore d'Orchestra: Andrey Fyodorovich Arends
Libretto: Marius Petipa rivisto da Aleksandr Gorskij dal romanzo El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes
Scene: Aleksandr Golovin, Constantin Korovin, Nicolas Klodt von Jurgensburg
Costumi: Constantin Korovin
Macchinari: Karl Waltz
CAST
Kitri/Dulcinea: Lubov Roslavleva
Basilio: Vassili Tikhomirov
La ballerina di strada/ Mercedes: Sofia Fedorova
Espada: Mikhail Mordkin
La Regina delle Driadi: Maria Gratchevskaya
Don Chisciotte: Alexei Ermolajev
Sancho Panza: Nikolai Domashev
Bolshoi Ballet
Don Chisciotte (Don Kikhot)
02-02-1902 [20-01-1902 cal. russo] - San Pietroburgo, Theatre Marijnsky
Balletto in un prologo, quattro atti e sette scene
Coreografia: Aleksandr Gorskij
Musica: Ludwig Minkus con nuove danze sulla musica di Anton Simon (Variazione di Mercedes) e (Variazione della Regina delle Driadi) e Eduard Francevic Napravnik (fandango)
Direttore d'Orchestra: Riccardo Eugenio Drigo
Libretto: Marius Petipa rivisto da Aleksandr Gorskij dal romanzo El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes
Scene: Aleksandr Golovin, Constantin Korovin, Nicolas Klodt von Jurgensburg
Costumi: Constantin Korovin
Macchinari:
CAST
Kitri/Dulcinea: Matilda Kshesinskaya
Basilio: Nikolaj Legat
Don Chisciotte: Aleksej Bulgakov
Sancho Panza: Enrico Cecchetti
Ballerina di strada: Olga Preobrazhenskaya
Mercedes: Marija Mariusovna Petipa
Cupido: Tamara Karsavina
Juanita: Anna Pavlova
Gamache: Pavel Gerdt
Espada: Alfred Bekefi
Regina delle Driadi: Julija Nikolaevna Sedova
Balletto Imperiale di San Pietroburgo
02-02-1902 [20-01-1902 cal. russo] - San Pietroburgo, Theatre Marijnsky
Balletto in un prologo, quattro atti e sette scene
Coreografia: Aleksandr Gorskij
Musica: Ludwig Minkus con nuove danze sulla musica di Anton Simon (Variazione di Mercedes) e (Variazione della Regina delle Driadi) e Eduard Francevic Napravnik (fandango)
Direttore d'Orchestra: Riccardo Eugenio Drigo
Libretto: Marius Petipa rivisto da Aleksandr Gorskij dal romanzo El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes
Scene: Aleksandr Golovin, Constantin Korovin, Nicolas Klodt von Jurgensburg
Costumi: Constantin Korovin
Macchinari:
CAST
Kitri/Dulcinea: Matilda Kshesinskaya
Basilio: Nikolaj Legat
Don Chisciotte: Aleksej Bulgakov
Sancho Panza: Enrico Cecchetti
Ballerina di strada: Olga Preobrazhenskaya
Mercedes: Marija Mariusovna Petipa
Cupido: Tamara Karsavina
Juanita: Anna Pavlova
Gamache: Pavel Gerdt
Espada: Alfred Bekefi
Regina delle Driadi: Julija Nikolaevna Sedova
Balletto Imperiale di San Pietroburgo
TRAMA
Prologo. Lo studio di Don Chisciotte.
Don Chisciotte, un eccentrico gentiluomo affascinato dalle letture delle avventure cavalleresche medievali, ne è ossessionato al punto di voler far rinascere i nobili sentimenti di quell’epoca: intende diventare egli stesso un cavaliere errante per combattere altruistiche battaglie in nome della nobile dama Dulcinea, frutto delle sue fantasie. Lo Hidalgo è nel suo studio, immerso nella più recente lettura; sogna ad occhi aperti tornei e gesta eroiche, finché è bruscamente riportato alla realtà dall’arrivo concitato del servo Sancho Panza, il quale irrompe nella stanza inseguito da alcune donne di casa per aver rubato un pollo. Sedata la rissa, Don Chisciotte lo nomina suo scudiero e lo convince a partire insieme a lui per romantiche avventure cavalleresche.
I Atto. La piazza del mercato di Barcellona.
La bella Kitri, figlia dell'oste Lorenzo, cerca il suo innamorato, il barbiere Basilio, tra la folla vivace che anima la piazza. Quando lo incontra, tra i due inizia una schermaglia amorosa fatta di piccole gelosie, ripicche e affettuosità. Basilio la fa ingelosire prestando soverchia attenzione alle sue attraenti amiche, ma i due finiscono col dichiararsi a vicenda il reciproco amore. Le loro danze si interrompono all'apparire del padre di Kitri: egli non vede affatto di buon occhio la simpatia della figlia per lo spiantato Basilio; vorrebbe, invece, che ella sposasse il ricco, ma pomposo e ridicolo nobiluomo Gamache. Costui si fa avanti proprio in questo momento per chiedere la mano della ragazza, ma, sconcertando il padre, Kitri rifiuta decisamente e in modo impertinente.
