Nicholas Grigorievich Sergeyev - Ninette de Valois
The Sleeping Beauty
[La Bella addormentata nel bosco]
20-02-1946 - Londra, Royal Opera House, Covent Garden
Balletto-pantomima favola in quattro atti
Libretto: Marius Petipa e Ivan Alexandrovich Vsevolozhsky, basato sulla fiaba La Belle au bois dormant di Charles Perrault
Coreografia: Nicholas Grigorievich Sergeyev da Marius Petipa
coreografie aggiuntive di Ninette de Valois (Atto III: I tre Ivan) - Frederick Ashton (Atto I: Garland Dance; Atto III: Danza di Florestano e delle sue due sorelle) - Stanislas Idzikowsky (Atto III: Danza degli uccellini azzurri)
Musica: Pyotr Ilich Tchaikovsky (Sleeping Beauty, Op. 66)
Direttore d'Orchestra: Constant Lambert
Scene e costumi: Oliver Messel
CAST
La principessa Aurora: Margot Fonteyn
Principe Florimondo: Robert Helpmann
La Fata della Fontana di Cristallo: Moira Shearer
Il suo Cavaliere: Alexis Rassine
La Fata del Giardino Incantato: Gillian Lynne
Il suo Cavaliere: Henry Danton
La Fata delle Radure del Bosco: Anne Negus
Il suo Cavaliere: Harold Turner
La Fata degli uccelli canori: Pauline Clayden
Il suo Cavaliere: Richard Ellis
La Fata della Vite d'Oro: Margaret Dale
Il suo Cavaliere: Franklin White
La Fata dei Lillà: Beryl Grey
Il suo Cavaliere: Michael Somes
Carabosse, La Fata malvagia: Robert Helpmann
Re Florestano XXIV: David Daveport
La Regina: Julia Farron
Cattalabutte, Maestro di Cerimonie: Leslie Edwards
Damigelle d'onore: Jill Gregory, Guinevere Parry, Elizabeth Kennedy, Margaret Roseby, Avril Navarre, Mavis Ray, Oenone Talbot
Il primo Principe: Harold Turner
Il secondo Principe: Anthony Burke
Il terzo Principe: Henry Danton
Il quarto Principe: Richard Ellis
Le amiche della principessa Aurora: Margaret Dale, Anne Negus, Avril Navarre, Margaret Roseby, Pauline Clayden, Jill Gregory, Oenone Talbot
Paggi: Guinevere Parry, Elizabeth Kennedy, June Leighton, Veronica Vail
La Contessa: Jean Bedells
Gallison, tutore del principe Florimondo: Paul Reymond
Duchesse: Julia Farron, Gerd Larsen
Duchi: Richard Ellis, Leslie Edwards
Marchese: Palma Nye, Paula Dunning, Lorna Mossford, Christine du Boulay
Marchesi: Henry Danton, Anthony Burke, Franklin Bianco, Stanley Hall
Barbablù: Norman Thomson
Sua moglie: Margaret Roseby
Riccioli d'oro: Paula Dunning
Il suo principe: Paul Reymond
La Bella: Christine du Boulay
La Bestia: Toni Repetto
Florestano: Michael Somes
Le sue sorella: Moira Shearer, Gerd Larsen
Il gatto con gli stivali: Stanley Holden
La gatta bianca: Margaret Dale
L'Uccellino azzurro: Alexis Rassine
Principessa Florisse: Pamela May
Cappuccetto Rosso: June Leighton
Il Lupo: Richard Ellis
I tre Ivan: Harold Turner, Gordon Hamilton, Franklin White
Fanciulle del villaggio, contadini, cortigiani, araldi: Rosemary Lindsay, Anne Gieves, Margaret Sear, Mavis Spence, Patricia Thorburn, Margaret Rawlinson, Thekla Russell, Pauline Wadsworth, June Day, Pamela Chrimes, Sylvia Ashmole, Clementina Stuart, Kenneth Melville, Brian Shaw, Dennis Carey
Sadler's Wells Ballet
Libretto: Marius Petipa e Ivan Alexandrovich Vsevolozhsky, basato sulla fiaba La Belle au bois dormant di Charles Perrault
Coreografia: Nicholas Grigorievich Sergeyev da Marius Petipa
coreografie aggiuntive di Ninette de Valois (Atto III: I tre Ivan) - Frederick Ashton (Atto I: Garland Dance; Atto III: Danza di Florestano e delle sue due sorelle) - Stanislas Idzikowsky (Atto III: Danza degli uccellini azzurri)
Musica: Pyotr Ilich Tchaikovsky (Sleeping Beauty, Op. 66)
Direttore d'Orchestra: Constant Lambert
Scene e costumi: Oliver Messel
CAST
La principessa Aurora: Margot Fonteyn
Principe Florimondo: Robert Helpmann
La Fata della Fontana di Cristallo: Moira Shearer
Il suo Cavaliere: Alexis Rassine
La Fata del Giardino Incantato: Gillian Lynne
Il suo Cavaliere: Henry Danton
La Fata delle Radure del Bosco: Anne Negus
Il suo Cavaliere: Harold Turner
La Fata degli uccelli canori: Pauline Clayden
Il suo Cavaliere: Richard Ellis
La Fata della Vite d'Oro: Margaret Dale
Il suo Cavaliere: Franklin White
La Fata dei Lillà: Beryl Grey
Il suo Cavaliere: Michael Somes
Carabosse, La Fata malvagia: Robert Helpmann
Re Florestano XXIV: David Daveport
La Regina: Julia Farron
Cattalabutte, Maestro di Cerimonie: Leslie Edwards
Damigelle d'onore: Jill Gregory, Guinevere Parry, Elizabeth Kennedy, Margaret Roseby, Avril Navarre, Mavis Ray, Oenone Talbot
Il primo Principe: Harold Turner
Il secondo Principe: Anthony Burke
Il terzo Principe: Henry Danton
Il quarto Principe: Richard Ellis
Le amiche della principessa Aurora: Margaret Dale, Anne Negus, Avril Navarre, Margaret Roseby, Pauline Clayden, Jill Gregory, Oenone Talbot
Paggi: Guinevere Parry, Elizabeth Kennedy, June Leighton, Veronica Vail
La Contessa: Jean Bedells
Gallison, tutore del principe Florimondo: Paul Reymond
Duchesse: Julia Farron, Gerd Larsen
Duchi: Richard Ellis, Leslie Edwards
Marchese: Palma Nye, Paula Dunning, Lorna Mossford, Christine du Boulay
Marchesi: Henry Danton, Anthony Burke, Franklin Bianco, Stanley Hall
Barbablù: Norman Thomson
Sua moglie: Margaret Roseby
Riccioli d'oro: Paula Dunning
Il suo principe: Paul Reymond
La Bella: Christine du Boulay
La Bestia: Toni Repetto
Florestano: Michael Somes
Le sue sorella: Moira Shearer, Gerd Larsen
Il gatto con gli stivali: Stanley Holden
La gatta bianca: Margaret Dale
L'Uccellino azzurro: Alexis Rassine
Principessa Florisse: Pamela May
Cappuccetto Rosso: June Leighton
Il Lupo: Richard Ellis
I tre Ivan: Harold Turner, Gordon Hamilton, Franklin White
Fanciulle del villaggio, contadini, cortigiani, araldi: Rosemary Lindsay, Anne Gieves, Margaret Sear, Mavis Spence, Patricia Thorburn, Margaret Rawlinson, Thekla Russell, Pauline Wadsworth, June Day, Pamela Chrimes, Sylvia Ashmole, Clementina Stuart, Kenneth Melville, Brian Shaw, Dennis Carey
Sadler's Wells Ballet
TRAMA
Prologo: Il battesimo. Epoca: inizi del XVII secolo.
Con l'alzarsi del sipario lo spettatore viene introdotto sulla terrazza del palazzo di re Florestano XXIV. Alte colonne scanalate di pietra grigia sostengono il massiccio tetto, le maestose aperture ad arco offrono una piacevole prospettiva su un parco ben alberato. La fredda pietra è alleviata da voluminosi tendaggi annodati, di un profondo color ocra e rosso. A destra si trova un palco rialzato, su cui si erge una culla dorata con baldacchino in cui giace il neonato reale, sorvegliato da una balia in gorgiera bianca, lungo abito nero e corpetto dorato.
Raggruppati lungo le pareti ci sono araldi in maniche rosse e farsetti ricamati in argento, e proprio al centro della stanza c'è Cattalabutte, Maestro di cerimonie, che indossa calze bianche, calzoni rossi e verdi e una tunica verde e oro. Dalle sue spalle scende un mantello bianco. Nella mano destra tiene la bacchetta d'argento del suo incarico.
Le trombe suonano per annunciare l'arrivo degli ospiti e il tetto risuona delle note di una pomposa marcia. Presto si vede un flusso di arrivi salire le scale che conducono dal parco al palazzo. Ci sono dame di corte in abiti giacobiani con corpetti aderenti e gonne a cerchio, colorate di rosa e marrone, verde e giallo, azzurro pallido e beige, scarlatto e grigio, con il collo adornato da una gorgiera, i capelli raccolti in alto e ornati con un pennacchio. Cattalabutte chiama un araldo che tiene una pergamena, la prende e la esamina con attenzione.
Ora entrano il Re e la Regina, con un baldacchino dorato sorretto sopra le loro teste da quattro paggi negri in blu e argento; dietro di loro camminano guardie negre in giallo e bianco. Il Re indossa una giubba e calzoni di stoffa dorata, e un corpetto d'argento, mentre la Regina indossa un abito color fragola chiaro ricamato in argento. La coppia reale fa un lento giro dell'appartamento mentre l'assemblea si inchina in omaggio. Le loro Maestà si avvicinano alla culla e mentre si chinano affettuosamente sulla loro piccola figlia, le balie fanno una riverenza. Cattalabutte presenta il cartiglio alla Regina che esamina l'elenco degli ospiti d'onore. Quindi il Re e la Regina prendono posto sui troni posti accanto alla culla.
Si sente ancora una fanfara di trombe e Cattalabutte si avvicina al cospetto reale per annunciare l'arrivo delle fate, precedute dai loro cavalieri. Per prima, la Fata della Fontana di cristallo, seguita in rapida successione dalla Fata del Giardino incantato, dalla Fata delle Radure del bosco, dalla Fata degli Uccelli canterini e dalla Fata della Vite d'oro. Quando ogni fata entra, si inchina profondamente davanti al re, quindi si dirige verso la culla.
Ognuna si china sulla bambimna addormentata e alita su di lei un incantesimo magico. Una promette che sarà la creatura più bella del mondo; un'altra, che danzerà con più grazia del più lieve elfo di mezza estate; una terza, che canterà più dolcemente dell'usignolo; una quarta, che rivaleggerà con Orfeo nel suonare tutti gli strumenti musicali... sicché la principessa di pochi mesi è già dotata di tutte quelle ambite qualità, delle quali, per ottenerne solo una, il comune mortale deve faticare tutta la vita.
Infine arriva la Fata dei Lillà con le sue otto damigelle d'onore. È seguita da un gruppo di paggi fatati che portano i doni del battesimo, che offrono inginocchiandosi. Ogni dono è peculiare della donatrice: una corona di cristallo dalla Fata dei Lillà, una cornucopia piena dei più prelibati grappoli d'uva dalla Fata della Vite d'Oro, una conchiglia piena di fiori dalla Fata della Fontana di Cristallo... ognuno di essi è acclamato con gioia.
La musica cambia in un ritmo vivace e gli attendenti della Fata dei Lillà iniziano a ballare a destra e a sinistra. Avanzano a due affiancati, mentre le loro braccia si intrecciano lentamente avanti e indietro; poi ogni coppia percorre un cerchio a destra e a sinistra. Arrivati ai piedi del palco si dispongono in una fila unica e avanzano nuovamente con movimenti rapidi di entrambi i piedi e pose aggraziate delle braccia. Si spostano da un lato all'altro, poi terminano in un gruppo grazioso. I cavalieri delle fate raggiungono il centro della sala, volteggiano in aria ed eseguono un entrechat.
Ora tutte le fate si dispongono in un'unica fila. Dietro a ciascuna sta il suo cavaliere. A turno ogni fata gira in una rapida pirouette, dopodiché ogni cavaliere si inginocchia per riceverla tra le sue braccia. Tutti si alzano e si girano in attitude. Estendono una gamba in avanti, poi si allontanano dai loro cavalieri. La Fata dei Lillà, accompagnata dal suo cavaliere, si avvicina al centro della sala, mentre le altre fate formano un quadrato vuoto intorno a lei. Ciascuna si alza sur la pointe, en arabesque, per girare lentamente nella stessa posa, mentre la Fata dei Lillà viene sollevata in alto dal suo cavaliere, quindi calata a terra per ruotare in una pirouette.
Un improvvisa fanfara di trombe e il ritmo aumenta rapidamente. Ora le damigelle d'onore della Fata dei Lillà si uniscono ai cavalieri in una danza vivace al termine della quale alcune damigelle si inginocchiano, mentre altre si appoggiano all'indietro tra le braccia dei loro cavalieri, dopodiché tutte si allontanano per consentire a ciascuna fata di onorare la Corte con un pas seul.
Prima, la Fata della Fontana di cristallo, che indossa un tutù verde-azzurro pallido decorato in argento e oro. La musica cambia in una languida melodia e la fata avanza lentamente sur les pointes con le braccia alzate en attitude. Si muove a destra e a sinistra per poi fermarsi di tanto in tanto con un'aggraziata posa all'indietro della testa e delle braccia. Ruota lentamente in una successione di pirouettes, pose en attitude, pirouettes e si abbassa a terra su un ginocchio con la testa china e le braccia incrociate sul petto.
Il tema si fa allegro e vivace e appare la Fata del Giardino Incantato. Indossa un tutù bianco con frange gialle e un corpetto a strisce orizzontali multicolori, decorato con fiori scarlatti e foglie verdi attaccati. Avanza con rapidi balzi su entrambi i piedi mentre l'altro guizza in un rond de jambe en l'air. Ora esegue una serie di pirouettes, dapprima lente, poi sempre più veloci finché la danza non giunge alla conclusione.
La terza danza è quella della Fata delle Radure del Bosco. Su un pizzicato melodioso e ben marcato, si muove rapidamente con una netta accentuazione del ritmo, poi scatta in avanti sul piede sinistro mentre l'altro si muove in avanti ad angolo retto rispetto al suo fianco. Le braccia sono arcuate sopra la testa. Rapidamente la gamba sollevata si sposta all'indietro e le braccia si abbassano in arabesque. Ad ogni balzo in avanti effettua lo stesso brillante cambio di posa. Ora si alza sur les pointes e devia prima a sinistra, poi a destra, muovendo i piedi così velocemente da ricordare i movimenti cinguettanti di un uccellino. Si arresta poi con le braccia estese e una gamba leggermente sollevata.
La melodia cambia in un curioso trillo seguito dal tintinnio argentino di un triangolo ed entra la Fata degli Uccelli canori. Indossa un tutù bianco con il corpetto sfumato dal giallo al fulvo e decorato con piccoli uccellini. Danza velocemente avanti e indietro con piccoli e rapidi cenni della testa e movimenti svolazzanti delle braccia.
