Rudolf Nureyev
La Bayadère
08-10-1992 - Parigi, Théâtre de l’Opéra, Palais Garnier
Balletto in tre atti
Libretto: Marius Petipa e Sergej Kudekov
Coreografia: Rudolf Nureyev da Marius Petita, realizzata da Ninel Kurgapkina
Musica: Ludwig Minkus, arrangiamento di John Lanchbery
Direttore d'Orchestra: Vello Pähn
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Luci: Vinicio Cheli
CAST
Nikiya: Isabelle Guérin
Solor: Laurent Hilaire
Gamzatti: Elisabeth Platel
L'Idolo d'oro: Wilfried Romoli
Schiavo, nell'adagio con Nikiya: Nicolas Le Riche
Rajah: Jean-Marie Didière
Il Grande Bramino: Francis Malovik
Fachiro: Lionel Delanoë
Danza "Manou" (con l'anfora sulla testa): Sandrine Marache
Le tre Ombre principali: Karin Averty, Fanny Gaïda, Clotilde Vayer
Ballet de l'Opéra de Paris
Libretto: Marius Petipa e Sergej Kudekov
Coreografia: Rudolf Nureyev da Marius Petita, realizzata da Ninel Kurgapkina
Musica: Ludwig Minkus, arrangiamento di John Lanchbery
Direttore d'Orchestra: Vello Pähn
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Luci: Vinicio Cheli
CAST
Nikiya: Isabelle Guérin
Solor: Laurent Hilaire
Gamzatti: Elisabeth Platel
L'Idolo d'oro: Wilfried Romoli
Schiavo, nell'adagio con Nikiya: Nicolas Le Riche
Rajah: Jean-Marie Didière
Il Grande Bramino: Francis Malovik
Fachiro: Lionel Delanoë
Danza "Manou" (con l'anfora sulla testa): Sandrine Marache
Le tre Ombre principali: Karin Averty, Fanny Gaïda, Clotilde Vayer
Ballet de l'Opéra de Paris
TRAMA
Atto I
Primo quadro: Davanti al Tempio
Primo quadro: Davanti al Tempio
1. Ingresso di Solor e degli kshatriya
2. 3. 4. 5. Bramini, bayadère e indù celebrano il fuoco sacro. 6. Ingresso e variazione di Nikiya 7. Scena con il Grande Bramino. 8. Danza dei pugnali: il fachiro e gli indù si mortificano a vicenda. 9. Nikiya ritorna, portando un vaso contenente acqua. 10. Tutti escono. 11. Solor, allertato dal Fachiro, si unisce a Nikiya. 12. Pas de deux 13. Furia del Grande Bramino. |
Un nobile guerriero, Solor, volendo offrire al Rajah le spoglie di una tigre, manda i suoi amici a caccia, mentre lui resta nei pressi del tempio per cercare di incontrare - in segreto - la sua amata Nikiya, una delle bayadères, danzatrici che custodiscono il sacro fuoco.
Il Grande Bramino confessa a Nikiya di provare amore per lei. Sconvolta da questa dichiarazione, la bayadère gli ricorda che lui è un sacerdote e alto dignitario, e che lei è solo una bayadère. Lo respinge via. Nikiya, mentre dà da bere al fachiro, apprende che Solor non è lontano, e che una volta terminata la cerimonia, verrà a trovarla. Solor giura sulla fiamma sacra che amerà sempre Nikiya. Il Grande Bramino li sorprende e diviene preda della gelosia. Il fachiro avverte Nikiya e Solor della presenza del sacerdote: si separano. Il Grande Bramino giura vendetta. |
Atto I
Secondo quadro: Nel palazzo del Rajah
Secondo quadro: Nel palazzo del Rajah
14. Ingresso del Rajah.
15. Danza Djampo* (con velo attaccato alle caviglie delle danzatrici). 16. Presentazione dei fidanzati. 17. Il tormento di Solor. 18. Adage di Nikiya con lo schiavo. (interpolazione musicale di Cesare Pugni) 19. Il Grande Bramino. 20. La collera del Rajah. 21. 22. Gamzatti e Nikiya. 23. La vendetta di Gamzatti. * Djampo: parola derivata dall'inglese jump (che salta). Queste donne “saltatrici” sono infatti lì per distrarre i guerrieri. |
Il Rajah di Golconda organizza una festa in onore di sua figlia Gamzatti, che presto sposerà Solor.