Nel frattempo arriva una Danzatrice di Strada, in alcune versioni identificata a Mercedes, una giovane presente nella successiva scena della Taverna. La Danzatrice di Strada, salutata allegramente dai presenti, attende ansiosa l’arrivo di Espada, un celebre fascinoso toreador, che finalmente la raggiunge assieme ad altri toreri. Dopo che essi hanno danzato simulando coi loro mantelli le usuali azioni di una corrida, è il turno della Danzatrice di Strada di ballare. Sopraggiunge Don Chisciotte, a cavallo del suo fido Ronzinante, annunciato dal suono di corno dello scudiero Sancho. Subito Lorenzo invita il cavaliere nella sua locanda per un rinfresco ed egli accetta, lusingato, scambiando fantasiosamente taverniere e taverna per un nobile signore e per il di lui castello. La gente in piazza continua a danzare allegramente facendosi beffe di Sancho: prima le ragazze lo coinvolgono in una mosca-cieca, poi, un folto gruppo di giovani, fattolo distendere su un telo, lo scuote e lancia in aria. Don Chisciotte, venuto in soccorso dello scudiero, nota Kitri e crede di riconoscere in lei la dama idealizzata Dulcinea, che gli appariva nelle sue visioni: con galanteria si accompagna a lei per un minuetto. Riprendono le danze più vivaci e l’allegria della gente in piazza crea sufficiente confusione perché Kitri e Basilio riescano a fuggire da Gamache e Lorenzo.
II Atto. L’interno di una taverna. (1)
I due innamorati in fuga si rifugiano in una taverna dove ritrovano gli amici, eventualmente inclusi Espada e una bella giovane, Mercedes (in alcune versioni già incontrata al posto della Danzatrice di Strada), che si esibisce in una danza di carattere. Mentre il gruppo scherza e brinda, sopraggiungono Gamache e Lorenzo, che hanno inseguito i fuggiaschi e, poi, anche Don Chisciotte. Poiché Lorenzo è più che mai deciso a dare sua figlia in sposa a Gamache, Don Chisciotte, ritenendo che ciò offenda Kitri-Dulcinea, interviene presso Lorenzo, ma senza risolvere la situazione. Basilio, disperato, tenta di venirne fuori ricorrendo a un espediente: simula il suicidio fingendo di ferirsi a morte e Kitri, mentre soccorre l’amato, chiede l’intervento di Don Chisciotte. Costui impone a Lorenzo di benedire l’unione in extremis dei due ragazzi, prima che Basilio spiri. Dopo qualche reticenza, finalmente Lorenzo cede e Basilio, ricevuto il consenso al matrimonio con la ragazza, svela l'inganno, rialzandosi vivacemente per unirsi a Kitri.
Questo episodio può contenere anche un grottesco duello: Don Chisciotte sfida Lorenzo, indignato per il comportamento poco cavalleresco dello sfidato in presenza di Kitri-Dulcinea e di un uomo morente, oppure (Nureyev) è Gamache a sfidare Don Chisciotte per la beffa subita.
Vicino a un campo di gitani, tra i mulini a vento. (2)
Don Chisciotte e il suo scudiero, ripartiti in cerca di nuove avventure, raggiungono una distesa di mulini a vento, dove incontrano un gruppo di zingari. Don Chisciotte rende omaggio al Capo degli zingari e costui organizza una serie di danze in onore del cavaliere. Sopraggiunge una piccola compagnia di girovaghi, che mettono in scena spettacoli di marionette e, durante la loro esibizione, Don Chisciotte le attacca prendendole per soldati ostili o per ragioni che possono variare con la versione, ma sempre legate al timore che Dulcinea-Kitri sia minacciata. Turbato dallo scatenarsi di un temporale, Don Chisciotte crede di vedere nei mulini a vento dei pericolosi giganti e li carica con la sua lancia rimanendo impigliato in una pala e ferendosi nell’attacco.
Atto III. Una foresta. (3)
Dopo il suo ferimento, Don Chisciotte assieme a Sancho Panza cerca rifugio in una foresta e qui, esausti, i due si addormentano. Il cavaliere sogna d’essere in un luogo incantato, abitato da fate, gnomi e mostri spaventevoli, l’ultimo dei quali è un enorme ragno che tesse la sua tela. Il cavaliere lo attacca e, avuta la meglio sul gigantesco insetto, vede la tela da lui tessuta sparire magicamente, rivelando un magnifico giardino fatato. Questa prima parte del sogno è a volte trattata in breve e sviluppata in modo diverso.
Il giardino di Dulcinea.
Il sogno prosegue rivelando che Don Chisciotte si trova in un giardino incantato abitato da fantastiche creature femminili: le Driadi. Costoro intrattengono Don Chisciotte con danze soavi e, tra esse, finalmente, gli appare la sua Dulcinea, che continua ad avere le sembianze di Kitri. Ma il sogno ben presto svanisce. In alcune versioni (Nureyev e Barishnikov) l’atto termina col risveglio del cavaliere e, in tal caso la scena che segue si svolge nella piazza di Barcellona; in quelle più aderenti all’originale l’episodio precedente si completa con l’incontro nella foresta tra Don Chisciotte e il Duca di Barcellona, accompagnato dal suo seguito, impegnato in una caccia. Il Duca invita il cavaliere a unirsi a loro per raggiungere il castello.