È seguita dalla Fata della Vite d'oro. Il suo costume è costituito da un tutù viola, con un corpetto color vinaccia ricamato in oro. Si muove con incredibile velocità. Il tempo è continuamente accelerato mentre lei balla sempre più velocemente; la sua testa si muove da una parte all'altra mentre l'indice di ciascuna mano è teso, ritirato, puntato verso l'alto e verso il basso, in modo che il suo percorso ricordi i movimenti erratici di un uccello in volo rapido.
Infine arriva la Fata dei Lilla, vestita con un tutù color malva pallido, con un corpetto bianco decorato da un tralcio di fiori lilla con le le loro foglie. Salta leggermente in avanti su un piede mentre con l'altro esegue un grand rond de jambe en l'air. Si gira di lato e si alza en attitude. Ora ritorna sui suoi passi con piccoli salti alternati su ciascun piede, poi salta in avanti, alternando questo con occasionali pirouettes. Poi gira intorno al palco. Arrivata al centro si alza sur la pointe, gira en arabesque e termina con un giro di fouetté. La musica esprime i suoi movimenti. Assomiglia al tintinnio dei campanelli, alla melodia liquida di un ruscello che scorre. Al termine della sua danza le altre fate si avvicinano a lei e insieme iniziano a salire i gradini che conducono alla culla.
Segue la danza dei sei cavalieri delle fate. Questa consiste principalmente in salti e battiti dei piedi. Gli attendenti della Fata dei Lillà si fanno avanti in una lunga fila parallela al pubblico, poi si dividono, quattro passando a sinistra, quattro a destra.
Il re e la regina si alzano e scendono dal palco per ringraziare le fate per la loro presenza, al che i paggi stanno per farsi avanti con i doni delle fate, quando si sente un improvviso tuono lontano. Gli ospiti si guardano a vicenda interrogativamente di fronte a questo cattivo presagio. Ancora una volta il tuono risuona con un prolungato rimbombo, questa volta vicino. Un araldo entra di corsa, i suoi lineamenti esprimono allarme e paura. Gli ospiti sono preoccupati. Le dame si consultano con sussurri tremanti.
All'improvviso le orecchie vengono trafitte da una fanfara di trombe discordanti, seguita da stridii inquietanti e fischi acuti, e nella grande sala irrompe una sinistra carrozza nera trainata da quattro topi marroni lucidi e assistita da due ratti grigi.
Questo strano veicolo con i lati curvi e lo schienale alto e arcuato è decorato con volute d'argento. Sopra la carrozza aleggiano quattro sinistri avvoltoi.
I ratti aiutano la loro padrona a scendere. È una vecchia donnina raggrinzita, con un naso a becco. Ciocche di capelli grigi le cadono sulla fronte e alcuni lunghi peli sparsi spuntano dal mento. La sua espressione è feroce e vendicativa, come quella di un uccello rapace. Cammina con difficoltà, appoggiandosi a un bastone attorcigliato a forma di serpente. È vestita di nero, l'ampia gonna voluminosa è decorata da occhi lucenti, mentre tra le sue pieghe si annidano grappoli di serpenti. Il Re e la Regina, riconoscendo nell'ospite non invitata la malvagia fata Carabosse, sono inquieti.
Lei osserva la compagnia con uno sguardo lascivo e sommessi risolini di cattivo umore. Accompagnata dai suoi topi, si avvicina al Re e gli chiede perché non è stata invitata al battesimo. Il Re la indirizza a Cattalabutte. Quando si rivolge con aria interrogativa al maestro delle cerimonie, lo sfortunato funzionario apre la sua pergamena e inizia a controllare ogni nome come se volesse respingere la sua insinuazione. Il Re, però, spazientito per il suo armeggiare, strappa la pergamena a Cattalabutte, scorre velocemente l'elenco degli invitati e, vedendo che manca quello di Carabosse, riconsegna la pergamena al Cerimoniere con un gesto irato.
Carabosse guarda ferocemente il miserabile Cattalabutte e lo chiama con un cupo gesto ad artiglio della mano artigliata. In preda al terrore, Cattalabutte avanza strascicando i piedi con le membra tremanti, poiché la fata digrigna i denti, si morde le labbra e lo minaccia con un dito storto e rugoso. Percuote la terra con colpi nervosi del bastone e lo minaccia con una terribile punizione. Terrorizzato, Cattalabutte cade in ginocchio e implora perdono. Carabosse si china su di lui e gli strappa la parrucca, che viene raccolta e gettata via dai ratti deliziati. Ancora una volta la fata è scossa dalla rabbia e strappa i pochi capelli che adornano la sua testa quasi calva. Umiliato nell'orgoglio, può solo borbottare una debole protesta per quest'ultima umiliazione.
Carabosse si allontana da lui e zoppica verso il palco, ma prima che possa avvicinarsi, cinque fate si avvolgono attorno alla loro furiosa sorella e la supplicano di non fare del male al bambino reale. Si ferma, poi saltella avanti e indietro mentre la musica diventa aspra e piena di cattivi presagi. I topi le vengono dietro e si trascinano nel suo seguito, sfregano una zampa contro l'altra, si grattano le orecchie, si pettinano i baffi e si contorcono le lunghe code. Carabosse si avvicina al Re e alla Regina e descrive come ogni anno la principessa crescerà in bellezza e talenti. Poi, cambiando tono e battendo il terreno con il bastone mentre si scaglia in una rabbia vendicativa, grida con voce terribile: "Ma un giorno si pungerà il dito, e in quel giorno sicuramente morirà". Il Re e la Regina, inorriditi dalle minacce di Carabosse e temendo per la loro bambina, implorano, anzi, le supplicano pietà, solo per essere accolti da una risata derisoria.
Ancora una volta Carabosse è pervasa dal desiderio di salire i gradini che conducono alla culla. Mentre si avvicina zoppicando, le balie si ritraggono indietro con sgomento. All'improvviso, la Fata dei Lillà appare davanti alla culla e le sbarra il passaggio con le braccia tese. Carabosse indietreggia con riluttanza davanti a questo inaspettata protettrice. Ed ora parla la Fata dei Lillà: “Non ho ancora espresso il mio desiderio e voglio che quando Aurora si pungerà il dito non muoia, ma cada in un sonno profondo dal quale un giorno il figlio di un Re la risveglierà con un bacio”. Frustrata ed impotente, la fata, tremante di rabbia, si arrampica sulla sua carrozza. I topi zampettano verso le stanghe, i due ratti prendono posto dietro. Carabosse agita il braccio in un gesto furioso e il veicolo, dondolando e oscillando da una parte all'altra, sfreccia fuori dal palazzo.
L'assemblea si raggruppa su linee parallele rivolte verso la culla reale. Il Re e la Regina si alzano dai loro troni, poi camminano lentamente oltre la prima fila e raggiungono i gradini che conducono al parco. Mentre la coppia reale si allontana, l'intero corteo delle fate, cortigiani e funzionari estende le braccia in un gesto di benedizione verso la culla contenente il neonato reale. Cala il sipario.
Con l'alzarsi del sipario lo spettatore viene introdotto sulla terrazza del palazzo di re Florestano XXIV. Alte colonne scanalate di pietra grigia sostengono il massiccio tetto, le maestose aperture ad arco offrono una piacevole prospettiva su un parco ben alberato. La fredda pietra è alleviata da voluminosi tendaggi annodati, di un profondo color ocra e rosso. A destra si trova un palco rialzato, su cui si erge una culla dorata con baldacchino in cui giace il neonato reale, sorvegliato da una balia in gorgiera bianca, lungo abito nero e corpetto dorato.
Raggruppati lungo le pareti ci sono araldi in maniche rosse e farsetti ricamati in argento, e proprio al centro della stanza c'è Cattalabutte, Maestro di cerimonie, che indossa calze bianche, calzoni rossi e verdi e una tunica verde e oro. Dalle sue spalle scende un mantello bianco. Nella mano destra tiene la bacchetta d'argento del suo incarico.
Le trombe suonano per annunciare l'arrivo degli ospiti e il tetto risuona delle note di una pomposa marcia. Presto si vede un flusso di arrivi salire le scale che conducono dal parco al palazzo. Ci sono dame di corte in abiti giacobiani con corpetti aderenti e gonne a cerchio, colorate di rosa e marrone, verde e giallo, azzurro pallido e beige, scarlatto e grigio, con il collo adornato da una gorgiera, i capelli raccolti in alto e ornati con un pennacchio. Cattalabutte chiama un araldo che tiene una pergamena, la prende e la esamina con attenzione.
Ora entrano il Re e la Regina, con un baldacchino dorato sorretto sopra le loro teste da quattro paggi negri in blu e argento; dietro di loro camminano guardie negre in giallo e bianco. Il Re indossa una giubba e calzoni di stoffa dorata, e un corpetto d'argento, mentre la Regina indossa un abito color fragola chiaro ricamato in argento. La coppia reale fa un lento giro dell'appartamento mentre l'assemblea si inchina in omaggio. Le loro Maestà si avvicinano alla culla e mentre si chinano affettuosamente sulla loro piccola figlia, le balie fanno una riverenza. Cattalabutte presenta il cartiglio alla Regina che esamina l'elenco degli ospiti d'onore. Quindi il Re e la Regina prendono posto sui troni posti accanto alla culla.
Si sente ancora una fanfara di trombe e Cattalabutte si avvicina al cospetto reale per annunciare l'arrivo delle fate, precedute dai loro cavalieri. Per prima, la Fata della Fontana di cristallo, seguita in rapida successione dalla Fata del Giardino incantato, dalla Fata delle Radure del bosco, dalla Fata degli Uccelli canterini e dalla Fata della Vite d'oro. Quando ogni fata entra, si inchina profondamente davanti al re, quindi si dirige verso la culla.
Ognuna si china sulla bambimna addormentata e alita su di lei un incantesimo magico. Una promette che sarà la creatura più bella del mondo; un'altra, che danzerà con più grazia del più lieve elfo di mezza estate; una terza, che canterà più dolcemente dell'usignolo; una quarta, che rivaleggerà con Orfeo nel suonare tutti gli strumenti musicali... sicché la principessa di pochi mesi è già dotata di tutte quelle ambite qualità, delle quali, per ottenerne solo una, il comune mortale deve faticare tutta la vita.
Infine arriva la Fata dei Lillà con le sue otto damigelle d'onore. È seguita da un gruppo di paggi fatati che portano i doni del battesimo, che offrono inginocchiandosi. Ogni dono è peculiare della donatrice: una corona di cristallo dalla Fata dei Lillà, una cornucopia piena dei più prelibati grappoli d'uva dalla Fata della Vite d'Oro, una conchiglia piena di fiori dalla Fata della Fontana di Cristallo... ognuno di essi è acclamato con gioia.
La musica cambia in un ritmo vivace e gli attendenti della Fata dei Lillà iniziano a ballare a destra e a sinistra. Avanzano a due affiancati, mentre le loro braccia si intrecciano lentamente avanti e indietro; poi ogni coppia percorre un cerchio a destra e a sinistra. Arrivati ai piedi del palco si dispongono in una fila unica e avanzano nuovamente con movimenti rapidi di entrambi i piedi e pose aggraziate delle braccia. Si spostano da un lato all'altro, poi terminano in un gruppo grazioso. I cavalieri delle fate raggiungono il centro della sala, volteggiano in aria ed eseguono un entrechat.
Ora tutte le fate si dispongono in un'unica fila. Dietro a ciascuna sta il suo cavaliere. A turno ogni fata gira in una rapida pirouette, dopodiché ogni cavaliere si inginocchia per riceverla tra le sue braccia. Tutti si alzano e si girano in attitude. Estendono una gamba in avanti, poi si allontanano dai loro cavalieri. La Fata dei Lillà, accompagnata dal suo cavaliere, si avvicina al centro della sala, mentre le altre fate formano un quadrato vuoto intorno a lei. Ciascuna si alza sur la pointe, en arabesque, per girare lentamente nella stessa posa, mentre la Fata dei Lillà viene sollevata in alto dal suo cavaliere, quindi calata a terra per ruotare in una pirouette.
Un improvvisa fanfara di trombe e il ritmo aumenta rapidamente. Ora le damigelle d'onore della Fata dei Lillà si uniscono ai cavalieri in una danza vivace al termine della quale alcune damigelle si inginocchiano, mentre altre si appoggiano all'indietro tra le braccia dei loro cavalieri, dopodiché tutte si allontanano per consentire a ciascuna fata di onorare la Corte con un pas seul.
Prima, la Fata della Fontana di cristallo, che indossa un tutù verde-azzurro pallido decorato in argento e oro. La musica cambia in una languida melodia e la fata avanza lentamente sur les pointes con le braccia alzate en attitude. Si muove a destra e a sinistra per poi fermarsi di tanto in tanto con un'aggraziata posa all'indietro della testa e delle braccia. Ruota lentamente in una successione di pirouettes, pose en attitude, pirouettes e si abbassa a terra su un ginocchio con la testa china e le braccia incrociate sul petto.
Il tema si fa allegro e vivace e appare la Fata del Giardino Incantato. Indossa un tutù bianco con frange gialle e un corpetto a strisce orizzontali multicolori, decorato con fiori scarlatti e foglie verdi attaccati. Avanza con rapidi balzi su entrambi i piedi mentre l'altro guizza in un rond de jambe en l'air. Ora esegue una serie di pirouettes, dapprima lente, poi sempre più veloci finché la danza non giunge alla conclusione.
La terza danza è quella della Fata delle Radure del Bosco. Su un pizzicato melodioso e ben marcato, si muove rapidamente con una netta accentuazione del ritmo, poi scatta in avanti sul piede sinistro mentre l'altro si muove in avanti ad angolo retto rispetto al suo fianco. Le braccia sono arcuate sopra la testa. Rapidamente la gamba sollevata si sposta all'indietro e le braccia si abbassano in arabesque. Ad ogni balzo in avanti effettua lo stesso brillante cambio di posa. Ora si alza sur les pointes e devia prima a sinistra, poi a destra, muovendo i piedi così velocemente da ricordare i movimenti cinguettanti di un uccellino. Si arresta poi con le braccia estese e una gamba leggermente sollevata.
La melodia cambia in un curioso trillo seguito dal tintinnio argentino di un triangolo ed entra la Fata degli Uccelli canori. Indossa un tutù bianco con il corpetto sfumato dal giallo al fulvo e decorato con piccoli uccellini. Danza velocemente avanti e indietro con piccoli e rapidi cenni della testa e movimenti svolazzanti delle braccia.
È seguita dalla Fata della Vite d'oro. Il suo costume è costituito da un tutù viola, con un corpetto color vinaccia ricamato in oro. Si muove con incredibile velocità. Il tempo è continuamente accelerato mentre lei balla sempre più velocemente; la sua testa si muove da una parte all'altra mentre l'indice di ciascuna mano è teso, ritirato, puntato verso l'alto e verso il basso, in modo che il suo percorso ricordi i movimenti erratici di un uccello in volo rapido.