Il Rajah presenta Gamzatti a Solor, cui vuole darla in sposa. Solor, vincolato dal suo giuramento a Nikiya, non vuole accettare, ma è obbligato a obbedire al Rajah. Il Rajah ha invitato la bayadère Nikiya a esibirsi per benedire il fidanzamento. Solor, imbarazzato, si nasconde per non essere visto. Il Grande Bramino va dal Rajah per rivelargli la relazione amorosa tra Solor e la bayadère Nikiya. Furioso nel vedere i suoi piani contrariati, il Rajah decide di far sparire la bayadère. Il Grande Bramino, che voleva nuocere a Solor, non aveva previsto che questo colpo funesto ricadesse su Nikiya. Gamzatti, ascoltando questa conversazione, fa chiamare Nikiya per mostrarle il ritratto del suo futuro sposo. Nikiya riconosce con orrore che si tratta di Solor! Nikiya rifiuta di credere che Solor sia un pergiuro. Le due rivali litigano. Gamzatti arriva addirittura a regalare gioielli a Nikiya affinché rinunci a Solor. Nikiya si avventa su Gamzatti con un pugnale, ma la serva trattiene il suo braccio. Gamzatti pensa di liberarsi dell'insolente bayadère. |
Atto II
Il fidanzamento di Gamzatti e Solor
Il fidanzamento di Gamzatti e Solor
1 . Marche-défilé.
2. Danza dei ventagli. 3. Danza con i pappagalli (4. passaggio, qui, eliminato.) 5. Ingresso delle danzatrici del pas d'action. 6. Ingresso dei negretti. 7. Variazione dell'Idolo dorato. 8. Danza “Manou” (fanciulla con una brocca in equilibrio sulla testa). 9. Danza indiana. 10. Introduzione del pas d'action. 11. Adage di Solor/Gamzatti. 12. Quattro danzatrici. 13. Variazione di Solor 14. Variazione di Gamzatti. 15. Coda. 16. Ingresso di Nikiya, variazione con il cesto di fiori. 17 . Morte della bayadere. |
Il Rajah ha invitato il suo popolo a gioire per il fidanzamento di sua figlia: le danze si susseguono.
Durante la festa, Nikiya viene chiamata a danzare di fronte agli ospiti. Aiya, la serva di Gamzatti, presenta alla bayadère un cesto di fiori. Tuttavia, all’interno del cesto si nasconde un serpente che morde mortalmente Nikiya. Il Grande Bramino interviene offrendo a Nikiya un antidoto, a condizione che lei accetti di essere sua. Nikiya, vedendo Gamzatti trattenere a se Solor, preferisce lasciarsi morire, invocando la collera degli dei sui responsabili della sua morte. |
Atto III
Primo quadro: La Stanza di Solor
Primo quadro: La Stanza di Solor
1. Variazione di Solor. (aggiunta da Nureyev)
2. Danza degli Indù. (aggiunta da Nureyev) Solor, entra nel mondo dei sogni. |
Solor, disperato per la morte di Nikiya, si rifugia nei sogni che l'oppio gli offre.