Atto IV. La sala delle feste nel castello del Duca.
Quest’ultima parte è generalmente dedicata ai festeggiamenti per il matrimonio di Kitri e Basilio, simboleggiato da un un celebre grand pas de deux tra i due sposi, arricchito da variazioni per le amiche della ragazza. Esso è sovente scorporato dal contesto e presentato da solo nei gala secondo svariate versioni, la più accreditata delle quali è dovuta a Anatole Oboukhov. Nel balletto il grand pas de deux è sovente preceduto da un fandango, a volte presentato come parte della festa di matrimonio. Le versioni più aderenti a quelle di Petipa e Gorsky aprono l’atto con la richiesta del Duca a Kitri e Basilio di impersonare rispettivamente Dulcinea e il Cavaliere Sconosciuto, per prendersi gioco di Don Chisciotte. Ciò provocherà un duello tra Don Chisciotte e il Cavaliere-Basilio, il quale, avendo la meglio sullo Hidalgo, gli strappa la promessa di deporre la spada e cessare le sue pericolose peregrinazioni. (4)
NOTA. 1. Come detto, in altre versioni (es. Nureyev e Baryshnikov) l’episodio della taverna col finto suicidio è collocato altrove. In questo caso dopo il prologo e l’episodio nella piazza di Barcellona (che sono accorpati nel I Atto nella versione Nureyev) Basilio e Kitri, da essa in fuga, sopraggiungono nella campagna costellata da mulini a vento, vicina a un campo di gitani. Qui, dopo un breve passo a due tra gli innamorati in fuga (nella versione Nureyev, sulla musica dell'incontro di Nykia e Solor in Bayadère), i giovani sono assaliti dagli zingari che vogliono derubarli. Kitri e Basilio spiegano la loro situazione di innamorati fuggiaschi e, consegnando ai gitani un orecchino della giovane, i due si accordano con gli zingari perché li aiutino a fuggire nuovamente, fornendo loro abiti per un travestimento. I gitani si rivolgono a Lorenzo e Gamache, sopraggiunti nel frattempo alla ricerca dei fuggitivi. La comitiva è raggiunta anche da Don Chisciotte. Poi la vicenda prosegue come illustrato in “In aperta campagna tra i mulini a vento, vicino a un campo di gitani”: Don Chisciotte rende omaggio al Capo degli zingari, la compagnia di girovaghi mette in scena lo spettacolo di marionette, Don Chisciotte le attacca per ragioni diverse a seconda della versione, o perché le scambia per soldati ostili o perché le marionette mimano la vicenda dell’amore contrastato di Kitri e Basilio (Nureyev) e lo Hidalgo è alterato dalla prevaricazione di Gamache. Seguono l’attacco
di Don Chisciotte ai mulini a vento, il ferimento e il sogno del giardino abitato dalle Driadi (nella versione Nureyev l'episodio nel campo dei gitani e il successivo sogno sono accorpati nel II atto). E’ a questo punto, (nella I scena dell'Atto III in Nureyev), che ritorna l’episodio della taverna. Qui si rifugiano Kitri e Basilio, non più in fuga dalla piazza di Barcellona, ma dal campo dei gitani. Poi, analogamente a quanto sopra descritto, il finto suicidio di Basilio strappa a Lorenzo la sua benedizione del matrimonio tra i due giovani e, (nella II scena del III Atto in Nureyev), questo viene festeggiato con le danze nella piazza di Barcellona.
(1) L’episodio seguente è qui collocato nelle versioni maggiormente aderenti alle originali di Petipa e Gorsky; in altre è posticipato (es. Nureyev e Barishnikov; si veda la NOTA. 1).
(2) Quando l’episodio del finto suicidio è collocato altrove, quello che segue subisce qualche alterazione (Vedi la NOTA. 1).
(3) Nella versione Nureyev quanto segue - il sogno di Don Chisciotte - figura nell'Atto II di seguito all'episodio nel campo dei gitani, tra i mulini a vento.
(4) In certe versioni il duello finale non coinvolge Basilio travestito da Cavaliere Sconosciuto, ma alla sontuosa festa al castello si presenta il Cavaliere della Luna d’Argento (o della Luna Bianca), il quale sfida Don Chisciotte con l’intesa che il perdente si assoggetti alla volontà del vincitore. Il Cavaliere, in realtà, altri non è che Carrasco, uno studente di Salamanca amico di Don Chisciotte, a volte già apparso nel prologo, desideroso di far cessare le pericolose avventure del suo compagno d’un tempo. Uscito vincitore dalla tenzone, Carrasco raggiunge il suo scopo imponendo all’amico di riporre la spada. Don Chisciotte ne è dispiaciuto, ma si sente in obbligo di tener fede alla parola e, deposta la spada, torna a casa sano e salvo. Questo finale aderisce a quello del secondo volume del romanzo, in cui, però, Don Chisciotte, cessate le sue avventure grazie al trucco ideato da Carrasco, poco dopo essere ritornato a casa finisce per morire. Un epilogo dedicato alla morte di Don Chisciotte era presente nella seconda versione di Petipa.