Infine arriva la Fata dei Lilla, vestita con un tutù color malva pallido, con un corpetto bianco decorato da un tralcio di fiori lilla con le le loro foglie. Salta leggermente in avanti su un piede mentre con l'altro esegue un grand rond de jambe en l'air. Si gira di lato e si alza en attitude. Ora ritorna sui suoi passi con piccoli salti alternati su ciascun piede, poi salta in avanti, alternando questo con occasionali pirouettes. Poi gira intorno al palco. Arrivata al centro si alza sur la pointe, gira en arabesque e termina con un giro di fouetté. La musica esprime i suoi movimenti. Assomiglia al tintinnio dei campanelli, alla melodia liquida di un ruscello che scorre. Al termine della sua danza le altre fate si avvicinano a lei e insieme iniziano a salire i gradini che conducono alla culla.
Segue la danza dei sei cavalieri delle fate. Questa consiste principalmente in salti e battiti dei piedi. Gli attendenti della Fata dei Lillà si fanno avanti in una lunga fila parallela al pubblico, poi si dividono, quattro passando a sinistra, quattro a destra.
Il re e la regina si alzano e scendono dal palco per ringraziare le fate per la loro presenza, al che i paggi stanno per farsi avanti con i doni delle fate, quando si sente un improvviso tuono lontano. Gli ospiti si guardano a vicenda interrogativamente di fronte a questo cattivo presagio. Ancora una volta il tuono risuona con un prolungato rimbombo, questa volta vicino. Un araldo entra di corsa, i suoi lineamenti esprimono allarme e paura. Gli ospiti sono preoccupati. Le dame si consultano con sussurri tremanti.
All'improvviso le orecchie vengono trafitte da una fanfara di trombe discordanti, seguita da stridii inquietanti e fischi acuti, e nella grande sala irrompe una sinistra carrozza nera trainata da quattro topi marroni lucidi e assistita da due ratti grigi.
Questo strano veicolo con i lati curvi e lo schienale alto e arcuato è decorato con volute d'argento. Sopra la carrozza aleggiano quattro sinistri avvoltoi.
I ratti aiutano la loro padrona a scendere. È una vecchia donnina raggrinzita, con un naso a becco. Ciocche di capelli grigi le cadono sulla fronte e alcuni lunghi peli sparsi spuntano dal mento. La sua espressione è feroce e vendicativa, come quella di un uccello rapace. Cammina con difficoltà, appoggiandosi a un bastone attorcigliato a forma di serpente. È vestita di nero, l'ampia gonna voluminosa è decorata da occhi lucenti, mentre tra le sue pieghe si annidano grappoli di serpenti. Il Re e la Regina, riconoscendo nell'ospite non invitata la malvagia fata Carabosse, sono inquieti.
Lei osserva la compagnia con uno sguardo lascivo e sommessi risolini di cattivo umore. Accompagnata dai suoi topi, si avvicina al Re e gli chiede perché non è stata invitata al battesimo. Il Re la indirizza a Cattalabutte. Quando si rivolge con aria interrogativa al maestro delle cerimonie, lo sfortunato funzionario apre la sua pergamena e inizia a controllare ogni nome come se volesse respingere la sua insinuazione. Il Re, però, spazientito per il suo armeggiare, strappa la pergamena a Cattalabutte, scorre velocemente l'elenco degli invitati e, vedendo che manca quello di Carabosse, riconsegna la pergamena al Cerimoniere con un gesto irato.
Carabosse guarda ferocemente il miserabile Cattalabutte e lo chiama con un cupo gesto ad artiglio della mano artigliata. In preda al terrore, Cattalabutte avanza strascicando i piedi con le membra tremanti, poiché la fata digrigna i denti, si morde le labbra e lo minaccia con un dito storto e rugoso. Percuote la terra con colpi nervosi del bastone e lo minaccia con una terribile punizione. Terrorizzato, Cattalabutte cade in ginocchio e implora perdono. Carabosse si china su di lui e gli strappa la parrucca, che viene raccolta e gettata via dai ratti deliziati. Ancora una volta la fata è scossa dalla rabbia e strappa i pochi capelli che adornano la sua testa quasi calva. Umiliato nell'orgoglio, può solo borbottare una debole protesta per quest'ultima umiliazione.
Carabosse si allontana da lui e zoppica verso il palco, ma prima che possa avvicinarsi, cinque fate si avvolgono attorno alla loro furiosa sorella e la supplicano di non fare del male al bambino reale. Si ferma, poi saltella avanti e indietro mentre la musica diventa aspra e piena di cattivi presagi. I topi le vengono dietro e si trascinano nel suo seguito, sfregano una zampa contro l'altra, si grattano le orecchie, si pettinano i baffi e si contorcono le lunghe code. Carabosse si avvicina al Re e alla Regina e descrive come ogni anno la principessa crescerà in bellezza e talenti. Poi, cambiando tono e battendo il terreno con il bastone mentre si scaglia in una rabbia vendicativa, grida con voce terribile: "Ma un giorno si pungerà il dito, e in quel giorno sicuramente morirà". Il Re e la Regina, inorriditi dalle minacce di Carabosse e temendo per la loro bambina, implorano, anzi, le supplicano pietà, solo per essere accolti da una risata derisoria.
Ancora una volta Carabosse è pervasa dal desiderio di salire i gradini che conducono alla culla. Mentre si avvicina zoppicando, le balie si ritraggono indietro con sgomento. All'improvviso, la Fata dei Lillà appare davanti alla culla e le sbarra il passaggio con le braccia tese. Carabosse indietreggia con riluttanza davanti a questo inaspettata protettrice. Ed ora parla la Fata dei Lillà: “Non ho ancora espresso il mio desiderio e voglio che quando Aurora si pungerà il dito non muoia, ma cada in un sonno profondo dal quale un giorno il figlio di un Re la risveglierà con un bacio”. Frustrata ed impotente, la fata, tremante di rabbia, si arrampica sulla sua carrozza. I topi zampettano verso le stanghe, i due ratti prendono posto dietro. Carabosse agita il braccio in un gesto furioso e il veicolo, dondolando e oscillando da una parte all'altra, sfreccia fuori dal palazzo.
L'assemblea si raggruppa su linee parallele rivolte verso la culla reale. Il Re e la Regina si alzano dai loro troni, poi camminano lentamente oltre la prima fila e raggiungono i gradini che conducono al parco. Mentre la coppia reale si allontana, l'intero corteo delle fate, cortigiani e funzionari estende le braccia in un gesto di benedizione verso la culla contenente il neonato reale. Cala il sipario.
Atto I. L'incantesimo
La seconda scena mostra il giardino del palazzo di Re Florestano. Lo sfondo è formato da un massiccio colonnato curvo di marmo grigio-nero, tra le cui colonne si intravedono tratti di paesaggio boscoso sopra le cui cime degli alberi si ergono le torrette del vicino palazzo. Davanti al colonnato, una fontana getta un alto pennacchio d'acqua.
A sinistra del colonnato si trova una grande scalinata in pietra costruita a più rampe e rinforzata da un'ampia balaustra. A destra del colonnato ci sono due sedie dorate e sopra di esse un baldacchino rosso.
Sono passati sedici anni da quando la fata Carabosse lanciò il suo terribile incantesimo e la principessa Aurora è diventata un'adorabile fanciulla, famosa per la sua bellezza e la molteplice varietà delle sue doti. Quattro principi sono arrivati per chiederle la mano in matrimonio. Uno dalla Polonia, uno dall'Inghilterra, un altro dall'Italia e persino uno dalla lontana India. Il Re ha decretato che si tenga una grande festa in loro onore.
Quando si alza il sipario, il giardino è allestito per i festeggiamenti, mentre al centro del palco ci sono quattro vedove vestite di nero, che passano il tempo sferruzzando la calza. L'aria è piena delle note di un valzer melodioso. Subito dopo entra Cattalabutte, fa un inchino alla compagnia e, di buon umore, annuisce al ritmo cadenzato. All'improvviso si ferma, perché ha notato le donne che lavorano a maglia. Spalanca la bocca per lo stupore, poiché si tratta di un'infrazione alla severa legge emanata subito dopo la visita di Carabosse, secondo la quale era reato penale per chiunque portare aghi o fusi entro un miglio dal palazzo. Cattalabutte strappa via gli aghi e avverte le vedove delle conseguenze della loro stolta azione. Le infelici colpevoli si inginocchiano e implorano perdono per la loro colpa.
In questo momento la cerimonia è allietata dall'arrivo del Re e della Regina, il primo in viola e oro, la seconda con un grande cappello bianco ornato di piume bianche e blu, e un abito azzurro e avorio, con un ampio orlo dorato. La coppia reale è accompagnata dai quattro Principi e dalle quattro damigelle d'onore della Principessa, ciascuna delle quali porta una rosa appena colta. I principi sono tutti giovani, belli e riccamente vestiti. Uno è vestito con tunica e calzoni neri, dorati e viola; un altro in verde e bianco; un terzo in tunica azzurra e bianca, con maniche pendenti foderate di scarlatto e maniche bianche; e un quarto in tunica azzurra e calzoni rossi, con una cintura e berretto di pelliccia. Dietro di loro camminano numerosi signori e dame in abiti carolini, i primi in marrone e giallo, le seconde in blu e oro. Cattalabutte si volta verso il Re e, temendo per le quattro vedove, nasconde dietro la schiena gli aghi incriminati. Ahimè! il Re nota con sorpresa la strana disposizione delle sue mani e ne chiede il motivo, e così Cattalabutte è costretto a rivelare la causa.
Il Re, furioso, afferra i ferri da maglia e, indovinando facilmente le colpevoli dalle loro forme contrite, si avvicina a loro, getta i ferri ai loro piedi e le valuta attentamente. Ricorda loro che la pena è l'esecuzione immediata. Il maestro delle cerimonie chiede invano perdono per la loro colpa, ma il sovrano infuriato gli ordina di tacere. Disperato, Cattalabutte s'inginocchia davanti alla Regina e implora la sua intercessione per la vita degli abitanti del villaggio. Anche i Principi pregano la sua clemenza. Lei si rivolge al re e, con parole gentili, ammorbidisce la sua rabbia reale che alla fine le penitenti vengono perdonate. La coppia reale occupa i seggi preparati per loro.
Il maestro delle cerimonie, desideroso di dissipare la nota di discordanza che aveva minacciato inaspettatamente di rovinare i festeggiamenti, convoca gli abitanti del villaggio per eseguire la loro danza delle ghirlande, che eseguono al ritmo accattivante di un valzer. Le fanciulle del villaggio, che indossano cappelli conici, gonne verdi con grembiuli bianchi e corpetti rossi e gialli, entrano portando mezzi cerchi intrecciati con fiori di convolvolo bianchi e foglie verdi, che vengono sollevati e abbassati continuamente in modo che una miriade di petali alati sembri fluttuare sopra le teste che si inchinano, mentre le ballerine tracciano una varietà di figure. Al termine della danza, Cattalabutte ordina alle fanciulle di fare una riverenza alle loro maestà, dopodiché si ritirano per formare piccoli gruppi sussurranti.
La Regina invia le quattro damigelle d'onore alla ricerca della Principessa. Presto tornano indietro e si dirigono verso sinistra dove rimangono in posa d'attesa, poiché la brezza crescente porta le note allegre e trillanti di una canzone che annuncia l'arrivo della Principessa.
I Principi si voltano in attesa nella direzione del suono e rapidamente appare la bellissima Aurora. Indossa una gonna corta color rosa antico e un corpetto rosa pallido decorato con cristalli, con maniche in trama di rete terminanti a metà tra il polso e il gomito. Irrompe nel giardino con una serie di allegri salti e balzi, si avvicina alla Regina, che la stringe al petto, la bacia e le batte leggermente la guancia, come per rimproverarla del suo buon umore.
Il Re informa la figlia dell'arrivo dei Principi, poi li presenta ciascuno a turno. Si inchinano in un profondo omaggio e si contendono cortesemente l'onore di essere i primi a baciarle la mano.
Aurora saluta i Principi con un piacevole sorriso e permette a ciascuno in successione di aiutarla mentre lei si alza sur la pointe e gira lentamente per concludere in un arabesque. Le damigelle d'onore si dirigono verso il colonnato accompagnate da tre dei principi. Intanto la Principessa si rivolge al primo Principe, che la sostiene in una serie di arabesque, poi la solleva in aria mentre lei inarca le braccia sopra la testa. Ora la fa scendere a terra. Le damigelle d'onore si spostano a sinistra, seguite dai principi, che circuiscono ognuna di loro per ottenere la rosa che portano. Il primo Principe presenta il suo fiore alla Principessa, che lo riceve girandosi lentamente. Con il suo aiuto continua a girare mentre ciascuno dei restanti principi a turno presenta il suo fiore. Posa en arabesque e, rivolgendo un sorriso incantevole ai suoi diversi corteggiatori, offre il suo bouquet alla Regina, che l'abbraccia calorosamente e prende le rose con lieti complimenti per la sua grazia.
I quattro principi la supplicano di ballare di nuovo. Con un sorriso di assenso esegue una serie di arabesque, poi posa con la testa e le braccia inclinate all'indietro in un atteggiamento aggraziato, fa una pirouette, si alza sur les pointes e balla in cerchio. La musica accelera e lei traccia un ampio cerchio con una brillante successione di pirouette sempre più veloci. I Principi stanno accanto ai suoi amici e la guardano con segno di ammirazione, poi, mentre le sue pirouette la fanno passare davanti a loro, ognuno si inginocchia rapidamente e le presenta una rosa. Lei getta leggermente i fiori ai piedi della Regina e di nuovo si gira lentamente, assistita a turno da ciascun Principe. A conclusione della sua danza i Principi si inchinano in profondo omaggio.
Le damigelle d'onore, sorrette ciascuna da uno dei Principi, irrompono in una vivace danza, che diventa sempre più estatica, per poi uscire, mentre la Principessa si muove in diagonale attraverso il giardino. Una nuova arrivata, una strana vecchia avvolta in un mantello scuro, entra nel giardino e si avvicina furtivamente alla Principessa. Improvvisamente estrae un fuso. Spinta dalla curiosità, la principessa glielo strappa di mano; poi, come una bambina deliziata da un dono insolito, danza allegramente mentre agita il fuso nell'aria. Gli astanti la guardano con timorosa trepidazione, in particolare Cattalabutte, che ricorda le malvagie minacce della furiosa Carabosse. La musica cresce più forte e selvaggia, mescolata a un frenetico suono di tamburelli. La vecchia, ora riconosciuta come la stessa Carabosse, stende il dito rugoso verso Aurora con un gesto imperativo.
All'improvviso la principessa avverte un acuto dolore al dito. Getta giù il fuso con disgusto. La leggera ferita diventa presto sempre più dolorosa, tanto che lei cade su un ginocchio, con la mano premuta sulle labbra, gli occhi velati di lacrime. Il Re, la Regina e Cattalabutte si affrettano al suo fianco, la consolano e le baciano la mano ferita. Lentamente si rialza con passi incerti, poi volteggia in una folle danza isterica che accelera costantemente. I cortigiani si avvicinano in gruppi spaventati. La principessa cade e sviene a terra, inerte, come morta. I suoi genitori guardano tristemente i suoi occhi chiusi e il corpo immobile.