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Atto III
Secondo quadro: Le Ombre
Secondo quadro: Le Ombre
3. Ingresso delle Ombre.
4. Valzer delle tre Ombre. 5. Ingresso di Solor. Variazione. 6. Ingresso di Nikiya. Variazione. 7. Adagio. 10. Variazione della 1a Ombra (*). 8. Variazione della 2a Ombra. 9. Variazione della 3a Ombra. 11 . Adage di Solor e Nikiya con il velo. 12. Coda. 13. Finale. (*) Qui Nureyev ha cambiato l'ordine musicale delle variazioni. I numeri si riferiscono alla partitura di Minkus. |
Solor assiste a una lunga processione ipnotica in cui gli appaiono i fantasmi delle bayadère defunte, tra loro Nikiya, che lo perdona.
E, in questo sogno, eccoli di nuovo riuniti. |
Nella produzione originale de La Bayadère, l’opera si concludeva con un epilogo (Atto IV), in cui Solor, dopo aver visto il Regno delle Ombre, era costretto a sposare Gamzatti. La vendicativa profezia della bayadère si avverava: un terribile temporale si scatenava e il palazzo crollava sugli invitati al matrimonio, inghiottendo il Rajah, il Grande Bramino, Gamzatti e Solor… che raggiungeva nell’aldilà la sua amata bayadère. Questo quarto atto, che richiedeva un gran numero di macchinisti, a causa degli effetti scenici e luminosi, fu abbandonato in Russia durante la Rivoluzione del 1917, a cui seguì la guerra che mobilitò tutti gli uomini validi. Nella presente produzione di Rudolf Nureyev, questa scena finale non è stata ripristinata.
Testo del programma di sala di "La Bayadère". Parigi, Opéra Bastille, stagione 1998-1999
Testo del programma di sala di "La Bayadère". Parigi, Opéra Bastille, stagione 1998-1999
GALLERY
APPROFONDIMENTO
Il sogno orientaleggiante che fu il testamento di Rudolf Nureyev...
Nureyev, ormai morente, aveva ricreato intorno a sé un "bozzolo" quanto mai rassicurante: con l'aiuto della sua antica collega Ninel Kurgapkina, aveva sicuramente voluto ritrovare in questa Bayadère — il suo ultimo lavoro — il nido del Kirov, dove aveva imparato a domare il suo corpo e a farlo volare al ritmo delle sequenze di passi ideate da Marius Petipa. Nel rimontarla a Parigi, non intendeva lasciarvi il suo segno, bensì ridare lustro a un amatissimo tesoro del passato. Certo non aveva dimenticato che la sua prima apparizione sulle scene del nostro Paese, nel 1961, era stata proprio nei panni di Solor, protagonista maschile di questo balletto. Con poche eccezioni, il cast in scena — diretto dal maître de ballet Patrice Bart, in cui Nureyev riponeva piena fiducia — è lo stesso che la sera della prima si stringeva in lacrime intorno alla sua fragile figura, mentre, dopo l'ovazione, i principi di questo mondo sfilavano davanti a lui offrendogli congratulazioni che parevano condoglianze. La Bayadère, che I'Opéra Gamier ha riprogrammato per tutto questo mese prima di trasferirla all'Opéra Bastille in luglio, è uno spettacolo splendido, la cui sola pecca — la mediocrità della musica di Minkus — non arriva a guastarne l'armonia. Nella Bayadère, un eccezionale connubio di talenti, unito al fascino dell'India (sicuramente più immediato di quello delle Crociate di Raymonda), ha ridato al balletto una tale freschezza e attualità da farlo acclamare alla stregua di Giselle o del Lago dei cigni; e ha ottenuto lo stesso travolgente successo ovunque lo si è potuto allestire. Anzitutto c'è l'impatto dei colori e delle linee intrecciate dalla coppia star del décor teatrale, Ezio Frigerio e Franca Squarciapino: una meraviglia di arabeschi e di filigrane a istoriare ogni cosa, dalle cupole alla gualdrappa da parata dell'elefante e alle sete dei costumi, in tutte le sfumature cangianti delle miniature Moghul. Tutta la gamma dei rosa, dei verdi, dei