Marino Palleschi
Balletto.net
Don Chisciotte, un eccentrico gentiluomo affascinato dalle letture delle avventure cavalleresche medievali, ne è ossessionato al punto di voler far rinascere i nobili sentimenti di quell’epoca: intende diventare egli stesso un cavaliere errante per combattere altruistiche battaglie in nome della nobile dama Dulcinea, frutto delle sue fantasie. Lo Hidalgo è nel suo studio, immerso nella più recente lettura; sogna ad occhi aperti tornei e gesta eroiche, finché è bruscamente riportato alla realtà dall’arrivo concitato del servo Sancho Panza, il quale irrompe nella stanza inseguito da alcune donne di casa per aver rubato un pollo. Sedata la rissa, Don Chisciotte lo nomina suo scudiero e lo convince a partire insieme a lui per romantiche avventure cavalleresche.
I Atto. La piazza del mercato di Barcellona.
La bella Kitri, figlia dell'oste Lorenzo, cerca il suo innamorato, il barbiere Basilio, tra la folla vivace che anima la piazza. Quando lo incontra, tra i due inizia una schermaglia amorosa fatta di piccole gelosie, ripicche e affettuosità. Basilio la fa ingelosire prestando soverchia attenzione alle sue attraenti amiche, ma i due finiscono col dichiararsi a vicenda il reciproco amore. Le loro danze si interrompono all'apparire del padre di Kitri: egli non vede affatto di buon occhio la simpatia della figlia per lo spiantato Basilio; vorrebbe, invece, che ella sposasse il ricco, ma pomposo e ridicolo nobiluomo Gamache. Costui si fa avanti proprio in questo momento per chiedere la mano della ragazza, ma, sconcertando il padre, Kitri rifiuta decisamente e in modo impertinente.
Nel frattempo arriva una Danzatrice di Strada, in alcune versioni identificata a Mercedes, una giovane presente nella successiva scena della Taverna. La Danzatrice di Strada, salutata allegramente dai presenti, attende ansiosa l’arrivo di Espada, un celebre fascinoso toreador, che finalmente la raggiunge assieme ad altri toreri. Dopo che essi hanno danzato simulando coi loro mantelli le usuali azioni di una corrida, è il turno della Danzatrice di Strada di ballare. Sopraggiunge Don Chisciotte, a cavallo del suo fido Ronzinante, annunciato dal suono di corno dello scudiero Sancho. Subito Lorenzo invita il cavaliere nella sua locanda per un rinfresco ed egli accetta, lusingato, scambiando fantasiosamente taverniere e taverna per un nobile signore e per il di lui castello. La gente in piazza continua a danzare allegramente facendosi beffe di Sancho: prima le ragazze lo coinvolgono in una mosca-cieca, poi, un folto gruppo di giovani, fattolo distendere su un telo, lo scuote e lancia in aria. Don Chisciotte, venuto in soccorso dello scudiero, nota Kitri e crede di riconoscere in lei la dama idealizzata Dulcinea, che gli appariva nelle sue visioni: con galanteria si accompagna a lei per un minuetto. Riprendono le danze più vivaci e l’allegria della gente in piazza crea sufficiente confusione perché Kitri e Basilio riescano a fuggire da Gamache e Lorenzo.
II Atto. L’interno di una taverna. (1)
I due innamorati in fuga si rifugiano in una taverna dove ritrovano gli amici, eventualmente inclusi Espada e una bella giovane, Mercedes (in alcune versioni già incontrata al posto della Danzatrice di Strada), che si esibisce in una danza di carattere. Mentre il gruppo scherza e brinda, sopraggiungono Gamache e Lorenzo, che hanno inseguito i fuggiaschi e, poi, anche Don Chisciotte. Poiché Lorenzo è più che mai deciso a dare sua figlia in sposa a Gamache, Don Chisciotte, ritenendo che ciò offenda Kitri-Dulcinea, interviene presso Lorenzo, ma senza risolvere la situazione. Basilio, disperato, tenta di venirne fuori ricorrendo a un espediente: simula il suicidio fingendo di ferirsi a morte e Kitri, mentre soccorre l’amato, chiede l’intervento di Don Chisciotte. Costui impone a Lorenzo di benedire l’unione in extremis dei due ragazzi, prima che Basilio spiri. Dopo qualche reticenza, finalmente Lorenzo cede e Basilio, ricevuto il consenso al matrimonio con la ragazza, svela l'inganno, rialzandosi vivacemente per unirsi a Kitri.
Questo episodio può contenere anche un grottesco duello: Don Chisciotte sfida Lorenzo, indignato per il comportamento poco cavalleresco dello sfidato in presenza di Kitri-Dulcinea e di un uomo morente, oppure (Nureyev) è Gamache a sfidare Don Chisciotte per la beffa subita.