Il Re si drizza in piedi, si volta, alza le braccia in un gesto furioso e ordina che chi ha portato il fuso venga immediatamente arrestato. Ha appena parlato quando si trova di fronte la strana figura vestita di nero. Alza i pugni chiusi come se volesse abbatterla, ma, con un movimento rapido, lei getta indietro il cappuccio per rivelare il volto sinistro e malevolo di Carabosse. I Principi impugnano l'elsa delle spade e, in risposta al suo comando, estraggono le armi e si lanciano sulla fata malvagia. Ma prima che possano avvicinarsi, vengono fermati da un bagliore accecante e una nuvola di fumo, e con una risata beffarda lei svanisce nel terreno. I Principi colpiscono invano la terra, poi rinfoderano le spade. Ritornano dalla principessa prostrata e piangono il suo destino.
Una malinconica melodia sussurra tra gli alberi e la Fata dei Lillà si avvicina da dietro una colonna del colonnato. Conforta i genitori affranti e ordina che la Principessa venga portata a palazzo. Due cortigiani sollevano in braccio la principessa e, condotti da Cattalabutte, la portano su per la scalinata in pietra che conduce agli appartamenti reali.
La Fata dei Lillà segue il gruppo fino alla primo tratto di scale, poi si volta e agita la sua bacchetta sui cortigiani, che cadono addormentati sul posto. La Fata dei Lillà scende le scale e si dirige verso il giardino. Ancora una volta agita la bacchetta. Su suo comando la vegetazione spunta dal terreno, per velare gradualmente il palazzo con una cortina protettiva di foglie
La seconda scena mostra il giardino del palazzo di Re Florestano. Lo sfondo è formato da un massiccio colonnato curvo di marmo grigio-nero, tra le cui colonne si intravedono tratti di paesaggio boscoso sopra le cui cime degli alberi si ergono le torrette del vicino palazzo. Davanti al colonnato, una fontana getta un alto pennacchio d'acqua.
A sinistra del colonnato si trova una grande scalinata in pietra costruita a più rampe e rinforzata da un'ampia balaustra. A destra del colonnato ci sono due sedie dorate e sopra di esse un baldacchino rosso.
Sono passati sedici anni da quando la fata Carabosse lanciò il suo terribile incantesimo e la principessa Aurora è diventata un'adorabile fanciulla, famosa per la sua bellezza e la molteplice varietà delle sue doti. Quattro principi sono arrivati per chiederle la mano in matrimonio. Uno dalla Polonia, uno dall'Inghilterra, un altro dall'Italia e persino uno dalla lontana India. Il Re ha decretato che si tenga una grande festa in loro onore.
Quando si alza il sipario, il giardino è allestito per i festeggiamenti, mentre al centro del palco ci sono quattro vedove vestite di nero, che passano il tempo sferruzzando la calza. L'aria è piena delle note di un valzer melodioso. Subito dopo entra Cattalabutte, fa un inchino alla compagnia e, di buon umore, annuisce al ritmo cadenzato. All'improvviso si ferma, perché ha notato le donne che lavorano a maglia. Spalanca la bocca per lo stupore, poiché si tratta di un'infrazione alla severa legge emanata subito dopo la visita di Carabosse, secondo la quale era reato penale per chiunque portare aghi o fusi entro un miglio dal palazzo. Cattalabutte strappa via gli aghi e avverte le vedove delle conseguenze della loro stolta azione. Le infelici colpevoli si inginocchiano e implorano perdono per la loro colpa.
In questo momento la cerimonia è allietata dall'arrivo del Re e della Regina, il primo in viola e oro, la seconda con un grande cappello bianco ornato di piume bianche e blu, e un abito azzurro e avorio, con un ampio orlo dorato. La coppia reale è accompagnata dai quattro Principi e dalle quattro damigelle d'onore della Principessa, ciascuna delle quali porta una rosa appena colta. I principi sono tutti giovani, belli e riccamente vestiti. Uno è vestito con tunica e calzoni neri, dorati e viola; un altro in verde e bianco; un terzo in tunica azzurra e bianca, con maniche pendenti foderate di scarlatto e maniche bianche; e un quarto in tunica azzurra e calzoni rossi, con una cintura e berretto di pelliccia. Dietro di loro camminano numerosi signori e dame in abiti carolini, i primi in marrone e giallo, le seconde in blu e oro. Cattalabutte si volta verso il Re e, temendo per le quattro vedove, nasconde dietro la schiena gli aghi incriminati. Ahimè! il Re nota con sorpresa la strana disposizione delle sue mani e ne chiede il motivo, e così Cattalabutte è costretto a rivelare la causa.
Il Re, furioso, afferra i ferri da maglia e, indovinando facilmente le colpevoli dalle loro forme contrite, si avvicina a loro, getta i ferri ai loro piedi e le valuta attentamente. Ricorda loro che la pena è l'esecuzione immediata. Il maestro delle cerimonie chiede invano perdono per la loro colpa, ma il sovrano infuriato gli ordina di tacere. Disperato, Cattalabutte s'inginocchia davanti alla Regina e implora la sua intercessione per la vita degli abitanti del villaggio. Anche i Principi pregano la sua clemenza. Lei si rivolge al re e, con parole gentili, ammorbidisce la sua rabbia reale che alla fine le penitenti vengono perdonate. La coppia reale occupa i seggi preparati per loro.
Il maestro delle cerimonie, desideroso di dissipare la nota di discordanza che aveva minacciato inaspettatamente di rovinare i festeggiamenti, convoca gli abitanti del villaggio per eseguire la loro danza delle ghirlande, che eseguono al ritmo accattivante di un valzer. Le fanciulle del villaggio, che indossano cappelli conici, gonne verdi con grembiuli bianchi e corpetti rossi e gialli, entrano portando mezzi cerchi intrecciati con fiori di convolvolo bianchi e foglie verdi, che vengono sollevati e abbassati continuamente in modo che una miriade di petali alati sembri fluttuare sopra le teste che si inchinano, mentre le ballerine tracciano una varietà di figure. Al termine della danza, Cattalabutte ordina alle fanciulle di fare una riverenza alle loro maestà, dopodiché si ritirano per formare piccoli gruppi sussurranti.
La Regina invia le quattro damigelle d'onore alla ricerca della Principessa. Presto tornano indietro e si dirigono verso sinistra dove rimangono in posa d'attesa, poiché la brezza crescente porta le note allegre e trillanti di una canzone che annuncia l'arrivo della Principessa.
I Principi si voltano in attesa nella direzione del suono e rapidamente appare la bellissima Aurora. Indossa una gonna corta color rosa antico e un corpetto rosa pallido decorato con cristalli, con maniche in trama di rete terminanti a metà tra il polso e il gomito. Irrompe nel giardino con una serie di allegri salti e balzi, si avvicina alla Regina, che la stringe al petto, la bacia e le batte leggermente la guancia, come per rimproverarla del suo buon umore.
Il Re informa la figlia dell'arrivo dei Principi, poi li presenta ciascuno a turno. Si inchinano in un profondo omaggio e si contendono cortesemente l'onore di essere i primi a baciarle la mano.
Aurora saluta i Principi con un piacevole sorriso e permette a ciascuno in successione di aiutarla mentre lei si alza sur la pointe e gira lentamente per concludere in un arabesque. Le damigelle d'onore si dirigono verso il colonnato accompagnate da tre dei principi. Intanto la Principessa si rivolge al primo Principe, che la sostiene in una serie di arabesque, poi la solleva in aria mentre lei inarca le braccia sopra la testa. Ora la fa scendere a terra. Le damigelle d'onore si spostano a sinistra, seguite dai principi, che circuiscono ognuna di loro per ottenere la rosa che portano. Il primo Principe presenta il suo fiore alla Principessa, che lo riceve girandosi lentamente. Con il suo aiuto continua a girare mentre ciascuno dei restanti principi a turno presenta il suo fiore. Posa en arabesque e, rivolgendo un sorriso incantevole ai suoi diversi corteggiatori, offre il suo bouquet alla Regina, che l'abbraccia calorosamente e prende le rose con lieti complimenti per la sua grazia.
I quattro principi la supplicano di ballare di nuovo. Con un sorriso di assenso esegue una serie di arabesque, poi posa con la testa e le braccia inclinate all'indietro in un atteggiamento aggraziato, fa una pirouette, si alza sur les pointes e balla in cerchio. La musica accelera e lei traccia un ampio cerchio con una brillante successione di pirouette sempre più veloci. I Principi stanno accanto ai suoi amici e la guardano con segno di ammirazione, poi, mentre le sue pirouette la fanno passare davanti a loro, ognuno si inginocchia rapidamente e le presenta una rosa. Lei getta leggermente i fiori ai piedi della Regina e di nuovo si gira lentamente, assistita a turno da ciascun Principe. A conclusione della sua danza i Principi si inchinano in profondo omaggio.
Le damigelle d'onore, sorrette ciascuna da uno dei Principi, irrompono in una vivace danza, che diventa sempre più estatica, per poi uscire, mentre la Principessa si muove in diagonale attraverso il giardino. Una nuova arrivata, una strana vecchia avvolta in un mantello scuro, entra nel giardino e si avvicina furtivamente alla Principessa. Improvvisamente estrae un fuso. Spinta dalla curiosità, la principessa glielo strappa di mano; poi, come una bambina deliziata da un dono insolito, danza allegramente mentre agita il fuso nell'aria. Gli astanti la guardano con timorosa trepidazione, in particolare Cattalabutte, che ricorda le malvagie minacce della furiosa Carabosse. La musica cresce più forte e selvaggia, mescolata a un frenetico suono di tamburelli. La vecchia, ora riconosciuta come la stessa Carabosse, stende il dito rugoso verso Aurora con un gesto imperativo.
All'improvviso la principessa avverte un acuto dolore al dito. Getta giù il fuso con disgusto. La leggera ferita diventa presto sempre più dolorosa, tanto che lei cade su un ginocchio, con la mano premuta sulle labbra, gli occhi velati di lacrime. Il Re, la Regina e Cattalabutte si affrettano al suo fianco, la consolano e le baciano la mano ferita. Lentamente si rialza con passi incerti, poi volteggia in una folle danza isterica che accelera costantemente. I cortigiani si avvicinano in gruppi spaventati. La principessa cade e sviene a terra, inerte, come morta. I suoi genitori guardano tristemente i suoi occhi chiusi e il corpo immobile.
Il Re si drizza in piedi, si volta, alza le braccia in un gesto furioso e ordina che chi ha portato il fuso venga immediatamente arrestato. Ha appena parlato quando si trova di fronte la strana figura vestita di nero. Alza i pugni chiusi come se volesse abbatterla, ma, con un movimento rapido, lei getta indietro il cappuccio per rivelare il volto sinistro e malevolo di Carabosse. I Principi impugnano l'elsa delle spade e, in risposta al suo comando, estraggono le armi e si lanciano sulla fata malvagia. Ma prima che possano avvicinarsi, vengono fermati da un bagliore accecante e una nuvola di fumo, e con una risata beffarda lei svanisce nel terreno. I Principi colpiscono invano la terra, poi rinfoderano le spade. Ritornano dalla principessa prostrata e piangono il suo destino.
Una malinconica melodia sussurra tra gli alberi e la Fata dei Lillà si avvicina da dietro una colonna del colonnato. Conforta i genitori affranti e ordina che la Principessa venga portata a palazzo. Due cortigiani sollevano in braccio la principessa e, condotti da Cattalabutte, la portano su per la scalinata in pietra che conduce agli appartamenti reali.
La Fata dei Lillà segue il gruppo fino alla primo tratto di scale, poi si volta e agita la sua bacchetta sui cortigiani, che cadono addormentati sul posto. La Fata dei Lillà scende le scale e si dirige verso il giardino. Ancora una volta agita la bacchetta. Su suo comando la vegetazione spunta dal terreno, per velare gradualmente il palazzo con una cortina protettiva di foglie
Atto II. La visione
Sono passati cento anni e l'azione si svolge alla fine di una giornata autunnale. Il sipario si alza per rivelare una gola rocciosa formata da rocce marroni su cui crescono chiazze di fogliame verde-brunastro. Attraverso il passaggio si può intravedere un fiume blu scuro e le cime blu pallido di montagne lontane. La gola riecheggia l'allegra melodia dei corni da caccia suonati vigorosamente. La chiamata viene ripetuta ancora e ancora; ora vicino, ora lontana. Presto si vede l'avanguardia del gruppo di cacciatori che si avvicina attraverso il passaggio. Per primo arriva Gallison, tutore del principe Florimondo, e una serie di ospiti evidentemente appena scesi da cavallo, a giudicare dai frustini che tengono in mano. Ci sono Duchi vestiti in marrone e bianco, Duchesse in giallo, blu e oro, Marchesi in azzurro e bianco e Marchese in cremisi, blu e oro. In lontananza seguono servitori negri vestiti di rosso che portano cesti pieni di provviste e bottiglie di vino.
Ora arriva il principe Florimondo in persona. Indossa un largo tricorno piumato, pantaloni rossi e un mantello lungo, bordato d'oro; la sua spalla destra è attraversata da una bandoliera d'oro e sul petto sinistro brilla la stella di un ordine nobiliare. Al suo fianco cammina una bellissima Contessa in un incantevole abito rosa bordato di pizzo. I signori si inchinano e le signore fanno una riverenza in omaggio. Uno dei signori prepara un piccolo bersaglio e alcune signore si cimentano nel tiro con l'arco. Alcuni curiosi, paesani vestiti di rosso e verde e contadine in abiti blu con grembiuli e maniche bianche, iniziano a radunarsi in piccoli gruppi.
Stanca del gioco, la Contessa, accompagnata dalla più avventurosa delle donne, suggerisce un gioco di mosca cieca e convince Gallison a fare il cacciatore. Gli fasciano gli occhi con un fazzoletto di pizzo, lo fanno voltare e lo sfidano a catturare qualcuno. Estremamente fiducioso, barcolla avanti e indietro con le braccia spalancate, per poi essere colpito con i frustini e spinto e toccato con le impugnature mettendo in momentaneo pericolo il suo equilibrio. Di tanto in tanto due signore si avvicinano, lo afferrano per le braccia, lo fanno girare su se stesso e scappano via prima che possa trattenerle. Presto si dispongono in singola fila e si muovono avanti e indietro, battendo il terreno attorno ai suoi piedi con i loro frustini finché non s'arrabbia per i suoi sforzi infruttuosi. Per quanto ci provi, i suoi allegri tormentatori riescono sempre a sfuggire al suo goffo abbraccio finché non inciampa contro uno dei cacciatori e, con un grido di trionfo, lo avvolge con le braccia. Si rende conto subito del suo errore e viene spronato a riprovare. Questa volta afferra il principe, che gli intima di abbandonare un gioco che non è nel suo umore. Profuso in scuse, Gallison strappa la benda e scuote rabbiosamente la testa in risposta alle lusinghe delle signore di riprendere il gioco.