violetti impiegati a profusione, tempestati d'oro ma con la precisione di un ricamo o di un arazzo, con una tale fluidità che l'occhio non si stanca mai di guardarli. Poi si delineano i personaggi, che si confrontano in situazioni estreme, la cui violenza spicca tanto più intensamente su uno sfondo così sensuale: Nikiya, la baiadera, il guerriero Solor, suo innamorato, che la principessa Gamzatti le contende, tanto da farla mordere da un serpente velenoso. La bellezza della principessa e la seduzione del potere fanno sì che l'eroe tradisca la fede giurata al suo primo amore, ma l'anima della baiadera tradita lo trascinerà con il suo rimorso nel regno delle Ombre, dove Nikiya continua le sue arabesques. La Bayadère — assicura Patrice Bart — è un balletto facile da montare; le concatenazioni di passi sono limpide, il taglio delle sequenze è ben equilibrato e lo sviluppo dei movimenti è chiaro. Ls celebre "Danza delle Ombre" del terzo atto, in cui trentadue balerine entrano in scena l'una dopo l'altra eseguendo una serie di arabesques couchées, richiede unicamente precisione, mentre lo stile dei cigni nel Lago è molto più difficile da rendere. Nureyev aveva snellito la pantomima e concentrato il balletto sui suoi punti forti, aggiungendo qualche variazione maschile, pur seguendo il più possibile la coreografia originale di Marius Petipa, per ricostruire la quale disponeva di numerosi documenti e quaderni di appunti. La Bayadère fu il primo grande successo di Petipa, nel 1877, e, agli occhi di Nureyev, il suo capolavoro. [...] Con questo suo sogno orientaleggiante di ardenti passioni, disegnate in linee pure per i maggiori ballerini del mondo, Nureyev ha finito per dotare il Balletto del Palais Garnier, nonostante anni di conflitti, di uno dei suoi spettacoli più perfetti: i danzatori lo sanno e lo vivono come tale. Jacqueline Thuilleux Da "Valeurs Actuelles", 9 maggio 1994. Ripubblicato in Rudolf Noureev à Paris, editions de La Martinière, Paris 2003. (Traduzione di Arianna Ghilardotti) La versione di Rudolf Nureyev creata all'Opera di Parigi (1992)
Dopo Natalia Makarova, che ha coreografato la propria versione (con musiche aggiuntive nell'atto finale) per l'American Ballet Theatre di New York nel 1980, e Yuri Grigorovich, che ha montato una Bayadère tradizionale per il Bolshoi di Mosca nel 1991, la produzione di Rudolf Nureyev – che coltivava da tempo un progetto per rimettere in scena la coreografia originale (utilizzando le note di Petipa e la musica originale di Minkus) – è stata la prima versione in tre atti di La Bayadère, portata in scena a Parigi. L'8 ottobre 1992 aveva luogo all'Opéra Garnier, La Bayadère, balletto in tre atti di Rudolf Nureyev con l'assistenza di Ninel Kourgapkina, sua partner al Teatro Kirov, di Patrice Bart, maestro di ballo e di Patricia Ruanne nonché Aleth Francillon. In questa versione, Rudolf Nureyev ritorna alla partitura e orchestrazione originali di Minkus, arricchite da alcune misure di collegamento composte da John Lanchbery. Impossibilitato a realizzare (per motivi tecnici, e anche a causa della sua malattia) un quarto atto da Petipa (il crollo del tempio, manifestazione l'ira degli dei per vendicare la morte della Bayadère) poiché la musica originale di Minkus e la coreografia erano andate perdute nel 1919, Rudolf Nureyev conclude il suo balletto con l'atto delle "Ombre" (interamente di Petipa, ad eccezione dell'entrata e della variazione di Solor). I primi due atti furono integralmente rimessi in scena da Nureyev utilizzando la versione di Kirov come riferimento; e così ritroviamo la danza dei pugnali dei Fachiri nel primo atto, l'adagio (Nikiya e uno schiavo) aggiunto al