Vicino a un campo di gitani, tra i mulini a vento. (2)
Don Chisciotte e il suo scudiero, ripartiti in cerca di nuove avventure, raggiungono una distesa di mulini a vento, dove incontrano un gruppo di zingari. Don Chisciotte rende omaggio al Capo degli zingari e costui organizza una serie di danze in onore del cavaliere. Sopraggiunge una piccola compagnia di girovaghi, che mettono in scena spettacoli di marionette e, durante la loro esibizione, Don Chisciotte le attacca prendendole per soldati ostili o per ragioni che possono variare con la versione, ma sempre legate al timore che Dulcinea-Kitri sia minacciata. Turbato dallo scatenarsi di un temporale, Don Chisciotte crede di vedere nei mulini a vento dei pericolosi giganti e li carica con la sua lancia rimanendo impigliato in una pala e ferendosi nell’attacco.
Atto III. Una foresta. (3)
Dopo il suo ferimento, Don Chisciotte assieme a Sancho Panza cerca rifugio in una foresta e qui, esausti, i due si addormentano. Il cavaliere sogna d’essere in un luogo incantato, abitato da fate, gnomi e mostri spaventevoli, l’ultimo dei quali è un enorme ragno che tesse la sua tela. Il cavaliere lo attacca e, avuta la meglio sul gigantesco insetto, vede la tela da lui tessuta sparire magicamente, rivelando un magnifico giardino fatato. Questa prima parte del sogno è a volte trattata in breve e sviluppata in modo diverso.
Il giardino di Dulcinea.
Il sogno prosegue rivelando che Don Chisciotte si trova in un giardino incantato abitato da fantastiche creature femminili: le Driadi. Costoro intrattengono Don Chisciotte con danze soavi e, tra esse, finalmente, gli appare la sua Dulcinea, che continua ad avere le sembianze di Kitri. Ma il sogno ben presto svanisce. In alcune versioni (Nureyev e Barishnikov) l’atto termina col risveglio del cavaliere e, in tal caso la scena che segue si svolge nella piazza di Barcellona; in quelle più aderenti all’originale l’episodio precedente si completa con l’incontro nella foresta tra Don Chisciotte e il Duca di Barcellona, accompagnato dal suo seguito, impegnato in una caccia. Il Duca invita il cavaliere a unirsi a loro per raggiungere il castello.
Atto IV. La sala delle feste nel castello del Duca.
Quest’ultima parte è generalmente dedicata ai festeggiamenti per il matrimonio di Kitri e Basilio, simboleggiato da un un celebre grand pas de deux tra i due sposi, arricchito da variazioni per le amiche della ragazza. Esso è sovente scorporato dal contesto e presentato da solo nei gala secondo svariate versioni, la più accreditata delle quali è dovuta a Anatole Oboukhov. Nel balletto il grand pas de deux è sovente preceduto da un fandango, a volte presentato come parte della festa di matrimonio. Le versioni più aderenti a quelle di Petipa e Gorsky aprono l’atto con la richiesta del Duca a Kitri e Basilio di impersonare rispettivamente Dulcinea e il Cavaliere Sconosciuto, per prendersi gioco di Don Chisciotte. Ciò provocherà un duello tra Don Chisciotte e il Cavaliere-Basilio, il quale, avendo la meglio sullo Hidalgo, gli strappa la promessa di deporre la spada e cessare le sue pericolose peregrinazioni. (4)
NOTA. 1. Come detto, in altre versioni (es. Nureyev e Baryshnikov) l’episodio della taverna col finto suicidio è collocato altrove. In questo caso dopo il prologo e l’episodio nella piazza di Barcellona (che sono accorpati nel I Atto nella versione Nureyev) Basilio e Kitri, da essa in fuga, sopraggiungono nella campagna costellata da mulini a vento, vicina a un campo di gitani. Qui, dopo un breve passo a due tra gli innamorati in fuga (nella versione Nureyev, sulla musica dell'incontro di Nykia e Solor in Bayadère), i giovani sono assaliti dagli zingari che vogliono derubarli. Kitri e Basilio spiegano la loro situazione di innamorati fuggiaschi e, consegnando ai gitani un orecchino della giovane, i due si accordano con gli zingari perché li aiutino a fuggire nuovamente, fornendo loro abiti per un travestimento. I gitani si rivolgono a Lorenzo e Gamache, sopraggiunti nel frattempo alla ricerca dei fuggitivi. La comitiva è raggiunta anche da Don Chisciotte. Poi la vicenda prosegue come illustrato in “In aperta campagna tra i mulini a vento, vicino a un campo di gitani”: Don Chisciotte rende omaggio al Capo degli zingari, la compagnia di girovaghi mette in scena lo spettacolo di marionette, Don Chisciotte le attacca per ragioni diverse a seconda della versione, o perché le scambia per soldati ostili o perché le marionette mimano la vicenda dell’amore contrastato di Kitri e Basilio (Nureyev) e lo Hidalgo è alterato dalla prevaricazione di Gamache. Seguono l’attacco
di Don Chisciotte ai mulini a vento, il ferimento e il sogno del giardino abitato dalle Driadi (nella versione Nureyev l'episodio nel campo dei gitani e il successivo sogno sono accorpati nel II atto). E’ a questo punto, (nella I scena dell'Atto III in Nureyev), che ritorna l’episodio della taverna. Qui si rifugiano Kitri e Basilio, non più in fuga dalla piazza di Barcellona, ma dal campo dei gitani. Poi, analogamente a quanto sopra descritto, il finto suicidio di Basilio strappa a Lorenzo la sua benedizione del matrimonio tra i due giovani e, (nella II scena del III Atto in Nureyev), questo viene festeggiato con le danze nella piazza di Barcellona.