Ora i Duchi e le Duchesse ballano. Si muovono avanti e indietro con passi aggraziati, si incrociano e si ricongiungono, si tengono per mano e concludono con una profonda riverenza.
Il Principe e la Contessa si stringono la mano e ballano una vivace "measure" tra gli applausi della compagnia. Subito i Marchesi e le Marchese ballano, e il Principe offre alla Contessa una coppa di vino. Adesso tutti si lanciano in una vivace "Farandole", alla quale si uniscono anche i paesani.
Ancora una volta i corni da caccia risuonano all'unisono. I signori si armano di lance da cinghiale e, accompagnati dalle loro dame, iniziano a partire in gruppi ciarlieri. Il principe sembra a disagio, poiché presta poca attenzione agli sguardi languidi della Contessa, con la testa china in profonda riflessione. Stanca del suo disinteresse, la Contessa si scosta dal suo fianco e lentamente si allontana. Un nobile si fa avanti e le offre il braccio, che lei accetta. Al limite della radura si ferma un attimo e guarda con tristezza la figura assorta dell'oggetto del suo amore. Gallison, che è rimasto fino all'ultimo, si avvicina al principe e lo informa che deve affrettarsi, poiché la caccia è già avviata. Il principe gli intima bruscamente di andarsene.
La luce cala lentamente e presto la quiete viene interrotta dalla melodia malinconica che annuncia l'avvicinarsi della Fata dei Lillà. Lungo le limpide acque del laghetto scivola una piccola barca di madreperla trainata da due libellule assicurate alla sua prua, dove si erge la Fata dei Lillà. La barca si avvicina alla riva. La Fata scende e si avvicina al Principe. Lui le confida il suo senso di noia, la sua mancanza di ambizione, il suo disgusto per la monotonia quotidiana della sua vita. La Fata ascolta con simpatia e gli racconta la storia della Bella Addormentata. Lui è incredulo, e lei si offre di rivelargli la principessa in una visione. Cade in ginocchio e la supplica di concedergli questo privilegio.
Agita la sua bacchetta e la radura si popola immediatamente di fate. Indossano lunghe gonne di verde pallido con corpetti azzurri bordati da un motivo di piccole foglie verdi. La Fata dei Lillà agita una seconda volta la bacchetta e con un balzo appare la visione della bella Aurora. Il principe, un tempo sconsolato, è pervaso da una passione, di un amore intenso per questa creatura eterea. Egli cerca di abbracciarla, ma la Fata dei Lillà agita la sua bacchetta e due fate frenano il suo ardore. Mentre la visione si allontana, le fate allentano la presa. Egli unisce le mani in estasi e la visione scivola al suo fianco posando delicatamente una mano sulla sua spalla. Un istante dopo lei svanisce nel bosco.
Le fate si dispongono in due linee diagonali parallele. La visione riappare e sfreccia dentro e fuori questo viale sottile. Il Principe la rincorre all'inseguimento, ma ogni volta che il suo ardore sembra sul punto di essere coronato dal successo, la Fata dei Lillà lo intercetta con un imperioso gesto della sua bacchetta. Nel disperarsi, il Principe vaga intorno a questa fortezza inespugnabile finché la visione non esce dal suo nascondiglio e danza attorno all'anello delle fate. Ora il principe la tiene stretta tra le sue braccia. Lei dondola avanti e indietro, poi gli scivola dalla presa e fluttua nel bosco come una piuma portata da una brezza improvvisa.
Le fate si dispongono in un grazioso gruppo di braccia intrecciate in modo tale che il centro formi un arco naturale. Di nuovo la Fata dei Lillà agita la bacchetta e la visione appare al centro. Lei si muove in punta di piedi avanti e indietro, si alza in aria, atterra, si avvolge in una serie apparentemente infinita di pirouette, pose e poi fugge nel bosco inseguita dal Principe. Le fate, alcune in piedi, altre in ginocchio, formano un unico gruppo attorno alla Fata dei Lillà. Subito dopo il gruppo si scioglie e le fate danzano avanti e indietro su una linea parallela al pubblico. La Fata dei Lillà volteggia in aria, si posa e rimbalza, mentre agita la bacchetta con un gesto carezzevole sui suoi amici. La danza cessa e le fate svaniscono, tutte tranne la Fata dei Lillà.
Il Principe ritorna, sconsolato e afflitto per la perdita dell'incantevole visione. La Fata dei Lillà lo consola e gli promette di portarlo al palazzo dove la Bella Addormentata attende il bacio del figlio di un Re. Lo conduce alla sua piccola barca, vi sale e lo invita a seguirla. La fata si pone sulla prua e agitando la bacchetta la barca scivola lentamente lungo il corso d'acqua. Il Principe si avvicina al suo fianco, timoroso di perdere una sola parola delle sue istruzioni, mentre i suoi occhi si sforzano di intravedere la terra promessa. La scena diventa sempre più buia. Una nebbia si alza intorno alla barca e la nasconde alla vista.
Sono passati cento anni e l'azione si svolge alla fine di una giornata autunnale. Il sipario si alza per rivelare una gola rocciosa formata da rocce marroni su cui crescono chiazze di fogliame verde-brunastro. Attraverso il passaggio si può intravedere un fiume blu scuro e le cime blu pallido di montagne lontane. La gola riecheggia l'allegra melodia dei corni da caccia suonati vigorosamente. La chiamata viene ripetuta ancora e ancora; ora vicino, ora lontana. Presto si vede l'avanguardia del gruppo di cacciatori che si avvicina attraverso il passaggio. Per primo arriva Gallison, tutore del principe Florimondo, e una serie di ospiti evidentemente appena scesi da cavallo, a giudicare dai frustini che tengono in mano. Ci sono Duchi vestiti in marrone e bianco, Duchesse in giallo, blu e oro, Marchesi in azzurro e bianco e Marchese in cremisi, blu e oro. In lontananza seguono servitori negri vestiti di rosso che portano cesti pieni di provviste e bottiglie di vino.
Ora arriva il principe Florimondo in persona. Indossa un largo tricorno piumato, pantaloni rossi e un mantello lungo, bordato d'oro; la sua spalla destra è attraversata da una bandoliera d'oro e sul petto sinistro brilla la stella di un ordine nobiliare. Al suo fianco cammina una bellissima Contessa in un incantevole abito rosa bordato di pizzo. I signori si inchinano e le signore fanno una riverenza in omaggio. Uno dei signori prepara un piccolo bersaglio e alcune signore si cimentano nel tiro con l'arco. Alcuni curiosi, paesani vestiti di rosso e verde e contadine in abiti blu con grembiuli e maniche bianche, iniziano a radunarsi in piccoli gruppi.
Stanca del gioco, la Contessa, accompagnata dalla più avventurosa delle donne, suggerisce un gioco di mosca cieca e convince Gallison a fare il cacciatore. Gli fasciano gli occhi con un fazzoletto di pizzo, lo fanno voltare e lo sfidano a catturare qualcuno. Estremamente fiducioso, barcolla avanti e indietro con le braccia spalancate, per poi essere colpito con i frustini e spinto e toccato con le impugnature mettendo in momentaneo pericolo il suo equilibrio. Di tanto in tanto due signore si avvicinano, lo afferrano per le braccia, lo fanno girare su se stesso e scappano via prima che possa trattenerle. Presto si dispongono in singola fila e si muovono avanti e indietro, battendo il terreno attorno ai suoi piedi con i loro frustini finché non s'arrabbia per i suoi sforzi infruttuosi. Per quanto ci provi, i suoi allegri tormentatori riescono sempre a sfuggire al suo goffo abbraccio finché non inciampa contro uno dei cacciatori e, con un grido di trionfo, lo avvolge con le braccia. Si rende conto subito del suo errore e viene spronato a riprovare. Questa volta afferra il principe, che gli intima di abbandonare un gioco che non è nel suo umore. Profuso in scuse, Gallison strappa la benda e scuote rabbiosamente la testa in risposta alle lusinghe delle signore di riprendere il gioco.
Ora i Duchi e le Duchesse ballano. Si muovono avanti e indietro con passi aggraziati, si incrociano e si ricongiungono, si tengono per mano e concludono con una profonda riverenza.
Il Principe e la Contessa si stringono la mano e ballano una vivace "measure" tra gli applausi della compagnia. Subito i Marchesi e le Marchese ballano, e il Principe offre alla Contessa una coppa di vino. Adesso tutti si lanciano in una vivace "Farandole", alla quale si uniscono anche i paesani.
Ancora una volta i corni da caccia risuonano all'unisono. I signori si armano di lance da cinghiale e, accompagnati dalle loro dame, iniziano a partire in gruppi ciarlieri. Il principe sembra a disagio, poiché presta poca attenzione agli sguardi languidi della Contessa, con la testa china in profonda riflessione. Stanca del suo disinteresse, la Contessa si scosta dal suo fianco e lentamente si allontana. Un nobile si fa avanti e le offre il braccio, che lei accetta. Al limite della radura si ferma un attimo e guarda con tristezza la figura assorta dell'oggetto del suo amore. Gallison, che è rimasto fino all'ultimo, si avvicina al principe e lo informa che deve affrettarsi, poiché la caccia è già avviata. Il principe gli intima bruscamente di andarsene.
La luce cala lentamente e presto la quiete viene interrotta dalla melodia malinconica che annuncia l'avvicinarsi della Fata dei Lillà. Lungo le limpide acque del laghetto scivola una piccola barca di madreperla trainata da due libellule assicurate alla sua prua, dove si erge la Fata dei Lillà. La barca si avvicina alla riva. La Fata scende e si avvicina al Principe. Lui le confida il suo senso di noia, la sua mancanza di ambizione, il suo disgusto per la monotonia quotidiana della sua vita. La Fata ascolta con simpatia e gli racconta la storia della Bella Addormentata. Lui è incredulo, e lei si offre di rivelargli la principessa in una visione. Cade in ginocchio e la supplica di concedergli questo privilegio.
Agita la sua bacchetta e la radura si popola immediatamente di fate. Indossano lunghe gonne di verde pallido con corpetti azzurri bordati da un motivo di piccole foglie verdi. La Fata dei Lillà agita una seconda volta la bacchetta e con un balzo appare la visione della bella Aurora. Il principe, un tempo sconsolato, è pervaso da una passione, di un amore intenso per questa creatura eterea. Egli cerca di abbracciarla, ma la Fata dei Lillà agita la sua bacchetta e due fate frenano il suo ardore. Mentre la visione si allontana, le fate allentano la presa. Egli unisce le mani in estasi e la visione scivola al suo fianco posando delicatamente una mano sulla sua spalla. Un istante dopo lei svanisce nel bosco.
Le fate si dispongono in due linee diagonali parallele. La visione riappare e sfreccia dentro e fuori questo viale sottile. Il Principe la rincorre all'inseguimento, ma ogni volta che il suo ardore sembra sul punto di essere coronato dal successo, la Fata dei Lillà lo intercetta con un imperioso gesto della sua bacchetta. Nel disperarsi, il Principe vaga intorno a questa fortezza inespugnabile finché la visione non esce dal suo nascondiglio e danza attorno all'anello delle fate. Ora il principe la tiene stretta tra le sue braccia. Lei dondola avanti e indietro, poi gli scivola dalla presa e fluttua nel bosco come una piuma portata da una brezza improvvisa.
Le fate si dispongono in un grazioso gruppo di braccia intrecciate in modo tale che il centro formi un arco naturale. Di nuovo la Fata dei Lillà agita la bacchetta e la visione appare al centro. Lei si muove in punta di piedi avanti e indietro, si alza in aria, atterra, si avvolge in una serie apparentemente infinita di pirouette, pose e poi fugge nel bosco inseguita dal Principe. Le fate, alcune in piedi, altre in ginocchio, formano un unico gruppo attorno alla Fata dei Lillà. Subito dopo il gruppo si scioglie e le fate danzano avanti e indietro su una linea parallela al pubblico. La Fata dei Lillà volteggia in aria, si posa e rimbalza, mentre agita la bacchetta con un gesto carezzevole sui suoi amici. La danza cessa e le fate svaniscono, tutte tranne la Fata dei Lillà.
Il Principe ritorna, sconsolato e afflitto per la perdita dell'incantevole visione. La Fata dei Lillà lo consola e gli promette di portarlo al palazzo dove la Bella Addormentata attende il bacio del figlio di un Re. Lo conduce alla sua piccola barca, vi sale e lo invita a seguirla. La fata si pone sulla prua e agitando la bacchetta la barca scivola lentamente lungo il corso d'acqua. Il Principe si avvicina al suo fianco, timoroso di perdere una sola parola delle sue istruzioni, mentre i suoi occhi si sforzano di intravedere la terra promessa. La scena diventa sempre più buia. Una nebbia si alza intorno alla barca e la nasconde alla vista.
Atto III. Scena I. Il risveglio
Con l'alzarsi del sipario rivediamo la cortina frondosa che avvolge nel sonno il palazzo e la corte di Florestano XXIV. Sebbene la luce sia fioca, è possibile vedere la Fata dei Lillà, con la bacchetta alzata, che passa lentamente davanti al palazzo. Si gira e fa un cenno al principe, che la segue. Mentre la Fata dei Lillà agita la sua bacchetta, la scena s'illumina parzialmente e diventa possibile vedere le vaghe sagome delle due figure che penetrano nel palazzo. I contorni delle colonne emergono dallo sfondo nebbioso, un bagliore di luce si accende e si espande, rivelando un grande letto su cui giace una figura velata. Il Principe si avvicina meravigliato al letto e, su indicazione della Fata dei Lillà, solleva il velo per rivelare le affascinanti fattezze della Principessa Aurora, profondamente addormentata. La guarda ammirato e, sempre su invito della Fata, si china e la bacia dolcemente. La Principessa apre lentamente gli occhi e lo accoglie con un sorriso di felicità. Il bagliore svanisce, le due figure scompaiono alla vista, ed ora tutta la scena comincia gradualmente a illuminarsi fino a rivelare l'interno del palazzo in tutto il suo splendore. Alte colonne, alcune semplici, altre decorate, sostengono archi in pietra, mentre oltre si innalzano livelli su livelli di terrazze e colonnati, collegati da maestose scalinate.
Con l'alzarsi del sipario rivediamo la cortina frondosa che avvolge nel sonno il palazzo e la corte di Florestano XXIV. Sebbene la luce sia fioca, è possibile vedere la Fata dei Lillà, con la bacchetta alzata, che passa lentamente davanti al palazzo. Si gira e fa un cenno al principe, che la segue. Mentre la Fata dei Lillà agita la sua bacchetta, la scena s'illumina parzialmente e diventa possibile vedere le vaghe sagome delle due figure che penetrano nel palazzo. I contorni delle colonne emergono dallo sfondo nebbioso, un bagliore di luce si accende e si espande, rivelando un grande letto su cui giace una figura velata. Il Principe si avvicina meravigliato al letto e, su indicazione della Fata dei Lillà, solleva il velo per rivelare le affascinanti fattezze della Principessa Aurora, profondamente addormentata. La guarda ammirato e, sempre su invito della Fata, si china e la bacia dolcemente. La Principessa apre lentamente gli occhi e lo accoglie con un sorriso di felicità. Il bagliore svanisce, le due figure scompaiono alla vista, ed ora tutta la scena comincia gradualmente a illuminarsi fino a rivelare l'interno del palazzo in tutto il suo splendore. Alte colonne, alcune semplici, altre decorate, sostengono archi in pietra, mentre oltre si innalzano livelli su livelli di terrazze e colonnati, collegati da maestose scalinate.