primo atto da Konstantin Sergeyev nel 1954 per Natalia Dudinskaya su musiche prese in prestito da La Esmeralda (Cesare Pugni), quella dei ventagli e la danza dei pappagalli nell'atto II, l'intervento dei Negretti, la danza "Manou", la danza indiana e la variazione di Solor (II, N° 13) e il Pas de Six riportati nel secondo atto da Tchabukiani (II, N° 10-11-12), la variazione dell'Idolo di bronzo (o oro) del secondo atto coreografata da Nikolaï Zubkovski nel 1948 e la coda di Nikiya con il cesto di fiori. La produzione di La Bayadère di Nureyev realizza così una sorta di sintesi della trasmissione del balletto attraverso diverse generazioni; L'originale di Petipa viene gradualmente arricchito dalle successive revisioni e integrazioni apportate da ballerini e coreografi del Kirov/Mariinsky, nel corso di poco più di un secolo. Come era sua abitudine, Nureyev ha anche «firmato» il balletto, coreografando alcune scene che non erano altro che pantomime, come quella di Solor che fuma il narghilè e sogna nella sua stanza, evocando la «visione» delle Ombre nell'Atto III (assolo con mantello). Creò anche delle danze per gli amici di Solor (nell'Atto I, nel palazzo del Rajah), precedentemente ridotti a semplici. La Bayadère fu anche l'ultimo impegno di una vita totalmente dedicata alla danza: Rudolf Nureyev – nonostante la malattia – lavorò alla messa in scena di questo balletto e assistette alle prove fino alla serata di apertura dell'8 ottobre 1992 all'Opéra Garnier. Josseline Le Bourhis Rudolf Nureyev Foundation https://noureev.org/rudolf-noureev-choregraphie/rudolf-noureev-la-bayadere-petipa/ CURIOSITA'
Sipario finale
Dopo le chiamate in scena con la standing ovation dei solisti, del corpo di ballo e del direttore d'orchestra, il sipario si è alzato di nuovo. Questa volta c'era Rudolf Nureyev, vestito di tutto punto, con una sciarpa rossa sulla spalla, a fare l'inchino tra Isabelle Guérin e Laurent Hilaire, con Elisabeth Platel al suo fianco. Il pubblico tacque per un attimo, titubante di fronte a quest'uomo coraggioso e illustre, emaciato ma orgoglioso, che sfidava la sua malattia. Il pubblico si alzò all'unisono e scoppiò in un applauso. Si era capito che lo stavamo vedendo per l'ultima volta. Un trionfo carico di emozione che rendeva omaggio non solo ad uno spettacolo bellissimo, ma anche al destino di un uomo che "chiudeva il cerchio"... proprio su questo palco dell'Opéra Garnier dove nel 1961 si era esibito nella scena delle "Ombre" de La Bayadère e ora ci lasciava con la sua produzione in tre atti de La Bayadère, come un testamento lasciato in eredità al Balletto dell'Opera di Parigi. Successivamente, a sipario abbassato, dietro le quinte del palco, in una cerimonia privata alla presenza dei ballerini, il ministro della Cultura Jack Lang ha conferito a Nureyev la medaglia di "Commendatore delle Arti e delle Lettere" (il presidente Mitterrand lo aveva già decorato con la Legion d'Onore nel 1988). Nureyev sduto lì, su una poltrona dallo schienale alto, con un berretto dai colori vivaci in testa, ricordava per certi versi Molière mentre continuava – nonostante la malattia che si sentiva invadere – a recitare la sua parte. E – proprio come Jean-Baptiste Poquelin esclamava «juro» alla fine del Malato immaginario (che crudele ironia!), anche Nureyev avrebbe potuto giurare di aver dato la vita per il teatro, poiché la vita del teatro è molto più intensa della realtà… «La vera vita è quando sono sul palco», direbbe. (...) Josseline Le Bourhis Rudolf Nureyev Foundation https://noureev.org/rudolf-noureev-choregraphie/rudolf-noureev-la-bayadere-petipa/ BALLETTI CORRELATI
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