(1) L’episodio seguente è qui collocato nelle versioni maggiormente aderenti alle originali di Petipa e Gorsky; in altre è posticipato (es. Nureyev e Barishnikov; si veda la NOTA. 1).
(2) Quando l’episodio del finto suicidio è collocato altrove, quello che segue subisce qualche alterazione (Vedi la NOTA. 1).
(3) Nella versione Nureyev quanto segue - il sogno di Don Chisciotte - figura nell'Atto II di seguito all'episodio nel campo dei gitani, tra i mulini a vento.
(4) In certe versioni il duello finale non coinvolge Basilio travestito da Cavaliere Sconosciuto, ma alla sontuosa festa al castello si presenta il Cavaliere della Luna d’Argento (o della Luna Bianca), il quale sfida Don Chisciotte con l’intesa che il perdente si assoggetti alla volontà del vincitore. Il Cavaliere, in realtà, altri non è che Carrasco, uno studente di Salamanca amico di Don Chisciotte, a volte già apparso nel prologo, desideroso di far cessare le pericolose avventure del suo compagno d’un tempo. Uscito vincitore dalla tenzone, Carrasco raggiunge il suo scopo imponendo all’amico di riporre la spada. Don Chisciotte ne è dispiaciuto, ma si sente in obbligo di tener fede alla parola e, deposta la spada, torna a casa sano e salvo. Questo finale aderisce a quello del secondo volume del romanzo, in cui, però, Don Chisciotte, cessate le sue avventure grazie al trucco ideato da Carrasco, poco dopo essere ritornato a casa finisce per morire. Un epilogo dedicato alla morte di Don Chisciotte era presente nella seconda versione di Petipa.
Marino Palleschi
Balletto.net
GALLERY
APPROFONDIMENTO
LA REVISIONE GORSKY. Dopo una riduzione in tre atti della seconda versione di Petipa, effettuata da A. Bogdanov per il Bolshoi nel 1887, la coreografia di Petipa fu drasticamente rivista dal maestro moscovita Alexander Gorsky, che alterò pure il libretto, riducendolo a tre atti, per dare una sua versione del balletto, presentata al Bolshoi di Mosca il 6 dicembre 1900, col seguente cast: L.A. Roslavleva ed E. Tikhomirov come protagonisti; A.N. Ermolayev (Don Chisciotte); N.P. Domashev (Sancho Pança); Mikhail Mordkin e S.V. Fedorov come Espada e Danzatrice di Strada; M.I. Grachevskayae (Regina delle Driadi). Successivamente, il 20 gennaio 1902, la versione Gorsky debuttò al Marijnsky di San Pietroburgo, con un cast d’eccezione: Mathilda Kschessinska e Nikolai Legat come prime figure e poi Aleksei Bulgakov (Don Chisciotte), Enrico Cecchetti (Sancho Panza), Pavel Gerdt (Gamache); i ruoli della Ragazza di Strada, Amore e Juanita furono affidati a Olga Preobrazhenskaya, Tamara Karsavina, Anna Pavlova, rispettivamente. Questa versione fondamentale, dal titolo Don Chisciotte della Mancia, ebbe scene e costumi degli importanti pittori Alexander Korovin e Konstantin Golovin ed è sostanzialmente in questa forma, con le varianti che subì ad ogni ripresa, che il Don Chisciotte avrebbe avuto diffusione mondiale. Lo stesso Gorsky la riprese più volte perfezionando la proposta ad ogni occasione.