Atto III. Scena II. Il matrimonio
E ora la nostra storia giunge alla sua conclusione secondo la tradizione con il matrimonio del Principe Florimondo e della Principessa Aurora, per celebrare il quale si terrà una grande festa.
L'alto tetto risuona di fanfare trionfanti all'entrata del Re e la Regina, accompagnati dai cortigiani che camminano in doppia fila, guidati da un paggio, e con un paggio occasionale intervallato tra di loro.
Cattalabutte fa un segno con la sua bacchetta officiante e una gioiosa fanfara di molte trombe annuncia gli ospiti venuti ad onorare la celebrazione. Sono i familiari e amati amici dell'infanzia e comprendono alcuni dei personaggi più famosi delle pagine della raccolta di fiabe di Perrault. Per primo arriva il Gatto con gli stivali, in giacca verde smeraldo e calzoni marrone rossastro, seguito dalla Gatta bianca, con una fascia rosa incrociata sulla spalla destra, e portata su un cuscino sorretto da quattro scimmie in calzoni color malva, giacca e cappello piumato marroni. Segue poi Cappuccetto Rosso, che indossa un vestito azzurro chiaro con grembiule bianco e mantello rosso, e il Lupo con un lungo mantello e calzoni bruno-rossastri e calze e stivali arancioni. Per ultimi vengono Florestano e una delle sue sorelle, un'altra sorella e un cosacco, Barbablù e sua moglie, La Bella e la Bestia e le sei Fate.
I divertissements iniziano con un Pas de Trois di Florestano in rosa e delle sue due sorelle, vestite di bianco e oro. La danza si conclude con un lungo e difficile assolo di Florestano, seguito da una variazione per ciascuna Sorella.
Ora arriva la Gatta bianca. Si muove con piccoli balzi, seguita dal Gatto con gli stivali, che cammina sulle zampe posteriori. Mentre la insegue, lei lo eccita con ogni astuzia di civetteria felina. Appoggia la testa da un lato, si accarezza leggermente il mento e scatta via. Il suo spasimante la segue, attirando l'attenzione sui suoi lunghi baffi che accarezza con orgoglio. Si aggirano l'uno intorno all'altro con passi cauti; lui le dà una pacca sulla gamba e si strofinano la schiena in un'estasi di gioia finché la gatta bianca non si irrita improvvisamente e lo graffia. Lui fa un balzo indietro con una zampa tremante sollevata in segno di autodifesa, poi cerca di afferrarla alla vita. Lei scappa dalla vista e il Gatto con gli stivali, con un balzo frenetico, le corre dietro.
La musica cambia e la Principessa Incantata entra vestita con corpetto blu, tutù blu fiordaliso e calze bianche. È seguita dall'Uccello azzurro in costume blu scuro e calze blu pavone. Il primo balla con passi piccoli e veloci. Ora, sorretta dal ballerino che impersona l'Uccello azzurro, la Principessa gira su un piede, mentre gli batte contro il piede sollevato. L'Uccello azzurro balza via e la Principessa si avvicina sulle punte, esegue una pirouette e, quando il suo compagno le si avvicina, si lascia cadere all'indietro nelle sue braccia. Con un movimento rapido, lui la solleva sulle spalle, poi la fa scendere a terra in modo da posarsi su un ginocchio.
Ora l'Uccello azzurro danza. Si dirige verso il colonnato e, mentre la melodia si trasforma in un ampio ritmo oscillante, che riecheggia nei suoi movimenti, attraversa l'appartamento a grandi balzi. Salta verso l'alto, il suo corpo alternativamente si inarca all'indietro come un arco teso o si piega in avanti finché la testa e le gambe quasi si incontrano mentre i piedi si incrociano in un entrechat. Si posa, salta di nuovo e volteggia nell'aria. Ritorna sui suoi passi e attraversa la stanza in diagonale. Di nuovo salta verso l'alto, esegue un entrechat, scende e rimbalza, poi si sposta in senso orario formando un semicerchio eseguendo una serie di alti jetés en tournant. Arrivato al centro della scena esegue una serie di entrechats-six mentre le dita delle sue braccia distese svolazzano a sembianza delle ali di un uccello.
La principessa ritorna e danza lentamente in una serie di arabesques. Fa una pirouette, balla velocemente sur les pointes e si posa su un ginocchio con una mano sollevata con grazia verso le labbra.
L'Uccello azzurro attraversa nuovamente la sala, questa volta in una serie di brises volés. La principessa volteggia in numerose pirouette. Ora i due ballerini si uniscono in un pas de deux. Si muovono con brevi balzi rapidi su una linea diagonale in modo da librarsi in avanti, arretrare leggermente e andare di nuovo in avanti. La Principessa scappa via. L'Uccello azzurro volteggia nell'aria, si posa e con un solo balzo scompare dalla vista.
Quattro scimmie vestite da paggi entrano trasportando bassi alberi dalle foglie larghe. Li posano a terra e poi si siedono nascosti dietro di loro. Questi alberi creano l'ambientazione di una foresta per l'episodio di Cappuccetto Rosso. Ora, con il cestino al braccio, attraversa la foresta. Pone il cestino a terra e cammina avanti e indietro. Il ritmo si accelera e improvvisamente un Lupo balza al suo fianco. Terrorizzata, corre tra gli alberi, ma il lupo è in agguato e all'improvviso la affronta. La minaccia con un gesto feroce delle zampe anteriori. Lei indica dietro di lui e lui gira la testa per accertarne il motivo. Nello stesso momento lei scppa via, si ferma per recuperare il suo prezioso cestino, quando ahimè, il Lupo, subito disingannato, si avventa su Cappuccetto Rosso e, nonostante la lotta per resistere, se la porta via.
Ora la principessa Aurora e il principe Florimondo avanzano per danzare un Pas de Deux, una delle composizioni più famose del repertorio classico. È un adagio sostenuto progettato per mostrare equilibrio, eleganza e bellezza della linea della ballerina, queste qualità vengono contrastate con spettacolari "sollevamenti" e pirouettes.
Non appena i regali ballerini si sono allontanati, irrompe una musica vivace e dal fondo della grande sala ballano i tre Ivan, uno dietro l'altro. Ivan indossa pantaloni corti e larghi, caftano a righe rosse bianche, blu bordato di pelliccia e stivali bianchi. I suoi fratelli indossano pantaloni rossi, caftani viola e stivali neri. Ballano con forti colpi e torsioni di piede e rapidi sussulti dei loro corpi. Quando il leader è a metà della sala, gli altri due convergono su di lui per formare un triangolo, poi tutti ballano rapidamente in avanti verso il pubblico, la figura centrale detta il ritmo con una serie di passi, mentre i ballerini su entrambi i lati ballano con un sequenza di passi diversa ma correlata, che alternativamente si chiude o si separa dalla figura centrale. La danza accelera continuamente finché all'improvviso i ballerini si accovacciano e si spingono in avanti con calci decisi dei piedi. Poi, con un balzo rapido, si dispongono in una conclusiva posa di gruppo.
Ancora una volta la Principessa Aurora si muove al centro della sala per danzare una variazione su un assolo di violino che cambia capricciosamente da melodie cantate a note pizzicate cui fanno eco i suoi giri fluidi e il suo preciso lavoro sulle punte.
Mentre il Principe si avvicina per congratularsi con la principessa, la musica si trasforma in una vivace mazurka alla quale prendono parte le dame e i gentiluomini di corte. Ora tutto il popolo del paese delle fate si unisce: Florestano e una delle sue sorelle; il capo cosacco con l’altra sorella di Florestano; La Gatto bianca e il Gatto con gli stivali; Cappuccetto Rosso e il lupo; l'Uccello Azzurro e la Principessa incantata; ogni coppia danza alcuni passi caratteristici tratti dai loro numeri specifici. Vengono seguiti da Cenerentola e la Principessa Riccioli d'Oro, La Bella e la Bestia e Barbablù e sua moglie. Si dispongono in fila e accentuano il ritmo della musica con forti colpi di piede e slanci delle braccia verso l'alto. La luminosità in primo piano diventa un po' più fioca, mentre quella dello sfondo diventa sempre più radiosa man mano che le fate entrano e si allineano sul viale terrazzato, per abbellire con la loro presenza i festeggiamenti del matrimonio. Il Principe e la Principessa camminano insieme verso le fate e le salutano, poi, mentre la coppia reale si volta verso la vasta assemblea, cortigiani, funzionari, paggi, si inginocchiano in segno di omaggio.
Cyril W. Beaumont
The Sadler's Wells Ballet
Wymans & Sons, Ltd. (1947)
E ora la nostra storia giunge alla sua conclusione secondo la tradizione con il matrimonio del Principe Florimondo e della Principessa Aurora, per celebrare il quale si terrà una grande festa.
L'alto tetto risuona di fanfare trionfanti all'entrata del Re e la Regina, accompagnati dai cortigiani che camminano in doppia fila, guidati da un paggio, e con un paggio occasionale intervallato tra di loro.
Cattalabutte fa un segno con la sua bacchetta officiante e una gioiosa fanfara di molte trombe annuncia gli ospiti venuti ad onorare la celebrazione. Sono i familiari e amati amici dell'infanzia e comprendono alcuni dei personaggi più famosi delle pagine della raccolta di fiabe di Perrault. Per primo arriva il Gatto con gli stivali, in giacca verde smeraldo e calzoni marrone rossastro, seguito dalla Gatta bianca, con una fascia rosa incrociata sulla spalla destra, e portata su un cuscino sorretto da quattro scimmie in calzoni color malva, giacca e cappello piumato marroni. Segue poi Cappuccetto Rosso, che indossa un vestito azzurro chiaro con grembiule bianco e mantello rosso, e il Lupo con un lungo mantello e calzoni bruno-rossastri e calze e stivali arancioni. Per ultimi vengono Florestano e una delle sue sorelle, un'altra sorella e un cosacco, Barbablù e sua moglie, La Bella e la Bestia e le sei Fate.
I divertissements iniziano con un Pas de Trois di Florestano in rosa e delle sue due sorelle, vestite di bianco e oro. La danza si conclude con un lungo e difficile assolo di Florestano, seguito da una variazione per ciascuna Sorella.
Ora arriva la Gatta bianca. Si muove con piccoli balzi, seguita dal Gatto con gli stivali, che cammina sulle zampe posteriori. Mentre la insegue, lei lo eccita con ogni astuzia di civetteria felina. Appoggia la testa da un lato, si accarezza leggermente il mento e scatta via. Il suo spasimante la segue, attirando l'attenzione sui suoi lunghi baffi che accarezza con orgoglio. Si aggirano l'uno intorno all'altro con passi cauti; lui le dà una pacca sulla gamba e si strofinano la schiena in un'estasi di gioia finché la gatta bianca non si irrita improvvisamente e lo graffia. Lui fa un balzo indietro con una zampa tremante sollevata in segno di autodifesa, poi cerca di afferrarla alla vita. Lei scappa dalla vista e il Gatto con gli stivali, con un balzo frenetico, le corre dietro.
La musica cambia e la Principessa Incantata entra vestita con corpetto blu, tutù blu fiordaliso e calze bianche. È seguita dall'Uccello azzurro in costume blu scuro e calze blu pavone. Il primo balla con passi piccoli e veloci. Ora, sorretta dal ballerino che impersona l'Uccello azzurro, la Principessa gira su un piede, mentre gli batte contro il piede sollevato. L'Uccello azzurro balza via e la Principessa si avvicina sulle punte, esegue una pirouette e, quando il suo compagno le si avvicina, si lascia cadere all'indietro nelle sue braccia. Con un movimento rapido, lui la solleva sulle spalle, poi la fa scendere a terra in modo da posarsi su un ginocchio.
Ora l'Uccello azzurro danza. Si dirige verso il colonnato e, mentre la melodia si trasforma in un ampio ritmo oscillante, che riecheggia nei suoi movimenti, attraversa l'appartamento a grandi balzi. Salta verso l'alto, il suo corpo alternativamente si inarca all'indietro come un arco teso o si piega in avanti finché la testa e le gambe quasi si incontrano mentre i piedi si incrociano in un entrechat. Si posa, salta di nuovo e volteggia nell'aria. Ritorna sui suoi passi e attraversa la stanza in diagonale. Di nuovo salta verso l'alto, esegue un entrechat, scende e rimbalza, poi si sposta in senso orario formando un semicerchio eseguendo una serie di alti jetés en tournant. Arrivato al centro della scena esegue una serie di entrechats-six mentre le dita delle sue braccia distese svolazzano a sembianza delle ali di un uccello.
La principessa ritorna e danza lentamente in una serie di arabesques. Fa una pirouette, balla velocemente sur les pointes e si posa su un ginocchio con una mano sollevata con grazia verso le labbra.
L'Uccello azzurro attraversa nuovamente la sala, questa volta in una serie di brises volés. La principessa volteggia in numerose pirouette. Ora i due ballerini si uniscono in un pas de deux. Si muovono con brevi balzi rapidi su una linea diagonale in modo da librarsi in avanti, arretrare leggermente e andare di nuovo in avanti. La Principessa scappa via. L'Uccello azzurro volteggia nell'aria, si posa e con un solo balzo scompare dalla vista.
Quattro scimmie vestite da paggi entrano trasportando bassi alberi dalle foglie larghe. Li posano a terra e poi si siedono nascosti dietro di loro. Questi alberi creano l'ambientazione di una foresta per l'episodio di Cappuccetto Rosso. Ora, con il cestino al braccio, attraversa la foresta. Pone il cestino a terra e cammina avanti e indietro. Il ritmo si accelera e improvvisamente un Lupo balza al suo fianco. Terrorizzata, corre tra gli alberi, ma il lupo è in agguato e all'improvviso la affronta. La minaccia con un gesto feroce delle zampe anteriori. Lei indica dietro di lui e lui gira la testa per accertarne il motivo. Nello stesso momento lei scppa via, si ferma per recuperare il suo prezioso cestino, quando ahimè, il Lupo, subito disingannato, si avventa su Cappuccetto Rosso e, nonostante la lotta per resistere, se la porta via.
Ora la principessa Aurora e il principe Florimondo avanzano per danzare un Pas de Deux, una delle composizioni più famose del repertorio classico. È un adagio sostenuto progettato per mostrare equilibrio, eleganza e bellezza della linea della ballerina, queste qualità vengono contrastate con spettacolari "sollevamenti" e pirouettes.