Gorsky conservò buona parte della coreografia di Petipa e, sostanzialmente, l’intera struttura del lavoro, ma, aiutato dagli interventi di Korovin e Golovin, aggiunse molti dettagli realistici e naturalistici alle parti mimate e curò la caratterizzazione dei personaggi, applicando le recenti teorie di Stanislavsky: con la sua proposta Gorsky fu il primo a non trattare il corpo di ballo come una massa anonima, ma a farlo partecipare a una drammaturgia dotando, naturalisticamente, ciascun danzatore di una sua specifica individualità. Come ricorda Sergio Trombetta, Petipa aveva diviso la folla sulla piazza di Barcellona in gruppi ordinati, ciascuno contraddistinto da costumi uguali tra loro anche nel colore, facendo poi muovere gli stessi secondo schemi regolari. Gorsky richiese che ogni danzatore presente in piazza avesse una sua individualità sottolineata dalla foggia del suo costume, diverso da quello degli altri; i toni dominanti - rosso, giallo e nero - si staccavano contro l'azzurro del mare solcato da onde bianche. Citando ancora Trombetta, lavorò separatamente con ciascun interprete, caratterizzandolo con un’azione specifica – bere vino, litigare, vendere fiori, ecc. – e fece nascere l’animazione della folla dalla somma dei percorsi studiati per ciascun danzatore, diversi l’uno dall’altro. La danza dei toreri, prima eseguita da ballerine en travesti, fu affidata al corpo di ballo maschile capeggiato nell’intero balletto da due solisti: Mordkin (Espada) e Tikhomirov (Basilio). Inoltre Gorsky la rinnovò completamente inserendo nel primo atto il grand pas des toreadores, per 8 toreri, con gli interventi di Espada e della Danzatrice di Strada: per esso mutuò la musica, sempre di Minkus, dal balletto di Petipa Zoraiya o La Mora di Spagna del 1881. Un felice tocco di realismo fu aggiunto dai pugnali conficcati dai toreri nel palcoscenico, attorno ai quali Gorsky fece ballare la Danzatrice di Strada. L’importante integrazione è conservata nelle produzioni attuali. Il coreografo introdusse un altro tocco registico di realismo facendo apparire abbronzatissimi i suoi gitani. Inoltre Gorsky mantenne la centralità dell’episodio del sogno, ampliando le danze delle Driadi con coreografie su musica di Anton Simon; creò il nuovo personaggio della Regina delle Driadi e la sua variazione, che coreografò sulla musica "Souvenir du Bal" di Anton Simon. La musica di Simon è sovente attribuita erroneamente a Drigo; infatti c'è chi ritiene che la musica provenga dal pas de deux del Corsaro, anche se Drigo è responsabile solo della musica di adagio e coda. La confusione nasce dal fatto che l'interprete di Medora non sempre balla la variazione originale interpretata da Karsavina nel 1915; una delle più usate è proprio quella su musica di Simon, estrapolata dalla versione Gorsky del Don Chisciotte, come faceva Fontayn su indicazione di Nureyev. La versione del Don Chisciotte di Gorsky prevedeva che Kitri-Dulcinea danzasse in una sorta di chitone, circondata da amorini e Driadi, e che le Driadi vestissero tuniche leggere gialle, o azzurre, o rosa. In tutto l’atto bianco Gorsky fece ampie concessioni ai canoni della danza accademica, anche richiedendo qui – contrariamente a quanto voluto nella piazza di Barcellona - l’uniformità della foggia del costume per le Driadi: la tunica. Da notare, però, che sostituendo i tutù con costumi simili a un abito di tutti i giorni, ritrovava in parte quel realismo tanto curato nella scena di piazza e, col realismo, recuperava l’unità di stile. Nel terzo atto il coreografo aggiunse il fandango su musica di Napravnic. Quando la versione fu ripresa nel 1903 a San Pietroburgo, Gorsky interpolò nuove danze, tra le altre una danza nella taverna per Mercedes, spesso identificata con la Danzatrice di Strada, su musica di Anton Simon. Inoltre creò due nuove variazioni per Kschessinska, su musica composta per l’occasione da Riccardo Drigo. Si tratta di due variazioni rimaste nelle produzioni attuali: quella di Kitri col ventaglio per il grand pas de deux finale e la variazione di Kitri-Dulcinea durante il sogno di Don Chisciotte. Nonostante avesse scioccato il pubblico al suo debutto, la versione Gorsky rimase per lungo tempo nel repertorio sia del Bolshoi che del Marijnsky, subendo poi modifiche ogni volta che veniva ripresa. In particolare servì da base: per la proposta di Fedor Lopukhov per il Kirov, con una nuova coreografia per il fandango, con debutto a Leningrado nel 1923; per l’interpretazione di Petr Gusev per il Kirov del 1946, col libretto modificato da Yuri Slonomsky e nuove danze di Nina Anisimova; per la proposta di Rostislav Zakharov e Alexander Monakhov, presentata ancora al Bolshoi di Mosca nel 1940, con l’aggiunta di una danza gitana con coreografia di Kasyan Goleizovsky. Questa fu la versione in cui Maja Plissetskaja brillò nella parte di Kitri. Per qualche decennio la versione Zakharov fu ripresa al Bolshoi, appesantita dai cambiamenti effettuati ad ogni ripresa, ad esempio quella di Mikhail Gabovich e Kaysan Goleizowsky del 1942, finché fu sostituita dalla coreografia di Yuri Grigorovich. Questa vide la luce il 1994 con scene e costumi di Valery Levental in occasione del 125-esimo anniversario della prima produzione e Grigorovich intese avvicinare ulteriormente la drammaturgia al romanzo di Cervantes, dando maggior corpo al personaggio di Don Chisciotte. A sua volta la versione Grigorovich è stata rimpiazzata al Bolshoi dal 25 giugno 1999 dalla lettura di Alexey Fadeyechev, il quale, pur lasciando