Non appena i regali ballerini si sono allontanati, irrompe una musica vivace e dal fondo della grande sala ballano i tre Ivan, uno dietro l'altro. Ivan indossa pantaloni corti e larghi, caftano a righe rosse bianche, blu bordato di pelliccia e stivali bianchi. I suoi fratelli indossano pantaloni rossi, caftani viola e stivali neri. Ballano con forti colpi e torsioni di piede e rapidi sussulti dei loro corpi. Quando il leader è a metà della sala, gli altri due convergono su di lui per formare un triangolo, poi tutti ballano rapidamente in avanti verso il pubblico, la figura centrale detta il ritmo con una serie di passi, mentre i ballerini su entrambi i lati ballano con un sequenza di passi diversa ma correlata, che alternativamente si chiude o si separa dalla figura centrale. La danza accelera continuamente finché all'improvviso i ballerini si accovacciano e si spingono in avanti con calci decisi dei piedi. Poi, con un balzo rapido, si dispongono in una conclusiva posa di gruppo.
Ancora una volta la Principessa Aurora si muove al centro della sala per danzare una variazione su un assolo di violino che cambia capricciosamente da melodie cantate a note pizzicate cui fanno eco i suoi giri fluidi e il suo preciso lavoro sulle punte.
Mentre il Principe si avvicina per congratularsi con la principessa, la musica si trasforma in una vivace mazurka alla quale prendono parte le dame e i gentiluomini di corte. Ora tutto il popolo del paese delle fate si unisce: Florestano e una delle sue sorelle; il capo cosacco con l’altra sorella di Florestano; La Gatto bianca e il Gatto con gli stivali; Cappuccetto Rosso e il lupo; l'Uccello Azzurro e la Principessa incantata; ogni coppia danza alcuni passi caratteristici tratti dai loro numeri specifici. Vengono seguiti da Cenerentola e la Principessa Riccioli d'Oro, La Bella e la Bestia e Barbablù e sua moglie. Si dispongono in fila e accentuano il ritmo della musica con forti colpi di piede e slanci delle braccia verso l'alto. La luminosità in primo piano diventa un po' più fioca, mentre quella dello sfondo diventa sempre più radiosa man mano che le fate entrano e si allineano sul viale terrazzato, per abbellire con la loro presenza i festeggiamenti del matrimonio. Il Principe e la Principessa camminano insieme verso le fate e le salutano, poi, mentre la coppia reale si volta verso la vasta assemblea, cortigiani, funzionari, paggi, si inginocchiano in segno di omaggio.
Cyril W. Beaumont
The Sadler's Wells Ballet
Wymans & Sons, Ltd. (1947)
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APPROFONDIMENTO
Ninette de Valois e la bella addormentata
La Bella Addormentata è un balletto russo, ma paradossalmente, deve la sua attuale popolarità mondiale a una compagnia inglese. È un perfetto esempio della convinzione di Dame Ninette de Valois secondo cui: “La tradizionale scuola di balletto classico è piuttosto impersonale; è un dato di fatto che quando la sua forma tecnica è maturata diventa un veicolo attraverso il quale qualsiasi paese o razza può esprimere il proprio carattere e temperamento individuali”. Il balletto non ebbe un successo particolare e non fu rappresentato fuori dalla Russia fino a quando il grande impresario Serge Diaghilev non lo fece rivivere a Londra nel 1921. Gli diede una produzione straordinariamente bella e costosa e riunì una magnifica compagnia di ballerini. Il pubblico, tuttavia, non fu interessato e Diaghilev fu quasi rovinato dall'impresa. Tristemente, abbandonò l’idea di presentare il balletto completo e mantenne invece nel repertorio del suo Ballet Russe una suite di danze dell'ultimo atto che chiamò Aurora's Wedding (Le nozze di Aurora). Poco tempo dopo Diaghilev affidò una delle “variazioni delle fate” di questo balletto a una giovane ballerina inglese di nome Ninette de Valois. Era una ballerina di talento e una giovane donna dalle opinioni decise e di rara intelligenza. Nel 1925 lasciò il Ballet Russe per aprire una propria scuola a Londra, con l'obiettivo dichiarato di formare ballerini per creare un futuro repertorio di balletto inglese. Diaghilev avrebbe potuto aspettarsi che avesse successo nella sua impresa. Ma è improbabile che abbia mai immaginato l’intera portata del lavoro che lei avrebbe compiuto nei successivi trent’anni. L'attuale produzione de La Bella Addormentata del Sadler's Wells Ballet è il risultato di una politica consapevole che ha guidato la compagnia sin dalla sua fondazione nel 1931 (allora composta da sei ragazze e da Ninette de Valois che era “prima ballerina, direttrice e principale coreografa”). L’obiettivo di De Valois fin dall’inizio è stato quello di sviluppare, lentamente ma profondamente, un talento innato, ma allo stesso tempo saldamente radicato nella tradizione classica e capace di ballare e preservare il repertorio classico. Il lavoro dovette procedere molto lentamente e fu solo quando Alicia Markova si unì alla compagnia che de Valois poté iniziare a far rivivere i maggiori classici. Nel 1934 la piccola e modesta compagnia produsse Giselle, Lo Schiaccianoci e i quattro atti del Lago dei cigni. Le produzioni erano senza pretese e i ballerini (ad eccezione di Markova) inesperti, ma la coreografia fu fedelmente riprodotta ed era di per sé un'educazione sia per i ballerini che per il pubblico. Markova se ne andò nel 1935 e negli anni successivi l'interesse si concentrò sulle nuove creazioni di Frederick Ashton per la compagnia e sui progressi dei singoli ballerini nei balletti classici. Una ballerina in particolare, Margot Fonteyn, stava dimostrando di possedere quei rari doni che fanno una ballerina. Fu lei ad ereditare, uno dopo l'altro e ad intervalli piuttosto lunghi, i ruoli principali di ballerina. Alla fine del 1937 Ninette de Valois pensò che Fonteyn e la compagnia fossero abbastanza forti da tentare per la prima volta La Bella Addormentata. Ma il Sadler's Wells Theatre era troppo piccolo per ospitare una produzione del genere. Fu solo nella stagione successiva, quando il teatro venne ampliato, che la produzione fu possibile. La prima rappresentazione della Bella Addormentata al Sadler's Wells ebbe luogo il 2 febbraio 1939. Fu una prima di gala e fu onorata dalla presenza di Sua Maestà la Regina Mary. Constant Lambert, allora direttore musicale della compagnia (posizione occupata dal 1949 da Robert Irving), aveva lavorato duramente per garantire che la partitura, il capolavoro teatrale di Tchaikovsky, fosse la più completa e accurata possibile. L'Aurora di Margot Fonteyn fu, fin dall’inizio, la grande gioia e giustificazione della produzione. Robert Helpmann (il Principe Azzurro), June Brae (la Fata dei Lillà), Pamela May, Julia Farron e Harold Turner furono altri che ottennero un autentico successo. Ci si poteva aspettare che la Bella Addormentata fosse una delle prime vittime della guerra. Infatti, venne momentaneamente esclusa per un breve periodo quando la compagnia era senza orchestra ed era in tournée con due pianoforti. Nell'autunno del 1941, tuttavia, era di nuovo in scena, questa volta nel relativamente piccolo New Theatre di St. Martin's Lane, che era la sede della compagnia a Londra durante la guerra (il Sadler’s Wells era stato requisito come “centro di riposo” per le vittime dei bombardamenti aerei). Quando la guerra finì, il Sadler’s Wells Ballet fu invitato ad esibirsi alla Royal Opera House di Covent Garden, come compagnia di balletto residente. In tempo di guerra il Teatro dell'Opera era stato adattato a sala da ballo ed era naturale desiderio universale che il suo ripristino come teatro lirico nazionale fosse celebrato con una produzione spettacolare. La Bella Addormentata, in un'allestimento più elaborato, era la scelta più ovvia. De Valois accettò la sfida con entusiasmo. Per la prima volta nella sua carriera la sua compagnia avrebbe danzato su un palcoscenico abbastanza grande da ospitare uno spettacolo davvero degno del balletto, e si sarebbe anche avvalsa dei servizi di una grande orchestra. Il sostegno finanziario dell'Arts Council ha fatto sì che Oliver Messel potesse progettare scenografie e costumi con l’eleganza che desiderava senza mettere a rischio l’economia della compagnia. Alla serata di apertura, il 20 febbraio 1946, tutto era pronto. La famiglia reale, il primo ministro Clement Atlee, metà del corpo diplomatico e tutto il mondo musicale e artistico di Londra assistettero a questa rappresentazione da parte di una compagnia inglese di un balletto creato da un maestro di balletto francese, Marius Petipa, e da un compositore russo, Piotr Ilich Tchaikovsky. Nel ruolo principale una ballerina inglese, Margot Fonteyn, diede la migliore interpretazione della sua carriera fino a quel momento. È questa produzione, con alcune piccole modifiche, che la compagnia balla ancora oggi. La Bella Addormentata fu il pilastro della prima stagione del Sadler’s Wells Ballet al Covent Garden. Fu eseguita in settantotto delle 131 rappresentazioni che si sono svolte nel corso di diciotto settimane e mezzo, con quattro diverse ballerine nel ruolo di Aurora: Fonteyn, Pamela May, Moira Shearer e Beryl Grey. Da allora molte altre ballerine si sono esibite con successo in questo impegnativo ruolo, in particolare Violetta Elvin, Svetlana Beriosova, Nadia Nerina e, indimenticabile come artista ospite, Alicia Markova. Robert Helpmann e Michael Somes sono stati danseurs nobles nella grande tradizione, e Frederick Ashton ha ballato brillantemente nel ruolo di Carabosse. Innumerevoli altri ballerini hanno dimostrato la loro abilità in una o più parti soliste, poiché avere successo ne La Bella Addormentata significa laurearsi nella più rigorosa scuola di balletto classico. Fu La Bella Addormentata a convincere l’impresario americano Sol Hurok che il Sadler’s Wells era pronto a visitare gli Stati Uniti d’America. È stata La Bella Addormentata a inaugurare la prima straordinaria stagione al Metropolitan Opera House di New York il 9 ottobre 1949, la sera in cui il Sadler’s Wells e Margot Fonteyn conquistarono l’America. Il balletto è ideale per occasioni di gala, spettacoli di apertura e chiusura, ed è stato il palcoscenico di molte grandi ovazioni. Esso esibisce tutte le qualità speciali della compagnia: Margot Fonteyn, impareggiabile tra le Aurore, un gruppo di solisti ben preparati e dotati, un ammirevole corpo di ballo e uno standard elevato di regia e produzione. L’obiettivo di Ninette de Valois per tutta la vita del Sadler's Wells Ballet è stato quello di produrre balletti classici, quando le circostanze (sia artistiche che finanziarie) lo permettevano, e di favorire poi queste circostanze e, di conseguenza, migliorare le sue produzioni. Nulla rimane immutato nel mondo del teatro e nessuna produzione è definitiva per sempre. Le mode cambiano nel teatro del balletto come altrove e senza dubbio Dame Ninette un giorno deciderà che l'attuale Bella Addormentata (ora quasi decennale) ha bisogno di un trattamento di bellezza e di una revisione approfondita. Nessuno è più consapevole di lei della sua importanza di questo balletto nel repertorio della sua compagnia e, inoltre, nutre un affetto personale e sentimentale per la fiaba. All'età di cinque anni fu portata dalla sua casa ai piedi dei Monti Wicklow a Dublino per la sua prima visita in un teatro. Lo spettacolo cui assistette fu la pantomima de La Bella Addormentata. Mary Clarke Testo incluso in The Sleeping Beauty (Complete) by Royal Opera House Orchestra; Pyotr Ilyich Tchaikovsky RCA Victor (LM-6034) 1955 Il balletto che ha risvegliato la Gran Bretagna del dopoguerra
Il 19 febbraio 1946, un pubblico sfavillante arrivò alla Royal Opera House al Covent Garden. Erano fuori moda – i trasporti pubblici non erano ancora tornati ai livelli prebellici – e i loro abiti eleganti emanavano un forte odore di naftalina. Ciononostante, si distinguevano. Un auditorium che durante la guerra aveva ospitato una sala da ballo Mecca ora accoglieva diversi membri della famiglia reale, oltre a Clement Attlee ed Ernest Bevin, primo ministro e ministro degli esteri nel nuovo governo laburista. Alle 19, nella buca dell'orchestra, Constant Lambert ha iniziato a dirigere la frenetica fanfara dell'ouverture di Piotr Il'ič Tchakovsky, e pochi istanti dopo si è alzato il sipario sulla compagnia di balletto Sadler's Wells Ballet che ha eseguito La bella addormentata nel bosco di Marius Petipa, adattata dalla storia di Charles Perrault di una principessa vittima d un incantesimo condannata a dormire per 100 anni. Irrompente sul palco in un tutù rosa bicolore con drappeggi argentati e maniche vaporose (il suo ingresso è stato accattivantemente ritardato fino a dopo il primo intervallo) c'era la ventisettenne Margot Fonteyn, l'incarnazione dell'adolescente Principessa Aurora, la Bella addormentata in persona. Il costume rosa di Fonteyn e il fantastico palazzo dipinto in cui ha danzato sono opera di Oliver Messel, uno dei principali scenografi teatrali britannici. Aveva attirato l'attenzione del pubblico per la prima volta nel 1932, con la scenografia e i costumi di Helen!, un adattamento diretto da Max Reinhardt dell'operetta comica di Offenbach La belle Hélène, basata sulla storia di Elena di Troia. La sensazionale scena della camera da letto bianca su bianco, con cigni scolpiti e drappeggi a cascata, è stata all'avanguardia di una nuova tendenza nel design d’interni. Quando ricevette l'incarico per La bella addormentata nel bosco, Messel era noto per combinare ornamenti sontuosi con reinterpretazioni strategiche e occasionali pastiche dell’arte e dell’architettura del XVII e XVIII secolo, solitamente basate su ricerche approfondite. Tutto questo è presente ne La bella addormentata nel bosco. Nei decenni che seguirono, la produzione fu riproposta quasi 1.150 volte, incluso il trionfale tour americano del 1949 della Sadler's Wells Company, che ha consacrato Fonteyn una star globale. Aggiornato periodicamente, rimane una parte fondamentale del repertorio di quello che oggi è il Royal Ballet (la sua fondazione risale al 1956), ed è forse la creazione più duratura di Messel. Il ricco senso storico di Messel era il prodotto di una giovinezza permeata dall’arte. Cresciuto tra Londra e la casa estiva della famiglia a Nymans, nel West Sussex, dove i suoi genitori, Leonard e Maud (figlia del vignettista di Punch Linley Sambourne) avevano creato una visione gotica tedesca intorno (e sopra) la casa e il giardino Arts and Crafts progettati dal nonno paterno. I Messel circondarono se stessi e i loro tre figli di mobili antichi, porcellane cinesi ed europee, tessuti e stampe del XVIII secolo. Invece di frequentare l'università, Oliver completò la sua formazione alla Slade, studiando sotto Henry Tonks. Tuttavia, una serie di sue maschere di cartapesta, esposte alla Claridge Galleries nel 1924, attirò l'attenzione sia del produttore teatrale Charles B. Cochran che di Serge Diaghilev, fondatore dei Ballets Russes. Messel ha poi creato le maschere per Zéphire et Flore di Diaghilev, un balletto mitologico di breve durata di Léonide Massine, con costumi di Georges Braque, che debuttò a Montecarlo l'anno successivo. Sebbene fosse stato inevitabilmente e con successo coinvolto nella progettazione per il teatro, la sua vasta carriera includeva anche tessuti, design d'interni e architettonico e un periodo di lavoro nel cinema. Nel 1936 creò una Verona rinascimentale negli studi della MGM, attingendo ai dipinti di Piero della Francesca, Giovanni Bellini e Leonardo da Vinci per Romeo e Giulietta di George Cukor. I quattro set e i circa 200 costumi creati da Messel per La bella addormentata alludono principalmente alla Francia di Luigi XIV, con sprazzi di dipinti e stampe spagnole e veneziane precedenti: il caratteristico tutù rosa con maniche di Margot Fonteyn reinterpreta liberamente il ritratto di Velázquez del 1660 della sua omonima, l'infanta spagnola Margherita. La storia della "Bella Addormentata nel Bosco" richiede il passaggio di un secolo tra le due metà del racconto, e mentre le scenografie di Messel per il Prologo e l'Atto I attingono principalmente al XVII secolo - il carro di Carabosse è derivato dalla serie di acqueforti di Jacques Callot Le Combat à la barrière (1627) - l'Atto II presenta contadini in abiti blu Cina e fiocchi rosa, porcellane di Sèvres portate in vita. Tuttavia, Messel non era troppo scrupoloso in questo campo, preferendo uno stato d'animo storico generale piuttosto che una rappresentazione precisa della cronologia. Il Gatto con gli stivali balla nel terzo atto con una giacca blu e pantaloni arancioni con nappe e con pizzo sbuffante al collo e ai polsini, ben lontano dalla sartoria elegante del Principe Florimondo, di Aurora e della sua corte del XVIII secolo. Le scenografie del Prologo, dell'Atto I e dell'Atto II rappresentavano il palazzo di Aurora, con colonne striate ed enormi archi addolciti da un sipario fluttuante che incorniciava un paesaggio verdeggiante. Tutti i disegni architettonici collocavano l'edificio in un angolo rispetto al rispetto al palcoscenico, uno dei trucchi preferiti della famiglia Bibiena, scenografi barocchi il cui uso innovativo della prospettiva a due punti dava ai loro interni imponenti l'impressione di estendersi ben oltre il mondo del palcoscenico. Tuttavia, gli archi favolosi e gli alberi piumati creati da Messel per il Prologo hanno una fonte diretta in Les Plaisirs du bal di Jean-Antoine Watteau (c. 1715-17), un dipinto chiave dello stile rococò. Watteau mostra eleganti festaioli, vestiti con un miscuglio di costumi teatrali e mode aristocratiche contemporanee, che si godono la danza, la musica e la conversazione conviviale davanti a una fontana zampillante. L'ambientazione, anch'essa caratterizzata da colonnati striati, ha la sua doppia prospettiva in stile Bibiena, ma man mano che l'immagine si allontana, le pennellate e la qualità della pittura diventano gestuali e indefinite, rendendo poco chiaro dove finiscono le figure e iniziano gli alberi. Il paesaggio fiabesco di Messel è altrettanto vago, addolcito da pennellate e drappeggi che richiamano la sua formazione iniziale come pittore. Il mercante d'arte Edmé-François Gersaint, che ospitò Watteau durante gli ultimi mesi della sua breve vita, ricordava con disapprovazione come il suo amico fosse solito spalmare l'olio su tutti i suoi pennelli per stendere più rapidamente il colore. L'analisi tecnica conferma che Watteau costruiva i suoi quadri con strati e strati di vernice virtualmente traslucida. Il risultato è che, come ha osservato John Constable, Les Plaisirs du bal sembra essere stato "dipinto nel miele; così dolce, così tenero, così morbido". Anche Messel aveva i suoi trucchi traslucidi. Ha costruito La bella addormentata attraverso innovative combinazioni di quinte e veli scenici. "C'era una vera scala che scendeva, poi girava l'angolo ed era semplicemente dipinta", ricorda la ballerina Anya Linden, allora studentessa al Sadler's Wells: "Tutto era piatto, piatto, piatto". Queste illusioni avevano anche uno scopo pratico. Sebbene il risveglio di Aurora riflettesse l’emergere della Gran Bretagna dalle privazioni del tempo di guerra, il razionamento era ancora in vigore, rendendo praticamente impossibile trovare sete e rasi, fiori artificiali o vernici e tele di buona qualità. Messel era abitualmente disinteressato ai budget, e i suoi disegni per La Bella Addormentata - molti dei quali ora si trovano al Victoria & Albert Museum - sono caratteristicamente leggeri nei dettagli pratici. Il tutù di Aurora per la "scena della visione" è rappresentato da una serie di macchie bianche di vernice sotto un corpetto che è elaboratamente decorato ma non offre alcun indizio su come potrebbe essere stato creato. Tuttavia, la vaghezza dei disegni smentisce la meticolosità del loro creatore: Messel ha realizzato personalmente molte delle scenografie e dei costumi (anche se l'onnipresente madre di Fonteyn sia stata anche reclutata per cercare "broccati, piume, trecce, passamanerie e ogni tipo di pezza non razionata”). Un po' per invenzione e un po' per le necessità imposte dalle condizioni di guerra in cui aveva fatto carriera, Messel si dedicò a materiali non convenzionali come la gomma, il nastro adesivo, i panni per la pulizia, gli scovolini e gli involucri per dolci, evocando quasi dal nulla molte delle sue creazioni più fantasiose. Lo spettacolo che ne risultò ha realizzato un sogno a lungo accarezzato dalla direttrice della compagnia, l'indomita di origine irlandese Ninette de Valois, che vantava spesso di aver trascorso i suoi anni formativi esibendosi ne "La morte del cigno all’estremità di ogni molo d'Inghilterra". Dopo un periodo nei Ballets Russes (dove lei e Messel si sono incontrati per la prima volta), era tornata in Inghilterra nel 1924 determinata a istituire una scuola di balletto e una compagnia nazionale per la Gran Bretagna. Manager accorta, ha applicato molte delle lezioni di Diaghilev, reagendo contro l'aura vagamente vagabonda e provvisoria che aleggiava sulla sua compagnia. Con il sostegno dell'altrettanto indomita Lilian Baylis, era determinata a fare della Sadler's Wells Company un'istituzione nazionale, un equivalente britannico democratico del balletto della Russia imperiale. Tuttavia, proprio come Diaghilev aveva concepito e pubblicizzato Parade, come la collaborazione di Massine con Picasso, Jean Cocteau ed Erik Satie, come "il primo balletto cubista del mondo", De Valois aspirava a fondere il balletto con l'arte visiva contemporanea. Lei e i suoi colleghi hanno spesso cercato ispirazione nella letteratura, cercando di conferire peso intellettuale a una forma d'arte che molti spettatori britannici dell'inizio del XX secolo associavano ancora al music hall. Nel 1935, The Rake's Progress di De Valois fu danzato su scenografie ispirate a William Hogarth ma disegnate da Rex Whistler. Durante la seconda guerra mondiale, Graham Sutherland creò le scenografie per l'espressionista The Wanderer di Frederick Ashton, basato su Winterreise di Schubert. Dopo che Ashton fu chiamato alle armi, fu data carta bianca coreografica al primo ballerino (e talvolta attore) Robert Helpmann, che creò sia un Hamlet di 20 minuti, con lunatici disegni in stile XV secolo del pittore Leslie Hurry, sia Comus, basato su un "masque" di John Milton. Oliver Messel lavorava allora come ufficiale di camuffamento nei Royal Engineers, dove il suo amico e collega, il pittore Julian Trevelyan, lo descriveva mentre mimetizzava casematte e veicoli come "roulotte, covoni di fieno, rovine e caffè lungo la strada". Comunque, conosceva Helpmann, avendolo precedentemente vestito come Oberon (al fianco della Titania di Vivien Leigh) nella produzione di Tyrone Guthrie del 1937 di Sogno di una notte di mezza estate. Per Comus, che comprendeva anche Fonteyn, Messel creò una follia architettonica ispirata al XVII secolo con un paesaggio ampio ed etereo, completato da costumi e copricapi ispirati a Van Dyck, senza presenza di tutù. Nonostante la sua volontà di abbracciare la contemporaneità, De Valois aveva una significativa fissazione per La bella addormentata di Petipa, che considerava l'apice dello stile classico stabilito nella Russia del XIX secolo, e quindi la base su cui desiderava costruire. Messel era perfettamente in sintonia con la sua visione. Scegliendo di fare riferimento al mondo di Luigi XIV, dava risposta in maniera astuta alla storia del balletto. "La bella addormentata nel bosco" non è una storia intrinseca del XVII secolo. Charles Perrault, un tempo cortigiano a Versailles, aveva raccolto il racconto originale insieme a altre storie orali da un gruppo di donne lavoratrici per lo più analfabete e lo aveva riconfezionato per un pubblico d'élite nei suoi Racconti di Mamma Oca (1697). Tuttavia, nella sua edizione riccamente illustrata dei Racconti di Perrault, pubblicata nel 1862, Gustave Doré diede alla storia una generica ambientazione medievale; Edward Burne-Jones fece lo stesso nella sua Briar Rose serie di pannelli a Buscot Park (1885-90), che mostra la principessa addormentata in attesa del suo principe tra cortigiani catatonici. Un decennio dopo la produzione di Messel, il film d'animazione La bella addormentata nel bosco (1959) di Walt Disney, che utilizzava la colonna sonora di Tchaikovsky, prendeva elementi dal rococò francese, ma si riferiva più direttamente ai manoscritti miniati medievali. Tuttavia, il balletto di Petipa, che ebbe la sua prima lo stesso anno in cui Briar Rose di Burne-Jones apparve alla Agnew's Gallery, era ideologicamente inseparabile dal XVII e XVIII secolo francese. Fu commissionato dal francofilo Ivan Vsevolozhsky, direttore dei Teatri Imperiali, nella speranza di stabilire un equivalente russo moderno per i balletti di corte della Versailles del XVII secolo. Produzioni come il Ballet royal de la nuit (1653), eseguito davanti ai cortigiani di Luigi XIV dalle 18 fino a un finale all'alba che vedeva il monarca quattordicenne nella sua prima apparizione come il "Roi Soleil". La loro stella era già in declino, l'aristocrazia russa della fine del XIX secolo considerava la Francia del XVII secolo come un punto culminante dell'illuminismo e del dominio autocratico, e Veselovsky e Petipa apportarono aggiunte strategiche alla storia di Perrault per enfatizzare le sue alleanze monarchiche. Il balletto si svolge in una serie di occasioni formali di corte, e la dinastia di Aurora è almeno altrettanto longeva quanto i Borboni, con il re Florestano identificato come il 24° del suo nome. La coreografia di Petipa è caratterizzata da movimenti diagonali di ispirazione barocca, spettacolari schemi di gruppo e un lavoro di punte d'acciaio, racchiuso nei temibili equilibri del 1° Atto di Aurora nell' "Adagio della Rosa" (che in seguito diventerà un pezzo forte per Fonteyn). La prima del Mariinsky fu eseguita su scenografie pesantemente marmoree ispirate a Versailles, con elementi scenici illusori, tra cui un "panorama" in movimento. La combinazione accuratamente concepita di storia, musica, coreografia e scenografia evocava consapevolmente la grande tradizione dei primi balletti di corte europei, che spesso includevano sofisticate macchine sceniche e carri mobili. Nel 1921, Diaghilev era a corto di soldi e alla ricerca di un facile successo commerciale. Decise di rimettere in scena il balletto di Petipa, per la prima volta davanti a un pubblico occidentale, nella cornice molto meno magnifica del Teatro Alhambra di Londra. Questa produzione fu progettata dal designer russo-ebreo Léon Bakst, che creò una confezione di stili Luigi XIV e Luigi XV, completa di piume di struzzo, gonne a panier con volant, elaborate parrucche del XVIII secolo e scarpe dai tacchi improbabili. Pur facendo riferimento alla Francia dell'Illuminismo, la scenografia includeva anche echi nostalgici dello splendore della Russia autocratica del XIX secolo. Il letto di Aurora era sormontato da un'aquila imperiale, la cui minacciosa espressione e imponente dimensione non sembrava affatto adeguata a 100 anni di gentile riposo, e una delle scale era una copia diretta dei gradini del Palazzo d'Inverno. I colori di Bakst erano ricchi, saturi e audacemente contrastanti, un'estetica derivata dai cosiddetti balletti "orientali" che aveva disegnato per Diaghilev L'uccello di fuoco, Les Orientales e Schéhérazade (tutti del 1910). De Valois (che vi danzò) attribuì il fallimento finale della “Sleeping Princess” di Diaghilev in parte ai disegni dei costumi di Bakst, notoriamente difficili da ballare e generalmente riconosciuti come il prodotto di un'epoca passata. "Il nuovo balletto, che oltrepassa lo splendore, è più grandioso che volgarmente allegro", scrisse il Daily Mail. Evocava “tutto la pompa di re e imperatori morti e scomparsi – Borboni e Romanov”. In reazione, quando mise in scena per la prima volta La bella addormentata al Sadler's Wells nel 1938, De Valois si spinse troppo in là nella direzione opposta. Le scenografie smorzate e i costumi austeri che commissionò alla pittrice Nadia Benois portarono Fonteyn in lacrime. Nonostante lo status del balletto come cavallo di battaglia della Russia zarista, l'interpretazione di Messel de La bella addormentata è stata attentamente collocata in Francia, la patria di Perrault. Il suo costume per Re Florestano XXIV immagina il fittizio monarca splendente in calzoni d'oro, piume di struzzo ed ermellino, richiamando il disegno di Henri Gissey di Luigi XIV con piume di struzzo in costume per il Ballet royale de la nuit. Allo stesso tempo, mentre le scenografie di Petipa e Bakst erano imponenti rappresentazioni del potere dinastico e monarchico, quella di Messel era una fantasia leggera e ariosa, la cui architettura era insostanziale e dominata dal mondo naturale. In quanto tale, sebbene faccia riferimento alla Francia di Watteau, la produzione partecipa anche alla tradizione del paesaggistica e dell'acquerello sviluppata nell'Inghilterra del XVIII secolo da Richard Wilson e Thomas Gainsborough, perfezionata poi da Constable, che trascorse molto tempo davanti a Les Plaisirs du bal. Quando la ballerina più famosa della Gran Bretagna entrò sul set completato con il suo costume rosato, La bella addormentata si affermò non semplicemente come una ricreazione di un balletto canonico del XIX secolo, ma come una dichiarazione dell'identità britannica del dopoguerra, con un lignaggio che non era aristocratico, ma artistico. Kirsten Tambling https://www.apollo-magazine.com/ CURIOSITA'
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