qualche felice integrazione di Zakharov e altri, ha cercato di tornare, per quanto possible, alla versione originaria di Petipa-Gorsky, sbarazzandosi di numerosi “abbellimenti”, riprendendo anche i costumi di Vasily Dyachov della produzione del 1906, ma con scene di Sergei Barkin. La revisione di Gorsky nell’interpretazione Zakharov fu sostanzialmente la prima versione integrale del balletto presentata in occidente, però nell’interpretazione e riproduzione di Witold Borkovsky. Andò in scena col Ballet Rambert il 28 giugno 1962 all’Empire Theatre di Liverpool, con Lucette Aldous come Kitri, e poi al Coliseum di Londra al Festival Ballet l’1 luglio 1970. La versione Petipa-Gorsky si è diffusa ovunque subendo svariati adattamenti. Tra questi, ai precedenti, aggiungiamo le interpretazioni di: Alicia Alonso per il Ballet Nacional de Cuba; Vakhtang Tchaboukiani e Gusev per San Pietroburgo; Goleizowsky e Messerer per Mosca; Helgi Tomasson e Yuri Possokhov; N. Azarin-Messerer, G. Ledjakkh, T. Variamova. Marino Palleschi Balletto.net Il sogno
La scena del Sogno è una delle scene più famose del balletto, in cui Don Chisciotte, dopo aver perso i sensi per aver attaccato i mulini a vento, sogna di essere nel giardino incantato della sua amata Dulcinea. Questo è forse uno dei primi esempi di ciò che Gorsky ha cambiato nel suo revival del 1902 e i suoi cambiamenti sono stati mantenuti nelle produzioni moderne. Ciò che viene ballato oggi come la scena del Sogno è molto lontano da ciò che Petipa ha messo in scena sia nella sua produzione originale che nel suo revival finale. Nella messa in scena di Petipa, la scena del Sogno iniziava con Don Chisciotte, vestito con un'armatura scintillante, che combatteva vari mostri, l'ultimo dei quali era un ragno gigante sulla sua tela. Secondo la Prima Ballerina del Kirov, Ninel Kurgapina, questa scena è stata mantenuta nel balletto fino agli anni '30. Dopo che ebbe ucciso con successo le creature mostruose, tagliato a metà il ragno e la sua tela, rivelando il giardino incantato, Don Chisciotte veniva condotto davanti a Dulcinea, che veniva accompagnata da un enorme corpo di ballo di driadi e da cinquantadue amorini interpretati dai giovani allievi della scuola. Dopo tutta una serie di danze, il cavaliere si inginocchiava ai suoi piedi e in quel momento il sogno svaniva completamente. Gli allestimenti odierni della scena del Sogno contengono tre famose variazioni, ma queste variazioni non facevano parte dello scenario di Petipa. È stato Gorsky ad aggiungere queste variazioni alla scena del Sogno e nessuna di esse è stata composta da Minkus: Variazione della regina delle driadi - questa variazione è musicata da Anton Simon ed è stata aggiunta al revival di Gorsky del 1900 come variazione per un nuovo personaggio, la regina delle driadi, poiché è stato Gorsky a creare il personaggio. Questa variazione è talvolta usata come alternativa alla variazione femminile nel cosiddetto Le Corsaire Pas de deux. Variazione di Amore - questa variazione è stata composta dal compositore Barmin per l'esibizione di Varvara Nikitina in Paquita nel 1885 circa. Ecco perché questa variazione è tradizionalmente ballata oggi nel Grand Pas Classique di Paquita. Per il suo revival del 1902, Gorsky ha interpolato questa variazione in Don Chisciotte come variazione per Amour, dove da allora è stata mantenuta nelle produzioni moderne. Variazione di Dulcinea - questa è una variazione supplementare che è stata composta da Riccardo Drigo per la performance di Elena Cornalba ne La Vestale nel 1888. Successivamente è stata aggiunta a Don Chisciotte da Gorsky come variazione per la performance di Matilda Kschessinskaya come Kitri / Dulcinea nel suo revival del 1902. The Marius Petipa Society Don Quixote https://petipasociety.com/don-quixote/ Variazione di “L'éventails” di Kitri
La famosa cosiddetta variazione "l'eventail" di Kitri nel Grand Pas de deux ha una storia piuttosto misteriosa. Tra tutte le partiture di balletto che esistono ancora oggi, la colonna sonora di Don Chisciotte ha una delle storie più complicate. Quasi dall'inizio, la partitura è stata pubblicata in edizioni molto negligenti, aumentando ulteriormente la confusione di molti storici. Per molti anni è opinione diffusa che la variazione del "ventaglio", intitolata "L'éventails", sia stata composta da Riccardo Drigo per l'interpretazione di Matilda Kschessinskaya nel ruolo di Kitri nel revival di Gorsky del 1902, così come compose la famosa Variazione di Dulcinea per Kschessinskaya. Tuttavia, non è così. La musica di questa variazione contiene inquietanti somiglianze con una variazione per arpa composta da Minkus per Notte e Giorno creata per il galà celebrativo dell'incoronazione dello zar Alessandro III. La variazione dell'arpa in questione è la Variazione della Regina del Giorno, quindi sembra che sia stato proprio Minkus a comporre la variazione del "ventaglio". Secondo Yuri Burlaka, la variazione non è stata composta per Don Chisciotte, ma per Roxana, la bella del Montenegro. Come questa variazione sia finita nel Don Chisciotte è incerto. È possibile che sia stato Gorsky ad interpolarlo per la sua produzione del 1902, dove si dice che sia stato ballato per la prima volta dalla Kschessinskaya nel Grand Pas de deux (noto anche come "Wedding Pas de deux") e che sia rimasto lì da allora come variazione tradizionale per Kitri. The Marius Petipa Society Don Quixote https://petipasociety.com/don-quixote/ CURIOSITA'
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